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Autore: Doll_    20/11/2011    16 recensioni
June è un'adolescente riservata e timida che al secondo anno di liceo viene inevitabilmente attratta nella tana del lupo cattivo. Jack è più grande e affascinante, ma anche col suo carattere intrattabile e scontroso, riesce a far innamorare di sé la ragazza e a portarla a letto, per poi lasciarla come suo solito. Peccato che l'anno dopo i due verranno messi a stretto contatto a causa dell'imprevedibile destino che, seppur detestandosi, li unirà sempre più...
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'June e Jack'
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Strange


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“Io penso sia formaggio.”
“No, è mozzarella.”
“Formaggio!”
“Mozzarella! Non vedi che fila?”
“Ma dove!? E’ praticamente di pietra!”
“Sei un cretino, John!”
“E tu un presuntuoso!”
Alla ricreazione i ragazzi non sembravano interessati ad altro se non alla pizza che avevano comprato da poco, chiedendosi quali misteriosi ingredienti vi fossero all’interno per renderla così… schifosa.
“Jack, secondo te è mozzarella o formaggio?” Chiese Freddie, ridestandolo dai suoi soliti viaggi mentali.
Ci eravamo messi tutti seduti su un muretto, tranne John, Freddie e Chase che invece erano in piedi di fronte a noi, accesi dalla discussione insensata.
Jack alzò pigramente lo sguardo e buttando fuori dalla bocca un po’ di fumo, rispose con una semplice scrollatina di spalle.
“Francine dov’è?” Chiesi invece ad Abby che se la rideva guardando il suo ragazzo.
“Oh, non la vedo da stamattina… Forse è in bagno.”
“Ultimamente anche lei è strana.” Constatai, beccandomi un’occhiata da parte di Jack.
“Dimmi chi non lo è! John è strano per te, Holly è strana per Chase, tu sei strana per Jack e Jack è semplicemente strano di suo. Ora ci manca anche Francine e stiamo apposto!” Sussurrò, agitando le mani come suo solito.
“Io non sono strana per nessuno.” S’intromise Holly nella conversazione, come se si fosse appena risvegliata dopo un lungo letargo.
“Se lo dici te.” Borbottò Abby.
“Beh, se tu hai trovato l’amore non significa che tutti gli altri debbano sentirsi come te!”
“Ma che stai dicendo, Holly?”
“Dico solo che tutti questi sentimenti stanno iniziando a farmi venire il mal di stomaco!” Sbottò, alzandosi in piedi e dirigendosi dentro scuola senza nemmeno voltarsi indietro e guardare le nostre espressioni basite.
“Ma che cazzo…?” Se ne uscì Jack, finemente come suo solito, avendo chiaramente ascoltato la sfuriata di Holly.
“Lascia perdere Jack, ultimamente non la capiamo neanche noi.” Spiegò Abby, sospirando afflitta.
Ci dispiaceva moltissimo per ciò che stava passando la nostra amica, ma purtroppo non potevamo farci niente. La natura aveva creato l’amore e, forse, sbadatamente, nell’insieme ci aveva aggiunto anche una grande quantità di dolore. Io ed Abby potevamo solo osservare le sue azioni come degli spettatori, aspettando pazientemente fino a che le acque non si fossero calmate.
“Veramente dicevo a voi. Lei la capisco, in fondo è normale per voi donne scaricare ogni tensione sugli altri, ma voi che siete sue amiche dovreste starle accanto invece di sorridere a tutto e tutti come se nulla fosse.” Disse però Jack, dandoci l’ennesimo colpo di grazia.
“Non c’è una soluzione al suo problema, Jack, perché in fondo neanche si tratta di un problema vero e proprio! L’amore fa fare sciocchezze, ti fa essere triste e felice allo stesso tempo, ti fa cambiare, ma ti fa anche crescere, e adesso è arrivato il momento per Holly di maturare ed iniziare a guardare la vita per quella che è. Non è tutto rose e fiori e probabilmente un giorno ci ringrazierà quando ripenserà che, anche se apparentemente ce ne stavamo ferme, in verità stavamo semplicemente lasciandola camminare con le proprie gambe.”
Quel discorso mi era uscito fuori dal nulla, neanche lo avevo mai pensato. Mentre le parole uscivano dalla bocca ed i miei occhi si puntavano in quelli di Jack, improvvisamente la Holly della situazione ero io e l’amore che la faceva soffrire a tal punto era lui.
E questo probabilmente lo capì, perché non disse niente. Però si alzò e se ne andò anche lui.
“Che giornata del cazzo.” Commentò Abby, scuotendo la testa.
Ed infine, come se non bastasse: “Ohi, June, secondo te è formaggio o mozzarella?”

