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Autore: marwari_    16/11/2011    1 recensioni
[Altro personaggio; Cylone modello 3 (D'Anna); Cylone modello 6 (Caprica); Kara Thrace; Laura Roslin; William Adamo]
La Pegasus è appena ritornata nella flotta. C'è un Cylone a bordo!
Cosa succederebbe se un umano venisse cresciuto dai Cyloni?
Racconto nato durante una notte di incubi trasformati in sogni ad occhi aperti. Tensione, sentimento e legge morale in una storia pronta a levarvi il fiato.
[NB:chiedo perdono per gli errori di contenuto presenti nella fan fiction. seguo per il 50% i romanzi e per l'altro 50% la mia fantasia a totale ruota libera. QUESTA FF NON SEGUE FEDELMENTE GLI ORIGINALI BSG!!!!]
TEMPORANEAMENTE SOSPESA - FINO A: DATA DA DEFINIRE
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Laura Roslin, Numero Sei, Numero Tre, Nuovo Personaggio, Starbuck
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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---> NdR (per questo capitolo e seguenti)<---: personalissima interpretazione, se non apprezzate gli sconvolgimenti della trama e/o dei dettagli tecnici della storia degli autentici BSG non proseguite nella lettura, io ho avvisato!!!
 
Si fissava allo specchio. Era lì davanti, immobile, da minuti interi ormai.
Sembrava che stesse studiando qualcosa di diverso dalla sua immagine riflessa, ma dietro di lei c'era solo un muro grigio, il che, ad occhi esterni, non poteva essere frutto di particolare interesse.
Il bagno comune era stranamente vuoto, e c'era un silenzio quasi fastidioso, come se il mondo si fosse spento.
Eve abbassò lo sguardo e fece scorrere l'acqua per ascoltare un rumore famigliare; la bloccò subito perché non voleva andasse sprecata. Sospirò e chiuse gli occhi.
La porta si aprì silenziosamente, Eve non si mosse
- Hey piccoletta, va tutto bene?- Kara Thrace si era avvicinata a lei con innaturale cautela, cercando di rendere la sua voce meno impertinente possibile. La ragazza non rispose, il che infastidì la donna; le stranezze della non Cylone la inquietavano e non sapeva bene nemmeno lei il motivo
- Il Presidente ti vuole. Dovete andare sulla Pegasus...- fece una piccola pausa per cercare gli occhi di Eve, la quale, pacatamente, li sollevò incrociando i suoi
- Abbiamo lottato tanto.. adesso sembra tutto così semplice.- disse sospirando. Kara voleva aiutarla, pareva sopportare un enorme peso senza possedere una soluzione, il Tenente Thrace voleva aiutare un suo pilota, ma non sapeva come
- Credimi, niente è semplice qui.- si sforzò di sorriderle - Sai che vuol dire, che andrai sulla Pegasus.. vero? ...Tua..- Kara Thrace si bloccò mentre le parole le morivano in gola. Sulla Pegasus, oltre a pochi soldati, c'erano solo macchine, ed Eve era un'umana figlia di Cyloni, il termine madre non era appropriato dal momento che le macchine non potevano procreare o almeno, era quello che aveva sempre saputo
- Madre.- Eve interruppe il corso dei suoi pensieri con voce ferma - Sì, mi madre, Kara.. sarà lì. Dove io l'ho abbandonata.- la donna le afferrò le spalle con una stretta decisa
- Non penserai che sia colpa tua! Eve, eri in fin di vita, ti hanno portata via per salvarti!-
- Già in fin di vita!- ribatté - Se io lo ero tempo fa.. chissà in che stato sarà lei.- i suoi occhi si riempirono di lacrime
- Tua madre.. tua madre è un Cylone, che ti piaccia o no. È una fottuta macchina progettata per combattere! Sicuramente ha una resistenza maggiore.- Eve la fissò, non aveva torto. Calò il silenzio fra le due, fu la ragazza a romperlo
- Come sto?- chiese a mezza voce Eve osservandosi la divisa. Il tenente Kara Thrace le sistemò il colletto e la piastrina. Il suo nome luccicò per un istante accecando i suoi occhi, sorrise
- Stai bene, sarà orgogliosa di te.-
 
