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Autore: FairySweet    14/11/2011    1 recensioni
E se sono fragile come il cristallo la colpa è solo tua, tua e di quel maledetto sorriso che mi hai costretto ad amare ...
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Greg House, Lisa Cuddy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Lento cambiamento                                                                                                                             Lento Cambiamento






La vedeva svanire davanti ai suoi occhi senza poter far niente per aiutarla. A volte sembrava così lontana da apparire quasi incorporea.

La spiava di nascosto studiandone ogni gesto, ogni espressione ogni dannato movimento che si discostava dalla realtà, da lei e dal suo modo di essere. Perso nei pensieri seguiva il tocco ritmico della biro che picchiettava allegramente sul bancone delle infermiere, la mano che giocava con i capelli e quel suo modo di camminare tremendamente sexy reso forse ancora più dolce da quel ventre arrotondato “Non puoi seguirla per sempre” “No, ma posso evitare che si affatichi” Wilson sbirciò oltre la balaustra “E se la costringessi con la forza ad iniziare la terapia?” “Non servirebbe a niente, è una sua scelta” “È sbagliata” “Sta per regalarti un bambino” si voltò verso l'amico giusto quel tanto che bastava per riuscire a vederlo “Non gli ho chiesto niente” “Non puoi evitarlo” scosse appena la testa ridendo “Sto impazzendo Jimmy. Ogni maledetto giorno che passa ho l'impressione che si allontani da me. La vedo scomparire e non posso fare niente per lei perché rifiuta ogni mio aiuto” “Coraggio” mormorò Wilson dandogli una pacca sulla spalla “Non sono pronto per diventare padre. Sono a malapena in grado di pensare a me stesso ... forse dovrei lasciare che ... in fondo è sposata” “Cosa?” ribatté l'oncologo “Ha un marito è vero ma solo per evitare che tu prenda decisioni insensate e stupide” tornò a concentrarsi su di lei, sul suo tenero sorriso “Non importa che tu sia pronto o meno House ... quel bambino vive dentro di lei da sei mesi e quando Lisa ... quando lei .. insomma, quel bambino avrà bisogno di te” “Già” Wilson aveva ragione lo sapeva bene ma accettarlo voleva dire rinunciare all'unica persona di cui gli fosse mai realmente importato “Come la chiamerai?” lo sguardo allegro dell'amico lo confuse a tal punto da dimenticare ogni altro pensiero “Chi?” “Tua figlia” “Mia cosa?” Wilson sbuffò alzando gli occhi al cielo “È una bella bambina” “Credevo fosse un maschio” l'altro sorrise “Non voleva dirti niente, non credo lo sappia nemmeno lei il sesso del bambino” “E tu come fai a saperlo?” “Devo controllare tutti i suoi esami” la mano stretta sul corrimano allentò la presa e un leggerissimo sorriso gli colorò il viso “Così è una bambina” “Già ... allora? Come la chiamerai?” ci pensò qualche secondo “Zaira” “Zaira? Che razza di nome è?” domandò allibito Wilson “Quando stavamo ancora assieme mi divertivo a farla arrabbiare inventando strani nomi. Zaira è il primo nome che le ho detto” “Sai” continuò l'oncologo ridacchiando “In fondo non è male. Ha un suono davvero bello” sorrise afferrando il bastone “Dove vai?” “A bloccarla prima che decida di correre dietro ai finanziatori”
Lisa aveva abbandonato l'ufficio, avvolta da un leggerissimo vestitino estivo si stava allegramente incamminando verso l'uscita, nella mano sinistra stringeva il cellulare che non smetteva di suonare mentre nella destra, un sacchettino color lavanda “Dove vai?” si voltò di colpo spaventata da quell'improvvisa domanda “E tu? Dove vai?” ci pensò qualche secondo “Dipende dalla tua risposta” “Vado a fare la ceretta” “Ottimo, ho sempre sognato di avere un inguine liscio come la seta” sorrise prendendole di mano il sacchettino “Scordati il lavoro per oggi. Andiamo a casa, hai bisogno di riposare” lo fissò confusa lasciandosi guidare verso l'auto “Cosa c'è sotto?” “Ti fa male la testa, hai la nausea e per quanto tu ti sforzi di continuare a nasconderlo mi dispiace, non funziona” chiuse la portiera della macchina lasciando che quegli occhi vagassero divertiti oltre il vetro.



