Note: Fanfiction scritta per la Notte Bianca di maridichallenge con il prompt di nefene "Rotolini di ciccia".
Rotolini di ciccia
Scorpius è sempre stato magro come uno spillo, con quella pelle che
sembra ricoprire le ossa come fosse un velo, uno strato quasi
superfluo. E' così sottile che basterebbe un niente per ferirlo
gravemente e profondamente. Ed è pallido. Così pallido che riesce a
intravedere l'azzurro delle vene del compagno come un reticolo. Gli
piace seguirle con un dito, ma perde presto il senso della direzione
e finisce per accarezzare quella pelle come gli capita, sentendo i
brividi di Scorpius sotto le dita.
Se Albus non si assicurasse, di tanto in tanto, di pizzicarlo e
vedere la pelle arrossarsi penserebbe che quella sia solo una
visione, una specie di materiale creato in laboratorio a sostituzione
della cute umana. Quando poi ci poggia le labbra sopra, quando fa
scorrere la lingua lungo il suo collo, la sente persino riscaldarsi,
reagire umanamente a quel contatto, e allora tutti i dubbi vanno via.
E' una reazione naturale, umana, a cui dovrebbe essere perfettamente
abituato, ma all'inizio era difficile non rimanere incantati.
Dopo aver realizzato l'umanità di quella pelle, Albus si è reso
conto che alla fine dipende tutto dal modo in cui Scorpius indossa
la sua pelle. Alcuni esseri umani, stando nudi di fronte a qualcun
altro, non mostrano altro che... nudità. Quella nudità può
provocare varie reazioni, ma di fronte a Scorpius ognuna di quelle
reazioni diventa quasi scontata. Oppure non vengono prese neanche in
considerazione.
“Che ha la mia nudità che non va?” gli ha chiesto Malfoy la
prima volta che Albus gli ha fatto notare quanto strana fosse
quella... emozione che aveva provato guardandolo.
“Niente, è solo così perfetta che magari, a prima vista, uno
neanche se ne accorge che sei nudo. Deve essere il modo in cui ti
muovi o respiri.”
Così strano e diverso che a volte, dopo averlo spogliato, Albus
crede di aver mancato qualche pezzo. Ma no, c'è sempre e solo pelle
chiara e calda.
Appunto, pelle.
Ma non si sarebbe mai aspettato che a quella pelle – bella,
perfetta, inumana, liscia e pallida – si aggiungesse un altro
elemento.
Rotolini di ciccia sui fianchi.
Cic-cia.
Su Scorpius.
Sembra un ossimoro, ma la realtà parla meglio di una figura retorica
e dimostra il fatto: Scorpius ha i rotolini di ciccia sui fianchi.
Sono appena accennati, si notano a malapena quando l'elastico del
pigiama si stringe intorno ai fianchi e forma dei lievissimi
rigonfiamenti ai lati. Il velo non scene più graziosamente come
prima, ma si riempie in due curve che contengono qualcosa di
misterioso e sorprendente per Albus. Qualcosa di umano e imperfetto
che, proprio per quella sorpresa, lo rendono ancora più bello.
L'ha appena notato quella mattina, mentre Scorpius si sistema il pigiama
e gli dà le spalle. Sta trattenendo il respiro, girato di fianco sul
materasso, e guarda quello spettacolo per qualche secondo, il respiro
bloccato in gola, e poi mormora:
“Wow.”
E Scorpius si volta, l'espressione assonnata e perplessa. In quel
momento anche le sue guance sembrano più piene, ma l'effetto è
sicuramente dovuto all'immagine ancora impressa a fuoco nel cervello
di Albus di quei fianchi “ciocciottelli.” Chiamarlo grasso
sarebbe un'esagerazione immane, ma quella è indubbiamente carne in
più.
E' pelle con cui giocare, da mordere, da pizzicare, da occhieggiare
furtivo durante le loro passeggiate sopra la cintura dei pantaloni e
in rilievo sotto il maglioncino di cotone bianco, pelle da afferrare
e da modellare piano con le dita. Da baciare, da ammirare e da
conservare così a costo di comprare scorte in più di dolci e
schifezze varie.
