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Autore: kutinjiu    09/11/2011    1 recensioni
Quante volte avete guardato un treno passare davanti a voi, mentre aspettate al passaggio a livello? Vi siete mai ritrovati a cercare di indovinare la loro storia? Non sapremo mai se fossimo nel giusto o no, ma ciò che abbiamo inventato rimane nei ricordi come se fosse una persona reale. Probabilmente qualcuno ha veramente vissuto quelle storie improvvisate e questo ci basta per considerare come realtà la nostra fantasia. D'altronde siamo liberi di immaginare il mondo come più ci piace, se questo ci rende felici.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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La Ragazza

La figura si rivela appartenere ad una ragazza.
Il suo sguardo affranto spazia lungo il paesaggio all'esterno del treno.
La noia ha distorto la curva delle sue labbra verso il basso, brevi lampi di interesse fanno sì che essa si risollevi leggermente, ma solo per un momento.
Il capo reclinato è sorretto da una mano, il gomito poggia mollemente su un bracciolo del sedile.
Mi chiedo se anche lei stia immaginando qualcosa riguardo alle persone che vede.
I nostri occhi si incrociano per un istante, poi si perdono.
Quel contatto mi disturba, non riesco ad immaginare la storia della ragazza.
La sento come un'estranea in questo mondo, possiede qualcosa in più degli altri.
Tutto questo dura solo pochi istanti, infatti le mie riflessioni vengono interrotte da un suono; ho l'impressione che mi stiano chiamando.
Tolgo una cuffietta per sentire se il rumore si ripete, ma percepisco solo lo scroscio della pioggia ed il roboare del treno sulle rotaie.
Allora torno ad osservare la ragazza e la sua storia appare vivida nella mia fantasia.

Aveva stabilito un record di felicità in quel giorno, ed era trascorsa solo la mattinata, cioè la parte solitamente più noiosa.
Stava uscendo proprio ora da scuola, con la sua amica del cuore, diretta al parco, dove avevano intenzione di pranzare assieme.
Qualche ora dopo, sarebbe tornata a casa, raccontando raggiante della performance perfetta data nell'interrogazione di matematica.
Nel week-end avrebbe dovuto partecipare alla lettura di una sua poesia, arrivata seconda ad un concorso.
Non componeva per vincere, ma perchè sentiva un impulso a confidarsi con un semplice pezzo di carta.
In questo modo affidava i ricordi, che la sua memoria fallace rischiava di cancellare, all'eternità della poesia.
Le bastava rileggere le sue opere per rievocare il sentimento che le aveva ispirate.
Grazie a questa grande sensibilità, si sentiva in sintonia con la vita, che amava profondamente.
Quando vedeva la miseria, l'ingiustizia ed il dolore che ferivano il mondo, provava un'infinita tristezza.
Allora cercava di rimediare nel suo piccolo, faceva sempre il primo passo per migliorare la vita di qualcuno, cercando almeno di ottenere un timido sorriso.
Gesti così minuscoli nella forma, così immensi nel significato.
Sospesa in questa esistenza idilliaca, rideva insieme all'amica.
Non dava per scontata la sua presenza e rideva, grata della gioia che le portava ogni giorno.
E mentre rideva, si dimenticò di tutto ciò che le stava intorno, di ogni sofferenza che la vita ci fa patire quotidianamente, e fece un passo di troppo.
Dei fiori giacevano rinsecchiti sul bordo della strada, a ribadire quanto fosse pericolosa quella curva.
Ma gli studenti spesso per accorciare il cammino, attraversavano in quel punto.
Un urlo, una frenata.
Una traccia nera sull'asfalto, una chiazza di sangue.

Dopo quest'ultima immagine, torno in me stesso, ancora fermo davanti alle sbarre.
Le mie labbra curvate verso il basso, emulano l'espressione della sfortunata ragazza che osserva il paesaggio dal treno.








  
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