Libri > Il diario del vampiro
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Autore: gaga96    20/11/2011    8 recensioni
Dal testo: "—Beh, almeno sarà al sicuro con noi!— scherzò Damon, ma sapeva che era tutto il contrario.
—Oh, certo!- iniziò ironicamente Bonnie –Dopotutto, sarà solo figlio di un vampiro super-potente e temuto da tanti e dall’ultima discendente della più potente stirpe di streghe, per cui penso che non attirerà per niente l’attenzione!—"
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi tutti | Coppie: Bonnie McCullough/Damon Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 4
 
 
—Glielo dico, non glielo dico, glielo dico, non glielo dico….Forse sarebbe meglio se glielo dicessi! Ma no, no… dopo scoppierebbe una baruffa inutile. Ma se Damon lo venisse a scoprire si arrabbierebbe tantissimo con me perché non gliel’ho detto! Però potrebbe andare a finire male se gli raccontassi ciò che è successo…oh, accidenti!— imprecò la giovane strega, camminando avanti e indietro per il salotto mordendosi l’unghia del pollice. Aveva ancora gli occhi gonfi per tutte le lacrime che aveva versato poco prima ma ormai quella era storia vecchia: adesso si trovava davanti il vero problema. Stava decidendo se raccontare tutto ciò che era successo con Elena, a Damon. Ma il problema stava nella reazione che avrebbe potuto avere Damon. Se lui avesse saputo ciò che era successo si sarebbe infuriato. Bonnie già si immaginava fulmini e saette dal vampiro! Conoscendolo, sarebbe volato direttamente al pensionato e sarebbe iniziata una discussione inutile, che avrebbe solo diviso il gruppo di amici. E Bonnie non lo voleva affatto. Però, si sapeva che Damon era sempre stato un tipo imprevedibile, per cui, forse, non sarebbe venuto fuori niente di particolare. O no? Dopotutto, Elena era sempre Elena, amore o non amore.
Oppure, se Bonnie non avesse detto niente, Damon sarebbe stato tranquillo, per cui, a grandi linee, la seconda prospettiva sembrava la più allettante. Ma c’erano due bei motivi per cui Bonnie non avrebbe mai potuto attuare la seconda opzione:
primo- si sarebbe sentita un verme strisciante e bugiardo per tutto il tempo, per cui, probabilmente, non avrebbe retto e avrebbe raccontato tutto lo stesso;
secondo- Damon si fidava di lei. E questo era molto importante, perché il vampiro si fidava solamente di pochissime persone e se lei, quella più importante per lui in quel momento, l’avesse tradito, chissà cosa sarebbe accaduto.
—Ok, quindi glielo dico…o no?— riflettè. All’improvviso, una ventata di aria gelata la fece tremare.
—Dirmi cosa, pettirosso?
Bonnie si ghiacciò. “E adesso?”
“Ok, Bonnie, ora sta a te scegliere!” pensò, fermandosi di botto e sbarrando gli occhi.
“Glielo dico sìnosìnosìnosìnosì…”
—Uccellino?—
Si stava avvicinando a lei. Andò in crisi!
—Bonnie?
Eccolo, era vicinissimo! Qual è la tua risposta definitiva, Bonnie?
—Bonnie McCullogh, si può sapere che succede?— esclamò Damon, ormai alle sue spalle e Bonnie agì d’istinto e si voltò di scatto.
—Ma che è successo? Hai gli occhi gonfi!
—Damon…devo dirti una cosa…ma prima mi devi promettere una piccola cosuccia…—disse la rossa, facendo un piccolo sorrisino e allargando gli occhi, come si fa di solito quando si chiede una cosa che si sa non può essere mantenuta. Damon assottigliò lo sguardo, sospettoso.
—Mmh…non mi piace questa storia, comunque dimmi cosa dovrei promettere.
—Ecco…promettimi di non arrabbiarti, di non andare fuori di testa e, soprattutto, di non uscire da questa casa senza il mio permesso per le prossime ventiquattro ore! Me lo prometti?— chiese lei, speranzosa. Damon emise un suono gutturale.
—Spara.
Bonnie sospirò.
—Ma ricordati che hai promesso!
—Bonnie…
—E … una promessa, è una promessa!
—Sì, ok, ho afferrato il concetto! Adesso dimmi, per cortesia, cosa è successo!
—Ok! Vedi, Elena è venuta poco fa. E…
 
