Crossover
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Autore: Hikary    22/11/2011    1 recensioni
[Wicked ~ Musical/Bookverse]
Per/per colpa di Sammy ♥
Una fic al mese per dodici mesi ; una canzone per ogni capitolo, gentilmente suggerita dalla darling x)p
Meravigliosamente random, 100% crossover, alto contenuto Fiyeraba.
Enjoy!
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Libri
Note: Missing Moments, Otherverse, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Song: It's all coming back to me now – Celine Dion.

Verse: bookverse.

Timeline: raccolta di missing moments in City of Emeralds.

Character e/o pairing: Elphaba, Fiyero ; Fiyero/Fae, Fiyeraba/PavientoDellaCucina IL MIO NUOVO OTP!

 

Il “ problema” di questa canzone – che é la loro canzone, d'ora in avanti – é che rischiavo di scrivere una fic pressoché identica a quella della settimana scorsa, nel senso che parla esattamente di Elphie che ricorda tutto dopo la morte di Fiyero.

Poi mi sono ricordata di cosa diceva Beatrix sulla mia fissa per le citazioni, ho inserito la mia nuova ship preferita e ...boh, spero di non essere stata ripetitiva e di aver scritto una cosa meno deprimente dell'ultima XD

 

Desclaimer: titolo da “ Think of me”, from The Phantom.

 

 

Think of us... ~

 

 

 

[There were night when the wind was so cold

that my body froze in bed

If I just listened to it, right outside the window...]

 

 

Faceva troppo freddo.

Come se la coperta nemmeno esistesse – come se non ci fosse più nessuna coperta, a scaldarla...

Una buona parte di sé dormiva ancora; l'altra si interrogava più o meno consciamente sul senso di quei brividi e sul perché non avvertisse la presenza di Galatino, da qualche parte nel letto.

 

« Uhm... »

« Uhm... »

 

Stupita da quel suono, Elphaba Thropp spalancò di colpo gli occhi, mentre ogni traccia di sonno l'abbandonava in un attimo. Non era normale sentire l'eco delle proprie parole.

Voltarsi, incapace di trovare una spiegazione logica per quel fatto, e ritrovarsi davanti a un giovane martufo che sbadigliava indecentemente fu un'esperienza molto più traumatica di quanto Elphaba si sarebbe mai aspettata.

 

« Ovviamente... » borbottò, avvolgendosi nel lenzuolo.

« Buongiorno a te. »

 

Fiyero sorrise raggiante, deliziato dal suo pessimo umore mattutino. Si sistemò comodamente con il capo appoggiato su una mano e iniziò ad osservarla con attenzione, ridacchiando non appena lei iniziò a sbuffare.

 

« Allora...? Che hai stamattina? Sei così insopportabilmente allegro! »

« Sto aspettando. »

« Aspettando? »

« Il discorso sulla coerenza. »

 

Elphaba sgranò gli occhi.

 

« Coe-...? »

« Sì, insomma, il seguito del sermone dell'altra sera. Perché – vediamo se ho capito – il concetto era » Fiyero si tirò su e iniziò a contare i punti con le dita « numero uno, mai lasciare entrare qualcuno in casa per nessun motivo; numero due, nel disgraziato caso che quel qualcuno entrasse in casa, mai farlo tornare; numero tre – ma ti avviso, si tratta di una mia personale deduzione logica – se il solito qualcuno torna é sconsigliabile... »

 

Non riuscì a terminare la frase, soffocato da una cuscinata particolarmente violenta.

 

« Tu, razza di...! »

 

Fae gli si lanciò addosso, più agguerrita che mai, ma Fiyero anziché spostarsi ne approfittò per catturarla – era così piccola, lei, quando riusciva ad intrappolarla tra le proprie braccia.

 

« Non farmi ricorrere a metodi non violenti... » le sussurrò in un orecchio.

« Sarebbe a dire...? »

 

Gli occhi di Elphie mandavano lampi; eppure, non appena si erano ritrovati vicini, i muscoli si erano rilassati e gli scatti omicidi erano spariti. Naso contro naso, si fronteggiarono per qualche secondo. Poi, senza tanti complimenti, Elphaba sgusciò fuori dal lenzuolo e si aggrappò al suo collo con entrambe le braccia.

