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Autore: Ciara    20/11/2011    8 recensioni
Odiava il modo in cui le commesse la guardavano ogni qual volta cercava un vestito meno vistoso o più semplice, o quando usciva dal camerino con indosso uno di quei voluminosi e ingombranti abiti scialbi. Odiava il modo in cui quei vestiti di seta bianca le cascavano addosso, perché era troppo minuta, le aveva detto la commessa alta, bionda e snella dell’ultimo negozio.
Certo minuta.
Era magra, troppo magra e sentirselo dire da una fotomodella non aiutava.
Storia classificatasi sesta aggiudicandosi il Premio Pacchetto al “Fanfiction on demand contest”indetto da Fabi_Fabi sul forum di EFP.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
- Questa storia fa parte della serie '˜Cosmic Love˜'
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Questa fic è stata scritta per il “Fanfiction on demand contest” indetto da Fabi_Fabi sul forum di EFP.

Il contest consisteva nel proporre un pacchetto, appunto on demand, alla giudicia e quindi scegliere un pacchetto delle altre partecipanti per scriverci una storia.

Bene, io ho scelto il pacchetto di Sophie:

 

- Hermione Granger
- Rapporto con la bellezza (ricordando che Hermione NON è un cesso, ma una ragazza normale)
- Seta
- Bianco

Limitazioni: Se ne uscisse una storia romantica mi farebbe piacere; Idem se ci fossero Harry o Victor Krum, ma non è obbligatorio; no drabble o flash, no rating rosso, il più IC possibile, OOC solo se ampiamente giustificato.

 

Il pacchetto l’ho adorato e spero di averlo reso al meglio, sicuramente l’ho reso nelle mie capacità anche se non sono pienamente soddisfatta.

Bene! vi lascio alla lettura!

Ciara <3<3<3

 

The Wedding Dress

 

You could be happy,

I hope you are
You made me happier

than I'd been by far

Snow Patrol “You could be happy”

 

 Tentò per l’ennesima volta di allacciare la cerniera del vestito.

Guardò l’immagine ridicola che lo specchio le restituiva e sbuffò sonoramente.

« Hermione, tutto bene? » la voce di Harry le giunse ovattata dall’esterno del camerino.

No, che non andava bene! Sembrava una meringa e il vestito non si decideva a chiudersi.

Era tutto il giorno che girava alla ricerca dell’abito perfetto, ma a quanto pareva non esisteva.

O perlomeno non si era ancora manifestato.

Perché Ginny non è qui?

Quando aveva scelto i vestiti per il Ballo del Ceppo e per il matrimonio di Bill e Fleur, era lei che l’aveva aiutata.

Chiuse gli occhi per contenere la frustrazione che rischiava di farla esplodere da un momento all’altro.

 Avrebbe dovuto capire fin da subito che quella non era la giornata giusta per accingersi ad adempiere ai suoi compiti di futura sposa.

 Odiava il modo in cui le commesse la guardavano ogni qual volta cercava un vestito meno vistoso o più semplice, o quando usciva dal camerino con indosso uno di quei voluminosi e ingombranti abiti scialbi. Odiava il modo in cui quei vestiti di seta bianca le cascavano addosso, perché era troppo minuta, le aveva detto la commessa alta, bionda e snella dell’ultimo negozio.

Certo minuta.

Era magra, troppo magra e sentirselo dire da una fotomodella non aiutava.

Sbuffò ancora più sonoramente.

 Cominciò a considerare l’idea di fuggire così da non doversi più sposare.

Si portò davanti al viso la mano dove campeggiava l’anello di fidanzamento.

Aveva le dita sporche d’inchiostro.

 

 Quella mattina la biblioteca era particolarmente affollata.

Da quando Viktor Krum aveva fatto la sua comparsa tra i reparti la settimana prima la fauna femminile di Hogwarts si era riversata in quel posto silenzioso.

Il silenzio non esisteva più, e i sibili di Madama Pince erano udibili anche lungo il corridoio che portava alla biblioteca.

