Questa
fic è stata scritta per il “Fanfiction on demand
contest” indetto da Fabi_Fabi
sul forum di EFP.
Il
contest consisteva nel proporre un pacchetto, appunto on
demand, alla giudicia e quindi scegliere un pacchetto delle
altre partecipanti per scriverci una storia.
Bene,
io ho scelto il pacchetto di Sophie:
-
Hermione
Granger
- Rapporto con la bellezza (ricordando che Hermione NON è un
cesso, ma una
ragazza normale)
- Seta
- Bianco
Limitazioni: Se ne uscisse una storia romantica mi farebbe piacere;
Idem se ci
fossero Harry o Victor Krum, ma non è obbligatorio; no
drabble o flash, no
rating rosso, il più IC possibile, OOC solo se ampiamente
giustificato.
Il
pacchetto l’ho adorato e spero di averlo reso al meglio,
sicuramente l’ho reso
nelle mie capacità anche se non sono pienamente soddisfatta.
Bene!
vi lascio alla lettura!
Ciara <3<3<3
The
Wedding Dress
You could be happy,
I hope you are
You made me happier
than I'd been by far
Snow Patrol “You could be
happy”
Tentò
per l’ennesima volta di allacciare
la cerniera del vestito.
Guardò
l’immagine ridicola che lo specchio le restituiva e
sbuffò sonoramente.
«
Hermione, tutto bene? » la voce di Harry le giunse ovattata
dall’esterno del
camerino.
No,
che non andava bene! Sembrava una meringa e il vestito non si decideva
a
chiudersi.
Era
tutto il giorno che girava alla ricerca dell’abito
perfetto, ma a quanto pareva non esisteva.
O
perlomeno non si era ancora manifestato.
Perché
Ginny non
è qui?
Quando
aveva scelto i vestiti per il Ballo del Ceppo e per il matrimonio di
Bill e
Fleur, era lei che l’aveva aiutata.
Chiuse
gli occhi per contenere la frustrazione che rischiava di farla
esplodere da un momento
all’altro.
Avrebbe dovuto capire fin da
subito che quella
non era la giornata giusta per accingersi ad adempiere ai suoi compiti
di
futura sposa.
Odiava il modo in cui le
commesse la
guardavano ogni qual volta cercava un vestito meno vistoso o
più semplice, o
quando usciva dal camerino con indosso uno di quei voluminosi e
ingombranti
abiti scialbi. Odiava il modo in cui quei vestiti di seta bianca le
cascavano
addosso, perché era troppo minuta,
le
aveva detto la commessa alta, bionda e snella dell’ultimo
negozio.
Certo
minuta.
Era
magra, troppo magra e sentirselo dire da una fotomodella non aiutava.
Sbuffò
ancora più sonoramente.
Cominciò a
considerare l’idea di fuggire così
da non doversi più sposare.
Si
portò davanti al viso la mano dove campeggiava
l’anello di fidanzamento.
Aveva
le dita sporche d’inchiostro.
Quella mattina la biblioteca
era
particolarmente affollata.
Da
quando Viktor
Krum aveva fatto la sua comparsa tra i reparti la settimana prima la
fauna
femminile di Hogwarts si era riversata in quel posto silenzioso.
Il
silenzio non
esisteva più, e i sibili di Madama Pince erano udibili anche
lungo il corridoio
che portava alla biblioteca.
Hermione si era illusa che
arrivare di mattina
presto e di domenica le avrebbe garantito un paio d’ore di
assoluta
tranquillità
Ma
evidentemente
non aveva fatto i conti con il fan club di Krum che lo pedinava ad ogni
ora.
Tra
l’altro il
cercatore bulgaro aveva l’abitudine di sistemarsi ad un
tavolo poco lontano dal
suo, cosa che non le assicurava un’atmosfera adatta alla
concentrazione.
All’ennesimo
coro di sospiri intinse con un po’ troppa enfasi la piuma nel
calamaio
schizzando inchiostro sulla superficie di legno e sporcandosi le dita.
Si chiese che cosa ci
guadagnasse quel
gruppetto di ragazzine urlanti nel comportarsi in quel modo.
