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Autore: Ariel Bliss Russo    15/11/2011    1 recensioni
Lei è Kailey, ha diciassette anni, e ha due vite.
Una vita noiosa e piena di progetti delineati dalla routine dei suoi giorni, dove però anche la fantasia ha il suo spazio.
E un'altra, sconosciuta, ancora da scoprire...
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Se Kailey avrebbe immaginato che un desiderio espresso così, in fretta e furia, si sarebbe trasformato in un sogno tanto fantasioso e assurdo, probabilmente avrebbe guardato il cielo ogni sera, alla ricerca di una stella cadente.
Ed era iniziato tutto con un semplice sbadiglio...

*La Dreamer*


Dopo aver visto la debole scia attraversare il cielo per un secondo, Kailey aveva sentito come una sorta di pressione nella sua testa, qualcosa che le fece sentire le palpebre più pesanti del piombo e che la costrinse a tenerle chiuse per un po’, nella vana speranza che quella strana sensazione svanisse. Invece era aumentata e il buio causato dagli occhi chiusi era diventato quasi piacevole.. dolce.. finchè si era addormentata. O almeno credeva di essersi addormentata, perché ciò che successe dopo le sembrò così reale da lasciarle un vuoto infondo allo stomaco. Il terreno sotto di lei aveva iniziato a farsi più morbido, tanto che Kailey aveva pensato che qualcuno -sperò non Josh- si fosse accorto del suo cedimento e l’avesse portata a letto. Ma nell’istante in cui quel sostegno era mancato e aveva iniziato a precipitare sempre più giù, Kailey si maledisse per non aver aperto gli occhi quando poteva, dato che durante quel salto nel vuoto non capiva più dove finisse il suo corpo e cominciasse l’oscurità che l’accerchiava. Non era sicura che fosse davvero così buio, ma non riusciva a vedere alcuna luce, e intorno a lei sembrava esserci una totale assenza di colore, perciò azzardò quell’ipotesi assurda cercando di autoconvincersi che fosse un incubo, nonostante la forte paura. Erano sensazioni astratte, quelle che provava, e anche se avesse voluto urlare non aveva la minima idea di come si facesse, ne di dove si trovassero le sue labbra.
O la sua gola.
O il resto del suo corpo.
Un pensiero poco appropriato al momento raggiunse il suo cervello e si chiese se fosse quello -l’oscurità incombente, l’impossibilità di guardare e toccare con i propri sensi, l’attesa snervante che si consumava fra i secondi- ciò che provava un bambino nella pancia della mamma, e provò pena per lui.
Poi, proprio come era cominciato, quel vuoto e quel buio soffocante di fermarono. Riacquistò dolcemente e con gioia la sensibilità di braccia, mani, gambe, piedi, viso e il resto e si sentì intorpidita, come quando le si addormentava un piede e doveva sbatterlo più volte a terra o aspettare che si “svegliasse” da sé.
Il luogo in cui si ritrovò, dopo essersi accertata di avere tutto sotto controllo nei limiti di quel sogno stranissimo, la scioccò a tal punto da farla rimanere a bocca aperta per un tempo impossibile da definire. Non poté evitare di constatare con sgomento che i vestiti che indossava, gli stessi della serata con i suoi amici - e che adesso le sembrava lontana anni luce- erano del tutto inappropriati a quel posto tanto unico e spaventoso. I suoi piedi poggiavano su un’ampia piattaforma circolare dal terriccio bluastro, colore che accomunava tutto ciò che aveva intorno. Era come se quell’alone formato dalle sfumature del blu risucchiasse tutti gli altri colori. Sul terreno risaltavano una serie di disegni a punte, di un indaco più scuro del terriccio stesso, che indicavano strane costruzioni. Archi, otto per essere più precisi, posti ai limiti della piattaforma. Kailey ne riconobbe appena lo stile, dopo averli osservati attentamente, a bocca aperta: erano archi risalenti allo stile degli antichi romani.
