Anime & Manga > Il grande sogno di Maya
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Autore: _morph_    01/11/2011    3 recensioni
Le emozioni hanno il pregio di sviarci,
il pregio della scienza
è di essere priva di emozioni.
La paura di provare qualcosa spesso arriva a frantumare persino la propria pelle, fino ad essere inghiottiti di rimpianti. Ma quando tutto va fuori da ogni limite, quante possibilità di rimediare ci sono?
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Masumi Hayami, Maya Kitajima, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Con la forza della verità,

in vita, ho conquistato l’universo.

Faust

-non posso parlare adesso!- insistette ancora Masumi con la frase che ormai ripeteva da un’ora buona. Per quanto potesse far finta di niente, voltarsi, Maya non poteva evitare di udire la voce isterica di Shiori, proveniente dal telefono che l’uomo teneva premuto sull’orecchio –sto guidando- la ragazza aguzzò l’orecchio nel sentirla urlare frasi sconnesse sulla sua assenza e sul fatto che loro due erano soli. Alzò un sopracciglio irritata –ti richiamo- disse lui chiudendo la telefonata. La fanciulla voltò il viso stizzita.

-avevi detto che non c’erano problemi, che era tutto a posto!-

-infatti non ci sono problemi- spiegò equilibrando i suoi nervi, troppo tesi per sopportare anche le sue di urla.

-era arrabbiata, non me l’avevi detto!- artigliò il volante con più forza, concedendosi un lungo sospiro –mi hai mentito!-

-sarebbe cambiato qualcosa?! Con o senza il suo consenso saremmo stati insieme, se non in casa, lo saremmo stati nel mio ufficio, in macchina, ovunque- la sentì borbottare qualcosa di incomprensibile e volgere lo sguardo fuori dal finestrino dove le luci di Tokio sfrecciavano veloci sfuse alla neve.

-le dirai del bacio?- sussurrò abbassando lo sguardo, coinvolta nella vergogna provocata dalla consapevolezza dell’adulterio.

-vuoi che glielo dica?- la vide scuotere la testa con foga –faresti finta di niente?-

-è tardi, Masumi, dovremmo dimenticarci di tutto. I nostri mondi sono così distanti…- si schifò dalle sue stesse parole, nonostante sapesse perfettamente di non commettere un errore nell’allontanare l’uomo che ormai era la causa di tutti i suoi problemi –tu non hai bisogno di me. La tua vita è perfetta, non distruggerla, ti prego. Sarebbe un delitto nei confronti delle persone che si sono battute per farti avere ciò che adesso hai- la squadrò con la coda dell’occhio, serrando con forza la mascella.

-tutto ciò che ho, mi è stato imposto. Non mi serve a niente vivere nell’oro se mi manca la libertà, il principio fondamentale su cui si basa una vita felice- la ragazza dischiuse le labbra sentendo nel proprio petto il cuore mancare un battito.

-io sarei la tua libertà?- mormorò confusa. L’uomo attese che la macchina arrivasse al primo semaforo, prima di fermarsi allo scattare del rosso, e voltarsi verso Maya, che con un leggero rossore dipinto sulle guance solitamente diafane, lo fissava innocente, gli occhi privi di ogni impurità: limpidi.

Prese un lungo respiro prima di lasciare che il suo cuore venisse ulteriormente esposto, dandole il via libera per colpirlo –tu saresti ciò di cui ho sempre avuto bisogno-

-e… di cosa hai bisogno?-

-di un motivo- affermò risoluto ripartendo alla vista della luce verde. Un motivo. Per cosa? Che motivo sarebbe lei? Quale scopo ne conseguirebbe? Il silenzio che ne seguì, la fece rannicchiare nei dubbi che l’avrebbero sbranata tutta la notte. Arrivarono alla sala delle prove, il respiro quasi assente di entrambi li costrinse a guardarsi, per cercare delle risposte che le loro anime avevano sempre urlato disperatamente.

Si riscoprì incuriosita dal loro scambio di affermazioni apparentemente prive di senso, che avevano avuto poco prima –dimenticheremo tutto?- domandò lei speranzosa di ricevere un sonoro schiaffo seguito dalle sue labbra che la distraessero per un breve istante di felicità dal dolore.

-agiremo come desideri- impallidì ritrovandosi nella situazione che più odiava al mondo: assumere una posizione e scegliere bendata di fronte a un bivio –cos’è che desideri?- lui. Sempre, costantemente, senza eccezioni, solamente lui, la sua voce, il suo calore, il suo sorriso, i suoi molteplici difetti che col tempo aveva imparato ad amare ancor più dei pregi. Abbassò lo sguardo, non trovando lo stesso coraggio di lui. Si vergognò delle sue stesse considerazioni ritenendole però la sola cosa vera in quel mondo di maschere e falsità.

-ti amo- si affidò, con un sussurro, al suo vero volto, senza maschera, senza mazzi di rose a nascondere un viso già celato da una corazza indistruttibile. Sincera, nuda, di fronte al suo sguardo che in un istante cambiò. Una lacrima le solcò la gota –è così- proseguì schiacciata dall’opprimente silenzio –io… io non credevo possibile la realizzazione di un futuro con te. Pensavo fosse un’utopia, credevo di essermi immaginata tutto…- si concesse di sbirciare con le iridi scure la sua figura. Arricciò le labbra, torturata dai dubbi che sarebbero stati alleviati solo e soltanto da una sua risposta. Attese, picchiettando nervosamente le dita su una gamba. Improvvisamente il suo saldo autocontrollo le fece così pena. Dov’era la maschera di ghiaccio, adesso? –vado- mormorò affranta dalla sua presenza. Aprì lo sportello, notando con rammarico la neve che, dopo un’ora scarsa di pausa, aveva ripreso a tormentare l’anima di tutte le persone che, inutilmente, speravano di mettere il naso fuori di casa. In tutta la sua fortuna, neanche lei riuscì a mettere il naso fuori dalla macchina, poiché qualcosa la sottrasse dalle grinfie del mondo, prima che potesse farsi avvolgere dal gelo. La mano di Masumi afferrò il suo polso e la costrinse a ritirarsi tra le sue braccia, non concedendole neanche il tempo di proferire parola. Avvolta nel suo calore, perse la percezione della realtà, di tutto ciò in cui fino a pochi secondi prima credeva.

Poi ci furono le sue labbra, furiose, possessive, desiderose di ricavare da lei tutto ciò che nei suoi occhi aveva trovato, desiderose di assaporare ogni millimetro delle sfaccettature che componevano lei. L’unica donna al mondo che era riuscita, con la sola padronanza dell’onestà e dei sentimenti, a cambiare quel poco di lui che gli permettesse di convivere pacificamente con se stesso. Le accarezzò le guance, i capelli, i fianchi, di cui memorizzò ogni curva –sono qui, per te- le sussurrò in un orecchio sfiorandole il lobo con la lingua –e tu adesso verrai con me, sarai mia. Per oggi, almeno- cercò i suoi occhi, per trovare un consenso che le avrebbe comunque rubato per soli pochi attimi. Notò le sue mani tremanti, il corpo irrigidito dall’assalto.

-io sono tua- bisbigliò nascondendosi nel suo petto, percependo il tessuto della camicia bianca sfregare sulle sue guance.

   
 
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