Killers Family
La
prima prova la
superarono molti pretendenti Hunter, più o meno
egregiamente. Killua
aveva il fiatone, ma sostanzialmente non era esausto come alcuni
concorrenti, riversi a terra in cerca dell'ossigeno perso. Anche i
suoi nuovi amici stavano benone e cercavano di riprendere il
fiato.
L'argenteo gettò un'occhiata ai fratelli Hellenburg: Philo
si aggiustava i capelli da porcospino con una mano mentre con l'altra
teneva un coltello che usava a mo di specchietto; Lolika invece
sembrava tranquilla e non troppo affannata, ne gocce di sudore ne
guance rosse, era come se non avesse corso per nullae si era seduta a
terra a gambe incrociate
Killua sapeva benissimo che aveva una
resistenza non indifferente e che era anche piuttosto veloce,
nonostante non avesse le gambe lunghissime.
I loro sguardi
s'incontrarono. La ragazzina sembrava sicura di sé, sicura
che il
titolo di Hunter le sarebbe arrivato intatto nelle mani e con
pochissima fatica, naturalmente era la superbia a parlare. Fin troppo
sicura di sé, dava la completa fiducia al suo intelletto,
alla sua
forza ed alle sue abilità, senza volere l'aiuto di nessuno e
in
nessuna maniera.
Killua sapeva benissimo che si sbagliava di
grosso...
Padricidio.
Erano giorni
che questa parola gli tormentava la mente. Non l'aveva mai sentita e
nemmeno l'aveva letta nei pochi libri che i suoi occhi avevano osato
guardare... Doveva trovare qualcuno o qualcosa che gliela spiegasse
per bene e subito.
Corse in biblioteca e
cercò tra gli scaffali qualche libro che avesse come titolo
“patricidio” ma non trovò niente del
genere, nemmeno in alcuni
libri dove parlavano dei vari omicidi avvenuti nella storia fino ad
allora. Continuò la ricerca, scrutava ogni tomo con i suoi
occhi
verdi, ma gli sembravano tutti scritti in aramaico, poi gli venne
un'illuminazione.
Poteva chiedere a suo padre.
“No, no...
Papà saprà sicuramente cosa è successo
a Lolika... Lo
insospettirò...” pensò
Killua, riflettendoci poi seriamente.
Tolse lo sguardo dal libro che aveva fra le dita e lo puntò
su un
libro che fino ad allora non aveva nemmeno preso in considerazione,
un vocabolario.
Buttò all'aria quello che aveva e corse verso
quel libro che ora gli pareva oro. Scorse le pagine così
furiosamente, che quasi le strappò, e arrivò
finalmente alla
lettera “P”. Fece scivolare il dito, ma non
trovò la parola
“padricidio” ma una simile...
“Parricidio”. Lesse, tanto più
in basso di così...
“Il parricidio è genericamente l'omicidio di un parente stretto, anche se viene spesso inteso come omicidio del padre (patricidio), ma il termine può anche indicare l'omicidio della madre, o dei fratelli, o del coniuge.”
Killua
rimase sconvolto. Allora lei... Lei aveva ucciso suo padre.
No,
impossibile. Se per quel minimo che la conosceva fosse stato vero, se
ne sarebbe vantata... Forse. Una cosa era certa: suo padre era morto
e sepolto, quindi un genitore in meno, un assassino in meno e, di
conseguenza, un suocero in meno. Quest'ultimo punto lo rassicurava
non poco.
Uscì
dalla biblioteca con un groppo in gola.
Se Lolika non era stata,
dei fratelli Hellenburg quello più bellicoso a cui piaceva
uccidere
era Philo.
Oppure
Christoph? Con il suo viso rassicurante e i modi affabili sarebbe un
assassino insospettabile.
Nel
corridoio incontrò suo fratello Illumi, che lo
“invitò” nel suo
regolare allenamento, anche se oggi non ne aveva proprio voglia, ma
era costretto.
Suo
padre l'attendeva in una stanza in penombra, umida e fredda, con
affianco una lettiga spoglia e un carrellino con diverse siringhe e
fialette tutte pronte per lui.
“Killua,
oggi miglioreremo la tua resistenza ai veleni.”
enunciò cupo Silva
con gli occhi verdognoli che brillavano nel buio.
Killua
ricordò le prime volte che aveva intrapreso questo tipo di
allenamento: un concentrato di puro male. A volte, per quanto fosse
insopportabile, il dolore lo spingeva a battere violentemente la
testa contro il muro o contro il pavimento oppure gli offuscava la
mente tanto da fargli avere delle allucinazioni belle e buone.
“Vogliamo
iniziare?” parlò nuovamente suo padre.