Era una cosa che andava
oltre la sua
comprensione.
Inoltre
se Krum
andava in biblioteca tutti i giorni, significava che aveva bisogno di
tranquillità per compiere ricerche inerenti alla seconda
prova del Torneo
Tremaghi, quindi tutto quel teatrino non poteva che dargli fastidio.
Avrebbe
dovuto
dire ad Harry di imitare Krum, invece di cercare di invitare al ballo
Cho
Chang.
Cercò
di
strofinare via l’inchiostro dalle dita col solo risultato di
macchiarsi anche
l’altra mano.
Qualcuno di fronte a lei si
rischiarò la voce
per richiamare la sua attenzione.
Alzò
lo sguardo
verso quel qualcuno e si sorprese nel ritrovarsi davanti la figura alta
e
dinoccolata di Viktor Krum. Probabilmente l’espressione della
sua faccia doveva
essere incredula dato il sorriso divertito che le rivolse il ragazzo.
«
Ehm, io
desolato di disturbare te. Io voleva conoscere te »,
bè questo non se l’era
aspettato, « Io sono Viktor Krum, tu come chiamare?
»
Hermione
rimase
un po’ spiazzata nel vedere la mano tesa del ragazzo, ma si
affrettò a
ricambiare la gentilezza con cui si era rivolto a lei afferrandogliela
e
presentandosi.
«
Hermione. Mi
chiamo Hermione Granger »
Lui
le rivolse
un sorriso a dir poco entusiasta e si accomodò di fronte a
lei.
Percepì
distintamente gli sbuffi di delusione delle ragazzine appostate dietro
uno
scaffale.
Durante la mattinata si era
sorpresa nel
parlare con il ragazzo di libri di ogni genere, di Hogwarts e di
Durmstrang.
Aveva scoperto che Viktor era un tipo riservato, che non gli piaceva
parlare
del suo ingaggio nella nazionale di Quiddich.
Si
era sorpresa
nel riscontrare una nota di compiacimento ogni qual volta sorrideva e
lui
arrossiva di rimando. Una volta tanto si era sentita interessante.
«
Io voleva
chiedere te di venire al Ballo del Ceppo con me. »
Uno
dei più
famosi cercatori di Quiddich stava chiedendo a lei di andare al ballo
insieme.
Lo
stava
chiedendo ai sui capelli crespi e indomabili, ai suoi occhi scuri, alle
sue
mani sporche d’inchiostro, alla sua aria intelligente ma poco
femminile.
Era arrossita violentemente.
Era
arrossita,
ma si sentiva carina.
Si
sentiva
lusingata, perché probabilmente nessuno sarebbe riuscito a
sorprenderla più di
così.
Gli
sorrise
apertamente, facendo mostra dei suoi nuovi incisivi e annuendo con il
capo.
«
Hermione, sei viva? » all’ennesimo richiamo ebbe
quasi la tentazione di
lanciare contro il suo migliore amico una fattura, ma si
limitò a grugnire.
Complimenti
Hermione, risposta degna di Ron.
«
Senti, lo so che sei nervosa e…»,
cominciò Harry ma lo interruppe quasi subito.
«
E il fatto che non abbia ancora trovato il
vestito a due settimane dal matrimonio decisamente non mi
rende più
tranquilla! », con un colpo secco tirò la tenda
del camerino mostrandosi al suo
migliore amico nelle sembianze di un pasticcino, con i nervi a fior di
pelle e
i capelli in disordine.
«Me
ne ero resa conto da sola, Harry. »
Lo
vide alzare un sopracciglio con aria scettica.
«
Oh avanti, Harry! Sono sommersa dal lavoro e i preparativi per il
matrimonio
sono ad un punto morto, perché ho avuto la sciagurata idea
di affidare a Ron un
paio di questioni e metà del lavoro a mia madre e a Molly.
Per di più sono
senza vestito e la sistemazione dei tavoli è in alto mare. I
fiori non vanno
bene, la cappella che avevo visto è stata già
prenotata. È un disastro. »
Hermione
si lasciò cadere sul divanetto di fronte al camerino e
poggiò la testa sulla
spalla di Harry.