§§§

 

“Ciao.”
“Ciao.”
“Possiamo parlare un secondo?”
“Certo June, tutto quello che vuoi tu.”
Dan stava sorridendo, ma i suoi occhi erano affilati come lame di coltello e la voce gli era uscita più severa che sarcastica di quanto volesse.
Mi tremavano le mani perché in sua presenza sentivo che tutte le cattiverie che mi aveva lanciato alle spalle ancora non erano state ripagate come dovuto, ed il pizzicorio agli arti me lo ricordava continuamente.
Lasciò i suoi amici e mi raggiunse sulle scale antiincendio dove avremmo avuto comunque pochi secondi per parlare dato che la ricreazione stava per terminare.
“Come stai?”
Non riuscii a trattenermi dal chiederlo perché, nonostante tutto, ero comunque una ragazza educata io.
“Potrei stare meglio. A te come va? Ho saputo che il biondo ti ha mollata.” Ghignò senza preoccuparsi di nascondere il suo compiacimento.
“Brutto str- senti… non sono qui per litigare ma ho una domanda importante da farti e anche se so che per te la verità è un concetto astratto e decisamente complesso, desidero che tu sia sincero, almeno stavolta.”
“Spara.”
Magari.
“Hai parlato con Jack qualche volta, per caso?”
“No.”
“La verità, Dan, ti prego.”
“E cosa ricevo in cambio? Uno dei tuoi baci particolari?” Ammiccò, facendomi quasi vomitare.
“Neanche morta e poi ricordo che i miei baci non ti sono mai piaciuti, giusto?” Tentai un sorrisetto bastardo ma quella che mi uscì fu probabilmente più simile alla faccia di un killer pronto all’attacco.
“Ma dai, Junery, lo sai anche tu che mentivo perché ero arrabbiato.” Si avvicinò. Troppo.
“Odio quando mi chiami in quel modo.” Ringhiai, facendo un passo indietro, “Ora dimmi la verità.”
“Te l’ho detta,” sbuffò “Non ho mai parlato con O’Connell. Io e quel punk non andiamo molto d’accordo.”
La campanella era suonata.
“Se mi stai mentendo nuovamente giuro che te la farò pagare cara, stronzo.” Gli puntai l’indice sul petto.
“Uh, e che hai intenzione di farmi? Mi salterai addosso e mi succhierai via ogni-..”
Ma Dan non continuò.
La mia sberla fermò prima tutto quel fuoriuscire inutile di parole cattive e derisorie.
Non so perché, ma ogni volta che mi capitava di incrociare o, ancora peggio, di parlare con Dan, mi sentivo sempre più delusa da me stessa. O forse sì, forse lo sapevo.
Non avrei dovuto abbassarmi così tanto e mettermi con un cretino simile.
Eppure a recitare era bravo… avrebbe vinto il premio Oscar per miglior racconta balle della terra.
“E questo è solo un assaggio.” Ringhiai furiosa, facendo qualche passo indietro per poi voltarmi e sbattere contro qualcosa… no, non qualcosa. Ma contro qualcuno.
Qualcuno con un odore misto a tabacco e menta.
“J..Jack?” Boccheggiai come un pesce fuor d’acqua.
“E’ ora di rientrare in classe, June.”
La sua voce era bassa e roca, arrabbiata, e mentre mi diceva questo guardava fisso Dan come se solo con gli occhi potesse strappargli la testa a morsi.
“S-sì. Vado.” Deglutii e senza aggiungere altro me ne andai, lasciandoli da soli.
Ma non potevo sapere che all’uscita Dan avrebbe avuto un enorme ed ambiguo livido sullo zigomo destro.