 

« Vorrà dire che continuerò ad essere coerentemente incoerente... » gli mordicchiò le labbra, in attesa di un bacio « E comunque, dopo ben tre giorni sarebbe il caso di smetterla con le frecciatine su quell'argomento. »

« I tuoi sbalzi d'umore m'inquietano. » commentò lui, accontentandola.

« Oh, non hai ancora visto nulla. »

 

Fiyero sospirò, mentre la bocca di Fae raggiungeva uno per uno i suoi diamanti.

 

« Non stento a crederci, mia adorata Fae, non stento a crederci. »

 

Si perse ad intrecciare le dita in quei suoi capelli ipnotici. Era così facile ricordarsi perché la coerenza fosse qualcosa d’ irrilevante, quando erano insieme.

 

 

[I finished crying in the instant that you left

and I cant't remember when or where or how

and I banished every memory you and I had ever made.]

 

 

Ma le guerre, in quell'improvvisata casa Thropp-Tigelaar, sembravano non avere mai fine.

C'era sempre una buona ragione per iniziare le ostilità, che seguivano tutte lo stesso schema – Elphaba all'attacco, Fiyero accorreva in difesa, Fae commetteva qualche fatale errore e Yero coglieva al volo l'occasione per stendere il nemico.

Non che fosse sempre Fiyero a vincere; era Elphaba ad avere un'inaspettata propensione alla resa, specie quando c'erano in ballo pochi vestiti e troppi baci.

 

Spesso Elphie si ritrovava ad impastare con furia una torta, come tentando di farle del male, per sfogare tutta la propria frustrazione dopo l'ennesimo battibecco.

Ogni volta che si lasciavano malamente – il che, per i loro standard, significava senza un bacio o una parola di commiato – giurava a se stessa che non avrebbe ceduto con tanta facilità, che lei sapeva arrabbiarsi, dannazione, anche quando si trattava di lui...!

La crostata di mirtilli – forse per via di tutti quei minuscoli puntini blu – era la sua valvola di sfogo prediletta. Dopo una dolorosa sessione di impasto, la torta giaceva nella zuppiera, pronta per essere versata nella teglia e spedita in forno.

 

E' in ritardo, rimuginò Elphie tra sé. Se crede che gli salterò al collo solo per qualche misera ora di ritardo, si sbaglia di grosso. Dopo quasi tre ore, si sentiva ancora salda nella propria decisione.

Quando Fiyero bussò, tuttavia, di ore ne erano passate quasi cinque.

 

« Sei in ritardo. » lo apostrofò immediatamente, dopo avergli aperto la porta senza nemmeno guardarlo, tornando frettolosamente verso il tavolo.

« Ti sono mancato? »

 

Il tono di Fiyero era a dir poco irritante.

Elphaba conosceva quello sguardo e il modo in cui riusciva a farsi sentire sulla sua pelle, più intenso di qualunque carezza. Per lui l'orgoglio era inutile, ogni scaramuccia sarebbe potuta finire un attimo dopo essere cominciata. Non esisteva una buona ragione al mondo per non seppellire l'ascia di guerra, agli occhi del suo Fiyero.

Ma lei continuò a tenersi sulle sue.

 

« La torta é ancora da cuocere. Meglio che mangiarla fredda, perlomeno. »

« Mmm. » Fiyero annuì, tamburellando con le dita sul bordo del tavolo.

 

Ci fu un lunghissimo istante in cui si fissarono in silenzio, da un capo all'altro del tavolo. Fae riprese a mescolare – senza motivo – l'impasto, monitorando Fiyero con la coda dell'occhio. Sussultò, quando lo vide avvicinarsi di un passo.

 

« Torta di mirtilli? »

 

Lei fece solo un cenno con capo.

Lui si avvicinò ancora.

Tese la mano verso la zuppiera, l'indice che puntava dritto al contenuto.

 

« Posso... »

« No! »

 

Elphie gli bloccò la mano, senza sapere se quello strillo di risposta fosse rivolto alla sua domanda o al suo avvicinarsi – troppo. Toccarlo fu sufficiente a far crollare ogni progetto di ostilità: nell'esatto momento in cui le loro mani si sfiorarono, un tonfo sordo avvertì la cuoca che la sua crostata era finita sul pavimento. Anche Fae si ritrovò per terra, e Fiyero sopra di lei, le loro labbra incollate e le mani che vorticavano furiosamente, slacciando i vestiti e stringendosi sempre più forte.

