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Autore: Hermes    24/11/2011    2 recensioni
Questa non è la classica storia sui Nightwish in se e per sè...a dire il vero non ho idea da dove diavolo sia uscita e non so come ho fatto a trovare il coraggio di postarla...
"Perdona la Bestia che adora...” mormorò ancora “Perdona Me.”
Il bacio che seguì fu aspettato, implorato, desiderato…tutto meno che amaro.
Dimenticammo il resto…il mattino non ci svegliò...
L’unica certezza che mi rimase fu quella della sua presenza, del movimento del suo corpo contro il mio.
Non c’era riposo…ma sognai…
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti, Tuomas Holopainen
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Dreams of Reality'
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AVVISO: Questo non è il capitolo 24 che avevo promesso e non fa parte della storia originale…
Hermes si è resa conto che il ‘salto temporale’ senza questa spiegazione ne avrebbe risentito (voi, coraggiosi lettori\lettrici, sareste andati decisamente in confusione) e che Tuom non è fatto di panna…avrà anche lui qualcosa da rivendicare, no?
Quindi ecco l’aggiunta dell’ultimo momento…^^…e se non si sposa bene con il resto abbiate pazienza!
[Damned&Divine – Live in Kuusankoski di Tarja Turunen è anche il tema principale quindi vi consiglio di sentirla mentre leggete….non ho avuto abbastanza tempo per cercare un link dal quale ascoltarla in rete, vi dico solo che è molto più metal della versione originale e che merita un ascolto. UoU]

10 Dicembre 2012, ore 13 e 07
Finlandia, Helsinki, Appartamento di Anette

“Così sta bene.” disse sorda, quasi non riconoscendo la propria voce tanto suonava metallica “Ne sono felice.”
Marco rimase zitto, osservando il corpo dell’amica irrigiditosi di colpo quando aveva parlato di lui.
Anette aveva appena messo a dormire il bambino, e rimaneva seduta immobile. Solo i suoi occhi si erano spostati sulla borsa che il bassista aveva posato vicino al tavolino.
“Mi ha affidato questo, per il piccolo. Sono riuscito a portartelo solo adesso per colpa del tour con i Tarot.” spiegò dispiaciuto, tirando fuori il fagotto di tela e porgendoglielo.
Anette esitò prima di afferrare le due estremità e disfare il fiocco di raso. Un momento dopo dal sacco ne era uscito un buffo orsacchiotto di media grandezza che le suscitò un sorriso. Il suo musino color panna era adorabile!
Quel sorriso però svanì quando vide che al collo del peluche era stata fatta passare una catenina…con quello che aveva lasciato sull’isola quando se n’era andata.
L’intreccio di foglie d’argento dell’anello di fidanzamento brillò alla luce del giorno, mandandole una fitta inaspettata.
Con le dita che le tremavano fece passare dalla testa dell’orsachiotto la collanina, che si raggruppò in un mucchietto luccicante…per un attimo le sembrò che quel metallo fosse così greve da forarle il palmo della mano.
“Perché me l’ha mandato?” domandò rivolta a se stessa, sentendo con piacere che la sua voce suonava ancora normale “Non mi appartiene.”
Frugò nell’involto ma non ci trovò nient’altro. Un’altra fitta la trapassò, più acuta di prima.
Niente, solo quel cappio al collo che gli tagliava via l’aria.
“Penso che-” Marco tentò di parlare ma lei lo bloccò subito.
“Ti dispiacerebbe rimanere qui per una mezz’oretta? Dovrebbe arrivare mia madre per prendersi cura di Joseph ed ho un incontro per il nuovo lavoro tra poco…” il sorriso forzato stonava con la sua voce.
“Vai pure ma-”
“Grazie Marco, sei un amico! Vado a cambiarmi!”
Quando si chiuse la porta della propria camera da letto alle spalle si sentì al sicuro e si avvicinò alla scrivania, aprendo un cassetto e lasciando cadere la collana e l’anello sul fondo, dove non li avrebbe più cercati.
Prese un respiro corto e chiuse il cassetto con un colpo secco…fosse stato così facile anche con tutto il resto. Cinque minuti dopo, salutato il bassista, era scesa in strada. Le rimordeva quel comportamento nei confronti di Marco, ma aveva bisogno di una via di fuga e poi non era una bugia…aveva davvero un appuntamento per il lavoro al Teatro Nazionale, solo in un’ora.
L’edificio era lontano e contava di calmare il suo stato d’animo nel raggiungerlo a piedi, ma appena ebbe messo piede nei locali amministrativi il suo magone si era trasformato solo in una fredda collera.
Mentre entrava aveva incrociato i tecnici e tutto il personale che usciva per la pausa pranzo, l’edificio era apparentemente vuoto.
Anette si aggirò per un po’ nei corridoi sforzandosi di ricordare la struttura dell’edificio dalle sue precedenti rappresentazioni dell’accademia e in dieci minuti era penetrata nelle quinte buie, l’assito sotto i suoi piedi scricchiolava come nelle migliori case di spettri.
Il teatro era completamente deserto, sul palcoscenico distinse la sagoma di un pianoforte a coda – in effetti qualche giorno prima era iniziata una rassegna di concerti a tema – lucido come uno specchio, rifletteva le fioche luci verdi di emergenza.