 Hermione si era illusa che arrivare di mattina presto e di domenica le avrebbe garantito un paio d’ore di assoluta tranquillità

Ma evidentemente non aveva fatto i conti con il fan club di Krum che lo pedinava ad ogni ora.

Tra l’altro il cercatore bulgaro aveva l’abitudine di sistemarsi ad un tavolo poco lontano dal suo, cosa che non le assicurava un’atmosfera adatta alla concentrazione.

All’ennesimo coro di sospiri intinse con un po’ troppa enfasi la piuma nel calamaio schizzando inchiostro sulla superficie di legno e sporcandosi le dita.

 Si chiese che cosa ci guadagnasse quel gruppetto di ragazzine urlanti nel comportarsi in quel modo.

 Era una cosa che andava oltre la sua comprensione.

Inoltre se Krum andava in biblioteca tutti i giorni, significava che aveva bisogno di tranquillità per compiere ricerche inerenti alla seconda prova del Torneo Tremaghi, quindi tutto quel teatrino non poteva che dargli fastidio.

Avrebbe dovuto dire ad Harry di imitare Krum, invece di cercare di invitare al ballo Cho Chang.

Cercò di strofinare via l’inchiostro dalle dita col solo risultato di macchiarsi anche l’altra mano.

 Qualcuno di fronte a lei si rischiarò la voce per richiamare la sua attenzione.

Alzò lo sguardo verso quel qualcuno e si sorprese nel ritrovarsi davanti la figura alta e dinoccolata di Viktor Krum. Probabilmente l’espressione della sua faccia doveva essere incredula dato il sorriso divertito che le rivolse il ragazzo.

« Ehm, io desolato di disturbare te. Io voleva conoscere te », bè questo non se l’era aspettato, « Io sono Viktor Krum, tu come chiamare? »

Hermione rimase un po’ spiazzata nel vedere la mano tesa del ragazzo, ma si affrettò a ricambiare la gentilezza con cui si era rivolto a lei afferrandogliela e presentandosi.

« Hermione. Mi chiamo Hermione Granger »

Lui le rivolse un sorriso a dir poco entusiasta e si accomodò di fronte a lei.

Percepì distintamente gli sbuffi di delusione delle ragazzine appostate dietro uno scaffale.

 Durante la mattinata si era sorpresa nel parlare con il ragazzo di libri di ogni genere, di Hogwarts e di Durmstrang. Aveva scoperto che Viktor era un tipo riservato, che non gli piaceva parlare del suo ingaggio nella nazionale di Quiddich.

Si era sorpresa nel riscontrare una nota di compiacimento ogni qual volta sorrideva e lui arrossiva di rimando. Una volta tanto si era sentita interessante.

« Io voleva chiedere te di venire al Ballo del Ceppo con me. »

Uno dei più famosi cercatori di Quiddich stava chiedendo a lei di andare al ballo insieme.

Lo stava chiedendo ai sui capelli crespi e indomabili, ai suoi occhi scuri, alle sue mani sporche d’inchiostro, alla sua aria intelligente ma poco femminile.

 Era arrossita violentemente.

Era arrossita, ma si sentiva carina.

Si sentiva lusingata, perché probabilmente nessuno sarebbe riuscito a sorprenderla più di così.

Gli sorrise apertamente, facendo mostra dei suoi nuovi incisivi e annuendo con il capo.

 

« Hermione, sei viva? » all’ennesimo richiamo ebbe quasi la tentazione di lanciare contro il suo migliore amico una fattura, ma si limitò a grugnire.

Complimenti Hermione, risposta degna di Ron.

« Senti, lo so che sei nervosa e…», cominciò Harry ma lo interruppe quasi subito.

« E il fatto che non abbia ancora trovato il vestito a due settimane dal matrimonio decisamente non mi rende più tranquilla! », con un colpo secco tirò la tenda del camerino mostrandosi al suo migliore amico nelle sembianze di un pasticcino, con i nervi a fior di pelle e i capelli in disordine.

«Me ne ero resa conto da sola, Harry. »

Lo vide alzare un sopracciglio con aria scettica.

