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Autore: blitzkingful    09/11/2011    0 recensioni
Dieci anni dopo il film, in casa Gru torna a scatenarsi il caos, stavolta ad opera non di tenere ragazzine ma di una masnada di ragazzoni mica tanto raccomandabili.
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Notte fonda, camera delle ragazze.

–Ve lo assicuro, quello lì ci distrugge!-
Margo ancora non si era ripresa dallo shock della sua scoperta, neanche mentre la stava riferendo alle sorelle: Spark non si sarebbe accontentato di far da spalla a Gru, gli avrebbe usurpato il comando e cacciato lui e le figlie in mezzo alla strada. O peggio.
L’unica a dar retta a Margo era Agnes, inviperita per il trattamento che Truman aveva riservato al suo unicorno peluche.
Edith, che aveva superato l’inimicizia con Chad, si rifiutava di credere fino in fondo che uno come il ragazzo-serpe potesse aggregarsi a una simile mina vagante: -Ma sei sicura di non aver letto male?- domandò poco convinta e assonnata.
Margo diede un pugno al suo cuscino: -Difficilmente potrei aver frainteso qualcosa del tipo ‘guadagnati la sua fiducia e poi siluralo’! Non mi stai prendendo sul serio, Edith!- La bionda, calcandosi sugli occhi l’onnipresente berretto, bofonchiò:-Se ne sei così sicura, perché non ti inventi qualcosa per fermarlo?-
-E cosa?-
-Guadagnati la sua fiducia e poi siluralo- citò Agnes, dando prova di non essere così infantile come appariva. Margo infatti si trovò d’accordo: Spark non era l’unico in grado di delineare una strategia in pochi attimi. Anche il cervello della maggiore delle sorelle Gru funzionava nello stesso modo.

Mattina, cucina.

Margo non si sprecò nemmeno a dire alcunché al padre, il che attirò immediatamente i sospetti dell’infido Speegeil. Sei stranamente silenziosa stamattina, era ciò che l’occhio rosso di Spark comunicava. La fanciulla replicò semplicemente con un sorriso. Spark non seppe come reagire e preferì concentrarsi sulla mela che stava sbocconcellando. Agnes fissava adirata Truman, il quale, a sorpresa, sembrava capirne la ragione, visto che si era fatto piccolo piccolo (in contrasto con i due metri abbondanti di altezza). Edith e Chad erano gli unici due fuori dal circolo di muta violenza che si stava consumando in quella stanza, e stavano discutendo amichevolmente.
Gru finì la sua colazione prima di tutti e annunciò che quello sarebbe stato giorno libero, perché aveva da fare fuori città. Allontanatosi a bordo della sua macchinona corazzata, pregò di ritrovare casa sua ancora in piedi al suo ritorno. Avuto il via libera, Edith propose a Chad di andare a fare un giro in skateboard. Il rettiloide avrebbe voluto obiettare che non sapeva andare in skate, ma la ragazza lo trascinò fuori senza aspettare la risposta. Continuando a scrutare furente Truman, Agnes si ritirò in camera sua. Il cyborg rimase seduto a testa bassa. Spark e Margo, accigliati, si ritrovarono a dover lavare i piatti insieme.
–A che gioco stiamo giocando?- fu il ringhio inumano di Spark.
–Quale gioco?- rispose Margo innocente.
–Non mi freghi, signorinella. Non dici niente al tuo vecchio dei piani che ho per voi, il che non ti servirebbe a niente, voglio precisare, ma sarebbe la reazione più logica in una situazione analoga a questa. Quindi. A che gioco stiamo giocando?- Spark rimase gelido e impassibile per tutto il suo discorso, cosa che smosse la fiducia di Margo nel suo piano, ma solo per un secondo.
–Nessun gioco. Mi chiedevo solo se sul tuo treno per il successo può salire qualcun altro.-
Speegeil fissò sbigottito la sua interlocutrice, che stava sfoggiando un sorriso complice e perfido. Spark rimase per la prima volta senza parole. Ma i suoi pensieri gli riempivano la mente come sempre: Astuta. Cerca di salvare la baracca con il mio stesso metodo. Ma non ci casco. E’ pur vero che dandole corda potrei scoprire qualche chicca di questo posto che ancora mi sfugge, cose utili per mandare avanti l’attività senza sorprese. Quindi, perché no? Stiamo al gioco.
–Allora? Soci?- chiese Margo. Il giovane malvagio, simulando stupore, rispose con un’altra domanda: -A cosa dobbiamo questo tuo voltafaccia al… sangue del tuo sangue?-
L’intrepida occhialuta quasi si morse la lingua, perché ciò che stava per dire era di un ignobiltà tale da far vomitare sul posto: -Non è nostro padre. Ci ha adottate per i suoi scopi…- Il che era anche vero, a ben vedere. -…lo odio e voglio che paghi.- Questo invece non era vero. Non più, per l’esattezza.
A Spark sembrò di cogliere una sfumatura di disperazione nella voce di Margo. Ma siccome la compassione non rientrava nella sua gamma emotiva, la ignorò bellamente.
-Va bene.- ribattè invece -Soci.-  
In quel momento, Truman si avvicinò a Spark, all’oscuro di cosa avesse trattato la conversazione tra i due. –Senti, Spark, avrei bisogno di un favore…-