‘Se Tuomas fosse qui lo prenderebbe d’assalto…’
Quel pensiero era uscito fuori senza capo né coda ma le fece male ugualmente.
Si avvicinò, passando le dita sulla rifinitura nera del coperchio, desiderando di poterlo deturpare in qualche modo.
Invece si sedette sullo sgabello e scoprì i tasti d’avorio.
‘Niente di meglio che suonare qualcosa mentre aspetto.’
Il piano era perfettamente accordato e l’acustica del Teatro era sublime…per il suo orecchio - ancora abituato agli ambienti metal – sembrava di essere sulle nuvole.
Premeva i tasti in svariati accordi, lasciandosi guidare dall’armonia e dall’umore più che da una canzone vera e propria.
Vecchie ninnananne, qualche battuta di Mozart, l’inverno di Vivaldi.
‘Cosa pensava di ottenere con quell’anello?’ rimuginava ‘Da quale meandro della sua mente perversa credeva che mi avrebbe fatto qualche effetto? Sì, me l’ha mandato proprio per farmi stare ancora più male o magari per farmi sentire in colpa, non c’è dubbio! Non potevo aspettarmi nient’altro da lui!’
Aveva spostato le mani sulle note più gravi, premendo i tasti con forza, prolungando le note ed aumentando il volume.
Scosse la testa, risvegliata da quei suoni cavernosi e attaccò l’inizio di una vecchia gloria del rock.
‘Ignorarlo è la cosa migliore…non dargli alcuna soddisfazione. La prima volta che vedrò Kirsti glielo darò ad lei, in fondo è della loro famiglia e non ho alcun diritto di tenerlo.’
Decise le questioni d’ordine pratico rimaneva solo più la sua rabbia da estirpare, quella sensazione di essere stata usata, di essere stata per lui come una bambola di pezza – senza sentimenti.
Al solo pensarci le veniva da urlare…l’odio è una perdita di tempo e di energie.
Aveva attaccato inconsapevolmente Damned&Divine e altrettanto inconsapevolmente le parole le vennero alle labbra prima ancora che si decidesse ad fermarsi.
La melodia dolce, quasi crudele nel suo genere, le sembrò una bombola d’ossigeno pronta per l’uso. L’eco creato dal soffitto altissimo le dava l’idea di uno spazio nel quale era possibile respirare.
Più di tutte la colpì la sua voce: dura come una stilettata, amara, dimentica di tutte le imperfezioni che di solito l’accompagnavano quando era ancora fredda.
Quando l’ultima nota morì nell’improvviso silenzio Anette si sentì incredibilmente più leggera.
“Non sapevo che ci fossero delle audizioni per una nuova cantante, oggi.” disse una voce maschile appena dietro di lei.
Anette si voltò per trovarsi davanti ad un ragazzo alto dai corti capelli neri ed dei curatissimi baffetti alla francese “Eri terribilmente convincente, comunque.”
Aveva un paio di occhi nocciola che la guardavano con ironia.
“Pensavo che non fosse rimasto più nessuno…” si scusò la donna, chiudendo il coperchio delicata.
“Un puro caso fortunato…” il sorriso dell’uomo era piacevole e aperto “Gli uomini dovrebbero chiudere il palco a chiave, oggi – a quanto pare – se ne sono dimenticati.”
“Lei sarebbe…?” quel suo fare sfuggente non le piaceva, era meglio pararsi le spalle.
“Io sono François e chiedo scusa per non essermi presentato subito, faccio parte dello staff. Piacere!” le tese una mano che afferrò controvoglia “Con chi ho l’onore di parlare?”
“Anette…”
Lo vide da come la guardava, l’aveva riconosciuta. Si preparò mentalmente alle domande che di sicuro sarebbero seguite ma rimase sorpresa quando l’uomo le sorrise con tatto “Audizione o no…in bocca al lupo, Anette!”
“Crepi…” rispose al suo sorriso.
Per la prima volta sperò di essere ingaggiata…era facile capire che lavorare al fianco di uno come quel François sarebbe stato facile come bere un bicchier d’acqua.

~~~

*Hermes aspetta con un sorrisino diabolico che i lettori finiscano di leggere*
*I lettori le puntano addosso uno sguardo assassino*
Voi: “Chi sarebbe questo François?!”
Hermes stupita: “Perché…c’è un nuovo personaggio…?”

Che capiterà mai con questo nuovo bellimbusto nei paraggi?!
Hehe…lo saprete nel prossimo capitolo ^///^”, doppiamente importante perché farete finalmente conoscenza con Joseph…
Spero che vi piaccia il nome…all’epoca avevo una lista di possibilità, ci ho messo una settimana intera prima di decidermi, un incubo…@@

Ed ora l’angolo delle recensioni! Sì perché c’è gente che le scrive, nonostante io sia una pazza sclerata e patentata…xD
Ringraziamenti e doppio inchino di rispetto per: CrystalRose e kira_the_rebel.
(Non mi dilungo troppo perchè ho i minuti contati...e temo che sarò troppo occupata per aggiornare nelle prossime due settimane...hehe...^^" Perdono!)
Arrivederci!
Hermes

  
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