XXXIII Capitolo
“Amore,
mi manchi” il tono di voce era dolce ma malinconico.
Ogni
nostra conversazione iniziava sempre così. Lui mi ripeteva quelle parole tutte
le volte, da quando ci eravamo separati. Parole che mi scaldavano il cuore ma
che inevitabilmente riportavano a galla la mia tristezza nell’averlo così
lontano.
Sentire
la sua voce era piacevole. Sempre. Ma anche triste.
Mi manca.
Ero
tornata in Italia, a casa.
Non potevo mica rimanere in Scozia per sempre
… vi ero rimasta sei mesi.
Lasciare
quei luoghi incantati, con i suoi profumi, la musica e quei colori mozzafiato
era stato devastante. Ma lasciare lui lo era stato ancora di più.
Dividerci
era stata la cosa più difficile, non avrei voluto farlo, ma non vi era altra
soluzione. Avevamo passato tanti bellissimi momenti insieme, condiviso così
tanto che, adesso, solo a pensarci avevo le lacrime agli occhi.
“Ciao
tesoro, anche tu mi manchi. Tantissimo”
Ero
tornata da poco più di due settimane ma sembravano decenni. Non poterlo vedere,
non poterlo toccare e baciare mi faceva impazzire.
“Cosa
stai facendo?”
Era
curioso, interessato a cosa facevo, dove andavo o con chi fossi. Voleva
condividere con me la mia vita anche da lontano come io facevo con lui.
“Non
ci crederai, amore. Ho una notiziona … ti avrei chiamato io a breve per fartelo
sapere” ero emozionata
Si
trattava di una notizia che mi aveva sbigottito ma anche entusiasmato.
Avevo
iniziato un tirocinio, appena rientrata in Italia, in una società pubblicitaria
molto importante e proprio oggi mi avevano dato la notizia. Erano intenzionati
ad assumermi presso di loro. Con un contratto a termine di diversi mesi,
dandomi anche buone prospettive future.
“Che
notizia? Dal tuo tono sembra una notizia positiva”
“Lo
è, infatti. Mi hanno proposto un contratto di lavoro” lo dissi tutto d’un
fiato.
Silenzio
dall’altra parte.
“Amore,
ci sei?” domandai incerta
“In
che senso?” la sua voce aveva cambiato tono
“Nel
senso che oggi mi hanno proposto un contratto a tempo di alcuni mesi. Ed io
avrei intenzione di accettare. Che ne pensi?”
“No!
Non lo so... non sono contento. Perché hai accettato?” era arrabbiato.
“Cosa
c’è che non va? Non capisco”
“Come
fai a non capire? Che ne sarà di noi? Eh? Ci hai pensato? Come faremo a vederci
se vivremo e lavoreremo lontanissimi l’uno dall’altro? Cristo Soph! Lo sai che
non riesco a stare per troppo tempo senza di te. Non voglio. Voglio averti
vicino. Sempre”
Era arrabbiato ed era saltata fuori
ancora questa storia.
Dannazione!
“Gerard,
è solo per qualche mese. Non sarebbe per sempre“
Anche
se le sue parole mi avevano innervosito avevo mantenuto il mio tono di voce calmo.
Volevo rimanere serena ed essere gentile, per cercare di rimanere lucidi e ragionevoli.
Non volevo arrivare a litigare. Avevamo discusso, sullo stesso argomento, poche
settimane prima della mia partenza. Pensavo di aver chiarito il mio punto di
vista ma evidentemente lui non aveva capito.
“Ci
risiamo, Sophie! Io non riesco a capirti. Cosa c’è di difficile o di complicato
nel rimanere accanto alla persona che si ama? Pensavo che il tuo ritorno a casa
fosse temporaneo ma ora non lo so più. Perché non vuoi stare dove sono io?
Perché non vuoi vivere qui?”
Sempre le solite domande. Sempre i soliti
quesiti.
Io
riuscivo a capire lui, il suo lavoro, i suoi
impegni, i suoi momenti da soli uomini
e tutto il resto mentre lui non riusciva a fare altrettanto nei miei confronti.
“Non è così, lo sai. E’ solo che…” non riuscì a terminare il
mio pensiero che mi interruppe.
“No, non lo so! Non so più niente ormai. Non so più cosa
siamo! Siamo distanti. Tu sei lontana! Ed io soffro!”
“Ed io? Sto soffrendo anche io, cosa credi?”
Le sue parole mi avevano ferito.
“Io ti amo. Ti amo moltissimo. Anche io soffro a non vederti,
a non toccarti. Vorrei essere lì con te ma non posso rinunciare a me stessa.
Non lo voglio fare! Voglio rendermi utile, voglio aiutare e lavorare. Non me ne
starò attaccata a te come un’ombra, come un orrendo parassita che ti succhia
via tutto. Non voglio fare la mantenuta, Gerard! Non è nella mia natura e non
lo farò. L'orgoglio si
può mettere da parte ma la dignità non si perde per nessuno”
Mi ero ripromessa di non
discutere, di non urlare, di mantenere la calma e rimanere lucidi ed obbiettivi
… avevo decisamente fallito.
Lui mi aveva lasciato parlare senza intervenire o
interrompermi. Volevo sapere se le mie parole erano state comprese. Se aveva
capito.
Certo, non sarei rimasta per sempre in Italia e lo sapevo. Lo
amavo troppo. Ma volevo almeno fare un’esperienza lavorativa valida. Lo dovevo
a me stessa! Dovevo ripagare tutti i sacrifici che avevo fatto, i miei e quelli
della mia famiglia.
Sicuramente avrei trovato un lavoro simile anche all’estero,
magari migliore. Volevo guadagnare un po’ di soldi e iniziare con lui la mia
vita, alla pari.
Volevamo comprare casa insieme anche se lui, causa lavoro, si
spostava e viaggiava frequentemente.
Lui faceva l’attore, aveva moltissimi amici, era ricco, bello
e famoso. Io invece nulla di tutto quello. Ero in soggezione per questa cosa ed
era anche per questo che volevo farlo.
Volevo costruire qualcosa insieme ma senza pesare su di lui.
Avremmo fatto progetti e condiviso eventuali sacrifici; lo avremmo fatto
assieme, non lui da solo. Ero sempre stata una ragazza indipendente ed
autonoma. Dipendere dagli altri, soprattutto
economicamente, mi avrebbe distrutto a lungo andare. E lui lo sapeva. Ne
avevamo già parlato.
“Non senti ragioni, vero?” sospirò pesantemente
Mi presi la testa fra le mani perché non riuscivo a farmi
capire.
“Fai come vuoi. Non voglio discutere ancora con te.
Buonanotte Sophie” e mise fine alla conversazione.
Ero incredula. Fissavo il telefono nelle mie mani senza dire
una parola.
Cominciai a piangere in silenzio.