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Autore: valetrinity89    30/10/2011    8 recensioni
Uno dei principi indefinibili della matematica è lo spazio. Nello spazio può presentarsi un numero infinito di rette che hanno un'infinità di direzioni. Loro due erano come due linee rette che, ognuna nella propria direzione, si erano accidentalmente scontrate in un solo ed unico punto, per poi divergere una dall'altra e proseguire il proprio cammino.
Soltanto uno.
Un unico punto. Un unico momento. Un unico lasso di tempo.
[ Chap. 3 ]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jackson Rathbone, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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chap 5 Che dire...eccoci qui, l'epilogo!
L'avevo detto che questa storia era breve :P
Ringrazio tutti coloro che l'hanno letta, commentata, messa nei preferiti, nelle seguite...insomma tutti!
Che dire, oggi finalmente il protagonista della storia è al festival di Roma... a quanto pare sta andando tutto benissimo da quelle parti ... e io son qui che spero sempre che dopo Roma voglia fare una capatina a Milano u.u.
Vabbè....
Mi consolo con il fatto che lo verdrò tra un mese e mezzo a Londra, tiè!
Buona lettura!
Piccola nota: il Coachella festival è un festival di musica, rock alternativo se non sbaglio, che si svolge sempre verso metà maggio o giù di lì in quel di Los Angeles.

Chapter 5 - Epilogo


Anche se era maggio, il tempo era particolarmente afoso. Per lei che era abituata al caldo della Sicilia, dato che praticamente ogni volta d'estate andava ai suoi nonni, quella era una passeggiata. Come per Marta che, dopo gli scavi archeologici che aveva fatto parecchio tempo fa, sopportava ogni condizione climatica. Un po' meno lo era per Monica e Alessandra, le sue due amiche che l'avevano accompagna nel suo viaggio di laurea.

Cioè, viaggio che aveva pagato euro dopo euro e aveva potuto fare quasi un anno dopo, ma pur sempre viaggio di laurea.

Avevano passato una settimana a New York, giusto perché non avevano voglia di farsi più di dodici ore di aereo. Piccoli sfizi che con tanta fatica era riuscita a togliersi.

Non era mai stata ad un festival,anche se, a quanto sembrava, quelli del Coachella se la prendevano molto easy. C'era parecchia gente con teloni stesi per terra, cestini con cibi vari.

Più che un festival, sembrava di essere quasi in spiaggia.

C'erano un sacco di gruppi rock alternativi che riuscì ad ascoltare quel giorno. Lei e Alessandra riuscirono pure, andando in giro, a beccare Ian Somerhalder. Dire che Alessandra nella foto che avevano fatto tutti e tre insieme era felice, era dire veramente poco.

Quel giorno era vestita particolarmente easy. Un paio di pantaloncini di jeans e una canotta bianca. Solo una catenina con una libellula colorata al collo e qualche braccialetto ai polsi. Le sue fidate converse bianche con strisce giallo fosforescente e viola ai piedi.

Era perfino riuscita, con tanta fatica, a diminuire di peso, con sua grande soddisfazione. Ora non si sentiva più in imbarazzo a vestire mostrando un filo di più le sue gambe.

Pian piano il giorno fece posto alla notte. Quella volta al Coachella si erano dati da fare e a chiudere il festival ci sarebbero stati i Kings Of Leon.

E lei aveva l'assolutissima intenzione di guardarseli. L'ultima volta che erano passati dalle sue parti non ci era potuta andare e aveva smadonnato per un mese.

Non erano dello stesso avviso le sue compagne, anche perchè a quanto pare Marta aveva scovato finalmente Kellan Lutz, indi per cui, decise di avanzare ancora un po' tra la folla, ma non tanto da essere soffocata. Era ancora nel pieno delle sue facoltà respiratorie.

C'era ancora una band prima del grande finale, quindi nessuno ancora pogava. Per quanto si potesse pogare con i Kings, era ben inteso.

Intanto si godeva lo spettacolo. Era praticamente nel suo elemento.


Highway run
Into the midnight sun
Wheels go round and round
You're on my mind

Qualcuno le sussurrò quelle parole di quella canzone nell'orecchio sinistro. Gli occhi le si spalancarono dalla sorpresa e incominciò a boccheggiare.

Lo sentiva dietro di lei. Lo percepiva. Sentiva le sue labbra sfiorarle il lobo dell'orecchio, quasi a darle il solletico. Aveva quasi paura che quello fosse tutto uno scherzo, un sogno. Quando si sarebbe svegliata con l'ennesima delusione?

Quante volte aveva sognato quel momento? Quante volte aveva riascoltato “Faithfully” dei Journey ripensando a quella notte a Londra. Quante volte si era sentita malinconica al riguardo o si era addormentata con quelle note in testa. Quante volte aveva cercato un segno, anche tra i suoi tweets, che anche per lui quella notte aveva avuto valore...

Aveva capito che le parole “ Lovin' a music man ain't always what is supposed to be”, di quella stessa canzone, non avevamo mai avuto come in tutti quei mesi così tanto significato.

Era davvero un caso patologico. Si era presa una sbandata davvero forte.

Per tutto il viaggio si era chiesta se lui l'avrebbe cercata. Se si sarebbe ricordato di quella nottata a Londra dove tutto sembrava così semplice. Ogni volta che ci pensava, si limitava a sospirare e a godersi attimo per attimo la sua vacanza. 

Nonostante tutto, quel pensiero era rimasto sempre lì, pronto, quando meno se l'aspettava, ad essere tirato fuori.

- Hai i capelli rossi – era una constatazione di fatto. Aveva deciso di farsi un po' più ginger per la laurea e da allora quel colore le era piaciuto sui suoi capelli. - Quasi non ti riconoscevo...-

- Avevo voglia di una testa nuova – lei sorrise. 

Lo sentì sogghignare – Sai, quella canzone di cui parlavamo...l'ho scritta.-

Lei si voltò.

Felice come non mai, aveva i capelli leggermente più corti di come li aveva a Londra. Sempre quel filo di barbetta perenne che a lei piaceva comunque. Indossava una semplice camicia e un paio di pantaloni. Per una volta aveva abbandonato gli stivali per un paio di converse. Aveva del miracoloso.

Gli occhi verdi, per fortuna, erano sempre gli stessi. Con quel cerchio verso l'iride di quel colore più chiaro e intenso.

E le facevano sempre diventare le gambe come burro fuso, anche in foto.

La guardava come se in quel momento ci fosse solo lei, non miliardi di persone intorno a loro.

- Tecnicamente parlando, mi devi un bacio sulla guancia...- fece lui mettendo un finto broncio e le mani sui fianchi, come se lei fosse una bambina che doveva essere sgridata.

Senza neanche pensarci su, lei fece un piccolo salto e lo abbracciò, dandogli il bacio sulla guancia a lungo atteso. Era in punta di piedi.

Lui rise, stringendola forte forte a sé.

- Ciao Jackson -

- Ciao Valeria -

Il sorriso sulle sue labbra si estese ancora di più.



   
 
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