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Autore: Seiht    24/11/2011    7 recensioni
Era destinato a qualcosa, si diceva.
Qualcosa che aveva mancato per un soffio, che gli era stata negata anni prima.
E negli occhi della Granger, inspiegabilmente negli occhi della Granger, vide che quello a cui era destinato gli si trovava esattamente davanti.
Harry Potter, il Ragazzo che è Sopravvissuto, Serpeverde.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Harry/Hermione
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
- Questa storia fa parte della serie 'What if she got it wrong'
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A Sara, grazie.


 

We saw this light
 

 
 
Settembre 1991
 
« Potter Harry! »
Mentre il ragazzo si avvicinava titubante al Cappello Parlante, mormorii cupi invasero la sala.
Deglutì.
La McGrannitt gli fece scivolare il Cappello sugli occhi.
« Ehm… » una vocina stridula cominciò a sussurrargli all’orecchio. « Difficile. Molto difficile. Vedo coraggio da vendere. E neanche un cervello da buttar via. C’è talento, oh, accipicchia, sì… e un bel desiderio di mettersi alla prova. Molto interessante… Allora, dove ti metto? »
Il ragazzo strinse i bordi dello sgabello.
Non ne aveva idea, a essere sincero.
Solo poco tempo prima, la Casa in cui essere Smistato in una Scuola di Magia sarebbe stata l’ultima cosa a cui avrebbe pensato.
« Non lo sai, eh? » gli sussurrò il Cappello.
« No » pensò sinceramente Harry.
« Be’… allora penso di aver trovato la Casa giusta per te ».
Il ragazzo chiuse gli occhi.
« Starai bene, Harry Potter ».
 
« SERPEVERDE! »
 
*
 
Febbraio 1993
 
Era strano passeggiare per i corridoi con genuina noncuranza.
Soprattutto se, ogni tanto, venivano ritrovati ragazzi pietrificati nelle aule vuote o nascosti negli angoli bui del castello.
Eppure significava questo essere il migliore amico di Draco Malfoy.
Menefreghismo.
Avevano appena finito di studiare in biblioteca.
Studiare.
Draco si era limitato a guardare Harry che tentava di ripetere interrompendolo continuamente con frasi del tipo: “Ti manca molto? Possiamo andare? Mi sembri un Corvonero…”
Il tutto era durato pressoché un’ora scarsa.
« Ehi », disse d’un tratto Draco dandogli una gomitata nelle costole. « Guarda chi c’è ».
Weasley e la Granger.
Bersagli abituali di Draco.
Lui per la fama della sua famiglia, traditrice del proprio sangue, che si mescolava a meri Babbani per divertimento.
L’altra era una Mezzosangue.
Se solo avessero imparato a stare lontano da loro, non si sarebbero dovuti continuamente confrontare con Draco Purosangue Malfoy.
Sono pur sempre dei Grifondoro.
Camminavano fianco a fianco, il rosso parlava sommessamente, la ragazza portava dei grossi libri tra le braccia.
« Oh, ma guarda chi si rivede! » esordì Draco avvicinandosi. « Weasley e la Mezzosangue! Quale onore! »
« Non osare chiamarla di nuovo così! » lo interruppe il rosso sfoderando la bacchetta.
« Ah sì? » ridacchiò il biondo. « Altrimenti cosa fai, eh? »
Weasley divenne dello stesso colore dei suoi capelli, puntò la bacchetta contro il Serpeverde e urlò: « Mangialumache! »
Harry si spostò leggermente, solo quanto bastava per allungare il braccio e mormorare un silenzioso Protego.
L’incantesimo morì con uno sbuffo.
« Adesso basta, Draco » mormorò subito dopo Harry.
Il biondo guardò prima lui, poi Weasley.
Sbuffò.
« Andiamo, Harry! »   
Camminò a grandi passi verso i due Grifondoro, e urtò accidentalmente la Granger sogghignando.
« Ah… »
Tutti i libri caddero per terra con un tonfo.
« TU! Lurido… »
« Signor Weasley, signor Malfoy, cosa sta succedendo? » la voce spigolosa della professoressa McGrannitt interruppe il rosso.
Quello era il momento preferito di Draco Malfoy.
Ottimo attore, a parere di Harry, era in grado di piangere a comando, lamentarsi con versi striduli e fingere slogature in varie parti del corpo.
Ammirevole, davvero.
« Professoressa, Weasley mi ha attaccato, prima! » piagnucolò quello. « Può dirglielo anche Harry! »
La McGrannitt si voltò verso il ragazzo, che disse semplicemente È vero.
« Bene, signor Weasley, sono sicuro che vorrà seguirmi nel mio ufficio ».
« Ma, Professoressa… »
La McGrannitt lo guardò severa.
« Niente ma, Weasley, adesso seguimi ».
Il rosso chinò il capo sconsolato, mormorò due parole alla Granger, che nel frattempo si era chinata a terra per raccogliere i libri e seguì la professoressa senza obiettare.
Draco ghignò soddisfatto e superò la ragazza dirigendosi verso i sotterranei.
Harry era rimasto a guardare la Granger riformare la grande pila di libri in silenzio.
Poi si chinò anche lui.
« Forza, Harry, sbrigati! » urlò Draco da qualche parte in fondo al corridoio.
« Arrivo » rispose lui prendendo un libro tra le mani e porgendolo alla ragazza.
Quella alzò il capo, ed Harry poté vedere benissimo gli occhi brillare di lacrime.
« Dai, Harry! »
La Granger aprì la bocca per parlare, ma il ragazzo la bloccò poggiandole un dito sulle labbra.
« Ssh ».
 