§§§


L’amore.
Tutto gira intorno all’amore.
“Ehi June, hai da fare oggi pomeriggio? C’è il mercato.”
Francine mi aveva raggiunta all’uscita e aveva messo un braccio intorno alle mie spalle per salutarmi.
“Era oggi?”
“Sì. Ci vieni con me? Non usciamo mai insieme io e te.” Sorrise.
“Perché no? Tanto non ho da studiare.”
“Perfetto, ci vediamo in piazza alle quattro, okay?”
Annuii e ci dividemmo. Lei in macchina, io ad aspettare l’autobus.
Strano, strano… Perché Francine voleva uscire con me? Non avevamo un gran rapporto io e lei, insomma ci parlavamo quando stavamo insieme agli altri, scherzavamo ma per il resto io stavo con Holly ed Abby e lei sempre con Alicia. Era bello vederle insieme, loro due.
Alicia e Francine erano l’opposto l’una dell’altra; la prima sempre attenta a manicure, abiti alla moda e riviste per capelli, mentre la seconda più portata per la musica rock, per le maglie larghe ed acconciature stravaganti. Esempio i suoi capelli rossi fuoco.
L’auto era arrivato e come al solito un’orda di ragazzi appena usciti da scuola si accalcavano per entrare per primi e prendere i posti. E come al solito io ero l’ultima fra questi e mi sarebbe toccato stare in piedi fra altri mille corpi schiacciati come sardine.
I pali non riuscivano ad evitare a chiunque di sballottarsi di qua e di là a causa delle curve o delle fermate dell’autista, quindi solitamente i contatti erano frequenti.
Tranne quel giorno, che il mio corpo fu a contatto solo con un altro che, silenziosamente, mi stava come proteggendo da tutto quel trambusto.
Jack, infatti, essendo stato privato dai genitori di macchina e moto, era costretto a prendere l’autobus come tutti gli altri ma per mia sorpresa, senza dire nulla, mi si era messo dietro, reggendosi solo con una mano al mio stesso palo, attento però a non far sfiorare le nostre mani come se bruciassero.
La prima curva non fu poi così tragica, ma la mia schiena sfiorò comunque il suo petto, mentre alla seconda non potei fare a meno di poggiarmici definitivamente.
Era bellissima la sensazione di quel momento, in mezzo a tutti ma lo stesso inosservati, i nostri corpi erano attaccati ma rimanevano fermi, sospesi nell’aria ed in religioso silenzio come se volessero lasciare la parola solo ai nostri cuori.
Il battito di Jack era calmo, lo sentivo a contatto con le spalle, ma quando c’erano ulteriori curve sentivo che piano piano accelerava e la sua mano si stringeva di più al palo.
Bello, il mio Jack.
Stavo per parlare dato che il silenzio era diventato improvvisamente opprimente, quando una buca sorprese entrambi rischiando di farci cadere all’indietro ma Jack, stupendomi ancora, mi avvolse la vita con un braccio e mi strinse di più a sé, sempre senza parlare, come se fosse normale che i nostri corpi stessero così a contatto. Come due calamite o due pezzi di un puzzle.
Un puzzle fottutamente contorto.
Sfortunatamente però, quel momento durò poco e alla prossima fermata dovetti scendere con un pesante magone nello stomaco.
“Che carino che è stato Jack!” Diceva Abby, sorridendomi.
“Eh?”
“Ho visto come ti teneva stretta per non farti cadere. E’ stato… dolce.”
“Jack non è dolce. Forse anche lui si stava tenendo a me.” Borbottai, per scacciare le mille illusioni che affollavano già la mia povera mente.
“Allora è ancora più bello. Vi sostenevate a vicenda.”
Vi sostenevate a vicenda.
Un sussulto al cuore, un’impalpabile bruciore su tutto il corpo.
Vi sostenevate a vicenda.
Sì, e sarebbe stato così per sempre.