Base spaziale orbitante di Moira Speegeil, nello stesso istante.  

-
Su su su! Dai, Nigel, più svelto! – Moira era su di giri, e ogni secondo che passava significava che suo fratello era sempre più vicino. Quella sera lo avrebbe finalmente rivisto, avrebbe chiarito le cose fra loro due, sarebbero tornati a volersi bene come una volta e insieme avrebbero fatto faville.
Questa era l’idea della ragazza, ma VanArthur la pensava diversamente.
Nigel era impegnato nel decorare la sala da pranzo quando il suo creatore gli si avvicinò. –Dimmi un po’, tu credi che Speegeil maschio verrà davvero?- L’esserino violaceo tentennò un poco prima di rispondere: -N-non si è presentato le altre volte, non vedo perché oggi dovrebbe essere diverso.- Tenne la voce bassa per non farsi udire da Moira. VanArthur annuì, con espressione indecifrabile. –Spark Speegeil non tiene minimamente in conto coloro che gli stanno intorno, nemmeno i parenti più prossimi. Meglio così, abbiamo campo libero per dedicarci al lavoro.-
-Già già…- confermò poco convinto Nigel prima di tornare alle decorazioni.

Casa Gru, camera delle ragazze, pomeriggio.

Agnes fissò il punto dove il suo amato unicorno era stato fritto a tradimento e scoppiò in un pianto silenzioso. A Kristoph, intento a risistemare la porta, si strinse il cuore. Constatato l’ottimo esito del suo operato da falegname, raggiunse la ragazza per tentare di consolarla.
Come si voltò, Truman irruppe nella stanza allo stesso modo della prima volta.
Il povero Minion ci rimase di merda. Il cyborg, ignorandolo, trottò vicino ad Agnes, la quale gli voltò le spalle imbronciata.
–Ehm…lo so… non avrei dovuto…- bofonchiò Truman –ho decisamente esagerato… sai, mi ero fatto prendere…dalla storia…- La mora non accennava a reagire in alcun modo. -…perciò… ecco… mi rendo conto che… chiedere scusa e basta non… non basta, già… perciò ho… ho qui un… bè, non è un unicorno, ma…- un lieve pigolio elettronico smosse Agnes dal suo broncio e la fece finalmente voltare verso il giovane uomo cibernetico.
Questi stringeva fra le mani un esserino lucido e cromato, dagli occhi simili a fanali: una robo-tartarughina.
–Si chiama Bessie.- azzardò Truman con un sorriso teso. Gli occhi di Agnes brillavano: la questione dell’unicorno peluche sembrava già scordata. Presa “Bessie” dalle mani del cyborg, la rimirò estasiata, per poi rivolgersi proprio a Truman: -Grazie…- fece Agnes, prima di abbracciarlo.
Ogni traccia di timore sparì dall’animo di Truman, che tornò così al suo solito sorriso un po’ idiota. Rivoltosi a Kristoph, gli fece il segno del pollice in alto. Il Minion glielo fece di rimando, commosso dal gesto del giovane.
Poi tornò, per la seconda volta, a occuparsi della porta.