 

 

[ But when you touch me like this

and you hold me like that

I just have to admit

that it's all coming back to me now...

When I touch you like this

and I hold you like that

it's so hard to believe

but it's all coming back to me now...it's all coming back to me...]

 

 

« Ricordami perché possiedo un letto. »

 

Fiyero la strinse un altro po' contro di sé, avvolgendo meglio entrambi nella coperta.

 

« Onestamente, me lo sono sempre chiesto. »

« Questo pavimento é gelato...! » si lamentò, senza tuttavia accennare minimamente a muoversi, tantomeno ad alzarsi.

« Oh, beh » lui scrollò le spalle « Perlomeno non é lontano. »

« Lontano? » Fae scoppiò a ridere « Il mio letto sarebbe lontano? Oh, Fiyero, saranno si e no dieci gradini. »

« Il che significa almeno dodici secondi. » la baciò sul naso « Dodici secondi sono un tempo inaccettabile, Fae-Fae. »

 

Elphaba scosse il capo, ridendo ancora.

Riusciva a stringerla in un modo, Fiyero, che rendeva possibile dimenticare tutto, a volte per pochi istanti, a volte per ore. Una sciocchezza come il freddo del pavimento o un peso sul cuore come il pugnale avvelenato che teneva al piano superiore – la prossima vittima la aspettava per il primo venerdì del mese nuovo. 

 

« Ora che facciamo? »

« Se lo chiedi proprio in questo modo, amore mio... »

 

Fae gli affibbiò uno scappellotto affettuoso

Eppure, tutto sommato, quando lui le afferrò la mano e iniziò a baciarle la punta delle dita, l'idea di non muoversi di lì sembrava interessante. Socchiuse gli occhi, godendosi la sensazione della sua lingua che le solleticava il palmo.

 

« Sei assolutamente deplorevole, Fiyero Tigelaar. » brontolò.

« Assolutamente. » concordò lui.

 

Elphie ignorò qualunque pensiero che non includesse le mani o la bocca di Fiyero.

 

 

[There were moments of gold

and there were fleshes of light.

There were things I'd never do again

but then they'd always seemed right.

There were nights of endless pleasure

it was more than any laws allow. ]

 

 

Dimenticarsi di se stessa in quel modo non era da lei.

Dimenticarsi di se stessa ed esistere per lui era qualcosa di meraviglioso.

 

 

Capitava di rado che Fiyero fosse taciturno o giù di morale. Il solo vederla bastava ad illuminare la sua giornata; sprecare tempo prezioso per assecondare i propri malumori non era nei suoi programmi. Una sera, ad esempio, arrivò piuttosto in anticipo. Gli occhi erano spenti, velati di qualche preoccupazione sconosciuta, e in mano portava un regalo per Elphaba: una sciarpa tradizionale del Vinkus, rose rosse su campo nero.

Gliela legò attorno alla vita, sistemando il nodo affinché le ricadesse su un fianco. Elphaba sorrise e si rigirò un lembo di stoffa tra le dita. Non sapeva cosa la rendesse più entusiasta, se il regalo in sé o la delicatezza con cui Fiyero l'aveva sistemata.

 

« Grazie... » sussurrò, premendo una mano sulla sua guancia e guardandolo in viso « E' bellissima. »

 

Fiyero le sorrise di rimando e Fae gli accarezzò le labbra con il pollice, disegnando il contorno di quel sorriso che adorava. Lui le baciò la punta del dito, sforzandosi di mantenere la stessa espressione; ma un tremito delle labbra confermò alla ragazza che qualcosa non andava.

 

« Che succede amore mio? »

 

Lo baciò sulla guancia e sul collo, stringendolo. Fiyero ricambiò l'abbraccio, senza risponderle.

 

« Qualcosa non va...? »

 

 Non ricevendo alcuna risposta, Fae gli prese il volto tra le mani.

 

« Hey... » nei suoi occhi passò un lampo di angoscia « Fiyero, dimmi cosa non va. »

« Nulla, nulla. » Fiyero si riscosse « Nulla, tesoro. Nulla di cui preoccuparsi. »

« Se c'é qualcosa... »

« No. » il suo tono era rassicurante, come al solito « Ora che sono qui con te, va tutto bene. »

 

 

[ If I kiss you like this

and if you whisper like that

it was lost long ago

but it's all coming back to me... ]

 

 

Per Fae era troppo facile credergli – o volergli credere.