§§§

 

Il mercato non era tanto pieno come sempre. Di gente ce n’era ma meno del solito.
Era già un’ora che io e Francine facevamo avanti e indietro perché magari ripassando ci era sfuggita qualche maglietta o qualche pantalone carino. Non era affatto spiacevole la sua presenza. Francine aveva sempre qualcosa da dire e non si preoccupava di aprirsi a me, parlava e mi raccontava di tutto. Non c’era stato mai imbarazzo fra noi e mi accorsi di quanto Francine, sotto la sua corazza da dura, fosse una ragazza estremamente fragile, in continua lotta con se stessa.
Mi stava parlando ancora di Alicia e delle loro esperienze passate quando, con un sorrisetto colpevole, si voltò a guardarmi: “Ti sto annoiando vero? Ogni volta che inizio a parlare di Alicia non smetto più.”
“Figurati! Mi fa piacere. Lei è la tua migliore amica, è normale.” Sorrisi sinceramente, cercando di tranquillizzarla.
Ma, per mia sorpresa, accadde il contrario. Una smorfia rigò il suo bel volto e le labbra sempre carnose e rosse si piegarono in giù, mentre gli occhi si velavano di malinconia.
“Tutto bene? Ho detto qualcosa di sbagliato?”
“No, no.”
Eravamo finalmente uscite dalle bancarelle e adesso ci stavamo dirigendo alla stazione, sedendoci poi su uno dei muretti lontano da tutti, sfinite dalla lunga camminata.
Francine teneva le mani in grembo e non smetteva di rigirarsele come se stesse pensando a cosa dirmi o, meglio, se dirmelo o meno.
“E’ complicato, June.” Disse infine, sospirando. “Per me Alicia è… E’ molto importante, ecco. E’ mia amica, sì, ma…”
“Ma non solo.” Conclusi, con calma.
Lei alzò di colpo il viso, i suoi occhi si erano spalancati, ma compresi comunque di aver centrato il punto.
Non lo avrei mai immaginato, ma in fondo tutti avevano capito che la loro unione non era come tutte le altre.
Si cercavano sempre, finivano le frasi l’una dell’altra, si accarezzavano e si sorridevano come se avessero un segreto proibito da mantenere, ma nonostante ciò Alicia frequentava molti ragazzi e Francine non poteva farci poi molto.
“L’ho capito sette mesi fa. Ed ho una paura fottuta. Io stravedo per lei, capisci? E ci sto male quando la vedo pendere dalle labbra di Jack.” Abbassò lo sguardo come se qualcuno le avesse appena dato uno schiaffo.
“Jack?” Anche io però ero stata colpita.
“Sì, Alicia è sempre stata un po’ cotta di lui. Ci conosciamo da quattro anni e lei non è mai riuscita a toglierselo dalla testa. Ma se n’è fatta una ragione, come me d’altronde. Non puoi capire quanto sia frustrante vederla piangere per qualcuno che non può avere e allo stesso tempo volerla abbracciare, baciare e dirle che ci sono io lì, che da me potrebbe avere qualsiasi cosa se solo aprisse gli occhi e se ne accorgesse. Ma non posso. Perché siamo amiche, perché si fida di me e perché lei non è…”
“Lesbica.”
“Ma neanche io lo sono! Io non sono attratta dalle altre ragazze! Neanche ci penso…”
“Però non sei attratta nemmeno dai ragazzi.” Constatai.
“Io voglio solo lei. Non voglio altre ragazze, non voglio altri ragazzi. Io voglio solo sentirmi sempre al settimo cielo come solo lei è in grado di farmi sentire con un solo sorriso. Capisci, vero?”
“Certo, Francine. E’ normale. E’ l’amore…” Sorrisi, prendendole la mano e stringendola per infonderle la mia sicurezza.
“No, è questo il punto, June. Non è normale. Siamo due ragazze e lei potrebbe… lei potrebbe odiarmi, non volermi più vedere, guardarmi con occhi diversi… Ed io non voglio questo, perché anche se amarla in silenzio è doloroso, almeno permette a lei di essere se stessa. Quella se stessa bellissima e piena di qualità.”
Mi stavo per commuovere, lo ammetto. Le parole di Francine erano stupende, e piene di quell’amore che tutte le persone avrebbero pagato per impadronirsene. Nei suoi occhi quella scintilla di vita, contornata dalla sofferenza e dal tormento, la portava avanti passo dopo passo.