Centro città, sera inoltrata.

–Sei stato gentile con Truman, oggi.-
-Mah, che vuoi che ti dica, mi ha chiesto una tartaruga meccanica, a costruirla non ci voleva niente, per quale motivo logico avrei dovuto rifiutare?- Quello che Spark non capiva era cosa se ne facesse, di un simile aggeggio.
Quello che invece capiva era che Margo era determinata a mettergli i bastoni fra le ruote. Gli era rimasta appicicata alle calcagna per tutto il giorno, nel tentativo di farsi spiegare come intendeva liberarsi di Gru una volta diventato il suo tecnico delle invenzioni. Era diventata stucchevolmente gentile, sempre a chiedere se necessitava di qualcosa, a fare la ruffiana e simili. E in ultimo, aveva invitato Spark a uscire fuori. E lui cosa aveva risposto? “Certo”.
Non doveva dare l’impressione di aver capito i piani dell’avversaria. Comunque. Eccoli lì, nella chiassosa metropoli, a cercare un buon posto dove cenare. Margo, fissando Spark di sottecchi, constatò che senza il camice e quelle scarpe dalle suole enormi faceva molta meno paura. A patto di non soffermarsi sull’occhio guasto.
Finalmente, fra la calca ammassatasi sul marciapiede, Margo adocchiò un ristorante cinese. A Spark andava bene tutto, quindi entrarono, vennero sistemati a un tavolo, ordinarono e si misero ad aspettare.
Margo, riassumendo la faccia perfida di quella mattina, bisbigliò: -Allora, adesso che siamo lontani da orecchie indiscrete… mi dici il tuo piano? Cosa posso fare io? Eh?-
Spark la ignorò per qualche attimo, pensieroso in quanto per la strada gli era parso che qualcuno li stesse pedinando. Ma si riprese velocemente, e tornò a concentrarsi sulla “complice”: -Oh, tempo al tempo, signorinella, ora godiamoci un gustoso pasto orientale senza troppe angustie. Dimentichiamo i complotti, gli screzi e tutto quanto, e pensiamo solo a passare una bella serata.-
Ehi, sembrava quasi un discorso romantico… non che Spark fosse immune al fascino femminile, anzi! Sarebbe stato controproducente , tuttavia, scoprirsi innamorato della sua acerrima nemica. Spark rimase quindi a riflettere seriamente su quel che gli era appena uscito di bocca, così come Margo, spiazzata allo stesso modo.
Non rimasero a pensarci molto, comunque, in quanto uno strano tizio, dall’aria allucinata, era apparso come dal nulla proprio davanti al loro tavolo.
–Lei è un cameriere?- chiese perplesso Spark. Per tutta risposta si vide arrivare un gancio formidabile in faccia, che lo ribaltò a terra. Margo si coprì la bocca, nel panico più totale. Conosceva benissimo quell’individuo: si trattava nientemeno che del suo insegnante di danza. Già da tempo dimostrava una morbosa ossessione per la ragazza, acuitasi sempre più nel tempo. Margo e sorelle avevano dato poca importanza alle attenzioni dell’uomo, poiché niente era mai sfociato in atteggiamenti gravi.
Fino a quella sera. In pubblico, per giunta.
Un impiegato del ristorante stava già chiamando la polizia, ma sarebbe stato troppo tardi in ogni caso. L’uomo, fuori di testa, spostò il suo sguardo da deviato sull’oggetto del suo desiderio, e fece per dire qualcosa.
Non ne ebbe il tempo.
Da sotto il tavolo, quasi fosse un demone emerso dagli inferi, Spark si rialzò lentamente. L’espressione truce che sfoggiava era tale che persino la mente instabile del professore di danza registrò il pericolo.
–Mi stavi già sulle palle l’altro ieri, e ti avevo visto solo da lontano- sentenziò Speegeil. Senza dare all’altro il tempo di controbattere, Spark tirò fuori una specie di pistola in miniatura e premette il grilletto. Un fascio di luce bordeaux avvolse l’uomo, che fra urla strazianti… si trasformò in un ratto.
Spark lo prese per la coda, tendendola a mo’ di fionda verso l’uscita: -Poteva andarti peggio.- confidò sadico al neo-roditore prima di spararlo fuori dal ristorante. Senza scomporsi, il giovane genio fece: -Puah! Dovrei  lavarmi le ma…-
-Oddìo, Spark, mi hai salvato la pelle!- lo interruppe Margo, saltandogli addosso impulsivamente.
–OUF! D’accordo, nessun problema, era solo un mentecatto, non parliamone più!- cercò di minimizzare il ragazzo, avvampando;  –Ora, se non ti spiace…- cambiò discorso Spark –dovremmo toglierci di torno, perché è probabilissimo che qualcuno abbia chiamato le forze dell’ordine, e preferirei non esserci quando arriveranno. Non… non gli sto simpatico, ecco.-
Margo gli sorrise, per la prima volta, sinceramente: -Non stento a crederlo.-