*
 
Giugno 1994
 
Passeggiava tranquillamente per il parco davanti scuola, era il tramonto.
L’esecuzione doveva già essere finita, poiché il ministro Caramell e il boia si accingevano ad andarsene dalla capanna del guardiacaccia Hagrid.
Sì, Draco ne aveva fatta una delle sue.
Aveva condannato a morte un ippogrifo.
Un ippogrifo.
A volte, anzi, spesso, Harry non capiva perché si divertiva a fare queste cose.
Ma così era stato, e a quanto pareva, per i Malfoy, un solo graffietto su un braccio bastava a scatenare un putiferio.
Si sedette per terra, sull’erba.
A dire la verità non era sicuro di poter stare lì, dopo che Sirius Black aveva fatto una, come chiamarla, piacevole visita al dormitorio maschile dei Grifondoro del terzo anno, le misure di sicurezza erano nettamente aumentate.
Che macello.
E tutto questo per colpa sua.
Che macello.
Improvvisamente, Harry senti un respiro affannato alle sue spalle, e il rumore di piedi che battevano sulla terra.
« P-Potter! »
« Granger? »
La ragazza era trafelata.
I capelli, già crespi e ribelli, le coprivano quasi tutto il viso con ciocche disordinate, il maglione con lo stemma dei Grifondoro era pieno di foglioline e di erba, quasi come se fosse stata buttata per terra, gli occhi erano spalancati.
E singhiozzava.
« Si tratta di Ron! C-c’era un cane nero che… che lo ha preso e lo ha portato dentro al Platano Picchiatore, i-io non riesco a passare, ti prego… aiutami! »
Weasley aveva fatto cosa?
Harry fece per rispondere, quando la ragazza scoppiò letteralmente a piangere.
Piangeva, e piangeva, e il ragazzo pensava di non aver visto mai nessuno piangere così.
« Ok, Granger » rispose alzandosi in piedi. « Portami lì ».
 