« Oh avanti, Harry! Sono sommersa dal lavoro e i preparativi per il matrimonio sono ad un punto morto, perché ho avuto la sciagurata idea di affidare a Ron un paio di questioni e metà del lavoro a mia madre e a Molly. Per di più sono senza vestito e la sistemazione dei tavoli è in alto mare. I fiori non vanno bene, la cappella che avevo visto è stata già prenotata. È un disastro. »

Hermione si lasciò cadere sul divanetto di fronte al camerino e poggiò la testa sulla spalla di Harry.

« Un completo disastro. »

Quando da bambina pensava al suo matrimonio non aveva previsto tutti quegli inconvenienti.

Quando era bambina non si preoccupava di molte cose in effetti.

 Il giorno del suo matrimonio doveva essere perfetto.

Ogni singolo particolare doveva essere perfetto, e invece stava andando tutto a rotoli.

« Mi toccherà andare all’altare in mutande! » sospirò sconsolata.

« Non credo che a Ron dispiacerebbe…» osservò allegro Harry ricevendo in tutta risposta un pizzico sull’avambraccio.

Doveva trovare quel maledetto vestito entro la fine della giornata.

Assolutamente!

 Una commessa dall’aria gentile si avvicinò a loro e chiese: « Posso darle una mano, signorina? »

« Qualunque aiuto è bene accetto. »

La ragazza le sorrise cordialmente e si diresse verso uno dei tanti espositori recuperando due vestiti.

 Ritornò rapidamente da lei e gliene porse uno.

Hermione prese la gruccia controvoglia e si rinchiuse nuovamente dentro il camerino.

Tra uno sbuffo e l’altro riuscì ad uscire dal vestito-meringa e ad infilarsi in quello scelto dalla commessa.

Stranamente non incontrò nessuna difficoltà nel metterlo.

 Quando si specchiò rimase a bocca aperta.

Le calzava a pennello. 

Il vestito le lasciava le spalle scoperte ma non la metteva a disagio.

Il corpetto era lavorato con del pizzo e dei piccoli punti luce all’altezza del seno, quindi la seta scendeva fino a coprirle l’ampia gonna diagonalmente lasciando spazio poi a vari volants.

 Vide riflesso nello specchio il viso sorridente della commessa che controllava che tutto andasse bene.

 Di riflesso si portò una mano alla base del collo, toccandosi un neo.

 

 Nel dormiveglia riuscì appena a percepire qualcosa che lentamente e quasi impercettibilmente le percorreva la colonna vertebrale.

Istintivamente inarcò la schiena, e quel tocco lieve le percorse tutta la lunghezza della coscia spingendola a mugolare.

Una carezza gentile che le portava i capelli dietro l’orecchio seguita da un bacio sulla tempia.

Ron.

Sempre ad occhi chiusi protese il viso verso quello del ragazzo nella muta richiesta di un bacio. I tanti e lenti baci rilasciati sul profilo della mascella, ebbero il potere di cullarla maggiormente in quello stato di dormiveglia prima di coinvolgerla in un bacio leggerissimo.

 Finalmente si decise ad aprire gli occhi per incontrare quelli azzurri di Ron che la guardavano con un’intensità unica.

« Dormito bene? »

« Si » riuscì appena a sussurrare, le era difficile anche pensare quando la guardava in quel modo. Non riusciva a ricordare quando era stata l’ultima volta in cui non era riuscita a parlare.

Hermione diede una rapida occhiata alla sua stanza: i loro vestiti erano sparsi a terra e la porta era aperta a metà.

Fortunatamente i suoi non erano in casa.

Ron le era piombato in casa un paio d’ore prima annunciandole che era stato ammesso all’Accademia degli Auror.

Era semplicemente euforico, come un bambino la mattina di Natale, l’aveva abbracciata sollevandola da terra e aveva fatto un giro su se stesso rischiando di far cadere entrambi.

Le aveva baciato ogni centimetro del viso ringraziandola per l’aiuto che gli aveva dato nello studio e poi l’aveva guardata in quel modo.

Le aveva letteralmente tolto il fiato.

