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Autore: blitzkingful    18/11/2011    0 recensioni
Dieci anni dopo il film, in casa Gru torna a scatenarsi il caos, stavolta ad opera non di tenere ragazzine ma di una masnada di ragazzoni mica tanto raccomandabili.
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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L’indomani, stanza degli ospiti.

La sveglia suonò, puntuale come le tasse.
Chad fece per alzarsi, ma un colpo di frusta lo convinse a rimanere disteso. Maledisse Edith per averlo praticamente trascinato sullo skateboard. Gliel’aveva detto che non era capace! Era scivolato quasi ogni volta durante gli esercizi, e nei pochi momenti in cui  era riuscito a rimanere in equilibrio, si era ignominiosamente capottato per sbattere poi la zucca dritto dritto sulla rampa. La parte peggio ridotta del suo corpo, però, era senza dubbio la schiena. Per un po’ non avrebbe potuto strisciare senza atroci sofferenze.
La sveglia, inclemente, continuava a trillare. Incacchiatosi come, è il caso di dirlo, una biscia, Chad agguantò il mefitico orpello tecnologico e lo scagliò fuori dalla finestra, centrando magistralmente il vicino di casa di Gru, Fred McDade. Rinfrancato dal ritrovato silenzio, Fry si apprestò a tornare nel mondo dei sogni, ma qualcosa simile a un martello di ghisa si abbatté impietoso sul suo sterno.
–Sorgi e splendi, Chaddone!- esclamò quella lattina umana decerebrata di Truman.  
–"Chaddone"?!...- fu tutto quel che Chad riuscì a pensare prima di cadere di nuovo preda della sua agonia fisica, accentuata dalla pacca letale del cyborg.
A costo di incommensurabili sforzi, l’uomo-serpe riuscì a mettersi in posizione eretta.
–Ti vedo euforico, Truman.- borbottò sarcastico.
–Nh?-
-Allegro.- rettificò, memore dello scarno vocabolario dell’amico.
–Sì, bè, ieri è stata una bella giornata.- rispose infine Truman; -Dov’è Spark?- chiese poi.
Chad rimase interdetto: -Co-come, dov’è? Nel suo le…- Ma il giaciglio di Spark era immacolato e soprattutto vuoto. –Ok.- fece Fry –Dov’è Spark?-
-Ehi, non fare il furbo, l’ho chiesto IO a TE!-

Cucina.

Gru non si era mai infuriato così tanto, negli ultimi dieci anni.
Ma la sera prima, era stato pugnalato alle spalle.
Si era assentato giusto per una giornata, ma era bastato perché venisse giù  il finimondo. Non solo, di ritorno, non aveva trovato una delle sue figlie in casa. Era già abbastanza tardi. Ma la goccia che fece traboccare il vaso fu la notizia che Spark Speegeil, aspirante assistente, mirava a sottrargli tutto.
Com’era successo? Rimasta la stanza degli ospiti sprovvista di sorveglianza (Chad era fuori con Edith, Truman se la spassava con Agnes e Spark era già uscito assieme a Margo), uno dei Minions di turno alle pulizie di casa era entrato indisturbato e, svolgendo il suo lavoro (alla meno peggio), si  era incidentalmente scontrato nello scomparto segreto di Spark. Subito tutti i fogli  lì contenuti si erano sparsi sul pavimento. Raccolti (sempre alla meno peggio) li aveva poi posati in corridoio, a raso muro. Non ci volle molto perché il padrone di casa li adocchiasse e, incuriosito, iniziasse a leggerli, fino al progetto incriminante. E quando vide dalla finestra il ragazzo, assieme a sua figlia, Gru, coi nervi a fior di pelle, diede libero sfogo alla sua furia. E ancora non era finita. Il supercattivo dal naso a punta camminava alterato avanti e indietro per la cucina, sotto gli occhi di una timorosa Margo, che dopo un sonno tormentato, stava subendo una sfuriata epocale.
Inutile dire quante il padre gliene avesse dette, in riferimento a quel bacio fatale. Inutile dire quante volte Margo avesse tentato di spiegare lo sviluppo della storia.
Gru si maledì per quel maledetto annuncio, dovuto esclusivamente alla sua incapacità di affrontare una perdita.
Dopo essersi convulsamente strofinato gli occhi, fece per riprendere a parlare, ma una voce irritantemente vivace lo battè sul tempo: -Uh, ci sono i Cocconcini!- Truman superò Gru e si avventò sulla scatola sul tavolo, senza badare a Margo, seduta proprio lì accanto. Si mise in bocca cinque biscotti tutti in una volta, per poi sputarli, mezzi masticati: -Ah, già, a me il cocco fa schifo.-
Chad, accortosi dello sguardo tutt’altro che amichevole del loro anfitrione, azzardò: -Ha mica visto Spark?-
Gru si voltò verso il rettiloide, cui vennero i brividi per il tono forzatamente gentile dell’uomo: -Oh, ma sicuro! E’ passato per la porta principale, proprio stanotte, ha attraversato la strada e da allora non l’ho più visto! Vi consiglierei, anzi- la voce di Gru abbandonò ogni camuffamento e si fece greve; -VI ORDINO di seguire il suo esempio e di non farvi mai più vedere da queste parti. Avete il tempo di raccogliere i vostri effetti personali.-
Il messaggio era chiaro.
Anche per Truman.