*
 
Dicembre 1994
 
L’essere destinato a qualcosa.
Harry se lo ripeteva spesso, era come se fosse destinato a qualcosa, (e Voldemort non c’entrava nulla, quella era più che altro una maledizione che si portava dietro da quando era nato), ma non capiva cosa.
Come se nello stare con Draco e gli altri Serpeverde non si sentisse… a casa.
L’aver sconfitto Colui-Che-Non-Doveva-Essere-Nominato per ben due volte, essersi ritrovato con un padrino non desiderato evaso da Azkaban e essere estratto dal Calice di fuoco come quarto concorrente del Torneo Tremaghi non faceva altro che peggiorare la situazione
E poi il Ballo del Ceppo.
Quale assurdo e perverso modo per far socializzare degli adolescenti tra loro?
Assurdo.
Draco, ovviamente, non gli aveva ceduto Pansy, la sua fidanzatina (sarebbe stato più corretto dire la sua serva), ma, visto che avrebbe dovuto aprire lui le danze, gli aveva rimediato, come dama, un’estasiata Millicent Bulstrode.
Nessun problema, senonché la ehm… leggiadra ragazza non fosse stata una spanna e mezza più alta di lui.
Harry l’aveva abbandonata al buffet ed era uscito fuori a prendere aria.
Si sedette sui gradini di pietra dell’entrata, abbandonando la testa tra le mani.
Cosa c’era che non andava?
« Ehm… scusami… »
Una timida voce di ragazza ruppe il silenzio in cui il ragazzo si era rifugiato.
Era la Granger, avvolta in un abito blu pervinca con i capelli stranamente lisci legati in un nodo dietro la testa.
« Posso sedermi? »
Harry la guardò storto, ma poi annuì tornando a fissare il vuoto.
La ragazza si sedette.
Indugiò un attimo, poi chiese: « Come mai non sei dentro? »
Il ragazzo alzò solo di poco lo sguardo.
« Come mai non ci sei tu? »
La Granger sorrise.
« Ronald trova il buffet più interessante di me, a quanto sembra ».
Anche Harry sorrise.
« Penso che Millicent la pensi allo stesso modo ».
Per qualche istante ritornò il pacato silenzio di prima.
« Io lo sapevo che eri diverso » esordì la ragazza d’un tratto, e Harry la guardò in viso stupito.
« Che vuoi dire? »
« Che tu… » la Granger si picchiettò assorta il labbro. « Tu non sei come gli altri Serpeverde, Potter. Tu sei… diverso, sei gentile, non ti pavoneggi, come gli altri… Non sembri uno di loro ».
Harry sembrò ponderare a fondo la risposta.
« Non tutti i Serpeverde devono per forza essere maleducati o a atteggiarsi come superiori solo perché appartengono alla Casa di Salazar ».
La ragazza trattenne il fiato.
« Be’… io volevo solo dirti… volevo dirti che anche se sono una Grifondoro… » sembrava che facesse una fatica immensa a parlare.
« Potter, anche se sono una Grifondoro… possiamo parlare, qualche volta, se vuoi… ».
Harry aveva sgranato gli occhi.
La Granger, che gli aveva parlato sì e no tre o quattro volte dacché si conoscevano se ne usciva con questo discorso così… strano?
Fece per ribattere, quando incontrò di nuovo il suo sguardo.
Era destinato a qualcosa, si diceva.
Qualcosa che aveva mancato per un soffio, che gli era stata negata anni prima.
E negli occhi della Granger, inspiegabilmente negli occhi della Granger, vide che quello a cui era destinato gli si trovava esattamente davanti.
Harry sbatté le palpebre un paio di volte, si guardò attorno confuso e poi ritornò a guardarla.
« D’accordo, Granger ».
La ragazza si alzò con il sorriso sulle labbra e si sistemò le pieghe del vestito. Poi si voltò e raggiunse l’entrata del castello ondeggiando leggermente.
« E… Potter ».
Il ragazzo si girò guardandola interrogativo.
« Mi chiamo Hermione ».
 