Eve sorrise mentre il portellone si aprì sul corridoio che portava all'hangar di lancio. Era dannatamente lungo, di un grigio spento, triste e percorso da quegli odiosi neon, metà dei quali producevano fasci di luce ad intermittenza. Incominciavano a piacerle. Quella volta i corridoi li attraversava sulle sue gambe, cosciente di dove stava andando, senza nessuna scorta extra, schiacciandosi contro la parete per far passare altre persone, come se fosse "una del Galactica". La presenza di Kara alle sue spalle le dava sicurezza senza opprimerla più di tanto, la sentiva salutare qualcuno di tanto in tanto
- Vieni anche tu sulla Pegasus?- domandò la ragazza senza accorgersi di aver accelerato il passo
- No.- la secca risposta negativa la fece voltare - Sono più utile qui. Lo sai, ci sarà la Roslin.- Eve annuì distrattamente e proseguì, tanto discutere o chiedere spiegazioni non avrebbe cambiato i fatti.
Sapeva che era un corridoio lungo, ma non se lo ricordava tanto lungo. Quando giunse alla fine si sentì salire un groppo alla gola che la costrinse a rallentare. Osservò le due guardie in tenuta nera armate di fucile che facevano le sentinella all'ennesimo portellone; quel portellone, però, l'avrebbe condotta fuori, nello spazio, e poi, salita su un Raptor, sarebbe giunta sulla Pegasus dove sua madre la stava aspettando.
Il tenente Thrace si era fermata alle sue spalle e la guardava in silenzio, non voleva metterle fretta anche se le stava facendo perdere del tempo prezioso, la donna quasi rabbrividì al suo comportamento così calmo ed amorevole nei confronti di una non Cyolne.
Si ritrovarono nell'ampio Hangar di volo. I tecnici in tuta arancio stavano correndo di qua e di là come al solito attorno a Viper in cerca di manutenzione. C'era gran fermento, ma quella confusione la tranquillizzava, si sentiva a casa.
Nella parte più lontana c'era un Raptor attorniato da un gruppo di persone con tutta l'aria di stare per decollare. Eve corse in quella direzione e prontamente Kara la inseguì sviando il suo tentativo involontario di seminarla
- Laura!- il presidente, sentendosi chiamare, si fece largo tra un paio di persone spiazzate dalla reazione della donna, e si precipitò ad abbracciarla con un largo sorriso. Eve la guardò a lungo
- Allora piccola, sei pronta?- Laura Roslin non era molto brava a camuffare i sentimenti, si era sforzata di sorridere e la ragazza lo aveva notato
- La mamma sta bene vero?- la risposta che ottenne fu un breve silenzio che fu interrotto dalla sua stessa impazienza - Perché non avete fatto venire lei.. è un viaggio inutile.. lei.. starà qui con noi, non.. non è vero?- Eve cercò di carpire un sorriso di gioia dietro quel muro di compassione che riflettevano gli occhi grigio-azzurri del Presidente
- Eve..- il tono con cui aveva cominciato non prometteva nulla di buono e la ragazza si impose di rimanere calma e cercare di respirare il più lentamente possibile, come se stesse correndo con l'impossibilità di fermarsi.
- La Pegasus ci dice di sbrigarci.- una voce impassibile, sconosciuta, le interruppe e Laura optò per un sorriso di circostanza salendo sul Raptor. Eve fissava l'entrata con sguardo assorto, quando la mano tesa della donna verso di sé, costrinse a rivolgerle i suoi pensieri
- Forza Tesoro, non abbiamo molto tempo.- quell'affermazione le diede il coraggio di afferrare quella mano e seguirla fin sopra il Raptor; le parole della Roslin cominciarono a ronzarle per la testa. Il tempo era sempre stata una parola vuota per lei, non c'era mai stato, correva sempre senza darle tregua.
Sua madre le aveva insegnato che non avere tempo significava, per gli umani, una scadenza indeterminata con fini reconditi e spesso fatali, sua madre aveva usato anche la parola ...Morte. Ma era un'altra parola vuota che si aggiungeva all'elenco. Quando un Cylone moriva, ce n'era un altro identico in tutto e per tutto pronto a sostituirlo, mentre gli umani erano unici ed irripetibili. Erano più preziosi dei Cyloni, in un certo senso.
Le venne allacciata la cintura di sicurezza. Era rigida e le toglieva quasi il respiro. L'unica persona familiare era Laura Roslin, seduta di fronte a lei, la quale, con evidente imbarazzo, guardava verso la cabina di pilotaggio nel disperato tentativo di evitare altre spiacevoli domande.
Eve si sporse dalla rampa del Raptor combattendo duramente con la cintura che la teneva ancorata al suo posto, c'era Kara e le sorrideva
- Non preoccuparti piccoletta, sarò qui ad aspettarti.- alzò il braccio per salutarla e la rampa si sigillò accompagnata al sibilo del vapore. L'hangar si svuotò in poco tempo.
Eve osservò distrattamente le tante luci che danzavano accompagnando il lento e monotono scannerizzare dei monitor.
 

Qui Raptor Five. Attendiamo ordini.

 

Ci fu un leggero brusio, poi rispose una voce metallica

 

Qui torre di Controllo. Prepararsi al decollo, uscita 6.

 

Ricevuto. Passo.

