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Autore: Mameofan    09/11/2011    5 recensioni
Questo è il seguito di "Il mio destino". Tornano quasi tutti i personaggi Francesca, Irene, Paola, Valentina e altri del mio primo racconto e ce ne saranno di nuovi strada facendo.
Si parte 4 mesi dopo la fine della prima parte....
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash, Shoujo-ai, Slash, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il mio destino'
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Salve gente. Posto qualche ora prima del previsto perchè domani è una lunghissima giornata e non voglio farvi attendere oltre. Dunque dunque: siamo praticamente alla resa dei conti. La verità di Irene ormai è stata svelata e si tratta di sapere solo come saranno le reazioni di entrambe ma... Già, perchè con la sottoscritta il ma è sempre in agguato! Cmq siamo ancora un poco lontani dalla conclusione e deve succedere un evento principale, direi il clou di tutta questa storia che sarà accennato in questo capitolo ma che verrà trattato ampiamente nel prossimo che, informo, non sarà 'ultimo. O meglio. Si è l'ultimo ma non proprio perchè a distanza di qualche giorno, posterò un capitoletto più piccolo, una appendice che concluderà al meglio questa saga. Inoltre informo che è in fase si stesura un capitolo speciale in cui, vi posso anticipare, la voce narrante non sarà la nostra Franci ma Irene. Cmq ci sarà occasione di parlarne ancora. Come sempre mi sono dilungata tantissimo (più del solito) e quindi vi lascio al capitolo.. buona lettura!

Prox aggiornamento: lun 14 nov.




- E adesso cosa succederà? Cosa ne sarà di noi.- dopo un lungo silenzio, dopo mille parole, la rivolevo indietro.
- Purtroppo non potrà più esserci un noi anche se lo vorrei tanto.- mi risponde alzandosi in piedi con fatica.
- Perché?-
- Perché devo fare quello che mi dicono i miei genitori. Se sono venuta qui è perché meritavi ed avevi bisogno di conoscere come erano andati realmente i fatti per poter andare avanti. Valentina è preoccupata per te e non ha tutti i torti. Sai, le chiedo tutti i giorni come stai e non mi piace quello che mi ha detto per cui mi devi promettere che ti troverai una brava ragazza meno complicata di me e le darai l’opportunità di amarti.-
- Non può finire così. L’unica donna che amo sei tu- le rispondo alzandomi e prendendole il viso fra le mani.
- Anch’io ti amo, lo farò per sempre ma il mio futuro è già segnato e non puoi fare nulla per cambiarlo ma sapere che tu sei felice e stai bene, farà sentire meglio anche me.- mi dice posando le sue mani sulle mie.
- Resta con me…- la prego in un sussurro mentre mi allontana le mani dal viso e mi sento per la prima volta nuda ed indifesa davanti ad un’altra persona.
Irene mi abbraccia per quanto le è possibile e, appena la sento, la stringo più forte che posso per ritrovare quelle vecchie sensazioni, ancora per una volta.
Per un attimo avevo anche assaporato un nuovo inizio ed invece mi stava abbandonando ancora. Che stupida questa vita.. ci amiamo ma non possiamo stare insieme.
- Non posso.. spero tu possa perdonarmi un giorno- mi sussurra all’orecchio mentre le nostre labbra si cercando e si sfiorano per l’ultima volta prima che quel corpo e quegli occhi meravigliosi mi lascino per sempre. Questo era un addio vero.
Non ho il coraggio di guardarla allontanarsi e forse sarebbe stato meglio non sapere nulla per non soffrire così. Mi risiedo sul gradino ancora per qualche minuto lasciando che le lacrime ritornino a percorrere la pelle del mio viso.
Quel cavallo nitrisce ancora e mi volto verso di lui scorgendo una persona che mi si avvicina. La mia migliore amica mi abbraccia facendomi segno di non parlare e mi lascio andare, lascio che sia lei a raccogliere ancora una volta i cocci di quel cuore che si è rimesso a fare dannatamente male.
Di quello che successe dopo non ricordo molto, solo di essere tornata a casa in macchina con Valentina che è rimasta tutta la notte in silenzio prendendosi cura di me ed asciugando anche quelle lacrime che non credevo più di avere.
Il giorno dopo la ritrovo ancora li, su quel divanetto a leggere il giornale:
- Buongiorno- Mi saluta con un sorriso.
