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Autore: Sweetcurry    18/11/2011    2 recensioni
-Cosa fai?- mormorai, entrando di un passo in camera nostra, mentre vedevo Ronnie riempire un borsone con pochi vestiti, non tutti, e metterci dentro anche un paio di scarpe.
Strinsi fra le mie mani il tessuto dei pantaloni di una tuta che indossavo al momento, non volevo saperlo, ma m’interessava maggiormente sapere che cosa mi avrebbe risposto.

[Ex-Escape The Fate/Escape The Fate/Falling In Reverse] [Ronnie x Max] Fanfiction finalmente aggiornata!
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Craig Mabbit, Max Green, Quasi tutti, Ronnie Radke
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
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the drug in me is you
Avviso: non vi è nessuno scopo di lucro, i personaggi non mi appartengono e non intendo insinuare nulla nei loro confronti, è solo pura fantasia.


The Drug In Me Is You



II






Tre settimane dopo la sua partenza, un messaggio su Twitter probabilmente da un mio fan, mi chiese di guardare il telegiornale. Accesi la tivù confuso, e vidi che in quello stesso istante il servizio parlava di un noto cantante della scena rock-alternative che era stato arrestato nello stato del Nevada per omicidio.
Non capii il motivo per cui avrei dovuto guardare quel servizio sino a che il nome del sequestrato non fu svelato dalla giornalista.
“ Il ragazzo, ventitrenne, Ronnie Radke, dopo esser arrestato per esser stato coinvolto in una rissa dove si è svolto l’omicidio per arma da fuoco della vittima, ancora minorenne, Michael Colquitt; si dichiara però innocente. L’accusato, sospettato di uso di stupefacenti, sarà sottoposto a degli esami per accertare …”

Non potei credere a quelle parole, e nemmeno ai miei occhi, sicuramente mi tradivano perché le immagini di Ronnie che era scortato dalla polizia e infilato in una loro macchina non potevano essere veritiere.
Non potevano.
Mi lasciai cadere a terra, senza forze. Come poteva avermi fatto questo?
Da quando era un assassino drogato?
Aveva detto di amarmi.
 

Non ebbi il coraggio di chiedere a nessuno notizie sul suo conto, non potevo, non ce la facevo ad abbassarmi al suo livello. Mi faceva schifo.
Come aveva potuto sparare a un ragazzino che avrebbe potuto essere grande quanto me?
Ebbi il serio timore di aver paura di lui, come poteva avere il coraggio di uccidere? Mi vergognai di lui, e col resto della band, che mi guardava come se fossi malato di lebbra, non riuscii a parlarne.
Robert, fece da mentore, al mio posto, e comunicò che Ronnie era fuori. Mi guardarono tutti stupiti, come se fosse un’eresia non averlo più nella band, se c’ero pure io. Avevano sempre creduto che avremmo vissuto insieme felici e contenti, beh… pure io.
Ronnie ci aveva fregato tutti quanti.

Il nostro agente si attivò all’istante per cercarci un nuovo vocalist, e in pochissimo tempo trovò un sostituto. L’ex-vocalist dei “Bless The Fall”, il suo nome era Craig Mabbit.
Ci presentò ad una cena fatta apposta per l’occasione. Conobbi il mio nuovo cantante, un tipo mezzo spagnolo, con un sorriso molto largo e aperto. Era pochi centimetri più basso di me, con uno stile simile al nostro. Si sarebbe trovato bene, e mentre me lo fecevano conoscere, tutti si aspettavano qualcosa da me, come per vedere se lo avrei reputato all’altezza. Beh, volli sentirlo cantare qualche canzone prima. Anche se sentivo perfettamente dalla voce che non sarebbe mai stato Ronnie.
Ronnie aveva una voce speciale, unica. Stupenda.
Craig era bravo, sì, ma non era speciale. Nonostante questo diedi il mio “”, e iniziammo immediatamente a prepararci per le prove e per fargli imparare le musiche alla perfezione. Ci presi quasi gusto a questa nuova “cosa”.

