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Autore: Aryapikkola    17/11/2011    1 recensioni
Questa è una storia che parla degli attori della serie doctor who, premetto che la protagonista è Billie, e che la mia storia è completamente inventata. Incentrerò la storia sul rapporto di David con Billie. Con uno sfondo molto romantico :)
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ormai erano due ore che eri li. La metà delle persone erano anche un pò brille, quindi uscii fuori nel balcone cercando dell'aria fresca e per trovare un pò di pace. 
 
Appena uscii vidi che c'era anche David, era di schiena. Non lo avevo visto neanche una volta durante tutta la serata, non si era accorto di me, cosi mi avvicinai piano da lui e mi misi affianco a lui, il suo viso mi scrutò il mio per un secondo e sorrise. 
 
< Come mai tutto solo? > 
< Volevo giusto un pò di tranquillità... Sai sono un pò in ansia, spero di fare un buon lavoro! >

Era davvero in ansia, ma come poteva esserlo?
 Avevo girato con lui neanche cinque minuti, ma il suo talento era estremanete palese.

< E' normale > gli dissi sussurando  < Ma credimi quando ti dico che sei davvero bravo, insomma mi hai stupido oggi, sei entrato nella parte così bene. Hai davvero un gran talento > 
Sentii subito che ero diventata rossa.
 Cavolo!
< Grazie.. sul serio! > Mi incatenò con i suoi occhi color nocciola.
 
Non potevo distogliere lo sguardo. Di solito gli occhi scuri erano piatti, ma i suoi erano così profondi, sembrava costudire chissà che cosa. 

Era sconvolgente. Li distolsi, non volevo diventare più rossa di quanto gia non fossi.

 Non era normale che reagissi così. 

Sentire il cuore in gola, non era di sicuro normale. 
Forse di normale non avevo niente. Risi tra me e me. 

Guardammo un pò il panorama, mi venne la pelle d'oca, fuori faceva davvero fresco. Lui mi guardò e mi porse la sua giacca, non mi disse niente, me l'appoggiò con delicatezza, le sue dite mi sfioraro la spalla, non so se lui se ne accorse, ma di sicuro io si.
Il cuore prese a battere più velocemente, neanche avessi corso. Lo guardai, e lui mi disse 

< Ho visto che avevi freddo, gli gentiluomini offrono sempre la giacca a una signorina >
Risi era davvero simpatico, e dolce, poi quel maledetto accento inglese lo rendeva ancora più attrante. Ok dovevo respirare e comportarmi in modo tranquillo.
Non trovai una battuta divertente per spezzare la situazione cosi gli risposi con timido grazie.
Mentre parlavamo non mi accorsi che mi ero avvicinata di più alla sua spalla, ci ero quasi appoggiata, sembrava che a lui non desse fastidio, così ne approfittai. Sapevo che mi stavo facendo dei gran viaggi mentali, ma ero così bello stargli vicino che non mi interessò. 

< Comunque sei davvero elegante in giacca e cravatta > gli dissi un pò meravigliata, avevo notato tutto del suo viso e delle sue mani che non avevo visto neanche come era vestito.
< Per vuoi uomini e così semplice, una camicia una cravatta e siete già apposto, io ci mette delle ore solo per un paio di scarpe > 

Lui si mise a ridere facendo sussultare un pò il suo corpo, e visto che ci ero quasi appoggiata, sentivo la sua spalla muoversi contro la mia.
< Potrà anche essere più difficile per voi, ma di sicuro il risultato è meglio il vostro, non cè dubbio > vidi che abbassò lo sguardo, forse leggermente in imbarazzo, ma ciò aumentò di gran lungo il mio battito, sembrava che non volesse più smettere di correre così veloce. 

Passarano alcuni minuti in silenzio, senza che dicessimo niente, non mi guardava era concentrato in punto lontano.