- Buongiorno- le rispondo sedendomi sul letto.
- Vuoi qualcosa per colazione?-
- No…. ho lo stomaco chiuso.-
- Qualcosa dovresti mangiare però, non tocchi cibo da ieri mattina.- mi risponde alzandosi e posando il giornale.
- Posso resistere.-
- Vado a prepararti un the, ti farà bene- mi dice andando in cucina.
Rimango ancora qualche secondo a letto prima di raggiungerla:
- Bene ti sei alzata – mi dice mentre sta dividendo il the in due tazze – Cosa vorresti fare oggi?-
- Devo andare al lavoro e anche tu.-
- Abbiamo entrambe preso una settimana di ferie-
- E perché mai?- le domando sorpresa mentre ci sediamo attorno al tavolo
- Perché non sei in grado di fare il tuo lavoro e hai bisogno di me. E non rispondermi che stai bene perché lo sappiamo entrambe che così non è.-
Vale aveva ancora una volta ragione. Stavo sperimentando il mal di amore, quello vero e avevo bisogno di tempo per ritrovare un minimo di equilibrio.
Era tutto così assurdo, tutto era successo così in fretta che non avevo avuto neanche il tempo di cercare le sfumature di quella brutta storia.
La mia donna era stata violentata e se non fosse stato per l’insistenza di Paola e la scoperta della gravidanza, non lo sarei mai venuta a sapere.
Da li erano partite una escalation di eventi che ci avevano progressivamente allontanato. Sarebbe stato molto più semplice se invece di essere a migliaia di km, le fossi stata accanto.
Chissà che brutti momenti avrà passato, non so immaginare quante volte possa essersi sentita sola e non c’erano le mie braccia a proteggerla ed i miei baci a cercare di lenire in parte quel suo dolore così grande.
La colpa di tutta quella brutta storia era mia e non potevo stare un minuto di più a piangermi addosso.
In quel momento una nuova consapevolezza era entrata nella mia anima. Se c’era qualcuno che poteva fare qualcosa per renderla nuovamente felice ero io: diceva di amarmi e che il suo futuro era stato calcolato dai suoi genitori.
Quindi il problema erano i suoi che erano tornati padroni della sua vita. Eliminato quel problema nessun ostacolo ci avrebbe diviso. O forse si. Che stupida, c’era anche quel bambino che portava in grembo e che lei voleva, nonostante il modo in cui fosse stato concepito.
Questo non era un dettaglio da poco. Riavere lei significava prendermi cura anche di quel bimbo che sarebbe stato sempre fra noi due, che ci avrebbe portato via un sacco di tempo.
Accidenti che casino..
- A cosa pensi?- mi domanda all’improvviso la mia migliore amica vedendomi con la testa fra le nuvole.
- Che questa verità, se possibile, fa ancora più male di quella di prima.-
- Te l’avevo detto che avresti sofferto ma in cambio hai una possibilità, anche se difficile, di riavere la donna che ami.-
- Dici?-
- Si, ne sono convinta. Ora sta a te decidere cosa fare ma prima devo dirti un’ultima cosa.-
- C’è dell’altro?- le chiedo angosciata.
- Non ti spaventare ma è giusto che tu sappia che per dare un futuro a suo figlio, Irene sarà costretta a sposare l’uomo che i suoi genitori le hanno scelto.-
- Stai scherzando vero? Non siamo mica nel medioevo-
- Purtroppo no, è vero. Irene sta subendo tutto questo perchè lo vuole fortemente e non vuole mettersi contro i suoi genitori perché gli daranno un tetto, un letto e del cibo caldo tutti i giorni. Cosa che tu non puoi garantirle non perché non hai le possibilità economiche ma semplicemente non sei in grado di badare ad un bambino che gironzola per casa e che ti chiede attenzioni 24 ore su 24 ore tutti i giorni della settimana. Non fa per te che ti metti a gridare appena il mio cane salta sul tuo letto o il vicino alza di poco il volume di quella chitarra.
Quindi, prima di prendere qualsiasi iniziativa, sappi che se la rivuoi devi accettare il pacchetto  completo.-
- L’avevo intuito e ho bisogno di capire, di mettere in ordine le mie priorità prima di fare qualcosa.-
- Questa è la prima cosa saggia che dici da tanto tempo.-
- Smettila bugiarda- le rispondo sorridendo.