“Secondo me invece ti sbagli. Se siete così tanto amiche come dici tu, dovresti dirglielo. Altrimenti, se un giorno questo sentimento dovrà crescere a tal punto da straripare e confessare tutto, a distanza di anni magari, lei potrà incolparti di averla tradita, di aver ferito la sua fiducia perché mentre lei credeva di avere una semplice amica al proprio fianco, questa desiderava solo il suo amore. Quindi concluderà che in verità voi due non siete state mai davvero amiche ma che il sentimento era a senso unico.”
“Ma non è così!”
“Lo so, ma come vuoi che reagisca? Che ti dica che andrà tutto bene e che continuerete ad essere come prima? E’ possibile, non è da escludere, ma sarebbe anche peggio perché tuto si romperebbe definitivamente. Quel prima non potrà mai tornare perché, se ci pensi, non c’è mai stato. Tu sotto sotto sei sempre stata innamorata di lei e lei potrebbe iniziare a ricordare tutti vostri momenti passati assieme e a tradurli in modo differente. Credo che sia meglio dirglielo ora che la cosa è fresca, per non rischiare di starci male tu, ma soprattutto lei.”
Non ne capivo nulla di quelle cose, non avevo mai conosciuto omosessuali prima, ma nonostante ciò provai comunque a mettermi nei loro panni, perché capivo Francine e conoscevo Alicia.
L’avrebbe fatta a pezzettini se non si fosse mossa in fretta.
“I-io.. non so se ci riesco, June.”
“Pensaci; potrebbe andare anche bene.”
“Non credo. Io parto dal presupposto che farà un male cane quando mi dirà che per lei non è lo stesso. Ed è per questo che non glielo dico. Ho paura di soffrire.”
“Meglio rischiare sai, che non concedersi mai.” Canticchiai, sorridendole e mettendole un braccio intorno alle spalle per tenerla stretta a me.
“Allora anche tu.” Disse dopo un po’.
“Io cosa?”
“Dovresti dire a Jack di amarlo.”
Gelo.
“I-io… io non amo Jack.” Deglutii la menzogna mentre questa logorava tutti i miei organi.
“Guarda che l’ho capito, sai? E penso che anche lui un po’ ti ami.”
“Un po’, dici?” Ridacchiai per l’agitazione.
“Un po’, perché non sono sicura che Jack sappia amare.”
Era stata sincera, mi aveva detto la cruda e nuda verità, anche se era dolorosa sentirla dire da qualcun altro, soprattutto così vicino a lui.
Io sapevo che Jack era difficile da gestire, che non poteva essere addomesticato e che sarebbe stato sempre quel bellissimo stallone selvaggio, ma faceva male.. faceva male sapere di non poter mai essere abbastanza.
“Jack.. ti ha mai parlato di me?”
“Intendi quando stavate insieme? No. Ma non perché non ci tenesse. Lui è fatto così, non parla mai di sé. Ma si notava, June, eccome se si notava! Jack era… era luce. Arrivava ed improvvisamente, solo col potere dei suoi occhi, con la luce che gli avevi messo dentro, sapeva risollevarti il morale. Sorrideva anche! Da non crederci, June! Dovevi vederlo poi quando gli chiedevamo di uscire e lui, per non dirci direttamente che voleva vedersi con te, abbassava lo sguardo sorridente e si agitava come un bambino alla prima cotta. Quando abbiamo capito che vi eravate lasciati, invece, improvvisamente era diventato tutto buio. Jack si portava dietro un ombra, ma adesso che siete entrate voi nella comitiva, piano piano il vecchio Jack, quello quasi solare e felice, sta riaffiorando.”
“Mi stai riempendo la testa di illusioni, Francine. Al mio cuore non fa bene sentire queste cose.”
Trattenevo un fiotto di lacrime, ecco la verità. Speravo che quelle parole fossero vere e non solo frutto della sua immaginazione o un modo per ripagarmi perché ero stata a sentirla mentre si sfogava per Alicia.
“Secondo me dovresti dirglielo, June.”
“Cos’è? Ora le parti si sono invertire?” Sorrisi, anche se forzatamente.
“Dico sul serio. Facciamo un patto, ti va? Quando tu lo dirai a Jack, io lo dirò ad Alicia, ti va bene?”
Sorrideva e mi porgeva la mano, sicura di sé che io non avrei accettato, ma poi le sue parole mi riempirono la testa. Quello che aveva detto su Alicia e i suoi sentimenti tanto belli da essere sprecati se tenuti nascosti, mi fecero alzare la mano e stringerla alla sua per accordare il patto.
“Affare fatto.”
Avevo un po’ di tempo, almeno.