 
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—Avevi promesso!
—Non m’interessa!
—Damon, non provare a sfiorare la maniglia della porta d’ingresso!
—Non ne avevo intenzione! Passo dalla finestra, grazie!
Damon! Fermati!— gridò Bonnie, afferrando il vampiro dal gomito e cercando di tirarlo dalla parte opposta per impedirgli di uscire. Ma Damon non sembrò badarci molto, visto che proseguì imperterrito verso la finestra della cucina, trascinandosi dietro Bonnie.
—Quella finta di una bionda…quella piccola infima…quella…Argh!— gridò il moro, il volto sfigurato da un’ira di cui la stessa Bonnie aveva timore, ma che non era abbastanza spaventosa per farla staccare dal braccio del suo ragazzo.
—Damon, accidenti, fermati! Stavamo litigando, è normale dirsi cose cattive!— cercò di giustificare Bonnie e a quell’affermazione, Damon si fermò di scatto, facendo cadere la rossa. Mentre lei si rialzava goffamente, Damon esclamò, in tono minaccioso e guardandola negli occhi, con sguardo freddo e molto adirato:
—No! No, Bonnie! Mandarsi al diavolo è normale, dirsi addio per qualche secondo è normale, ma tirare in ballo certi discorsi no, non è per niente normale!—
—Ma l’hai detto tu che Elena è leale e sa il fatto suo e tutto quelle altre cose! L’hai praticamente difesa stamattina!
—Sì, appunto, stamattina! Perché stamattina era una normale ragazza che ha reagito in modo strano ad una notizia! Adesso è solo una stupida megera che ha deciso di morire di una morte lenta e dolorosa!— sibilò. Bonnie ammutolì e rabbrividì. Da una parte le fece anche piacere che Damon la difendesse così, dall’altra ne aveva anche paura. Non l’aveva mai visto così arrabbiato, per giunta con Elena!
Si inumidì le labbra e aprì la bocca per dire qualcosa, ma le uscì solamente aria.
Damon ringhiò e tornò a marciare verso la finestra. La sua aurea era nera e rossa, tipica di quando si arrabbiava parecchio. Bonnie non sapeva come impedirgli di fare un gesto talmente idiota come quello. La forza non poteva usarla, ci aveva già provato. Le parole sbattevano contro il muro della rabbia di Damon che, in quel momento, non sentiva né provava più nulla, se non una grande e cieca rabbia.
—Damon, per favore, non fare cavolate!— gli gridò correndogli dietro ma, vedendo che lui neanche la badava, fece la cosa che più le sembrava sensata in quel momento: ricorrere alla magia!
Creò in un secondo, attorno al vampiro, una muraglia invisibile, un recinto esterno, come una bolla, che lo bloccava dentro. Damon parve scombussolato, all’inizio, non capendo come mai non potesse andare più avanti, ma poi capì l’artefice di tutto ciò e si girò di scatto verso Bonnie, a circa un metro di distanza da lui.
Ciò che lei vide le mozzò il fiato.
Il ragazzo aveva un volto orribile, il che era difficile da dire riguardo a Damon. Era segnato dall’ira. I lunghi canini erano pronti a mordere la prima preda che avrebbero trovato. Gli occhi, neri come sempre, stavolta erano molto più scuri e minacciosi. Il viso pallido era attraversato da una smorfia mostruosa. La posa era quella di un predatore e a Bonnie venne in mente l’immagine di una pantera arrabbiata che era appena stata disturbata durante la sua caccia
La ragazza sgranò gli occhi. I suoi occhi marrone cioccolato viaggiavano velocemente su tutto il corpo di Damon, rimanendo a bocca aperta.
—Bonnie, lasciami andare!— gridò Damon. Sapeva che non gli piaceva essere intrappolato da qualcun altro, ma lei non voleva assolutamente che lui facesse qualcosa di stupido di cui avrebbe poi potuto pentirsi. Si avvicinò lentamente a lui, tentando di rimanere concentrata nel trattenere la barriera.
Quando furono distanti poco più di una quindicina di centimetri l’uno dall’altra, Bonnie parlò.
—Perché sei così turbato, Damon? Capisco la tua rabbia, anch’io ero così poco fa, ma molto meno di te. Cos’è che non riesci a mandare giù?— chiese con tono pacato. Il respiro di Damon iniziò a rallentare, segno che si stava calmando. Bonnie deglutì. Era davvero spaventoso in quello stato!
—Non posso permettere che uno sbaglio del passato penalizzi il presente, mi capisci? Non posso sopportare che Elena usi come arma contro di te un simile argomento, perché non è giusto, visto che tu le sei sempre stata accanto ogni minuto della sua misera vita! Non ti meriti questo! E, soprattutto, non voglio che un giorno Elena provi rancore verso te e verso il piccolo! Perché non ve lo meritate! Questa è una storia che deve essere chiusa nuovamente tra me ed Elena, ma visto che lei ancora non ha capito che lo era già, glielo spiegherò nuovamente. Ma con qualche tecnica di tortura in aggiunta!
Bonnie lo guardò negli occhi, gli angoli della bocca all’ingiù. La intristiva quel discorso, nonostante sapesse fosse vero. Ma, in ogni caso, era fiera di lui. Di quello che aveva detto e di quello che avrebbe fatto. Era fiera di come la proteggeva e, soprattutto, di come proteggeva il loro bambino. Gli occhi le divennero improvvisamente lucidi.
—Vorrei tanto abbracciarti adesso!— mugolò. Damon fece un piccolo sorriso sghembo, mentre i denti affilati tornavano al loro posto e le spalle si rilassarono, facendolo tornare il vampiro di sempre.
—Beh, potresti farlo liberandomi da questa gabbia!
—E chi mi dice che appena liberato non correrai ad impiccare Elena?— ridacchiò Bonnie, tanto per alleggerire la tensione che si era creata.
—Fidati di me— le sussurrò Damon, senza malizia o arroganza, usando solamente quel tono che ti fa sciogliere anche quando sei completamente ghiacciata. Bonnie si morse un labbro e tolse la barriera. Rimasero fermi entrambi per qualche secondo, fino a che Bonnie non si strinse contro il petto del vampiro. Era così bello sentirsi protetta da qualcuno. E amata da qualcuno.
Le possenti mani di Damon la strinsero ancora di più.
—Posso chiederti una cosa?
—Cosa?
—Non mi sembravi così arrabbiata, mentre me lo raccontavi. Si può sapere come mai?
“-Come mai?-“ pensò Bonnie. Beh, semplice!
—Perché tu sei mio, comunque. Lei può dire tutto quello che vuole, ma alla fine ho vinto io! Tu sei mio!— rispose, sorridendo e appoggiando il mento sul petto del vampiro, in modo da guardarlo negli occhi. Damon la guardò, abbassando la testa verso di lei e aprendo leggermente gli occhi. Fece un piccolo sorriso.
—Vedo che hai imparato bene da me, uccellino!— disse, abbassandosi verso di lei e scoccandole un bacio.
—E, comunque, le parlerò io al più presto!
 