Le aveva sussurrato che era bellissima prima di chinarsi a baciarla come non aveva mai fatto prima e tra un bacio e l’altro si erano ritrovati in camera sua, tra le lenzuola bianche, con lo sguardo di Ron che le bruciava sula pelle e lui che le diceva che l’amava.

« Quando pensi che torneranno i tuoi genitori? » le domandò Ron.

« Non dovrebbero tornare prima di cena » gli rispose in automatico mentre gli sfiorava il naso con l’indice.

« Bene! Non voglio morire per mano di tuo padre ».

Lei aggrottò la fronte non riuscendo a capire appieno l’affermazione di Ron. « Perché mio padre dovrebbe ucciderti? »

Il ragazzo le sfiorò appena la pendenza del seno.

 « Bè, mi pare ovvio! », proseguì la sua carezza fino ad arrivare al collo, « Per aver attentato alla virtù della meravigliosa figlia che si ritrova ad avere »,  il rossore che le si diffuse sulle guance era dovuto più al complimento di Ron che al modo in cui la stava toccando.

« Sono tutto tranne che mera…» non fece in tempo a finire la frase perché lui l’aveva interrotta.

« No, infatti sei stupenda e…»

« Smettila », la stava mettendo a disagio con quell’atteggiamento.

«… E bellissima ».

Lei non era bella.

Non le era mai piaciuto farsi attribuire un aggettivo così frivolo, eppure aveva sempre desiderato apparire bella agli occhi di Ron.

Solo per lui.

« Sei intelligente, generosa, coraggiosa e bellissima », con movimenti circolari del pollice si era concentrato su un neo che si trovava alla base del collo, « Sei così bella che starei ore ad osservarti.»

Chiuse gli occhi per l’intensità del suo sguardo e per godere appieno del suo tocco.

Desiderata.

Ecco come si sentiva sotto quello sguardo bruciante e questo le dava un nuova consapevolezza di sé e di quello che erano insieme.

« Baciami »

 

Sentì la tenda del camerino che veniva tirata.

« Oh! Ron rimarrà estasiato! » esclamò Harry guardandola.

Ron generalmente si accorge appena che sono vestita!

« È incantevole con quest’abito! » la commessa non poteva essere più soddisfatta del suo lavoro.

 Fece un giro su se stessa meravigliandosi di quanto le stesse bene il vestito.

Lisciò una piega invisibile dell’ampia gonna e sorrise al suo riflesso.

Era semplicemente perfetto, e si sentiva stupenda.

Bellissima.

« Mi ci sento così bene! » osservò Hermione.

« La miglior cosa per apparire belle e sentirsi a proprio agio. »

 

Era in piedi sulla sedia di fronte alle specchio del bagno.

Sua madre le stava spazzolando i capelli per andare a scuola.

« Mamma, ma non lo possiamo proprio togliere? » disse lei indicando l’apparecchio che portava ai denti.

« No, tesoro. Sai benissimo che è per farti venire dei denti bellissimi » le disse la madre sorridendole e depositandole un bacio sulla guancia.

La bambina si rabbuiò e abbassò il capo.

« Cosa c’è che non va, Hermione? »

« Mi prendono tutti in giro a scuola. E a me da fastidio » sbottò lei incrociando le braccia al petto, « E poi odio i miei capelli! »

Sua madre, se possibile, le sorrise ancora più teneramente.

« Allora sai cosa facciamo? »

« Cosa? » chiese curiosa lei.

« Diamo una sistemata a questi capelli! »

Aveva visto la madre armarsi di spazzola e phon e cominciare a lisciarle i capelli con gesti esperti fino ad ottenere un risultato spettacolare.

Quella mattina era andata a scuola contentissima di sfoggiare la sua nuova acconciatura e fiera aveva mostrato il suo sorriso metallico.

Si era sentita bene e non faceva altro che ripetersi le parole che sua madre le aveva detto davanti alla porta della  classe.

« La miglior cosa per apparire bella è sentirsi a proprio agio. Se stai bene con te stessa non avrai problemi di alcuna sorta, tesoro »

E lei a quelle parole aveva sorriso.

Aveva sorriso e si era sentita bene.

 

  
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