Iniziai a fare amicizia sempre di più con Craig, e lo presi in simpatia soprattutto perché aveva i miei stessi interessi. Talvolta però mi capitava di tirare fuori l’argomento “Ronnie”, e a quel punto non riusciva a starmi dietro, quindi rinunciavo, scusandomi con lui. Perché semplicemente mi veniva naturale, anche se in quel periodo lo odiavo e mi vergognavo di lui, mi capitava di dire “Ronnie in questo pezzo lo faceva in un altro modo…”, era normale, no?
E poi, andiamo, con tutto me stesso non l’ho mai odiato. Non riuscivo.
Mi sforzavo a volte, ma non riuscivo a non pensare quanto era stato bello vivere quei pochi mesi assieme a lui. A com’era appagante sentirsi coccolati e protetti da lui.

Il problema era che continuando così non lo avrei mai dimenticato.

Craig una sera, prima di salire sul palco mi sfidò a una gara di alcol, e sebbene non amassi ubriacarmi prima di suonare accettai. Per distrarmi.
Fu così che, a metà dello show, proprio mentre Craig cantava una canzone scritta da Ronnie, mi avvicinai a lui e gli stampai un fugace bacio sulle labbra. Lo feci ridendo e scappando via.
Mi divertivo, a fare lo scemo, era un modo per dimenticare.

Fu così che iniziammo a stuzzicarci, Craig ricambiò il bacio su di un altro palco e così andare. Rimasi a dormire nella sua cuccetta così tante di quelle volte che credetti a un certo punto che lui si fosse intrufolato nella mia facendoci tappa fissa ogni notte.
Me la spassai, in sua compagnia, ci ubriacammo e ci scambiammo tanti baci.
Non volevo una relazione con lui, non ero pronto per cose serie, ne avevo il terrore. L’ultima volta che avevo avuto qualcosa di serio era finito in una tragedia. Mi spaventavano.
Era lui che sostituendo in parte il ruolo di Ronnie mi sosteneva nei momenti più duri, dove sboccavo l’anima perché mi ero fatto di troppe cose, mi aiutava a tornare a casa quando mi ubriacavo -perché lui stranamente reggeva davvero troppo l’alcol, io al contrario finivo le serate sempre stramazzando al suolo o vomitando-. Craig mi assecondò il più delle volte, insultò Ronnie sul palco, sorridendomi. E mi aiutò a far finta che tutto il male che era il mio passato non esistesse.

Passò un anno e mezzo.
Le cose continuavano sempre al meglio, i lives fenomenali, arrivammo in capo al mondo per suonare, e “The War Is Our” fu un successo.
Iniziai davvero a credere di essermi rimesso a posto, dimenticai Ronnie per un lungo periodo. Fino a quando non sentii nuove notizie leggendo un articolo sul web.

A quanto pareva, Ronnie era innocente, la pistola era stata usata da un altro suo amico, e alla fine il giudice gli aveva dato la libertà vigilata. Ronnie era riuscito a farsi una nuova band, dicendo che anche senza gli Escape poteva fare la sua musica. I Falling In Reverse, che però avevano solo un paio di canzoni, poiché dopo poco tempo di libertà Ronnie violò la legge e fu di nuovo arrestato.
Quel giorno girovagai per il mio appartamento alla ricerca di qualcosa cui attaccarmi, ero disperato, era come se all’improvviso tutto il bagaglio di ricordi, malinconie e sentimenti mi fosse caduto addosso.
Finì come avevo in precedenza immaginato, chiamai Robert e gli chiesi di venire a casa mia.
Quando arrivò, fui lì per urlare e dare di matto, ma lui prontamente mi calmò, chiedendomi che cosa c’era che non andava.
Bene, lo guardai negli occhi respirando fortemente. E sputai un’unica parola. Quella parola.
Ronnie.