 
 
 
 
Qualche ora dopo…
 
 
—Stefan, sai dov’è il mio pigiama?
—Quale?
—Quello che mi hai comprato la settimana scorsa!
—Prova a guardare in salotto, forse l’hai lasciato di là!
Elena annuì e si diresse verso il salottino del loro appartamento. Giusto in quel momento, Stefan aprì l’acqua della doccia.
Elena sospirò e diede un’occhiata veloce all’orologio: le 21.47.
Quella era stata una giornata pesantissima. La notizia di Bonnie incinta l’aveva completamente sconvolta. Per giunta, incinta di Damon! Questa era proprio la parte sconvolgente! Insomma, Elena aveva sempre accettato che Bonnie e Damon stessero insieme, dopotutto erano entrambi felici. Bonnie stava con il ragazzo di cui era innamorata da tempo, mentre Damon…stranamente lui sembrava molto felice con lei, nonostante per un bel po’ di mesi avesse giurato di essere innamorato della bionda. E, di conseguenza a questo, Elena aveva iniziato a provare qualcosa di forte nei confronti di Damon, era praticamente ovvio, no? Alla fine, chi non resisteva al fascino irresistibile di Damon? Elena provava sentimenti forti per entrambi i fratelli Salvatore e, ancora quando il vampiro moro non stava con la sua migliore amica, mentre Elena stava con Stefan, cercava di capire cosa provava per Damon e non le sembrava sbagliato. Era solo un po’ confusa! E poi, era intervenuta Bonnie. Lei era innamorata di Damon da quando l’aveva baciato a casa di Caroline (o forse anche da prima?) e Damon, piano, piano, si era affezionato a lei, tanto da arrivare a dire di esserne innamorato.
All’inizio, nonostante la bionda sapesse i sentimenti della rossa e tutto ciò che gli andava dietro, aveva continuato per la sua strada, alla ricerca della risposta alla domanda più importante della sua vita: Damon o Stefan? Poi, da un giorno all’altro, il moro e la sua migliore amica se ne erano usciti con la storia che stavano insieme e subito Elena aveva pensato che ci fosse qualcosa di strano sotto, era impossibile che Damon si fosse già dimenticato di lei per stare con Bonnie! Ed Elena ci era rimasta davvero male! Si poteva dire che si era praticamente innamorata anche di Damon, il che era bizzarro visto che aveva giurato (e continuava a farlo) amore a Stefan.
La bionda non pensava che la loro storia (tra Damon e Bonnie) potesse durare così a lungo, tanto da arrivare persino ad aspettare un bambino! Questo era assurdo! Damon non era fatto per fare il papà! Non era pronto! Uguale per Bonnie, visto che lei stessa era ancora una bambina, figuriamoci se fosse stata pronta per crescerne uno, con Damon poi!
Veramente assurdo! E lo pensava solo per il bene di Bonnie! L’avrebbe aiutata durante tutta la gravidanza, e anche dopo, si diceva. Sarebbe stata una brava zia, anche se questo le metteva addosso una strana ansia. Per questo quella mattina aveva reagito in quel modo alla notizia del bambino. E, per lo stesso motivo, le erano accidentalmente scappate quelle parole durante la furiosa litigata con Bonnie! Ma non voleva che la sua amicizia con Bonnie si rovinasse. Le voleva bene e avrebbe fatto di tutto per proteggerla, ecco perché aveva detto tutte quelle cose.
Non per altro, si diceva.
—Ma dove accidenti è quel pigiama?— esclamò, guardando dappertutto all’interno del salotto.
—Stai cercando questo?
Elena si immobilizzò. Quella voce…così fredda e melodiosa allo stesso momento… che la scioglieva con così tanta facilità.
—Damon?—domandò, ansiosa, girando la testa a destra, senza guardarlo negli occhi, visto che lui si trovava proprio dietro di lei.
—Rispondimi.
Elena si girò. Damon era illuminato dalla luce della luna e quella visione le mozzò il fiato. Era veramente bello! Desiderò abbracciarlo dolcemente in quel momento. Poi, notò che aveva il suo pigiama lilla in mano e, a fatica, deglutì.