Due ore dopo, parco cittadino.

-E’ grandioso.- digrignò Spark, mentre strappava le ali a una mosca, la cui unica colpa era stata posarsi sul naso di un giovane criminale dal pessimo umore. Completata la tortura, schiacciò l’insetto senza pietà e tornò a scrutare furioso il panorama davanti a sé. –Doveva filare tutto liscio, bastava così poco, ma niente. Ho permesso al nemico di starmi vicino, me ne sono innamorato, mi sono rimbecillito ed è bastato un padre indignato per togliermi di mezzo. Vatti a fidare dei consigli di un banchiere in sovrappeso.- continuava a borbottare.
–Spark!- gridò una voce. L’interpellato alzò lo sguardo e vide i suoi due “scagnozzi” venirgli incontro.
–Mi stavo effettivamente chiedendo cosa ne fosse stato di voi. Arguisco che Gru vi ha sfrattati soltanto poco fa.-
-Da quanto sei qui?- chiese Chad, dimentico dei suoi dolori skateboardistici.
Spark ci pensò su un attimo: -Uhm, dalle tre di stanotte. Le panchine sono più comode di quel che sembra.-
Chad era allibito. Spark sembrava depresso. Ma non poteva essere. Non l’aveva mai visto con l’autostima sotto i tacchi.
–Voi come mi avete trovato?- chiese Speegeil. Fu Truman a rispondere, orgoglioso di sé: -Col mio GPS interno!-
-Mh.- commentò Spark, fiacco. Chad, seriamente preoccupato, cerco di intervenire: -Senti, SP, non è andata come avevi previsto. Ok. E’ chiaro. Niente ci vieta di ritentare altr…-
-Ma ritentare cosa?!- sbottò Speegeil, sconfortato; -Non so come sia per voi, ma io è tutta la vita che cerco di raggiungere un obiettivo decente. Ma ogni volta c’è sempre un qualche intoppo che mi manda all’aria tutto. Quando ci siamo rincontrati ero già alla frutta, e neanche me ne rendevo conto. Ho praticamente puntato tutto su questo piano, e ho mandato tutto a quel paese. Adesso non so più che fare. La nostra collaborazione termina qui. Scusate se vi ho coinvolto. Addio, gente.- concluso lo sfogo, fece per andarsene, ma qualcosa lo afferrò per le caviglie.
Era Truman, gettatosi a terra: -NOOOOO!- gridò disperato; -Non può finire così! Non puoi lasciarmi a me stesso! Sono troppo idiota per farmi largo nella vita da solo! Ho bisogno di almeno due persone intelligenti come supporto!-
-Ok, Chad è uno, il secondo non può essere tuo padre?- replico stizzito Spark, mentre tentava di liberarsi.
–Sono orfano da due anni.- ribattè il cyborg. Chad tornò a parlare, aprofittando del silenzio che era calato: -Dì un po’, Spark, per caso il suddetto “qualche intoppo” ha a che fare con la tua famiglia?- il ragazzo-serpe doveva aver colto nel segno, perché il ragazzo dall’occhio guasto abbandonò i suoi sforzi per liberarsi dalla stretta di Truman.
Rapidamente, sulla faccia di Spark tornò a delinearsi quel sorriso inquietante che indicava il sorgere di un’idea nella sua testa: -Signor Fry, posso chiederle come ha raggiunto quest’intuizione?-
-Ricordo quel poco che mi ha raccontato a riguardo, signor Speegeil- fece Chad, scimmiottando l’amico; -E ho una certa esperienza personale.-
Il ragazzo genio, ricaricato, sentenziò: -E’ il momento di scendere al nocciolo del problema! Non appena Truman allenterà le ganasce…-

Periferia, pomeriggio presto.