Finì che mi diede ragione, e che dovevo fare qualcosa, perché evidentemente anche se cercavo di dimenticarlo lui in qualche modo, veniva sempre a galla.
Dovevo andare in carcere da lui.
Robert, mi disse così, che se fossi andato lì e gli avessi parlato, avrei risolto i miei problemi, ogni domanda gliela avrei potuta porre in quel momento, così mi sarei liberato la mente.
Annuii, impaurito di quel che mi si prospettava.
Non si scherzava, rivedere Ronnie non era una passeggiata. Avrei rivisto i suoi occhi. Avrei potuto incontrarlo nuovamente.
Non sapevo se impazzire dal timore di avere talmente tanta paura da scappare appena me lo avrebbero messo di fronte, o se sorridere talmente tanto da sfondarmi la faccia.
 
Aspettai il momento o meglio il giorno giusto, dovevo accertarmi di farcela, dovevo esser certo di quello che stavo per andare a fare, ma pian piano col passare dei giorni mi accorsi che stavo solamente fuggendo da quel che era ormai un peso che mi trasportavo da troppo tempo. E ora di fare l’orgoglioso non lo sopportavo più, il mio corpo aveva bisogno di lui, non avrei resistito, me lo sentivo.
Eppure quando mi accorsi che ero un vigliacco, non ce la feci comunque a prendere la macchina e a dirigermi al carcere.
Iniziai a provare emozioni contrastanti, mi sentivo inadeguato, mi facevo schifo da solo, il solo pensare al fatto che fossi ancora in casa mi faceva stare male, tuttavia non riuscii a muovere un solo piede verso di lui.
Avevo così paura del suo giudizio, e il fatto che fosse trascorso così troppo tempo mi spaventava terribilmente, e se fosse cambiato? Sarebbe potuto diventare un’altra persona, avrebbe potuto odiarmi alla morte perché non era mai andato a trovarlo. Eppure m’immaginavo lì dall’altra parte del vetro, con la possibilità di vedere finalmente tutta la sua bellezza che sicuramente era rimasta ancora intatta, i suoi occhi profondi che ogni volta era come se mi risucchiassero in un pozzo senza fine dove continuavo a cadere senza mai arrivare al fondo.
Lui era come i suoi occhi, non lo avresti mai potuto conoscere fino alla fine, ci sarebbe sempre stato qualcosa che ti avrebbe sconvolto, tuttavia io avevo tentato di fidarmi di lui, anzi lo avevo fatto.

Mi ubriacai anche quel giorno, pesantemente e quando ormai il mio cervello era completamente distaccato dal corpo, non so come lo chiamai. Trovare il numero della prigione fu semplice: molti mesi prima me l’ero segnato sul cellulare perché avrei voluto chiamarlo e sfogarmi, ma ovviamente non l’avevo mai fatto. Insomma composi il numero e un addetto mi passò al telefono quello che doveva essere Ronald Joseph Radke in persona, dopo più di un anno ci avrei parlato, ma al momento non mi stavo nemmeno rendendo conto di quello che stavo facendo. La mattina dopo non mi sarei nemmeno ricordato dell’enorme sbaglio che stavo andando a compiere.
Sentii il silenzio e poco dopo qualcuno afferrò la cornetta, quel qualcuno doveva essere Ronnie, ne ebbi la conferma quando sentii il suo respiro e subito dopo la sua voce.
-Pronto? Chi mi cerca?-
Oddio. Era davvero la sua voce, risentirla dopo così tanto tempo fu come una ventata d’aria che mi rese lucido all’improvviso. Capii che avevo fatto la cazzata.
-Prooontoo??- disse ancora Ronnie dall’altro capo.
Non riuscii tuttavia a dire ancora nulla, la sua voce mi spiazzava come nessun’altra cosa.
Il suo silenzio mi stringeva il cuore, non volevo che mettesse giù, ma non riuscivo comunque a parlare. Mi maledii da solo, ero un incompetente, non riuscivo a fare nulla. Le lacrime copiose scendevano dai miei occhi, lo stato di ubriachezza non mi permise tuttavia di rimanere in silenzio, iniziai a singhiozzare mentre cadevo a terra, mi trovai in ginocchio sul pavimento freddo del mio appartamento.
-Max… Max, sei tu?- chiese improvvisamente serio Ronnie.
La sua domanda mi fece singhiozzare ancora più forte, cosa potevo fare?
-Max, oddio, non ci posso credere, Max, Max…- sentire il mio nome ripetuto così tante volte dalla sua voce, mi fece ancora più soffrire, fu allora che nella sofferenza che provavo, mi sfogai.
-Mi avevi detto che…- singhiozzai, -che mi amavi, che tutto si sarebbe messo a posto!- dissi alzando la voce.
Ronnie sospirò. -Oh, Max. Ti prego non puoi dirmi così, non è possibile che tu pensi ancora a me!-  Smisi di respirare e sbarrai di colpo gli occhi. Mi stava forse rimproverando perché dopo ben un anno che non lo sentivo, lo avevo chiamato chiedendogli una spiegazione per l’avermi abbandonato ed essersi cacciato in quella situazione?
Mi sentii preso in giro e a un tratto, la voglia di sentirlo scemò totalmente.
-Max?-
-Vai a fanculo, Radke.- sbraitai e subito dopo cliccai il pulsante rosso chiudendo la chiamata.
Passai la notte piangendo.