 
Il pilota spostò alcune levette sopra la sua testa, poi spinse altri pulsanti e accese i motori. Il Raptor vibrava. Anche quella era una sensazione familiare. Il Pilota impugnò saldamente la cloche e la trasse verso il suo addome con un movimento lento ma deciso. Poi il Raptor oscillò e si levò in volo. Girò su sé stesso e si diresse verso la rampa in apertura, diretta verso l'infinità dello spazio, oltre le stelle, oltre il cielo monotono colorato di nero.
C'era una sensazione di vuoto che albergava nel suo stomaco, ed Eve non era sicura se fosse colpa del Raptor su cui si trovava, o dell'inquietudine che provava ripensando alle parole di Laura
- Cos'è la Morte?- chiese imperturbabile la ragazza fingendo indifferenza verso una domanda che reputava tutt'altro che superficiale. Sapeva che la domanda aveva fatto scambiare un'occhiata tra i due piloti, sapeva che loro avevano ripreso ad osservare il cielo fingendo che quella domanda non fosse mai giunta alle loro orecchie, sapeva che Laura Roslin aveva ascoltato, sapeva che aveva avuto un tuffo al cuore, sapeva che stava ancora pensando alle parole da utilizzare quando voltò la testa in cerca di risposta dalle uniche labbra che conosceva, in mezzo a quel nulla infinto, dove il Galactica non era altro che un puntino alle loro spalle
- La Morte.. è la fine di qualcosa. È nella natura umana cercare di dare nome ad ogni avvenimento.. il cessare di un'esistenza la chiamiamo Morte. Tutto ha una fine, Eve.. tutto può morire. Prima o poi cesseremo di esistere.. uomini o macchine.- la donna accennò una risata - E sembra stupido combattere per anni sapendo che è una guerra inutile.. sapendo che alla fine non rimarrà niente e ci si dimenticherà la ragione per cui è cominciata.- il Presidente cercò di sorridere per l'ennesima volta, sforzandosi di far capire ad Eve un concetto che l'uomo conosce e basta e di cui, nella maggior parte dei casi, non si è mai preoccupato di conoscerne il significato. Era la prima volta anche per Laura in cui provava a dare un senso alla Morte.
Eve si mostrò assorta agli occhi della donna
- Ma se esisto io allora la Morte non c'è.. e se esiste la Morte non ci sono io. Quindi la Morte non esiste.- Laura Roslin fu colpita da quel rapido ragionamento che smontava tutte le sue alquanto discutibili certezze.
 

Qui Raptor Five. Il cielo è sgombro. Passo.

 

Ricevuto Five. La Pegasus dovrebbe essere vicina adesso.

 

Le navi coloniali saranno visibili ancora per poco.

 

C'è un deposito di detriti più avanti, la Pegasus si trova là in mezzo.

 

Ricevuto. Chiudo le comunicazioni per evitare interferenze.

 

Torre di controllo.

Comunicate le vostre condizioni a missione compiute, fuori dai detriti.

Buona fortuna, Five. Passo.