Spark, Chad e Truman scesero dall’autobus.
Una vera fortuna che una delle fermate fosse proprio davanti al condominio a due piani ove il signor Speegeil, ormai da tempo, aveva preso residenza. Speegeil figlio rimase ragionevolmente basito dallo squallore della struttura, che aveva rintracciato sulle pagine gialle, ma si riprese subito e lesto salì le scale. Chad ritenne più opportuno rimanere in disparte, ed espresse il suo parere a Truman, già partito dietro al giovane scienziato.
Spark si sentiva inconsuetamente teso. Non ci era abituato neanche un po’, e infatti suonò il campanello senza neanche un briciolo dell’esitazione che fa indugiare un individuo normale. Il cuore minacciò un’apocalisse atomica non appena dall’interno dell’abitazione si udirono passi verso la porta. Quando però sulla soglia apparve la figura stanca ma rispettabile del genitore, il corpo di Spark riuscì a ripristinare i valori abituali.
La scena che seguì sembrava una trasposizione in carne e ossa del finale della parabola del figliol prodigo. Con la differenza che non c’era nessun vitello grasso.
–Non hai idea di quante volte abbia provato a contattarti.- fece infine l’uomo, sul punto di piangere. Spark si morse il labbro inferiore: non era mai stato un figlio modello (eufemismo), ma la sua famiglia lo amava comunque. E lui aveva ricambiato distruggendola: Moira da qualche parte nello spazio, la madre in prigione e ora suo padre lì in quella bettola. Spark stesso si stupì di quanto la cosa, di colpo, lo facesse star male.
–Dai, entriamo.- intervenne nuovamente Speegeil senior, spezzando il silenzio. Lì, sul divano sfondato del bilocale di quell’appartamento in capo al mondo, padre e figlio tornarono a parlare dopo un lustro di lontananza. Spark riuscì a sfogarsi com’era nelle sue intenzioni, confessando che alla base di tutto, come aveva intuito solo poche ore prima, c’era non l’orgoglio, ma la frustrazione per essere stato messo in secondo piano da un momento all’altro.
Il padre ascoltò pazientemente fino a che il trafelato discorso del figlio, caratterizzato come sempre da un eloquio ricercato, cessò. Solo allora prese la parola: -E’ sempre stato un po’ difficoltoso trattare con te, Sparky. Per metterla sul semplice. Ma se è vero che si è quel che si è, allora di certo quel che dovevo fare non era cercare di cambiarti.- Dove stava andando a parare? Spark non riusciva a capirlo, e la cosa lo irritava. –Il succo, senza tanti giri di parole, è che sia io che tua madre ti abbiamo sempre voluto un universo di bene e abbiamo sempre confidato che, nel bene o nel male, saresti riuscito a realizzarti.-
-Ma…la mamma…Moira…-
-Quel che tua madre ha detto di tua sorella lo ha detto in un momento in cui se ne stava soprapensiero. Non c’era da prenderla sul serio. La realtà è che non abbiamo mai preferito l’uno all’altro: siete entrambi i nostri amatissimi geni del male.- Silenzio. –Ora credo sia meglio che tu vada, sai, se resti le cose si faranno sempre più smielate.-
-Eh…- rantolò Spark, stordito da quanto aveva appena appreso. Ripresosi, si alzò di scatto dal divano e, fissando suo padre con fare cameratesco, esordì:
-Ti giuro che saprò farmi perdonare per tutto questo equivoco.-
-Aw, mi basta che tu faccia scagionare la mamma.- ribattè Speegeil padre; -La sua ultima compagna di cella le sta dando delle noie, mi dice. Oh, e torna quando vuoi.-
Chad intanto aveva il suo bel daffare a convincere Truman a non seguire Spark: come si fa a trattenere una macchina umana inarrestabile e deficitaria di comprendonio?! I due erano proprio dalla scalinata quando il loro amico li raggiunse.
–Eccoti qui. Allora?-
-La faccenda è risolta, almeno per quanto riguarda il mio blocco mentale: ora il mio genio non è più smorzato da complessi d’inferiorità.-
-Addio mondo, allora.- replicò sarcastico l’uomo-serpe.
–Confrontarsi con i genitori è proprio ricostituente. Perché non lo fai anche tu, Chad?.- domandò gioviale Spark.
La risposta fu: -Ma scherzi?! Mia madre è pazza senza remissione, l’hanno pure internata! Cosa vuoi risolvere con un discorsetto?!-
Truman avrebbe voluto aggiungere qualcosa, ma venne interrotto dallo squillo del suo cellulare, una delle tante applicazioni sparse per il corpo. Dopo un minuto buono passato a dimenarsi come un tarantolato, riuscì a trovare il tasto di risposta (sulla tempia sinistra): -Pronto?- fece; -Oh! Ciao! Come… Eh?! Bè… sì, è ovvio, arriviamo…- Terminata la chiamata, il cyborg squadrò gli altri due, perplessi. –Era Kristoph. Ha detto che è successo un casino e che ha bisogno d’aiuto.- disse semplicemente, per poi partire spedito in direzione di casa Gru. Spark e Chad gli andarono dietro, quasi automaticamente.
Non osarono mai chiedere a Truman quando e perché avesse dato il suo numero al Minion.