*
 
Dicembre 1995
 
Era strano dare lezioni di Difesa Contro le Arti Oscure a un branco di studenti succubi degli eventi.
Era strano essere l’unico Serpeverde in quella gabbia di matti.
Ah, e poi sì.
Era strano essere amico di Hermione.
« Ok, bene così Neville. Ti… ti chiami Neville, giusto? »
Il ragazzino col viso rotondo a cui si era rivolto annuì ed arrossì vistosamente appena Harry gli parlò.
Aveva imparato più o meno tutti i nomi, di battesimo, come voleva Hermione, dei ragazzi.
Gli era venuto abbastanza difficile associare alle teste rosse che una volta chiamava solo “Weasley” dei nomi diversi, ma per il resto le cose erano filate abbastanza lisce.
Certo, a parte lo scoprire l’esistenza di un Ordine pieno di persone pronte a proteggerlo, e nessuno si era mai fatto avanti per proteggerlo, nessuno, l’essersi improvvisamente affezionato a persone come Remus Lupin, Sirius Black, Hermione Granger, il Ministero che non credeva al ritorno dell’Oscuro Signore, e Cedric Diggory che era morto.
A parte la minaccia incombente di Voldemort sulle loro teste.
E poi Draco non gli parlava quasi più.
« Frequenti dei Grifondoro, Harry, dei Grifondoro! »
Tuo padre è un Mangiamorte, avrebbe voluto urlargli.
Lo aveva visto, quella notte, al cimitero. Col viso coperto da una maschera, ma era lui.
E Harry si era ritrovato, improvvisamente, a non sapere cosa fare.
Era pur sempre un Serpeverde, dannazione!
La Casa che più di tutte aveva sfornato Maghi Oscuri e crudeli assassini, e lui, Harry Potter, l’unico che per forza non poteva stare dalla parte di Lord Voldemort.
C’era qualcosa che non quadrava.
« Ehm… va bene così, per oggi. Hermione vi comunicherà la data del prossimo incontro con il galeone e… be’, siete tutti molto migliorati, penso… » annunciò ad un tratto Harry con voce tremula, e la sala aveva cominciato a svuotarsi.
Alunni di tutte le Case, così… diversi, eppure così uniti.
E tutte queste persone che lo salutavano.
« Ciao, Harry! »
« Ci vediamo, Harry! »
« Grazie, Harry! »
Era tutto così estraneo.
Sospirò, e cominciò a raccogliere i cuscini e a sistemarli in una pila al margine della stanza, fino a che non vide un altro paio di mani aiutarlo.
« Hermione? »
La ragazza alzò lo sguardo, spostandosi dalla fronte una ciocca di capelli.
« Che c’è? » disse. « Non posso aiutarti? »
Harry aprì e chiuse la bocca un paio di volte prima di parlare.
« Credevo che fossi andata via con Weasley, prima ».
Hermione alzò un sopracciglio.
« Evidentemente non sono andata via con Ron ».
Harry sorrise vago.
« Sì, giusto, con Ron, scusa… »
I due si rimisero in silenzio a raccogliere il resto dei cuscini.
« Però » disse dopo poco il ragazzo. « Come puoi pretendere di farmi imparare tutti i nomi dei Weasley? Cioè, guardali, sono così tanti! »
Lei, per tutta risposta, gli lanciò un cuscino piuttosto rigido sulla faccia.
« Che cosa c’entra, idiota! Le persone si chiamano per nome. Se si chiama qualcuno per cognome è per sottintendere che non si vuole avere a che fare con lui ».
Harry prese il cuscino che gli era scivolato addosso e si avvicinò a Hermione.
« Tu mi chiamavi Potter ».
« Tu e Malfoy mi chiamavate Mezzosangue ».
Il ragazzo avvertì un improvviso groppo alla gola al sentir parlare di Draco
« Io… » deglutì. « Io non ti ho mai chiamata… Mezzosangue ».
La ragazza rimase ferma con un ultimo cuscino tra le mani.
« È… è bello saperlo ».
I due finirono in fretta di riordinare.
Fu di nuovo la ragazza a rompere il silenzio: « Ehm, Harry? Quelli dell’Ordine della Fenice hanno organizzato un pranzo di Natale a Grimmauld Place… ti ricordi? La casa di tuo zio ».
Il ragazzo sospirò.
« Io non… conosco quelle persone ».
« Ma non dire sciocchezze! » rise lei dandogli un pugno sulla spalla. « Conosci me ».
Conosci me.
 