Lo prese per mano e si diresse verso la stanza al piano superiore. Solo quando varcarono la soglia – solito odore di legno, soliti spifferi gelidi – Fiyero l'abbracciò di spalle, affondando il viso nei suoi capelli, fino a posarle un bacio sul collo.

 

« Dicevo sul serio, Fae. » mormorò « E' tutto a posto, non ti devi preoccupare. »

« Lo so. » rispose lei a voce alta, come per convincersene « Ti credo. »

 

 

[ If you want me like this

and if you need me like that

it was dead long ago

but it's all coming back to me...]

 

 

Eppure la stringeva più forte del solito e i suoi gesti erano più lenti, i baci più lunghi.

 

Sono qui, avrebbe voluto dirgli, anche io sono qui per te.

Avvertì il nodo della sciarpa allentarsi e d'istinto fermò Fiyero, serrando le dita attorno al suo poso.

 

« Aspetta. »

 

Elphaba si sfilò il vestito, senza sciogliere il nodo. Le sue dita sfiorarono la stoffa nera e rossa, quasi con reverenza.

 

« Mi piace... » sussurrò. « Non toglierla. »

« Non...? »

« No. »

 

Elphie rimirò ancora un poco il suo nuovo accessorio, poi si fece più vicina, il corpo premuto contro il suo. Lo guardò dritto negli occhi, cercando di mantenersi seria – con scarsi risultati, visto che lui riusciva a malapena a tenere lo sguardo sollevato, all'altezza del suo viso.

 

« Tu cosa ne dici? » domandò, con una vocina cantilenante.

 

Il sorriso di Fiyero era quello che lei ricordava.

Quello vero.

 

« Credo proprio, amore mio » le posò una mano sullo stomaco, accarezzandola « che dopo aver visto tutto il tuo guardaroba, al momento questo sia il mio abbigliamento preferito. »

 

Il suo bacio soffocò la risata di Fae.

 

 

[ If you forgive me all this

If I forgive you all that

We forgive and forget

and it's all coming back to me... ]

 

 

L'eco delle risate rimaneva con lei.

Anche quando la pioggia si affacciava minacciosa dietro alle nubi e il suo mantello pareva farsi sempre più sottile, anche quando nascondeva un arma mortale nella manica sinistra, c'era ancora quel caldo, quelle frasi affettuose, c'era ancora lui con lei.

 

Odiava, più di tutto, quando si salutavano prima di un lavoro importante. Non per i giorni – per Elphaba il tempo scorreva diversamente, quando ridiventava Fae – o la nostalgia, no; quelli riusciva a sopportarli. Ma Fiyero capiva sempre se stava andando a qualche semplice incontro oppure se c'era qualcosa di pericoloso – sentiva, in qualche modo, l'odore di morte che lei si lasciava dietro. Primo, Fae era molto dolce nei giorni precedenti all'evento, di qualunque cosa si trattasse; secondo, metteva più impegno nel preparare le torte – una volta aveva persino fatto delle decorazioni con la glassa e Fiyero si era seriamente domandato se fosse giunta l'ora della fine, per il Mago.

Al di sopra di tutto, però, i suoi occhi: diventavano così scuri che a guardarli veniva freddo.

Probabilmente lei ne era conscia, perché si premurava sempre di evitare il suo sguardo.

 

« Quanti giorni? »

 

La domanda di Fiyero – sempre la stessa – non suonava mai davvero interrogativa. Era una sorta di accettazione, ad alta voce, del fatto che non l'avrebbe vista per un po'. Doveva sapere il numero esatto, per potersi preparare.

 

« Pochi. » sistemò alcuni fogli in una sacca di tela « Due. Tre al massimo. »

« E' qualcosa per cui dovrei preoccuparmi? »

« Lo sai che non devi preoccuparti e basta. »

« Lo so. Ma non capisco perché. »

 

Fae sospirò.

 

« Perché so cavarmela. »

« Non ho mai detto il contrario. »

« Perché sì. »

« Oh, andiamo...! »

« Perché se ti preoccupassi inizieresti a pensare che magari ti piacerebbe sapere dove sono e cosa faccio... »

« Come se l'idea di non sapere dove diavolo tu sia non mi facesse già impazzire...! Tu e i tuoi dannati Animali! »

« Come se potessi permettermi di perdere tempo a preoccuparmi anche di te. »

 

 

[There were those empty threats and hollow lies

and whenever you tried to hurt me

I just hurt you even worse

and so much deeper.]