«
Un completo disastro. »
Quando
da bambina pensava al suo matrimonio non aveva previsto tutti quegli
inconvenienti.
Quando
era bambina non si preoccupava di molte cose in effetti.
Il giorno del suo matrimonio
doveva essere
perfetto.
Ogni
singolo particolare doveva essere perfetto, e invece stava andando
tutto a
rotoli.
«
Mi toccherà andare all’altare in mutande!
» sospirò sconsolata.
«
Non credo che a Ron dispiacerebbe…»
osservò allegro Harry ricevendo in tutta
risposta un pizzico sull’avambraccio.
Doveva
trovare quel maledetto vestito entro la fine della giornata.
Assolutamente!
Una commessa
dall’aria gentile si avvicinò a
loro e chiese: « Posso darle una mano, signorina? »
«
Qualunque aiuto è bene accetto. »
La
ragazza le sorrise cordialmente e si diresse verso uno dei tanti
espositori
recuperando due vestiti.
Ritornò
rapidamente da lei e gliene porse uno.
Hermione
prese la gruccia controvoglia e si rinchiuse nuovamente dentro il
camerino.
Tra
uno sbuffo e l’altro riuscì ad uscire dal
vestito-meringa e ad infilarsi in
quello scelto dalla commessa.
Stranamente
non incontrò nessuna difficoltà nel metterlo.
Quando si
specchiò rimase a bocca aperta.
Le
calzava a pennello.
Il
vestito le lasciava le spalle scoperte ma non la metteva a disagio.
Il
corpetto era lavorato con del pizzo e dei piccoli punti luce
all’altezza del
seno, quindi la seta scendeva fino a coprirle l’ampia gonna
diagonalmente
lasciando spazio poi a vari volants.
Vide riflesso nello specchio
il viso
sorridente della commessa che controllava che tutto andasse bene.
Di riflesso si
portò una mano alla base del
collo, toccandosi un neo.
Nel dormiveglia
riuscì appena a percepire
qualcosa che lentamente e quasi impercettibilmente le percorreva la
colonna
vertebrale.
Istintivamente
inarcò la schiena, e quel tocco lieve le percorse tutta la
lunghezza della
coscia spingendola a mugolare.
Una
carezza
gentile che le portava i capelli dietro l’orecchio seguita da
un bacio sulla
tempia.
Ron.
Sempre
ad occhi
chiusi protese il viso verso quello del ragazzo nella muta richiesta di
un
bacio. I tanti e lenti baci rilasciati sul profilo della mascella,
ebbero il
potere di cullarla maggiormente in quello stato di dormiveglia prima di
coinvolgerla in un bacio leggerissimo.
Finalmente si decise ad
aprire gli occhi per
incontrare quelli azzurri di Ron che la guardavano con
un’intensità unica.
«
Dormito bene?
»
«
Si » riuscì
appena a sussurrare, le era difficile anche pensare quando la guardava
in quel
modo. Non riusciva a ricordare quando era stata l’ultima
volta in cui non era
riuscita a parlare.
Hermione
diede
una rapida occhiata alla sua stanza: i loro vestiti erano sparsi a
terra e la
porta era aperta a metà.
Fortunatamente
i
suoi non erano in casa.
Ron
le era
piombato in casa un paio d’ore prima annunciandole che era
stato ammesso
all’Accademia degli Auror.
Era
semplicemente
euforico, come un bambino la mattina di Natale, l’aveva
abbracciata
sollevandola da terra e aveva fatto un giro su se stesso rischiando di
far
cadere entrambi.
Le
aveva baciato
ogni centimetro del viso ringraziandola per l’aiuto che gli
aveva dato nello
studio e poi l’aveva guardata in quel modo.
Le
aveva
letteralmente tolto il fiato.
Le
aveva
sussurrato che era bellissima prima di chinarsi a baciarla come non
aveva mai
fatto prima e tra un bacio e l’altro si erano ritrovati in
camera sua, tra le lenzuola
bianche, con lo sguardo di Ron che le bruciava sula pelle e lui che le
diceva
che l’amava.