—S-sì. E’ proprio quello che stavo cercando— mormorò, avvicinandosi lentamente a lui. Damon non fece nessuna mossa, era immobile. Elena non sapeva cosa stesse facendo, si sentiva come in trance e non stava riflettendo su cosa stava facendo. Si muoveva d’istinto. Quando arrivò a circa una ventina di centimetri da Damon, quest’ultimo assottigliò lo sguardo.
—Non provarci, Elena— la liquidò, in pochissime parole, fredde e taglienti, le quali fecero spalancare gli occhi ad Elena, che si irrigidì.
—Che vuoi? Dov’è Bonnie? Lei sa che sei qui? — esclamò, con tono nervoso e prendendosi con un gesto arrabbiato il pigiama che ancora era fra le mani di Damon.
—Sta dormendo. Il resto non ti deve interessare.
Elena irrigidì la mascella
—Sono venuto a chiarire alcune cose.
—Del tipo?— chiese, voltandogli le spalle e dirigendosi verso la camera da letto.
—Del tipo come mai oggi, quando sono tornato a casa, ho trovato Bonnie in lacrime! Mi sapresti spiegare il motivo?
Elena deglutì e lanciò il pigiama sul letto, tornando a guardare Damon che stava dritto davanti a lei. La bionda incrociò le braccia al petto.
—Beh, abbiamo avuto una piccola discussione.
—Oh, ma davvero? Ma pensa un po’! Non l’avrei mai detto!— disse ironico Damon. Elena lo fulminò con lo sguardo e lo superò, tornando in salotto. Quando arrivò al centro della stanza, fra i due divani, si girò a guardare Damon, che stava arrivando lentamente.
—Perché sei venuto qui?
—Perché qualcuno non ha ancora capito che quando una storia è finita completamente non la si continua a tirare in ballo per ferire delle persone che non c’entrano nulla!
—Dove vuoi arrivare?
—Voglio arrivare al punto che se sento ancora che tu tiri fuori il discorso della storia che è successa tanto tempo fa fra te e me e che ora è finita, io ti prometto che trovare il tuo dannato pigiama sarà l’ultimo dei tuoi problemi— la minacciò, senza urlare. Usò un tono molto controllato, ma che racchiudeva un’ira orrenda ed Elena rabbrividì tremendamente a quelle parole. Lui non le aveva mai parlato in quel modo.
—Ci siamo intesi?
Elena abbassò un momento gli occhi.
—Certo…
All’improvviso, la mano gelida di Damon le tirò su il mento e gli occhi blu e lucidi di Elena incontrarono quelli gelidi di Damon.
—Elena, è finita. Io e Bonnie stiamo insieme, lei mi ama, io sono completamente pazzo di lei e fra te e me è stato solo un grosso e orribile sbaglio. Voglio che tu lo capisca. Non tornerò indietro e non lo farai nemmeno tu. Hai sacrificato due anni per stare con Stefan ed io sto per diventare padre ed è la cosa più bella che mi sia mai potuta accadere, nonostante non mi senta ancora del tutto pronto. E non voglio che tutto questo si rovini a causa tua. Hai già fatto troppi danni per me, ma Bonnie mi ha fatto promettere di non farti del male e io mantengo le mie promesse. Ma, se succederà un’altra volta, non ti garantisco nulla. Fai molta attenzione alle tue azioni, Elena, perché ci potranno essere delle conseguenze che possono essere irreparabili—
Elena rimase pietrificata e senza fiato. Era impallidita, non per la vicinanza del vampiro, ma per la minaccia che, ancora un volta, le aveva sibilato, ancora più cattiva della precedente.
—Elena, tutto ok di là? Trovato il pigiama?— gridò Stefan dal bagno.
La bionda sobbalzò.
—S-sì! Tutto ok!— balbettò.
Damon si allontanò da Elena, ma prima di scomparire nel nulla sussurrò una frase a lei:
—Stai molto attenta, Elena. Io sono cambiato per Bonnie, ma questo non significa che per non farla soffrire e non far soffrire nostro figlio io non ricorra a qualche mia vecchia abitudine. Tutto dipende da te. Stai molto attenta…— e sibilato questo, si volatilizzò dalla stanza, lasciando una Elena pietrificata e spaventata al centro della stanza.
 