*
 
Giugno 1997
 
Buio.
Era tutto orribilmente buio.
Silente era morto, e doveva essere Draco ad ucciderlo.
Come aveva potuto non accorgersi di nulla?
Silente era morto.
Il suo migliore amico era un Mangiamorte.
Severus Piton, adesso, era anche un assassino.
« Sei sicuro che non ci sia scritto nient’altro? » Hermione gli apparì accanto.
Erano alla voliera (completamente vuota dopo la razzia dei Mangiamorte) da un bel po’ a dire il vero. Si stava facendo sera.
Harry le passò il finto Horcrux mormorando un cupo leggi.
R.A.B.
Chiunque fosse, Harry doveva scoprire che fine avesse fatto fare al vero medaglione di Serpeverde.
La ragazza gli restituì il falso sospirando.
« Silente ti ha detto cosa sono gli altri? » chiese.
Harry si voltò verso di lei. Era appoggiata alla ringhiera arrugginita davanti alla grande finestra.
Vederla in controluce le faceva quasi uno strano effetto.
« Ha accennato » cominciò il ragazzo. « Alla Coppa di Tosca Tassorosso. E poi al Serpente dell’Oscuro Signore... »
« Chiamalo Voldemort » lo interruppe Hermione. « Solo i Mangiamorte lo chiamano Signore Oscuro ».
Al ragazzo si ghiacciarono le parole in gola.
Solo i Mangiamorte.
Harry Potter era un Serpeverde.
Lo sarebbe rimasto sempre e comunque.
E se… se Lord Voldemort avesse scelto Neville Paciock (il secondo ragazzo idoneo a quanto diceva la profezia, secondo Silente), lui… sarebbe diventato un Mangiamorte?
Adesso non sarebbe stato qui con Hermione Granger a cercare di decifrare uno stupido acronimo.
Non avrebbe dovuto salvare il mondo, lo avrebbe dovuto distruggere.
« Allora? »
La dolce voce di Hermione lo riscosse dai suoi pensieri.
« Oh… sì. La coppa, il serpente e qualcosa che riguardi Corvonero o Grifondoro. Tranne il medaglione, il diario di Tom Riddle e l’anello di Orvoloson Gaunt, dovrebbero essere questi gli Horcrux rimanenti ».
La ragazza si avvicinò, in modo di trovarsi faccia a faccia con lui.
« Sai che verrò con te, vero? »
Harry esitò.
« È troppo pericoloso, Hermione. Io… non voglio che ti accada nulla ».
« Harry… »
« Silente mi ha lasciato una missione » la interruppe lui. « Devo trovare gli Horcrux e distruggerli e…  Hermione, io devo tutto a te. Se non ti avessi incontrato non avrei mai saputo tutto questo. Avrei continuato ad essere il migliore amico di un Mangiamorte ed uno stupido Serpeverde pieno di se’. Devi starne fuori, non voglio che ti accada nulla. ».
« Okay, Harry » riprese lei. « Ho capito. Devi salvare il mondo e so quanto questo sia importante. So che ce la farai, ma verrò con te ».
Gli si avvicinò.
« Sempre ».
In quel momento, assurdamente in quel momento, Harry si rese conto di quanto fossero belle le sue labbra mentre si arricciavano per formare l’ultima parola, quanto fosse duro ed irremovibile il suo sguardo che velava gli occhi scuri.
« Potresti morire » riuscì solo a dire.
« Lo so ».
Hermione lo guardò sicura.
«Non hai paura? » riprese lui.
« No ».
E poi sorrise.
Ed era un sorriso bello, bellissimo, era il sorriso più bello che Harry avesse mai visto.
Era rivolto a lui.
« Perché avrò te accanto ».
 