- Scusami se ti ho mentito ma non potevo dirtelo-
- Lo so non preoccuparti. Ti sei comportata sempre in modo impeccabile non so cosa farei se non avessi una amica come te.-
- Te ne troveresti un’altra-
- Fuori di testa come te ne non esistono in giro!-
Ridiamo insieme e quelle parole mi fanno bene. Il lavoro su me stessa ancora non era finito.. c’era ancora un ultimo ostacolo da superare. Il più duro.

Cinque giorni dopo me ne stavo ancora a letto con mille pensieri in testa e senza una risposta.
Ancora queste risposte… sono stufa di doverle ricercare sempre. Da quando sono tornata 3 mesi fa, non ho fatto altro che lasciare che gli eventi mi passassero accanto cercando di capire, di dare una spiegazione logica a qualcosa di irrazionale.
Come si può rispondere a qualcosa di irrazionale con razionalità? Questo è l’errore che ho commesso fin dal principio e spero di essere in tempo per riprendere le redini di questa nave che si sta facendo trasportare dalla tempesta.
E’ tutto come 2 anni e mezzo fa, quando Irene era spaventata e mi sono dovuta mettere in gioco per farle capire che siamo noi due a costruire il nostro destino e non dobbiamo farci condizionare da nessuno.
L’aveva dimenticato, in realtà lo avevo fatto anch’io, ed ora toccava a me farglielo capire un’altra volta.
Vale aveva ragione quando parlava del bambino ma non è detto che non possa imparare ad amarlo.. in fondo è parte di lei e di Irene amo tutto.
Basterà solo mettersi in gioco. Quando mai mi sono tirata indietro ad una sfida? Chi lo sa, magari mi potrebbe anche piacere avere un pargoletto che la mattina di Natale salta sul nostro letto per svegliarci perché vuole andare a vedere se è passato Babbo Natale.
Si… in fondo non può essere tanto male.
Convinta e sicura come non lo ero da tempo, mi alzo dal letto per andare a vestirmi. Non avevo esattamente un piano ma abbiamo detto niente razionalità quindi semplicemente prendo la macchina e vado dai suoi genitori, qualcosa farò quando li avrò di fronte.
Mi infilo un pantalone ed una camicia al volo e solo dopo 10 minuti sono fuori di casa con il telefono in mano:
- Pronto?- dall’altra parte del telefono c’è Paola.
- Ciao, scusa se ti disturbo al lavoro, sono Francesca. Ho bisogno del tuo aiuto.-
- Francesca dimmi.-
- Sto andando a Cuneo da Irene ed i suoi genitori e ho tutta l’intenzione di riprendermela indietro. Potrei avere bisogno di casa tua quando torno.-
- Sei sicura di quello che dici- mi domanda tentennando.
- Si. Allora posso contare su di te?-
- Certo, ci mancherebbe…-
- Ti ringrazio. Allora a dopo.-
Intanto sono arrivata in auto, metto l’auricolare e chiamo anche Vale:
- Franci ciao- mi risponde felice di sentirmi.
- Hai da fare in questo momento?-
- In verità qualcosina avrei ma posso delegare..-
- Bene allora preparati che ti passo a prendere.-
- Dove devi andare?-
- A riprendermi la mia ragazza- le rispondo decisa chiudendo la chiamata.
Percorro quel tragitto con una agitazione addosso incredibile. Era stata la ragione ad incastrarmi in questa situazione e sarebbe stata la follia a tirarmici fuori.
Arrivo dove Valentina lavora dopo una decina di minuti e la mia amica è già per strada che mi aspetta e sta parlando al cellulare.
-.. perfetto. Ti faccio sapere.- chiude la chiamata entrando in macchina.
- Ciao-
- Ciao. Non so se essere contenta o preoccupata...-
- Pensala come vuoi- le rispondo ripartendo con una sgommata – ma ho bisogno che tu mi stia accanto se quello che sto per fare fra poco andasse male.-
- Solo per sapere cosa mi aspetta… cosa hai intenzione di fare?- mi domanda con un minimo di preoccupazione.
- Di riprendermi la mia fidanzata- le rispondo decisa.
- Si, ho capito. Ma la domanda è… come?-
Mi giro un secondo a guardarla sorridente:
- Questo ancora non lo so.-
- Cominciamo bene…- commenta allibita guardando fuori dal finestrino.