 
 
—Damon? Sei tu?—mugugnò Bonnie con la voce impastata dal sonno. Si era svegliata subito quando aveva sentito la finestra della camera aprirsi e con essa venire dentro una terribile aria gelata. Una nera figura si avvicinò a lei e le scoccò un bacio sulla fronte.
—Dove sei stato?— mormorò la rossa, tenendo gli occhi chiusi, troppo stanca per tenerli aperti.
—A chiarire certe cosette— rispose vago il vampiro. Senza scomporsi, Bonnie si appoggiò il braccio destro sugli occhi.
—Sei stato da Elena, non è così?
—Accidenti, sei diventata brava uccellino!
—Perché ci sei andato? Ti avevo espressamente chiesto di lasciar perdere!— rispose Bonnie sbadigliando, senza nessuna nota rabbiosa nella voce. Forse a causa del sonno che non le permetteva di essere completamente lucida!
—Vedi, pettirosso, ci sono alcune cose che è meglio chiarire subito, piuttosto che portarsele dietro per nulla— disse il vampiro, svestendosi e mettendosi i pantaloni del pigiama.
—Mmmhh…sì…non hai tutti i torti…—biascicò la rossa. Damon sorrise e le sussurrò nell’orecchio, dopo essersi sdraiato accanto a lei:
—Ssh…ora dormi piccola mia…sei molto stanca…domani andrà tutto molto meglio…




Note: Buonasera!! Ok, allora, Damon non l'ha presa per niente bene e ha deciso (saggiamente) di chiudere definitivamente la storia con Elena, che tra l'altro era già stata chiusa dal nostro vampirone, ma si sa come è Elena...Beh, sappiate che ce la siamo levata di torno per un po'! Per questi primi quattro capitoli mi sono incentrata su Bonnie-Damon-Elena, ma dal prossimo (mi pare) si avrà un salto temporale e inizierò a parlare di Bonnie-Damon-bambino! Spero questo capitolo vi piaccia e fatemi sapere come sta andando con un commentino, che fanno sempre piacere^^ Spero non ci siano errori, perché non l'ho riletto (purtroppo devo ripassare fisica -.-), quindi mi scuso in anticipo!
Vi ringrazio!
Un bacione e al prossimo capitolo!

gaga96
   
 
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