 
Per pochi secondi l'aria si saturò della vibrazione che il termine delle comunicazioni si era lasciato dietro. Il Raptor cominciò ad oscillare quando si avvicinarono ed entrarono nel cumulo di detriti.
I piloti sembrava calmi e concentrati sul loro compito.
Eve poteva osservare il cielo solo attraverso il fugace spazio tra le loro teste; si sporse il più possibile per vedere qualcosa di cui nemmeno lei era certa. L'ultima volta che era stata su quella nave, la Pegasus, aveva passato giorni, forse mesi, terribili ma almeno era con sua madre, o almeno colei che le aveva detto di essere sua madre, colei che l'aveva cresciuta e protetta fino a quel giorno in cui furono definitivamente catturate.
Non vedeva altro che roccia, detriti, residui di asteroidi che orbitavano secondo il proprio volere attorno ad un corpo non definito, sospese tra il nulla e vuoto senza è un ma o un perché.
Si sentiva attratta verso sinistra, lottò con la cintura per poter sbirciare oltre il caschetto del secondo pilota, mentre Laura Roslin osservava i suoi movimenti in cauto silenzio.
I suoi occhi erano inspiegabilmente accalappiati su un detrito di asteroide di considerevoli dimensioni
- Ci siamo.- comunicò il primo pilota alle due, storcendo di un paio gradi il capo
- Finalmente.- rispose Laura con evidente apprensione
- Perché sei così impaziente di vedere Caprica?- Eve era decisamente fredda nelle sue domande, ma il Presidente ne comprendeva il motivo e non poteva altro che darle risposte vaghe
- Eve, voglio che tu sia felice. Il Dottor Cottle ha suggerito di tenerti sul Galactica ma io ho preferito portarti con me.- aspettò che Eve la stesse ascoltando con le migliori intenzioni - Anche se sto rischiando, sei speciale per me indipendentemente da ciò che sei.-
- Volete studiare l'unico Cylone in grado di riprodursi e mi portate con voi solo per infonderle sicurezza.- Eve si abbandonò alla forza della cintura, si incassò nel sedile rigido e portò le braccia al petto scuotendo la testa
- Ma Eve, hai capito quello che ti ho detto? Non siete delle creature da studiare ed analizzare in laboratorio! Non essere sciocca, se ti ho portato qui, con me, i fretta e furia, a dispetto di tutto e di tutti, ci sarà una ragione, e non pensi sia qualcosa di più di una motivazione così superficiale?- la ragazza rimase in silenzio con lo sguardo basso
- Perdonami Laura.- sospirò - È che ho un brutto presentimento, tu non mi vuoi dire la ragione per cui siamo qui.. o almeno non voi dirmi quella vera, e io non so più cosa pensare.- Eve perse tra le mani la targhetta con inciso il suo nome, la guardò per alcuni istanti, mentre, all'esterno, il profilo della nave spaziale Pegasus si avvicinava ogni secondo di più; sì toccò la divisa e scosse la testa - Non posso presentarmi da Caprica con la divisa delle Colonie.- Laura Roslin sorrise cercando di recuperare la sacca che giaceva tra le sue gambe, si esibiva con movimenti alquanto impacciati a causa della cintura e quando riuscì ad acciuffare l'oggetto del suo desiderio si sentì come una vera Dea, tanto che si abbandonò alla forza della cinta con soddisfazione dipinta sul volto
- So che la divisa ti avrebbe fatto preoccupare..-
- Non so, è come tradire.. qualcuno o qualcosa.-
- Lo immaginavo, Tesoro.- il Presidente slacciò la fibbia della sacca e ne tirò fuori il vestito azzurro che le aveva donato - Me lo ha dato Scorpion, ci tiene a te.- le scappò una risata.
 
La rampa si abbassò fumando, mentre rivelava due soldati in uniforme grigia e dietro di loro due donne, all'apparenza, più che comuni.
I due soldati Coloniali scesero dalla rampa in modo rigido, impugnando i fucili che tenevano appoggiati ad una spalla, stavano marciando, come se fosse un'azione formale ed ufficiale; Laura ed Eve seguivano la loro scorta con la mente sgombra, il vestito azzurro della ragazza svolazzava leggero dietro di lei, facendo sembrare la scena, ad occhi esterni, più un sogno irreale che una concretezza tangibile.
I piloti-soldati, una volta terminata la rampa, si bloccarono dividendosi, come per creare una copertura ad ambedue i lati delle loro protette.
Il Presidente di rivolse al primo pilota
- Occupati tu delle formalità, noi dobbiamo andare dal Cylone.. Caprica.- il soldato fece scontrare gli stivali ed eseguì l'ordine mostrandosi rigidamente forte e all'altezza; la donna non seppe classificare quell'azione, se fosse di dovere o passione per il suo lavoro. Sorrise e passò oltre.
Laura la teneva per una spalla mentre corridoi sconosciuti scivolavano attorno a loro. Due soldati davanti ed altrettanti dietro. Eve era tesa, il cuore in gola e i polmoni che non compivano il loro compito in modo regolare.
In quel luogo sconosciuto, l'unica sua certezza era la Roslin, la dolce ed autoritaria Roslin, colei che l'aveva salvata e protetta
- Manca ancora molto?- la voce della donna rimbombò per pochissimo tempo nell'angusto tunnel senza ottenere risposta. Eve si girò verso di lei mentre continuavano a camminare.
Man mano che procedevano la luce si faceva sempre più intensa, e tra gli intricati labirinti, sgombri, molto differenti da quelli del Galactica, i muri si schiarivano da un grigio scuro opprimente ad un grigio perla sempre più accecante. Ad un tratto le quattro guardie si arrestarono d colpo, e presero alla sprovvista le due donne, le quali si sostennero a vicenda nell'atto di fermarsi, giusto per non andare a sbattere contro le schiene dei due soldati che stanziavano dinnanzi a loro.
Una delle guardie girò la maniglia circolare del portellone e dischiuse la porta spostandosi di lato. Laura ed Eve si fecero avanti con modi insicuri.
Era una stanza bianca, le cui pareti lattee si confondevano con pavimento e soffitto rendendola infinita e surreale; solo una porta, di un grigio brillante, spiccava incastonata nella parete. Era di vetro, forse plexiglass e ferro. Nascondeva quella che pareva essere una prigione, ma non si vedeva oltre.
La voce gutturale della guardia accompagnò il loro sguardo
- Cella 006. Vi restano venti minuti al massimo.- 

   
 
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