 

 

 

 

Ma Fiyero non le permetteva mai di rovinare quegli addii.

C'erano giorni in cui non si parlavano per una sciocchezza, eppure quando si trattava di non vedersi anche solo per un breve periodo, lui era irremovibile.

 

« Basta stupidaggini... » le bisbigliava, stringendola forte, baciando ogni centimetro del suo viso. « Mi mancherai. Qualunque sciocchezza io dica, sai che mi mancherai da morire. »

« Fiyero... » la sua voce era sempre incerta, all'inizio; « Mi mancherai anche tu. » cedeva, piuttosto in fretta.

 

Una notte più di ogni altra Elphaba lo aveva spaventato a morte.

Dormiva tranquillamente, il capo posato sul suo petto e le mani intrecciate sotto le coperte, come al solito. Si era svegliato di soprassalto per qualche incubo e, ancor prima di aprire gli occhi, si era reso conto che lei stava tremando.

 

« Fae. »

« Mmm... »

« Hai freddo? »

 

Lei aveva scosso la testa.

 

« ...io, Fiyero... » non sembrava nemmeno la sua voce, nemmeno la solita voce di quanto era scossa o spaventata « Non voglio andare, Fiyero. »

« Andare...? »

« . »

 

Si stava agitando e lui aveva preferito non fare domande.

 

« Voglio restare. Voglio restare qui con te. »

« E' ancora notte fonda, tesoro. » Fiyero si sentiva un idiota, senza la più pallida idea di cosa dire per calmarla « Domani é ancora lontano. »

« Sei ore » mormorava Fae, sconsolata « Sei ore e dovrò andare via. »

 

 

[There were hours that just went on for days

when alone at last we'd count up the chances

that were lost to our forever.]

 

 

« Sei ore... » ripeté Fiyero « Sei ore, trecentosessanta minuti, ventun mila e seicento secondi. Abbiamo ancora ventun mila e seicento secondi tutti per noi. »

 

No, non era un effetto della luce; Elphie stava sorridendo.

Quando erano insieme non contava il tempo che non avrebbero mai avuto, solo quello che avevano.

 

E al mattino, Fiyero quasi quasi ringraziava che ci fossero momenti come quello, in cui si stringevano o guardavano soltanto. Certo, non che questo impedisse loro di immaginare cosa avrebbero fatto non appena si fossero rivisti.

 

« Quando devo sloggiare, avvisami. »

 

L'immagine di Fiyero che grattava via la marmellata di mirtilli dalla crostata – un'altra – come un bambino bastava a metterla di buonumore. Gli tolse il cucchiaio dalla bocca e lo baciò sulle labbra.

 

« Complimenti per le maniere galanti, a tavola. » ridacchiò « Ora sei al novanta per cento blu! »

« E tu sempre al cento per cento verde simpatia. » ribatté lui, senza offesa, e la fece sedere sulle proprie ginocchia.

« Almeno io so mangiare una torta. »

 

Fae grattò via un po' di marmellata con il cucchiaino; ma anziché mangiarla, ficcò il cucchiaio in bocca a Fiyero e diede un morso alla pasta.

 

« Disse il Tripudio di Briciole... » commentò l'altro.

 

Passarono qualche minuto a infastidirsi a vicenda, Fiyero strofinandole le guance con la scusa di ripulirla e Fae cercando con tutte le proprie forze di toglierli il cucchiaio di bocca, invano.

Stanca di tirare – aveva anche provato a tappargli il naso, a onor del vero, ma lui le aveva fatto il solletico – decise di usare le temibili maniere non violente: premette le labbra contro la guancia, muovendosi piano piano verso l'angolo della bocca.

 

« Mmmm... Come faccio ad avere un bacio se hai quell'affare in bocca...? » mugugnò, con una vocina terribilmente irritante e allettante insieme.

 

Fiyero roteò gli occhi.

Un attimo dopo l'aveva già accontentata.

 

[But if I touch you like this

and if you kiss me like that

it was so long ago

but it's all coming back to me...

And if you touch me like this

and if I kiss you like that

it was gone with the wind

but it's all coming back to me...]