§§§

 

Quindi, tornando a casa a piedi, la mia testa non smetteva di disegnare vari schemi per fare il centro della situazione e magari mettere un po’ d’ordine.
Allora: Holly era innamorata di Chase, che però stava con Maggie, la nostra amica. John sembrava essersi preso una cotta per me, ma io amavo Jack, e anche Alicia a quanto pareva era cotta di lui, ma lei piaceva anche a Francine, che però era la sua migliore amia, ed infine, gli unici coi cuori in pace, Abby stava con Freddie e sembravano già una coppia sposata ma con tutta una vita davanti.
Una vera e propria matassa, ecco. Un groviglio di fili dei quali non riuscivi nemmeno a capirne l’inizio e tantomeno la fine.
“Come siamo pensierose…”
Ero arrivata davanti al cancello di casa, ma una voce alle mie spalle mi sorprese e fece saltare come una molla.
“Che ci fai qui, Jack?” Deglutii, tenendo ancora le chiavi di casa sospese in mano, poco prima della serratura.
Se solo avesse provato a cercare di portarmi a letto con una delle sue frase tipo “non lasciarmi solo, resta con me” lo avrei piacevolmente castrato seduta stante.
Non perché non avessi voluto, ma perché più che altro avrei dovuto iniziare a proteggere il mio orgoglio.
“Mi annoiavo.” Scrollò le spalle nel suo giacchetto nero pelle.
“Mi dispiace, allora. Io ho da fare però.”
Con immensa fatica mi voltai ma la chiave non riuscì ad avvicinarsi che la sua mano bloccò il mio polso.
“Cos’hai?”
“Niente.” Quasi ringhiai.
La verità era che la storia di Francine mi aveva scombussolata. Non perché non me l’aspettavo o perché si trattava di omosessualità ma, perché, dopo tutte le sofferenze che aveva da patire per un amore più difficile e complesso di molti altri, continuava comunque a combattere, a non farsi buttare giù e a non cadere in altre tentazioni. Riusciva a farsi bastare un solo sguardo ed io invece mi lamentavo se non mi abbracciava, dedicava alcune attenzioni o se non mi baciava… Che razza di destino.
“Bugia.”
“Cosa vuoi Jack? Sei venuto per una botta e via? Per prenderti ancora gioco di me? Mi dispiace, ma dovrai trovartene un’altra per stasera.”
Jack ora mi perforava. Non mi stava guardando semplicemente, no… mi stava scavando dentro.
Poi, alzò la mano destra e senza ancora dire una parola, m’incitò a guardare cosa aveva da mostrarmi.
Ero furiosa, ma non con Jack. Con me, perché lui era sempre stato sincero con me, su ogni cosa: se voleva una scopata, lo diceva; se gli dava fastidio un mio comportamento, lo diceva; se capiva che mentivo, lo diceva… Sempre, diceva sempre quello che gli passava per la testa ed era colpa mia se non dicevo di amarlo, se mi tenevo tutto dentro e assentivo solo per renderlo felice, tralasciando però i miei sentimenti.
Lui non c’entrava nulla ma nonostante ciò, abbassai lo sguardo e la rabbia, improvvisamente, si sostituì alla vergogna.
“Quel…” mi schiarii la voce “Quel film l’ho già visto.” Borbottai, sentendomi una vera carogna.
In mano aveva un dvd di Marilyn Monroe -il film A qualcuno piace caldo- e un pacchetto di popcorn da riscaldare al microonde.
“Lo so,” viso inespressivo, impassibile, quasi calcolatore “ma è il tuo preferito.”
Bang