«
Quando pensi
che torneranno i tuoi genitori? » le domandò Ron.
«
Non dovrebbero
tornare prima di cena » gli rispose in automatico mentre gli
sfiorava il naso
con l’indice.
«
Bene! Non
voglio morire per mano di tuo padre ».
Lei
aggrottò la
fronte non riuscendo a capire appieno l’affermazione di Ron.
« Perché mio padre
dovrebbe ucciderti? »
Il
ragazzo le
sfiorò appena la pendenza del seno.
« Bè,
mi pare ovvio! », proseguì la sua
carezza fino ad arrivare al collo, « Per aver attentato alla
virtù della
meravigliosa figlia che si ritrova ad avere »,
il rossore che le si diffuse sulle guance era dovuto
più al complimento
di Ron che al modo in cui la stava toccando.
«
Sono tutto
tranne che mera…» non fece in tempo a finire la
frase perché lui l’aveva
interrotta.
«
No, infatti
sei stupenda e…»
«
Smettila », la
stava mettendo a disagio con quell’atteggiamento.
«…
E bellissima
».
Lei
non era
bella.
Non
le era mai
piaciuto farsi attribuire un aggettivo così frivolo, eppure
aveva sempre
desiderato apparire bella agli occhi di Ron.
Solo
per lui.
«
Sei
intelligente, generosa, coraggiosa e bellissima », con
movimenti circolari del
pollice si era concentrato su un neo che si trovava alla base del
collo, « Sei
così bella che starei ore ad osservarti.»
Chiuse
gli occhi
per l’intensità del suo sguardo e per godere
appieno del suo tocco.
Desiderata.
Ecco
come si
sentiva sotto quello sguardo bruciante e questo le dava un nuova
consapevolezza
di sé e di quello che erano insieme.
«
Baciami »
Sentì
la tenda del camerino che veniva tirata.
«
Oh! Ron rimarrà estasiato! » esclamò
Harry guardandola.
Ron
generalmente
si accorge appena che sono vestita!
«
È incantevole con quest’abito! » la
commessa non poteva essere più soddisfatta
del suo lavoro.
Fece un giro su se stessa
meravigliandosi di
quanto le stesse bene il vestito.
Lisciò
una piega invisibile dell’ampia gonna e sorrise al suo
riflesso.
Era
semplicemente perfetto, e si sentiva stupenda.
Bellissima.
«
Mi ci sento così bene! » osservò
Hermione.
«
La miglior cosa per apparire belle e sentirsi a proprio agio.
»
Era
in piedi
sulla sedia di fronte alle specchio del bagno.
Sua
madre le
stava spazzolando i capelli per andare a scuola.
«
Mamma, ma non
lo possiamo proprio togliere? » disse lei indicando
l’apparecchio che portava
ai denti.
«
No, tesoro.
Sai benissimo che è per farti venire dei denti bellissimi
» le disse la madre
sorridendole e depositandole un bacio sulla guancia.
La
bambina si
rabbuiò e abbassò il capo.
«
Cosa c’è che
non va, Hermione? »
«
Mi prendono
tutti in giro a scuola. E a me da fastidio »
sbottò lei incrociando le braccia
al petto, « E poi odio i miei capelli! »
Sua
madre, se
possibile, le sorrise ancora più teneramente.
«
Allora sai
cosa facciamo? »
«
Cosa? » chiese
curiosa lei.
«
Diamo una
sistemata a questi capelli! »
Aveva
visto la
madre armarsi di spazzola e phon e cominciare a lisciarle i capelli con
gesti
esperti fino ad ottenere un risultato spettacolare.
Quella
mattina
era andata a scuola contentissima di sfoggiare la sua nuova
acconciatura e
fiera aveva mostrato il suo sorriso metallico.
Si
era sentita
bene e non faceva altro che ripetersi le parole che sua madre le aveva
detto
davanti alla porta della classe.
«
La miglior
cosa per apparire bella è sentirsi a proprio agio. Se stai
bene con te stessa
non avrai problemi di alcuna sorta, tesoro »
E
lei a quelle
parole aveva sorriso.
Aveva
sorriso e
si era sentita bene.