“Wow.” ripete Albus. Si mette a sedere, le gambe incrociate sul
letto, e posiziona il suo sguardo su quei fianchi. Gli occhi verdi,
innaturalmente grandi, sembrano come ipnotizzati.
Anche quei rotolini sono indossati con classe, ma in quel modo la
nudità di Scorpius appare in maniera più ovvia. Albus sa che non ha
dimenticato niente, che non c'è nessun pezzo in più da sfilare da
quei fianchi, e la cosa non lo disturba più di tanto, perché
spogliare quei rotolini sarebbe sacrilegio. Sono così lievi, come
pianure appena appena incurvate verso il cielo, che solo chi conosce
il suo corpo alla perfezione potrebbe accorgersene. E proprio quel
loro essere così lievi a rendere il corpo di Scorpius ancora più
delicato, eppure dotato di forme più marcate. Dovrebbe aprire uno
studio su quel corpo, cercare di capirlo attraverso la teoria, ma non
sarebbe soddisfacente come la pratica, teme.
“Mi viene voglia di giocarci.” mormora poi, mentre Scorpius
fatica ancora a comprendere il filo del discorso – monologo – di
Albus.
“Albus, è appena l'alba, e abbiamo appena finito.” replica
Scorpius, immaginando che lo sguardo basso di Albus sia più centrato
che laterale.
Albus non coglie il fraintendimento e ignora il fatto che tra
un'oretta dovrebbero, in teoria, essere a casa Potter-Weasley per
festeggiare il ritorno di Teddy dalla sua missione in Romania (evviva
gli affari internazionali). E' solo che quei fianchi sono così belli
e le sue mani così vuote. Albus non sa se la virilità di uomo si
determini da quanti peli sul petto abbia, da altre questioni di
lunghezza o dal modo in cui si rade. Ma comunque, come che stiano le
cose, quei fianchi sono di quanto più maschio e desiderabile abbia
mai visto.
“Solo un pochino, il tempo che mi renda concretamente conto di
quello splendore.”
Scorpius diventa rosso, praticamente ovunque, e Albus striscia sulle
ginocchia verso di lui e afferra un lembo dell'elastico del pigiama.
“Splendore?”
Le mani cercano immediatamente quelle curve accennate e si sentono
riempite. Scorpius rabbrividisce perché le sue mani sono fredde, e
poi, quando le carezze ai suoi fianchi sembrano continuare per un
tempo abbastanza lungo, solleva un sopracciglio, confuso. Ad Albus
piacciono i preliminari, d'accordo, ma non ha mai dedicato così
tante attenzione – devozione, quasi – ai suoi fianchi. E' come se
ne stesse imparando a memoria la fisionomia, come se quei fianchi
stessi facessero la sua felicità. Eppure, gli piace, perché sono
carezze attente, che saggiano la sua pelle centimetro per centimetro.
Alla fine le mani di Albus si riscaldano e altro calore di irradia
dai suoi fianchi fino allo stomaco e sospira di piacere.
Solo quando teme che Albus si sia addormentato e che le sue mani
stiano continuando per conto loro, Scorpius gli chiede:
“Che stai facendo?”
Albus ride e gli bacia le labbra, felice come pasqua di prima mattina
e persino prima di colazione – evento – e poi gli pizzica i
fianchi.
“Coccolo i tuoi rotolini di ciccia.”
E ce ne vuole per convincere Scorpius del fatto che sia ingrassato, ma alla fine lo convince anche a stringere di più la cinta per evidenziare ancora di più quei rotolini sotto il maglioncino. Ma poi, quando lo sguardo di Albus si illumina contento, non può che gongolare e guardarsi allo specchio con una certa soddisfazione. Ha fatto proprio bene a passare più spesso a casa della nonna di Al, Molly, e ad accettare con gioia ogni sua fetta di torta.