*
 
Gennaio 1998
 
« Sai, a volte… a volte penso che non riusciremo a sopravvivere a tutto questo, Harry » mormorò Hermione, la testa poggiata sul petto di lui.
Harry deglutii. Era da un po’ che andava avanti questa cosa di dormire assieme, ma la ragazza non riusciva a passare la notte da sola, incubi macchiati di sangue e di serpenti che nascevano dalle spoglie di una vecchia si affacciavano immediatamente nella sua mente appena chiudeva gli occhi.
« Non dire sciocchezze. Noi distruggeremo tutti gli Horcrux e distruggeremo Lui. Te lo prometto ».
Hermione alzò lo sguardo per guardarlo negli occhi.
« Non è una cosa che puoi promettermi, questa ».
Harry sospirò.
« No, non posso prometterla, ma… l’hai detto tu, no?  “So che ce la farai”. Me lo ricordo, Hermione ».
La ragazza tornò a poggiare la testa sul suo petto.
« Hai ragione. Ce la farai ».
« Ce la faremo ».
Hermione sorrise affondando il viso nel maglione scuro di Harry. Amava il suo profumo.
« Ce la faremo ».
 
*
 
Maggio 1998
 
I ricordi di Piton erano stati una doccia fredda.
Era come se tutto fosse tornato al suo posto, ogni minimo dettaglio.
Era tutto così logico.
L’aveva sempre saputo, in fondo.
Essere il settimo Horcrux di Lord Voldemort significava dover morire.
« Hai capito cosa devi fare, Hermione, hai capito? »
Harry scosse la ragazza un paio di volte per le spalle, le lacrime offuscavano i suoi occhi marroni e le sue labbra erano piegate in una smorfia di dolore.
« Ti prego… » singhiozzò. « Vengo con te ».
« No. Uccidi il serpente e poi mancherà solo Lui. Non possiamo fare in nessun altro modo ».
Hermione lo abbracciò, lo abbracciò forte, quasi a voler imprimere su se stessa il calore così vivo della pelle di Harry.
Le lacrime bagnarono la maglietta di lui, ma tra quelle e il sangue non si riconosceva la differenza.
« Ti amo, Harry ».
 