Quartiere residenziale, un’ora dopo.

Un nugolo di curiosi si era ammassato intorno alla residenza dei Gru, o meglio, dove sarebbe dovuta essere la residenza dei Gru. Quel che la calca stava osservando sbigottita era un enorme cratere che sprofondava fino al laboratorio sotterraneo, mezzo devastato.
Kristoph, correndo avanti e indietro nervosamente, avrebbe voluto che tutti se ne andassero in fretta, ma perché ciò potesse essere possibile, ci sarebbe stato bisogno di tutti gli altri Minions, disgraziatamente dispersi dopo… la catastrofe.
–Levatevi di torno, parassiti urbani!- berciò una voce imperiosa, che Kristoph identificò subito con il volto di un certo ragazzo dall’occhio guasto. Nello stesso momento, un’altra conoscenza del Minion si faceva strada strisciando fluidamente fra le gambe dei "parassiti". Raggiunto il bordo dell’enorme buca, si alzò in piedi, spalancò la bocca, mostrò le zanne e lanciò il sibilo più minaccioso nella storia dei serpenti. Atterrita da tale spettacolo, la folla si disperse. L’ultimo a dileguarsi fu Fred McDade. Spark e Truman raggiunsero Chad e Kristoph, potendo così concentrarsi sul motivo della loro convocazione.
Speegeil si fece calare giù nel laboratorio da Truman e il suo avambraccio-rampino, dando il via a una fitta indagine. Fitta ma breve, poiché non gli ci volle molto a rinvenire un paio di enormi occhiali dalle lenti a fondo di bottiglia.
–Arthur VanArthur.- ringhiò.
–Poka?- chiese ansiosamente Kristoph, sceso assieme a Chad e Truman (e i loro rampini).
–Il tecnico scientifico di mia sorella c’entra qualcosa.-
-E tua sorella?-
-Pah! Lei non avrebbe mai approvato un simile assedio alla concorrenza. Mai stata così professionale. Come ha fatto a conquistare la Scandinavia?!-
-Bè, ok, che facciamo?-
-Mi pare elementare, Chad, raggiungiamo la base di Moira e chiediamo a VanArthur spiegazioni esaurienti. E se è successo qualunque cosa a Moira o a Margo, io…- gli occhiali vennero ridotti a un cubetto più in fretta di quanto avrebbe fatto un apparecchio compressore.
–Ok, ok, in fondo anche io ci terrei a salvare Agnes…- sentenziò quieto Truman.
–Ma, non ci dicevi che tua sorella ha la base in orbita nel cosmo? Come ci arriviamo?- obiettò Chad. Kristoph fece per suggerire l’aeronave di Gru, ma notò che era stata divorata dalle robo-termiti superstiti del razzo di Spark.
Questi però non pareva in difficoltà: -Ho i miei mezzi…- ghignò.
CONTINUA

NdA: Fred McDade è un personaggio secondario del film, quando Gru praticamente minaccia di morte il suo cane (reo di aver fatto i suoi bisogni nel giardino del protagonista) e quando Gru parte a bordo del suo razzo alla volta della luna. Il cognome del personaggio appare nei titoli di coda.
 
  
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