< Allora mi hanno detto che sei un fan del Doctor Who > dissi per staccare un pò la tensione che si era creata ( almeno da parte mia).  
Così iniziammo finalmente un discorso senza che mi sentissi troppo imbarazzata. Quello era il mio campo, era una vera fan. Mi sorprese, ne parlava in modo appassionato, e prendeva sul serio questo nuovo lavoro. Mi disse che da piccolo aveva sempre sognato di interpretare il dottore, lo aveva sempre affascinato.
Così parlammo, senza renderci che ci eravamo isolati dal gruppo, senza renderci conto del tempo.
Non era male stare lì a parlare con lui, la festa l'avevo dimenticata.
Ma un rumore mi giunse forte dentro le orecchie, cosi non potei fare a meno di girarmi per vedere che cavolo stava succedendo.
 
Scoppiai subito a ridere c'era Chris attaccato al vetro del balcone, si striciava contro ballando a ritmo di musica per attirare la nostra attenzione. 

< Tu sei pazzo lo sai? >  gli dissi quando lo trascinai fuori con noi nel balcone. Non potevo vederlo neanche un altro secondo in più attacato a quel vetro.
< Eh nessuno voleva ballare con me così l'unico disponibile mi sembrava quel vetro >
< Questo non mi stupisce per niente >

Chris così si aggiunse a noi, parlavamo e ridevamo; e forse bevavamo anche un pò troppo. Ma non mi importava dovevamo festeggiare alla fine.
Capii che dovevo andare a dormire quando vidi David che si era addormentato nella sedia.
Cavolo era stravolto, in effetti era strano che io avessi ancora la forza di stare in piedi.
Cercai di svegliarlo per dirgli di andare nella sua rulotte, ma era profondamente addormentato. Cosi chiesi al nostro costumista che avevo rintrecciato al piccolo bar, di informarlo che David era li fuori, ci mancava solo che passasse lì l'intera notte.
Trovai l'ascensore con un pò di fatica, mi infilai subito dentro sperando che facesse il prima possibile, non volevo vomitare li dentro.
Appena arrivai al piano terra uscii fuori, l'aria fresca mi fece bene, e recuperai un pò di lucidità.
Senti qualcuno chiamarmi e vidi Chris, avvicinarsi.

< Ti accompagno alla tua rolutte >
< Grazie, con questi tacchi e l'alcool potrei cadere almeno un decina di volta prima di arrivare > Risi, ma lui era molto piu lucido, anche se vedevo che aveva gli occhi rossi. Alla fine anche lui aveva bevuto quando me era normale. 

Arrivammo a destinazione in silenzio, era strano che non parlasse, non gli mancavano mai le parole. Mi attaccai alla maniglia della mia piccola rulotte come se fosse di vitale importanza ero gia pronta per entrare ma una piccola spinta mi catapultò nei piccoli scalini. Lo guardai arrabbiata, ma lui sorrideva e così lasciai perdere, si vede che voleva un pò di compagnia.

< Tra un paio di ore ho l'aereo, ci dobbiamo salutare adesso >
< No uffi! > sembravo una bambina capricciosa, ma non mi importava. Lui sorrise spontaneamente.
< Tranquilla, almeno ci sentiremo per telefono te l'ho detto >

Annuii con poca convinzione, l'alcool mi rendeva davvero pietosa, dovevo ricordarmi di non bere mai più cosi tanto. 

Vidi la sua mano stringersi in un pugno, per poi rilassarsi, e lentamente avvicinarsi alla mia guancia. Era così calda, era un gesto così inaspettato che non sapevo come reagire, o forse non c'era nulla da fare.
Mi diede un bacio sulla guancia, lento, delicato, forse trattenendosi più tempo del normale. Lentamente si alzò e mi sussurò un ciao un pò timido. 
Ero completamente in shok, non sapevo come intrepretare tutto, ma per come la vedevo io era stato semplicemente un dolce arrivederci.
 
Non avevo più forza per ragionarci così entrai dentro, e mi tuffai nel letto togliendomi solo quei dannati tacchi, e così il sonno mi colpì senza preavviso.
  
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