O erano grechi? Non sapeva dirlo con certezza, dato che l’arte non era la materia in cui spiccava. E poi perché mai doveva sognare degli archi? E quel posto in generale?
Le strutture erano identiche fra loro, se non per un particolare al quale ad una prima occhiata non aveva fatto caso: in alto, in quella che le parve si chiamasse chiave di volta, vi erano raffigurati dei fiori di specie differente, uno per ogni arco. Margherita, rosa, tulipano, peonia,  giglio, orchidea, loto e primula. Riusciva a riconoscerli anche se erano scolpiti nella pietra, e ringraziò il fatto che sua madre avesse quella passione maniacale per la natura, oltre ad averle insegnato come riconoscerli. Gli archi erano alti una decina di metri, e non Kailey non sapeva dire precisamente se quella fosse un’anomalia rispetto a ciò che aveva studiato, perché, ecco, l’arte non era il suo forte.
L’ho già chiarito, no?
Mosse qualche passo incerto, senza sapere precisamente cosa fare, cercando di analizzare meglio quello che aveva intorno, quando si rese conto con orrore di una cosa. Comprese un piccolissimo dettaglio, un aspetto di quel luogo che non aveva analizzato davvero se non quando capì che non c’era più nulla da analizzare.
Praticamente lo spazio del suo sogno finiva lì.
La piattaforma era sospesa nel vuoto.
Non c’era nulla ne sopra ne di lato. Kailey strisciò sempre più sbigottita verso uno degli archi, accostandosi ad esso senza toccarlo -sarebbe potuto cadere o peggio, esplodere- e si sporse leggermente verso il bordo della piattaforma.
Nulla nemmeno sotto, ancora, se non quella specie di blu totale che ricopriva tutto.
Era sospesa davvero nel vuoto.
La ragazza si allontanò dal limitare di quello spazio che di colpo le sembrò opprimente e angusto e tornò verso il centro. Si accorse con una certa sorpresa che le tremavano le mani e per autoconvincersi che in realtà quelle tremavano per un freddo che non c’era e non per la paura, le strinse fra di loro in una morsa d’acciaio.
Poi lo sentì.
Un rumore.
Tese l’orecchio e rimase in ascoltò. Non è niente, Kailey, si disse, sei agitata e te lo stai immaginando, ma quei pensieri vennero scartati non appena quel lieve scalpiccio si fece più vicino, tanto che poté dargli una posizione, un luogo d’origine.. dietro di lei. Si voltò di scatto pronta ad urlare, ma il fiato le si bloccò in gola. Un leggero ma fastidioso prurito al fianco la costrinse a portare la mano sopra di esso per strofinargliela contro. Tutto ciò senza levare gli occhi dalla figura che emergeva nell’ombra blu notte al confine con la piattaforma, davanti a lei, e che entrava nel suo campo visivo fermandosi a qualche metro di distanza, lì dove Kailey riusciva a vederlo bene e con chiarezza, perché il bagliore del solito colore si faceva un po’ più chiaro su quel cerchio di pietra che le impediva di sprofondare, con il corpo e con la mente, nel nulla intorno a loro.
Quel loro sapeva di compagnia, e se da un lato Kailey ne fu rincuorata, dall'altro..
Non sapeva bene cosa provare. Cullarsi nella calma, senza quindi dover cedere alla paura, per il fatto che non fosse più sola o preoccuparsi che lo fosse con uno sconosciuto. Deglutì e quello fece un sorriso rassicurante e curioso. Non sembrava sorpreso di vederla lì, non tanto quanto lei lo era di lui. Respirò profondamente e cercò di aprire la bocca per fare uscire qualche parola anziché rimanere lì imbambolata come un’idiota, ma lui lo fece per lei.