Il
ragazzino deglutì e si avvicinò lentamente a
quella lettiga che gli
procurava i brividi lungo la schiena, come se stesse diretto al
patibolo. Si tolse la maglietta violacea, si stese su quel lenzuolo
bianco sporco e chiuse gli occhi mentre la stanza si riempiva di
rumori cristallini e la porta veniva chiusa con un sordo rumore dal
fratello.
Lolika
era in camera sua ad annoiarsi: il suo professore se ne era ormai
andato, era sfuggita dalle grinfie di Kikyo (stranamente più
nervosa e stridula del solito) che le voleva far vedere uno di quei
film romantici e zuccherosi che tanto odiava e Killua non si vedeva
in giro per scocciarlo un po'.
Decise
di uscire dalla sua stanza, più noia di quella non c'era
tanto,
quindi fece un giro per quei corridoi tutti così simili e
tutti così
freddi.
Quella casa non le piaceva affatto... Troppo diversa da
casa sua immersa nel verde più assoluto e dall'aria pulita e
fresca.
Continuò
il suo cammino nella casa, ma non era davvero niente di speciale, se
non fosse per alcuni manufatti pregiati di Kikyo che rendevano la
villa più “vivibile” e più
“casa”: c'erano vasi antichi e
cinesi, quadri con cornici dorate e pesanti, statue di personaggi che
non conosceva affatto e alcune armature e teste impagliate affisse
sul muro.
“Uffa,
che seccatura questa casa... Una noia mortale...”
mormorò con aria
stanca Lolika. Decise di passare per il salone ma non vi
entrò
dentro, perché sentì la voce preoccupata di Kikyo
che parlava con
il nonno di Killua, Zeno.
“Non
capisco perché si debba usare questo metodo così
poco
“ortodosso”... Il mio povero Kilu!”
singhiozzò la donna.
“Su
Kikyo, questo è il metodo più efficace. Killua
è colui che
prenderà le redini della nostra famiglia dato che
è il figlio con
più talento...” spiegò, forse per la
centesima volta, il vecchio
con tutta calma ed un sorrisino sul volto “Non si
può cambiare il
destino.”
“Ma
perché devono iniettargli del veleno nelle vene?
Perché?” strillò
la donna con un verso acuto e straziato.
“Gli
iniettano del veleno nelle vene?” pensò
Lolika sgranando gli
occhi.
“Quanto
sei monotematica... Ogni volta la stessa storia... E ogni volta ti
devo tenere lontano dalla stanza degli allenamenti.”
“Ogni
volta? Stanza degli allenamenti? Ma che diavolo...”
l'Hellenburg si allontanò dalla porta del salone e
cominciò a
girovagare velocemente in cerca di questa fantomatica “Stanza
degli
Allenamenti”, facendosi dei ragionamenti mentali.
“Allora...
Una stanza per gli allentamenti non dovrebbe essere visibile a
tutti... Forse si trova nei sotterranei?” cominciò
a scendere le
rampe di scale una dopo l'altra, ma poi si bloccò
all'improvviso
perché vide Illumi uscire da una stanza con delle siringhe
in una
mano.
“Bingo!” pensò
Lolika. Si acquattò su per le
scale, in attesa di vedere Illumi tornare nuovamente nella stanza,
cosa che accadde poco dopo.
Si
avvicinò alla porta e ci appoggiò sopra un
orecchio, ma non sentì
niente. Con tutta la delicatezza che potesse avere (ben poca in
realtà) cercò di aprire un poco la porta per
poterci vedere dentro
con il suo occhio. Vide Silva di spalle che trafficava con alcune
siringhe e fialette, aiutato da un Illumi più freddo del
solito.
Oltre di loro, c'era una lettiga su cui era steso un corpo
più
bianco del lenzuolo che la copriva che aveva delle strane
convulsioni. Osservando meglio, capì che era Killua. Il
laccio
emostatico gli strizzava il braccio destro, divenuto nero per le
punture, e gli metteva in risalto le vene violacee che erano gonfie e
terribilmente grosse.
Per
la prima volta, da quando conosceva Killua, la ragazzina
provò per
lui un senso di tristezza e pena. Non sapeva bene perché, ma
si
sentiva strana nel vederlo lì, inerme, a soffrire come un
cane per
quella sotto specie di allenamento.
Un urlo si levò dalla
lettiga. Era strozzato e pieno di dolore, che fece venire un brivido
freddo lungo la schiena di Lolika, che continuava a guardare quella
scena con gli occhi sgranati e pieni di preoccupazione.