Sweetcurry's Time
Scusatemi se non ho pubblicato una settimana esatta dopo il primo capitolo, ma ho deciso che pubblicherò ogni dieci giorni. Non so perchè, in realtà, ma mi piace, ecco. Poi vabbeh, sono abbastanza presa dalla scuola, dai vari problemi e da questo cazzo di pagellino che non serve a nulla D: (probabilmente avrò quattro o cinque materie sotto T_T), quindi trovo poco tempo per me, e se lo trovo poi non riesco a studiare.
Ma cambiamo argomento e magari parliamo del capitolo, perchè questo è quello che mi piace di meno, non so il motivo. Forse perchè in sostanza non accade praticamente nulla, se non la telefonata e Craig che spunta nellaa vita del piccolo Maxie (T_T Bubu). Vi prometto che nel prossimo vi divertirete mooolto di più, anche se spero che vi sia piaciuto comunque anche questo capitolo u_u.
Passiamo alle recensioni:

Gerascophobia
Tranquilla non hai per nulla farfugliato cose a vanvera, anzi mi hai reso felicissima. Mi ero dimenticata quanto fosse bello ricevere le recensioni! E i tuoi mille e mila complimenti non fanno che farmi sentire meglio, quindi grazie. Per Ronnie direi di sì, bisogna decisamente regalargli dei vestiti della sua taglia, non riuscirà nemmeno a camminare quel povero uomo, e ODDIO delle scarpe decenti! Quelle che ha sempre addosso ora sono orribili T_T sono davvero brutte.
Parlando della ff (vedi? sono io che parlo a vanvera),  spero davvero che piaccia, mi sono impegnata per far risultare il tutto come una vera relazione, perchè il puccipucci c'è sempre, così come il cadere di colpo nella realtà, e anche la facilità con cui si perdona, perchè non ci importa alla fine, vogliamo stare solo con quella persona. Quindi ti saluto, ringraziandoti ancora e aspettando la tua prossima recensione *-*.

AnzuViolence

Inanzitutto condivido tutto ciò che mi hai scritto, mi mancano immensamente, ma cosa ci possiamo fare noi, che siamo solo delle fans italiane per di più? E poi le persone cambiano, crescono e si dividono, non restano attaccate al passato perchè le farebbe solamente soffrire.
Quindi siamo fortunate che possiamo scrivere ed immaginare ancora quando erano migliori amici, quando erano insieme. Ed è una grande fortuna, lasciamelo dire.
Per il resto ti ringrazio tantissimo per i complimenti, e mi fa un piacere enorme il fatto che ti sia emozionata. Grazie, spero di leggere un'altra tua recensione al più presto :).

Ringrazio chi ha messo la ff tra i preferiti e le seguite, e chi ha letto solamente :).


With love,


Curry

   
 
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