-Come ti chiami?-
Una semplicissima domanda, tre semplicissime parole che fecero ammutolire Kailey, anche se non aveva fatto altro che stare in silenzio. Una voce del genere, pensò, potevi sentirla al cinema o nei film in televisione solo se proveniva da un ragazzo stupendo. Dolce, calda, profonda e affilata, non incerta come lo è per gli adolescenti maschi, ma come può esserlo per uno di loro che ha già passato quel periodo di cambiamenti ed è.. un ragazzo-adulto. Eppure Kailey, che era certa di non aver mai sentito una voce così particolare in vita sua, non si lasciò intimidire. Ce ne voleva, per riuscirci, Kailey Ryan non si faceva mettere i piedi in faccia da nessuno, tantomeno da un ragazzo così affascinante che dubitava avesse potuto incontrarlo nella sua scuola.
Ok, nella sua intera città.
O forse nell’intera faccia del pianeta, per amor del cielo!
Certo, era un peccato che quello fosse solo un perfetto e bellissimo prodotto della sua mente, magari si trattava del suo subconscio che si manifestava per spiegarle come mai si trovasse in un posto tanto strambo e come avesse fatto il suo cervello a crearlo dato che lei non aveva mai visto una cosa del genere.
-Non dovresti saperlo?- si decise a rispondere infine, -Insomma, siamo nel mio sogno, tu non sei reale e provieni dalla mia testa, perciò perché mai dovresti chiedermi come mi chiamo?-
Per un momento l’affascinante sconosciuto rimase lì interdetto, a fissarla, poi scoppiò a ridere. Una risata talmente armoniosa, spontanea e vera come non ne aveva mai sentite, che Kailey non riuscì a fare a meno di arrossire. Il ragazzo cercò di contenersi, eppure anche mentre parlava sentiva qualche traccia del riso che gli aveva sfiorato le labbra appena qualche attimo prima.
-Secondo te io non sono reale?- le chiese, probabilmente pensando che lei scherzasse -Tu non ti offenderesti se qualcuno lo dicesse a te?-
Nonostante la stranezza di quella conversazione, Kailey aggrottò seria le sopracciglia. -Mai io so di essere reale perché ho una vita fuori.. di qui- spiegò, non troppo sicura di cosa volesse dire qui -.. come sono piuttosto sicura che tu non lo sia-.
Il ragazzo, ancora con un sorriso che a Kailey parve piuttosto irritante stampato sul volto, si passò una mano fra i morbidi capelli biondo scuro e Kailey constatò che quello era una specie di tic nervoso di tutti i ragazzi. Che lo facessero per rendersi più interessanti agli occhi di una ragazza o per un riflesso non calcolato, rimaneva comunque un gesto a cui Kailey era abituata, non solo perché persino Josh lo faceva più volte senza accorgersene, ma anche perché tutti i personaggi maschili dei suoi libri preferiti erano soliti atteggiarsi in quel modo davanti alla ragazza protagonista. Quel pensiero però diede vita ad un altro ragionamento. E se..
-Oh! Lo so cos’è questo posto, ora sono sicura! E’ stato il mio cervello, perché leggo tanti di quei libri fantasy che alla fine ha deciso di farmi fare un sogno strambo e irreale. Poco fantasioso, direi, avrei potuto fare di meglio..- disse la ragazza, dando qualche colpetto alla testa col pugno chiuso. Si, non c’era altra spiegazione, dato che leggeva tante storie su vampiri, angeli, streghe, maghi, licantropi, viaggiatori nel tempo, immortali e tutto ciò che ha un minimo di soprannaturale, anche la sua mente si era adoperata per farle provare un’esperienza.. fantastica. Certo, peccato fosse solo un sogno, ma si sarebbe accontentata. In fondo accadeva anche nei suoi libri, che le cose migliori succedessero nel mondo onirico. Solo che non era molto convinta del ruolo che avrebbe ricoperto il giovane di fronte a lei, che la guardava a metà fra la curiosità, la malizia e la superiorità. Però era una vista gradevole.
Dio, da quando era diventata tanto superficiale?
-Sei davvero convinta che questo sia un sogno?- le chiese lui, capendo finalmente che Kailey non stava scherzando.
-Certo! Cos’altro dovrebbe essere, scusa?- Kailey era confusa. Perché il suo sogno stava cercando di confonderla?