*
 
Settembre 2013
 
« Faremo tardi, ne sono sicura! »
Era una strana famiglia, quella, a vederla da fuori.
Prendete un uomo, non troppo alto, ne’ troppo basso, con dei buffi occhiali rotondi ed una cicatrice a forma di saetta sulla fronte, una donna, non troppo alta, ne’ troppo bassa, con i capelli crespi e gli occhi nocciola, entrambi disoccupati, ma con la villa più bella di tutto il quartiere.
Prendete una ragazza di tredici anni circa, con gli occhi nocciola, azzurri, neri, (qualcuno giurava di averli visti anche viola) e i capelli che variavano dalle tonalità del rosso carminio al blu cobalto e un ragazzo, anche lui, di tredici anni circa con i capelli castani e gli occhi verdi, che sparivano misteriosamente il primo di settembre e tornavano misteriosamente otto mesi dopo.
Questa era la famiglia Potter.
« Calmati, mamma, siamo sempre arrivati in tempo! Se solo papà avesse accettato di fare una Materializzazione congiunta… »
« Ti ricordo, Chloé, che io ho fatto la mia prima Materializzazione congiunta a sedici anni, e non è stato affatto piacevole ».
Era una famiglia fantastica a vederla da dentro.
Prendete il salvatore del Mondo Magico, adesso capo del Quartier Generale degli Auror e la sua aiutante, adesso capo dell’Ufficio Applicazione della Legge sulla Magia, e i loro due figli, Chloé, Metamorfomagus, la strega più brillante della sua età, Grifondoro, e Axel, Animagus, il mago più coraggioso della sua età, Serpeverde.
Questa era la famiglia Potter.
I quattro camminavano velocemente verso il binario 9 ¾ , Grattastinchi, adesso l’animale da compagnia di Chloé, che si agitava nella cesta sopra il baule di lei ed Edvige, la civetta di Axel, chiusa in una gabbia tenuta con difficoltà da Hermione.
Harry adorava quell’animale, non sapeva per quale assurdo motivo, ma se avesse mai avuto una civetta, ai tempi di Hogwarts, sarebbe stata lei.
Arrivarono al binario che il treno già sbuffava, ed Harry poté riconoscere, come tutti gli anni, Ronald Weasley, suo figlio Aaron, il migliore amico di Chloé, a quanto pareva, e sua moglie, Luna, forse Lara. Non era mai riuscito a imparare bene il suo nome, la ricordava soprattutto per i capelli biondissimi.
E poi, un po’ più in là, Draco Malfoy, con la sua bellissima moglie Astoria (innominabile a casa Potter, Hermione provava un odio viscerale verso quella donna, e, nonostante tutto, Harry continuava ad invitarla a cena almeno una volta al mese insieme a Draco). Insieme a loro, e già pronto a salire sul treno, c’era il piccolo Scorpius, più grande di un anno dei gemelli, ma era ugualmente un grande amico di Axel.
Hermione, come sempre, cominciò a fare raccomandazione ai ragazzi, che, puntualmente, non ascoltavano e salivano sul treno in cerca dei posti migliori, salutando con un semplice “Ciao ma’, ciao pa’, ci vediamo a Natale” e un bacio strappato a forza.
Hermione sospirò e si sistemò vicino ad Harry, guardando i suoi figli che ridevano e parlavano dai vetri trasparenti delle finestrelle di uno scompartimento centrale.
« Sai » Harry si schiarì la gola. « Stavo pensando… di fare domanda per il posto di Difesa Contro le Arti Oscure, l’anno prossimo ».
La donna sorrise.
« Andresti a vivere ad Hogwarts, così ».
Harry sussultò.
« Be’… non è che andrei proprio a vivere lì… solo per… »
« Tranquillo » lo interruppe Hermione. « Lo so che Hogwarts è e sarà sempre la tua casa più di qualunque altra, ti conosco troppo bene. Per questo – sorrise enigmatica – una settimana fa ho fatto domanda per il posto di insegnante di Trasfigurazione per l’anno venturo. La McGrannitt non ce la fa più, sono anni che è Preside e insegnate, e penso che l’anno prossimo andrà in pensione. E indovina chi subentrerà come nuovo Preside? »
Harry mormorò un debole « Aberforth Silente » e Hermione continuò con un: « Esatto, e sarà libero il posto di insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure ».
L’uomo la guardò spiazzato.
« Quindi tu… ed io… e i ragazzi… »
« Tutti ad Hogwarts, esatto ».
Harry la abbracciò e le stampò un leggero bacio sulle labbra.
« Tu sei un genio ».
La donna sorrise e sciolse l’abbraccio, sussurrando un « Stanno partendo ».
L’Hogwarts Express sbuffava ora come ventidue anni prima, il vapore bianco che si spandeva lungo il binario in piccole sbuffi candidi.
Hermione strinse forte il suo braccio.
Harry, pensava, tanto tempo prima, di essere destinato a qualcosa. Qualcosa che aveva mancato per pochissimo.
« Andiamo a casa, Tesoro? »
E adesso, dopo anni, adesso poteva dire non solo di averla trovata.
« Sì ».
Ma di starla vivendo.


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 Note
Se siete arrivati fin qui, vuol dire che avete letto tutta la storia, e per questo ve ne sono immensamente grata :)
E' tutto cominciato con una scommessa tra me e una mia amica: la riesci a scrivere una storia in cui Harry è stato Smistato a Serpeverde?
Quindi, be', uccidete lei se è venuta male :)
"Se Harry fosse stato Serpeverde" è un altro di quei What if davvero enormi, e che andrebbe sviluppato su più capitoli, certo, ma, be', ho fatto un tentativo, come sempre, l'ultima parola a voi, fatemi sapere! :D
Un bacione,
Ela
 




 
 
 

 

  
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