Durante il resto del viaggio rimaniamo in attesa con la stessa ansia di un calciatore che sta aspettando di tirare il suo calcio di rigore.
Non sapevo bene quello che mi aspettava e probabilmente quello che stavo per fare era avventato ma il mio istinto mi aveva spinto a farlo prendendo il sopravvento.
Vedo il cartello dei 5 km alla mia uscita. Valentina sembra più agitata di me ma solo perché è meno brava della sottoscritta a nascondere le proprie emozioni.
4 km. Andiamo.. non ce la faccio più. Non ero così agitata da quando ho dato il mio primo esame all’università.
3 km. Questi minuti dovrò ben farli passare. Almeno pensiamo a come iniziare, solo quello.
2 km. Tutto inutile. Mi devo rassegnare ad improvvisare dall’inizio alla fine.
1 km. Ci siamo. Questa è l’ultima opportunità per tirarmi indietro. Sono sicura di quello che sto per fare? Nelle mia mente arrivano puntuali, come in un film, una carrellata di tutti i momenti belli con la mia ragazza. Si, non sono mai stata così sicura in tutta la mia vita.
Ancora qualche minuto e, seguendo le indicazioni che aveva mandato Paola a Vale, arriviamo davanti a casa dei genitori di Irene.
Un attimo solo per riordinare le idee e poi guardo la mia amica:
- Augurami buona fortuna.- le chiedo uscendo dall’auto.
- Ti auguro di tornare fra poco con la tua ragazza sottobraccio.- mi risponde abbracciandomi per incoraggiarmi – ti aspetto qui, se hai bisogno chiama.-
Annuisco e mi avvio verso il cancello incontrando il primo problema. Come mi presento ai suoi genitori? Se dico chi sono non mi apriranno neanche la porta… ecco cosa succede a fare le cose senza pensare.
Ma ormai è tardi per tornare indietro e quell’ostacolo era insignificante rispetto a quello che mi  stava aspettando.
Ok, il piano è improvvisare no?
Suono il campanello e solo dopo pochi secondi una voce femminile esce dal citofono.
- Chi è?-
- Salve signora. Sono una amica di Irene, le dovrei parlare.-
- Quale amica?-
- Mi chiamo…. Valentina- e quando pronuncio il nome della mia amica trattengo a stento una risata. Sto rasentando la follia!
- Ah Valentina. Irene mi ha parlato di te… vieni pure ti apro-
Con un sorriso soddisfatto sorpasso il cancello della casa del “nemico” e mi preparo al momento della verità.
Passo dopo passo mi avvicino alla porta d’ingresso dove la signora Chiara, la mamma di Irene, mi sta aspettando con un sorriso sulle labbra.
- Ciao Valentina. Entra-
- Grazie- le rispondo mettendo per la prima volta piede in quella casa.
Non era male come alloggio ma non c’è tempo per soffermarsi sui particolari. Dovevo essere concentrata ed incisiva da subito perché non mi avrebbero lasciato parlare molto a lungo.
- Vado ad avvisare mia figlia, accomodati pure.-
- No, aspetti, - la blocco subito. – in verità sono venuta qui per parlare con lei e suo marito se è in casa prima di andare da sua figlia.-
- Si c’è..- mi risponde sorpresa accompagnandomi da lui.
Percorriamo il salotto e poi la cucina, uscendo poi nel cortile dove il papà di Irene stava lavorando nell’orto.
- Fabio.. è arrivata una amica di Irene, ha detto che ci vuole parlare.-
Il padre si alza eretto osservandomi con attenzione.
- E’ Valentina… ricordi? Irene ce ne ha parlato.-
Ci guardiamo finchè gli occhi di quell’uomo di mezza età capiscono chi hanno davvero di fronte.
- Tu… cosa ci fai qui?- mi aggredisce verbalmente togliendosi i guanti da lavoro ed avvicinandosi con fare minaccioso.
Ma non arretro di un centimetro rimanendo impassibile al suo atteggiamento.
- Ma sei diventato matto!- risponde la moglie non avendo capito ancora nulla.
- Ti sei fatta prendere in giro da questa.. da questa… da questa deviata – le dice ponendosi a pochi passi da me –questa persona non è Valentina ma Francesca, quella Francesca.-
Posso sentire indistintamente il battito della donna accelerare con decisione. Ormai ero in ballo e dovevo andare fino in fondo.
  
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