“Ma
che diavolo mi sta succedendo?” pensò
poi “Perché me ne
dovrebbe importare di lui? Se muore avvelenato dovrebbe semplificarmi
le cose! E invece...”
“Penso
che ora sia meglio lasciarlo solo, così può
combattere al meglio il
cocktail di veleni.” disse Silva, nel modo più
freddo possibile e
con completa impassibilità di fronte al figlio che si
contorceva dal
dolore provocatoli dal contenuto delle varie fiale di veleno, e
Illumi annuì brevemente con il capo e seguì il
padre verso la
porta. Lolika riuscì ad allontanarsi da essa appena in tempo
altrimenti l'avrebbero scoperta.
Dopo
che i due Zaoldyeck si fossero allontanati, la ragazzina decise di
entrare nella stanza, ma esitò davanti alla porta.
“Ma
che sto facendo? Da dove è uscito tutto... Tutto... Tutto
questo
affetto per lui?” si morse il labbro ma decise
comunque di
aprire la porta. Non appena si chiuse dietro di se, Killua
gettò un
urlo che fece spaventare Lolika.
Lei
si avvicinò alla lettiga, il cuore che le martellava il
petto e il
fiato che le mancava dalla gola. Si dirigeva a lenti passi verso
Killua, il corpo di lui pallido e sudato scosso da tremolii e
movimenti irrazionali. Non appena lui si accorse della presenza di
Lolika, posò le sue perle olivastre su quelle chiare e color
ghiaccio di lei, mosse lievemente le labbra per dire qualcosa e,
dopo dei tentativi, ci riuscì: “Cosa ci fai...
Qui?”
Lolika
deglutì “Ho sentito da tua madre che ti stavi
sottoponendo ad un
allenamento... Speciale.”
Killua
tirò un sorriso “E' così che lo
chiama... La mia famiglia...”
cercò di riprendere fiato “A te lo hanno... Mai
fatto?”
Scosse
il capo “No, a noi ci immettono degli anticorpi speciali che
neutralizzano il veleno, ma che non aiutano ad assimilare il ferro
nel sangue...”
“Siete
più... Avanti di noi...”
“Diciamo che siamo più
ortodossi...” tirò un sorriso.
“Hai sorriso?” chiese Killua
con uno strano sguardo negli occhi.
Lolika si sentì colta in
fallo “No, era un ghigno divertito!”
“Si, ok...” poi gridò
di dolore, un grido che fece strizzare gli occhi della ragazzina e
che, istintivamente, prese la mano di Killua e la strinse nella sua.
Il ragazzino vole lo sguardo affaticato verso di lei: era stupito con
una nota birichina e con una punta di ringraziamento.
“Non mi
guardare così!” gridò Lolika in
risposta a quello sguardo “Se
tu muori, chi posso prendere in giro poi? Milluki? Pensa al lato
peggiore poi della cosa, se mi fanno sposare tuo fratello Illumi? Se
devo sposare un perdente, fa che sia almeno un po' normale!”
cominciò a parlare a raffica, senza sapere di preciso cosa
stava
dicendo “Oppure mi rifilano Milluki come marito? Ti giuro
Killua,
se tu muori e mi danno come marito Milluki, giuro sul mio sangue che
ti ammazzo!”
Lui
rise in modo stanco “Non morirò...”
strinse ancora di più la
sua mano in quella di Lolika e lei abbassò gli occhi verso
quell'intreccio di dita.
“Non avevo mai preso per mano
nessuno...”
“Nemmeno io... Posso... Posso chiederti una
cosa?”
“Una sola...” soffiò Lolika mentre
fissava ancora
l'intreccio che la sua mano aveva con quella di Killua.
“Tuo
padre non l'hai ucciso tu, vero?”
“No...” attese un po' per
vedere lo sguardo del ragazzino, che sicuramente attendeva che lei
continuasse la sua risposta “E' stato Christoph. E' una
antica
tradizione di famiglia. Il figlio maggiore, quando raggiunge la
maggiore età, sfida il padre affinché possa
prendere le redini
della famiglia. Anche mio padre ha ucciso mio nonno e mio nonno ha
ucciso suo padre a sua volta...”
“E se per caso il figlio non
riesce a sconfiggere il padre?”
“Viene
ucciso.” disse lapidaria rafforzando la stretta alla mano di
Killua
“Nella nostra famiglia sopravvivono solo i membri
più forti,
quelli deboli vengono eliminati fin da subito... Le donne servono
solo a dare una discendenza alla famiglia e per sfornare nuovi capo
famiglia. Mia madre così ha fatto ed ha fatto nascere mio
fratello
Christoph. Un genio dell'assassinio si può dire...”
“Genio?”
mormorò stupito lo Zaoldyeck.