-Vuoi davvero dirmi che non lo sai? Non sai dove di trovi? E allora come ci sei arrivata qui?- il ragazzo le si avvicinò di qualche passo, assumendo un'espressione confusa che gli cancellò per qualche istente il sorriso, fermandosi quando i loro piedi quasi si sfioravano. Kailey notò appena che il prurito al fianco si fece più insistente. Ok, il suo cervello adesso le stava mettendo un po’ paura.
-Senti, non so di cosa diavolo stai parlando, vorrei solo capire come funziona questo posto. Che devo fare? C’è qualcosa da fare, vero?- Kailey solitamente non era così acida e scontrosa, ma si stava irritando, e parecchio.
Lo sconosciuto rimase a fissarla, interdetto, per un tempo che le parve non finire più e Kailey si prese qualche minuto per studiarlo come si deve. I capelli gli ricadevano in ciocche scomposte ai lati delle tempie, arricciandosi lievemente fra di loro, e quel colore, un misto fra biondo e castano in cui risaltava qualche riflesso bronzato, dava una minima macchia di colore a quel luogo tetro e stranamente blu. Gli occhi la sorpresero, non solo perché dovette fare un respiro un po’ più lungo degli altri a causa della loro profondità, ma anche per il colore. Non aveva mai visto quella tonalità, un azzurro così intenso e luminoso, da quella distanza riusciva a intravedere delle screziature grigio-tempesta, e non sapeva se desiderasse arretrare e mettere qualche metro in più fra loro oppure avvicinarsi e perdersi in quell’insolito miscuglio di colori. Optò per una terza possibilità, quella di rimanere immobile, cercando di attenuare la confusione che aveva in testa, quando lui si decise a parlare.
-Questo..- disse, allargando le braccia per indicare la piattaforma e gli archi attorno a loro -..non è sogno. Potrà sembrarti tale le prime volte, ma per farla breve, il tuo corpo è davvero qui, non sdraiato nel tuo letto. Perciò è reale. Tu sei una Dreamer e questa è la piattaforma di lancio. Capirai a breve cosa intendo-
Kailey, pensò lei, hai due possibilità. O ridi in faccia questo tizio e ti schiaffeggi fino a svegliarti, oppure gli credi e vedi che succede.
Che aveva da perdere? Era un sogno comunque, non si sarebbe fatta male davvero, e poi era incuriosita dalla sua storia. In alcuni dei libri che aveva letto c’erano sempre aspetti ed elementi costanti. La protagonista non crede alle cose soprannaturali, si caccia nei guai, capisce che quelle cose esistono davvero, scopre di avere dei poteri e inizia un viaggio alla scoperta di se stessa. Solitamente Kailey era una ragazza a cui piaceva fare le cose con ordine, eppure in quell’occasione l’ordine sembrava troppo banale e scialbo. Le piaceva sognare, leggere e viaggiare con la mente, quindi quel sogno le sembrò di colpo talmente giusto e suo che non riuscì a reprimere un sorriso enorme verso il suo assurdo compagno, che sbattè le palpebre una, due volte prima di aggrottare le sopracciglia di fronte a quel cambio improvviso di espressione.
-Ok, mettiamo che io ti creda- disse Kailey, che presa dal vortice di pensieri che le danzavano in mente e troppo esaltata dalla prospettiva che il suo sogno volesse esaudire il suo desiderio, avvicinò il viso a quello del giovane senza smettere di guardarlo negli occhi. Le mancò di nuovo il respiro, senza motivo, e il fianco stavolta mandò una leggera scarica elettrica, che le fece saggiamente scegliere di allontanarsi. Si accorse con disagio che entrambi avevano il fiato corto e che anche lui aveva portato istintivamente una mano al fianco destro.
Deglutì. -L’hai.. l’hai sentita anche tu?- chiese a basse voce, cercando di riprendersi. Era stato solo un attimo, eppure, quando gli si era avvicinata, quella scossa le aveva trasmesso una sensazione strana, pressante, simile a quella che l’aveva costretta ad addormentarsi prima, però non aveva nulla a che vedere con il sonno, ma con la voglia matta di toccare l’affascinante sconosciuto, ancora scioccato quanto lei, che la guardava con quegli occhi di ghiaccio e che in quel momento annuì leggermente.