§§§


 

“Io non lo farei mai…” Disse lui, con tre enormi popcorn in bocca.
“Cosa?” Chiesi allora, cercando di raggiungere la lattina di coca cola che avevo ritrovato in frigorifero.
“Vestirmi da donna per.. per..”
“Per salvarti la pelle? Non devi tenerci molto, allora.”
“Io affronterei il problema.”
“Tsk, ma sei matto? Quelli neanche ti fanno parlare che ti ammazzano. Sono mafiosi, Jack, e se vengono a scoprire che sei stato testimone di un loro omicidio, non penso che si fermerebbero troppo a discutere.”
“Forse sono troppo orgoglioso.”
“Sicuro!” Ridacchiai, fregandogli alcuni popcorn dalle mani.
“June…”
“Dimmi.”
“Che avevi oggi? Le cose che hai detto le pensavi davvero?”
“I-io…”
Io sono un’emerita cretina senza cervello che però ti ama con tutto il cuore.
“Pensi che io venga da te solo per fare sesso? Che ti usi e voglia prendermi gioco di te?”
Strano, strano… Jack sembrava sinceramente ferito da ciò che gli aveva detto ma, in fondo, come poteva non averci mai pensato?
Ma nonostante tutto, ancora, non risposi. Abbassai lo sguardo e mi feci capire.
“Non è così, mocciosa.”
“E come posso esserne sicura?” Avevo gli occhi lucidi e senza pensarci li fissai nei suoi che sembravano tremare per l’intensità.
“Perché te lo sto dicendo io. Dovresti fidarti della persona di cui sei innamorata, no?”
Oh cazzo…











Angolo Autrice:
Capitolo pessimo, lo so. Non mi piace affatto e mi spiace ancora di più perché dopo tutto il tempo che vi ho fatto aspettare, vi meritavate un capitolo più sostanzioso...e invece ecco 'sta merda.. vabbè.
Mi scuso, ovviamente, per l'assenza ma è un periodo critico però cercherò comunque di continuare a scrivere.
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate e se mi riempirete di parolacce e critiche, sappiate che se potessi vi stringerei la mano u_u
Un bacio grande e al prossimo! :)
PS: mi dispiace anche per le risposte alle recensioni... purtroppo il tempo mi permette a malapena di aggiornare :(
Lo so, sono diventata un disastro... *ma lo eri già u_u ndTutti* D: ....

   
 
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