Base spaziale orbitante di Moira Speegeil, nello stesso istante.

Nigel giochicchiava nervoso con la forchetta.
VanArthur picchiettava un piede sul pavimento fissando fuori dalla vetrata.
Moira, che per la serata aveva tirato fuori dal guardaroba un vestito più elegante (e normale) del solito, stava seduta a testa china, sconfortata. –Non verrà neanche stavolta, vero?- mormorò.
Nigel guardò l’ora: Spark sarebbe dovuto arrivare due ore prima. VanArthur sospirò seccato. La ragazza, ferita nell’animo, si alzò dalla sedia e si diresse nei suoi appartamenti privati, sull’orlo delle lacrime. Nigel rimase seduto a fissare la forchetta.
Sussultò quando udì la voce, insolitamente severa, di Arthur: -Così non si può andare avanti. Urgono provvedimenti immediati.-

Casa Gru, notte fonda.

–Senti, per quanto riguarda tutta la faccenda del complotto…-
-Oh, lasciamo perdere. Ne sarai contenta, immagino, visto che volevi fermarmi a tutti i costi.-
-Oh, ehm, l’avevi capito?-
-Signorinella, voi donne dovreste smetterla di sottovalutare il QI del genere maschile.-
-Vale anche viceversa, sai?-
-Touchè.-
L’uscita dei due ragazzi si era trasformata in un vero e proprio appuntamento, dopo l’incidente dell’insegnante stalker. Vuoi per la sensazione da scampato pericolo, vuoi per la continua interazione, alla fine Margo e Spark erano diventati alquanto…intimi.
Dopo la fuga alla chetichella dal ristorante, i due avevano visitato genericamente la città scoprendo l’uno la parte migliore dell’altra, fino ad accorgersi dell’ora tarda. Arrivati sulla soglia di casa, si erano chiariti definitivamente.
–Decisamente, sarebbe troppo anche per me neutralizzare il padre di…. De… della… uhm…-
-…della tua ragazza?- lo punzecchiò Margo, fingendo di fare la saccente; -Ergh… immagino sia la definizione più… uff!... Attendibile.- ansimò il ragazzo, faticando a mantenere il suo tipico atteggiamento.
Giunti a quel punto, l’unica conseguenza era una sola: bacio!
Le labbra dei due rimasero a contatto per breve tempo, perché la porta si spalancò con foga e un adirato Gru tirò dentro i due amanti.
CONTINUA
 
NdA: OK. E’ ufficiale. Mai più darò un tempo preciso entro il quale pubblicare i miei lavori. C’è sempre qualche problema che mi impedisce di mantenere. Quindi, arrivederci a quando mi sarà possibile (spero presto). 
  
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