-Il fianco destro- disse, indicando con un dito la mano che teneva premuta proprio sopra quello -ti da fastidio, non è vero?- sorrise malizioso, come se avesse trovato quello che cercava.
Kailey non sapeva che fare. Mentirgli o meno? E poi, perché avrebbe dovuto dire che non era vero?
-Si, un po’..- confermò, socchiudendo gli occhi, cercando di capire dove volesse andare a parare -..ha importanza?-
-Ne ha se alzi leggermente il top per..-
-Cosa?!- lo interruppe, spalancando gli occhi. Ecco perché tutto quel fascino, maledizione al suo cervello! Quella specie di... ologramma stava flirtando con lei?!
Lui in tutta risposta si limitò a scrollare le spalle e a guardarla divertito.
-Pensi che ci stia provando?- diede voce ai suoi pensieri, accentuando la malizia nel tono e nello sguardo. Kailey si affrettò a distogliere lo sguardo, sperando che lui non si accorgesse di come le sue guance avessero preso fuoco.
-N-non so cosa ti passi per la testa, ma penso che la tua sia un risposta indecente- rispose indignata riprendendo il controllo di sé.
Lui rise un po’ di più. -Quando parli sembri una dama del ‘700. Comunque sia, il mio era un invito a scopo puramente illustrativo. Volevo dimostrarti quanto detto prima. E la risposta ce l’hai lì, sul fianco- concluse, senza smettere di guardarmi.
La risposta era lì? Sul mio fianco? Stavolta non riuscì ad evitarlo, e scoppiò a ridere.
-Pensi che non sia vero?- Il tono stranamente serio di lui le fece morire la risate sulle labbra. -Controlla pure, se vuoi mi giro. Ma non ho dubbi che vi troverai una stella a otto punte-.
Kailey trasalì e fece qualche passo indietro. Ok, quello si che era davvero insolito. Come faceva a sapere che Kailey aveva quella voglia? Nessuno ne era a conoscenza, eccetto i suoi genitori, Stacy e chiunque l’avesse vista in bikini munito di una grande attenzione. Lui non poteva saperlo e non poteva aver visto quella voglia dato che non l’aveva sfiorata con un dito. Poi Kailey rammentò che quello era un sogno ed era piuttosto ovvio che la sua mente sapesse della voglia. Faceva pure ridere quel dettaglio, pensato così. Si rilassò e guardò il ragazzo con aria di sfida.
-Grazie dell’informazione, è una voglia, so di averla. Come lo sai tu?- continuò, bloccando in anticipo ciò che sapeva avrebbe detto. Visto? Stava iniziando a capire come ingannare il suo stesso cervello. -Sei un’invenzione della mia mente, è ovvio che tu lo sappia- compiaciuta, lo guardò in attesa di risposte.
Lui non si lasciò scoraggiare, anzi sorrise di più. -Bene, allora dovresti sapere il resto- disse tranquillo.
-Sapere cosa, esattamente?- chiese affilando lo sguardo.
Lui scrollò ancora le spalle. -Cosa vuol dire. Perché ce l’hai..- scostò un lembo della maglietta dal lato destro e, prima che lei potesse provare imbarazzo, scorse una macchia.. una specie di disegno sulla pelle del ragazzo -.. e perché ce l’ho anch’io-.

Angolo autrice:
Come promesso, qui iniziano i problemi e si presentano i vari elementi della mia storia.
Avviene subito l'entrata in scena del nuovo personaggio, diretto, un pò arrogante, bello senza alcun dubbio.
La mia debolezza è il ritratto del cavaliere perfetto fuori e un pò meno dentro, ma questo si vedrà pian piano.
Ora.. che farà Kailey secondo voi?
Mmh.. al prossimo capitolo!

Baci,
Bliss.

   
 
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