 

 

« Vuoi dirmi che é successo? »

« Quale parte del “ no” non ti é chiara? » sbottò Fae, cercando di ritrarsi sia dalle domande che dalla vicinanza di Fiyero.

 

Fiyero alzò gli occhi al cielo.

Teneva in mano uno straccio impregnato d'olio e tentava di ripulire la faccia della ragazza dal sangue. L'aspetto di Elphie era terrificante, sangue e graffi ovunque. L'unica consolazione era la certezza che quel sangue non fosse il suo. Però non capiva perché si ostinasse a rifiutare il suo aiuto. Pareva un animale in gabbia, rannicchiata in un angolo del letto con le ginocchia strette al petto, tremante e guardinga.

 

« La negazione. » gemette Fiyero, versando dell'altro olio sul panno.

« Ah ah. Divertente. »

 

Si spostò ancora, quando lui cercò di toccarla. La strana danza continuò per parecchio tempo, finché Fiyero, esausto, si lasciò cadere a peso morto sul pavimento. Incrociate le gambe – il tappeto, per quanto vecchio e consunto, era ancora abbastanza spesso per non farlo congelare – allargò le braccia in direzione di Elphie.

 

« Vieni. » la chiamò, nella voce una dolcezza che lui per primo di non aveva mai creduto possibile.

 

 

[When you see me like this

and when I see you like that

we see just what we want to see

all coming back to me...]

 

 

Stranamente calma, lei obbedì.

Scese dal letto con una lentezza che faceva sembrare i suoi movimenti dolorosi, arrivando davanti a lui quasi gattonando. Si sistemò in braccio, ma dandogli le spalle. Le sue mani familiari le accarezzarono la schiena, mentre la voce di Fiyero le sussurrava di stare tranquilla. Lasciò che le pulisse il viso e  continuò a lasciarlo fare anche quando le slacciò il vestito per strofinare il collo e il seno. Anzi, si raggomitolò contro di lui, appoggiando la testa sulla sua spalla affinché le loro guance si trovassero una contro l'altra.

 

« Scusa... » mormorò, gli occhi lucidi e la voce flebile.

 

Fiyero le baciò la guancia prima che una lacrima potesse scottarla.

 

« Ti amo anch'io. »

 

 

 

« Per quale motivo dovrei fare attenzione? »

 

 

 

[ The flesh and the fantasies,

all coming back to me...

I can barely recall, but it's all coming back to me now. ]

 

 

 

« ...io ti amo. »

 

 

Notes

 

( Quote finale da sistemare appena riavrò il libro, malauguratamente prestato ç_ç ).

 

#1 La storia della sciarpa, signori, la-storia-della-sciarpa! Ma lo vogliamo fare un monumento alla sottoscritta, sì o no xD?

 

#2 Da qualche parte c'é un “ senza offesa”, di Fiyero, che é l'opposto di un “ non senza offesa che c'é nel libro.

 

#3 Nel libro abbiamo un bel trip mentale di Fiyero, prima del “ ti amo”. Questo sarebbe quello di Elphaba – e improvvisamente Fiyero sembra una persona normale... xD

 

#4 C'é un pezzo del libro in cui Fiyero spiega i suoi “ metodi” per capire cosa stia per fare Elphaba – e sono, ehm, molto scientifici.

 

#5 Il ritardo nel pubblicare questa fic – ritardo anche con la proroga, come la Regina Cattiva vuole sia precisato – mi é costato la pubblicazione di una fic RPS che non so perché sia stata scritta, ma di sicuro non per vedere la luce. Forgive me, divinità del West End ç_ç

 

Grazie alle mie fedeli lettrici (L).

 

APPELLO ALLA MIA TIRANNESSA: so che il polacco é una lingua difficile, so che i postumi di Legally Blonde e di certa gente in mutande non se ne sono ancora andati ( perché, se ne andranno?) ma please, please please please, regalami un novembre di crack!pairing e non farmi tirare fuori la lista di tutti i posti della casa in cui questi due poveri diavoli devono ancora fare i propri comodi – anche perché la casa é piccola e la fic verrebbe corta ùù

So che a dicembre sarai cattiva – ma tanto quella canzone te la dimenticheraiiii...! - perciò regalati un mese di bontà.

 

( Di nuovo in uni a postare …che gioiaH.)

  
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