Ascoltava i suoi respiri incantato dalla dolcezza di quella serenità in netto contrasto con il suo io interiore. Quanti cambiamenti aveva fatto in tre mesi,  continuava a sorridere, sempre, in ogni luogo quel sorriso era pronto ad illuminare il mondo ma sapeva bene quanto dolore vi era nascosto dietro.
Ricordava le lunghissime ore passate a cercare di estrapolare la verità dalle sue parole, l'aveva vista piangere in silenzio, quando credeva di essere sola, quando la tristezza prendeva il sopravvento su tutto il resto.
Soffriva, soffriva terribilmente ma continuava a lottare contro una vita ingiusta, proteggeva quel dono prezioso quasi come fosse aria pura, l'ossigeno indispensabile alla sua vita.
Non si era accorto dell'alba, di Lisa, dolcemente girata verso di lui, le mani strette al cuscino e gli occhi fissi su di lui, sul suo viso pensieroso e lontano.
Era rimasto sveglio tutta la notte ad osservarla, immobile su quella poltrona aveva seguito il lento canto del suo respiro “Non sei stanco di controllarmi?” “E tu di prendere decisioni idiote?” sorrise stringendo più forte il cuscino “Mio figlio non è una decisione idiota” “Restare svegli la notte non è controllarti” ribatté stiracchiandosi “Ti prenderai cura di lui?” “Ma che domande sono?” “Greg” si mise seduta avvolgendosi nelle coperte, le mani posate sul collo e gli occhi persi su qualcosa di incorporeo “ Promettimi che ne avrai cura, promettimi che lo amerai e che non lo lascerai solo” “Devo proprio?” buttò lì secco ma gli occhi della ragazza si riempirono di lacrime “Ho scelto mio figlio, l'ho fatto perché la sua vita, il suo essere reale renderà il mondo un posto migliore” si fermò qualche secondo asciugando quelle perle gelide che velocemente scendevano dai suoi occhi “È il nostro bambino” che diavolo doveva risponderle? Si alzò dalla poltrona raggiungendola “Mi stai chiedendo di amare la persona che ti uccide, credi davvero che ne sia capace?” “Sei capace di amare” un semplice sorriso a colorarle il viso “Sarò un padre terribile” “Non puoi saperlo, non conosci il futuro” “No ma conosco il passato, andrà a finire esattamente come tutte le altre volte. Rovinerò la vita di questo bambino perché non sono capace di amare” Lisa abbassò lo sguardo “Avevo paura anche io con Rachel ... imparerai ad essere un bravo padre ... ne sei capace” le sollevò il viso studiandone l'espressione “Hai paura?” “Non ho paura di morire ma sono terrorizzata dal dover correre giù dalla nuvola per prenderti a calci in culo” “Guarda che non scherzo” “Nemmeno io” gli occhi piantati gli uni negli altri “Se lo lascerai solo giuro che scenderò da quella fottuta nuvola per spaccarti la faccia” era seria, maledettamente seria e quegli occhi lo dimostravano “Sei pazza” le posò un dito sulle labbra sorridendo ma la mano di Lisa si chiuse dolcemente attorno alla sua trascinandola lungo il collo, sul seno fino a raggiungere il ventre, tremò violentemente ma lei sorrise rafforzando la presa, pochi secondi e poi quel movimento delicato e forte che lo paralizzò “È vivo” sussurrò Lisa sfiorandogli il viso “Devi solo trovare il coraggio di andare avanti” non rispose, le strinse più forte la mano sedendosi  accanto a lei, il respiro perso in quel profumo nuovo e le mani dolcemente intrecciate su quel lento cambiamento che diventava parte della sua vita.
  
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