“Sì.
E 'un vero mago nell'uccidere, non ho mai visto nulla del genere,
dico sul serio.” affilò lo sguardo nel ricordare
gli occhi freddi
del fratello “In confronto a lui, io e Philo siamo due
novellini...
Il modo in cui riesce a togliere la vita, è
spaventoso.”
“Ti
ha insegnato lui tutto quello che sai?”
“Dopo la morte di mio
padre si. Si aspetta molto da me e dal nostro matrimonio. Dice che la
razza degli assassini è la migliore che esista, anche se si
sta
sporcando di gente impura. E' molto fissato con la purezza di
sangue.”
“Per
questo che ti ha costretta a sposarmi?”
“Si,
vuole assolutamente che il sangue si mantenga più puro
possibile.”
Killua
osservò gli occhi di Lolika: ora non avevano quell'aria di
superbia
che li colorava spesso e volentieri, ora erano piccoli e tristi,
sicuramente non sarà stato facile crescere con tuo fratello
che ha
ucciso tuo padre solo per una stupida tradizione.
“E
tua madre?” chiese poi l'argenteo con il fiato corto.
Lolika
sgranò gli occhi, prese fiato e mollò la presa
dalla mano di
Killua, sentendo che tra le sue dita passava del freddo tagliente che
le fece rimpiangere quella scelta.
“L'ho
uccisa io.” rispose alla fine con uno sguardo vuoto.
Salve gente! E'
da un po' che non ci si vede eh?
Sono davvero, ma davvero mortificata nel farmi rivedere dopo mesi e
mesi di assenza, ma il peso degli impegni si fa sentire e davvero
trovare del tempo per mettere per iscritto tutta la trama mentale che
mi sono fatta è come trovare l'acqua nel deserto! Ma sono
qui, che vi piaccia o meno! :P Devo dire che in questo periodo di
assenza, me ne sono successe di tutte i colori, a cominciare che ancora
riesco ad essere puntuale ad una lezione all'università... I
miei ritardi ormai li conoscono tutti! -.- Un'unica cosa positiva
(forse) è che mi sono cresciuti i capelli! *___* E' una cosa
che troppo desideravo, soprattutto perché ho tutta la parte
della nuca completamente color petrolio (chi mi ha aggiunta al profilo
personale di facebook lo sa) ed è una cosa di cui vado molto
fiera! V.V
Ad essere sincera, questo capitolo lo avevo iniziato a scrivere subito
dopo aver pubblicato quello precedente ma, per vari impegni non sono
riuscita a finirlo entro una settimana. Naturalmente, appena avevo un
po' di tempo scrivevo qualche riga, ma era davvero troppo poco, e dire
che mi sono fatta anche una tabella di marcia! :D Eh si gente,
dall'alto della mia pazzia/mania delle tabelle, mi sono scritta i punti
più salienti che poi sarebbero i capitoli in sostanza. In
totale ho calcolato nove capitoli, che spero di poter scrivere e
pubblicare al più presto, anche perché
è già tutto nella mia mente malata! Anzi, per
essere ancora più certa di quello che pensavo e che poi
avrei scritto, mi sono andara a scaricare delle scans di HxH su un
sito, roba davvero da malati mentali, perché avevo solo
seguito l'anime e non lo ricordavo... Siccome non ho tempo di starmi a
rivedere tutte le puntate, ho optato per un metodo un po'
più semplice e veloce, anche perchè io,
preferisco di gran lunga i manga agli anime...
Comunque sia, dopo tutto questo preambolo, passiamo al capitolo... Non
è lunghissimo, ma penso che sia ricco di contenuti e
soprattutto svela un pochino chi sono questi meledetti Hellenburg e
perché sono così strani. Il padre di Lolika,
dunque, è stato ucciso da Christoph (un personaggio che amo
davvero e che spero possa avere più spessore nei prossimi
capitoli), ma lei ammette di aver ucciso la madre, cosa sarà
successo? Non vi resta che aspettare il prossimo capitolo! ^__^
Vorrei ringraziare chi ha recensito gli scorsi capitoli e sul serio, io leggo sempre più o meno in orario le vostre recensioni, ma se non vi rispondo subito è perché poi mi dimenticherei di alcune che fanno in ritardo nel recensire e anche perché preferisco rispondervi quando pubblico così da non saltare nessuna ed anche perché così vi beccate anche il capitolo nuovo nuovo, nonostante magari abbiate messo nel dimenticatoio la mia storia... Un po' stronza dite? Mi pare proprio di sì! xD
Ci
vediamo alla prossima gente, un grazie infinito a chi legge!
Un bacione forte dalla
Lu! :*