Lo cinsi con le braccia, e mi avvicinai. La messinscena doveva funzionare a tutti i costi, anche se la temperatura tutto intorno a me aumentava di altri 20 C°.
Le persone , dal canto loro, correvano dietro di noi, incuranti del fatto che l’oggetto della loro corsa era a pochi metri.
-Ho caldo.- dissi per smorzare quel silenzio così lungo.
-Miss delicatezza, credi che io stia meglio?-
Alzai immediatamente lo sguardo.
-A me non interessa come stai tu, ma come sto io- dissi
Sentito ciò abbassò lo sguardo.
-Come sei amorevole, piccola Heidi.-
Appena proferì quella frase gli pizzicai il fianco.
-Ahi fai male! Ok ok la smetto!-
-Che facciamo? Non possiamo restare qui in eterno-
-Sta per arrivare l’ autista a prendermi, aveva sbagliato uscita-
-Perfetto e io?-
-Usi  le tue belle gambine per correre come una gazzella verso la tua auto!-
Lo guardai in sottecchi.
-Dai scherzo, un po’ di ironia non guasta. Se vuoi sali in macchina con me e mi affianco alla tua.-
-Ok ma prima di ideare il piano 2, per il piano 1 come siamo messi?-
-Piano 1? Ossia?-
-Arrivare da qui alla macchina-
-Per quello me la vedo io.-
-E’ questo che mi preoccupa, l’ultima volta che hai preso il comando, abbiamo perso il bagaglio.-
Un clacson iniziò a suonare in maniera continua, e attratto da quel rumore, Ian si scostò dalla nostra tendina di cheratina per capirne la fonte.
Poi ritornò nella tana protetta e sorridendomi disse.
-Guarda il lato positivo non hai più niente da perdere, e ora legati forte che si sale sulla giostra- Detto ciò con le mani sui miei fianchi fece forza e mi alzò sempre più su. Ero praticamente appesa. Allargai le gambe, stringendolo in una morsa, per paura di cadere, e sentendo quel contatto più fermo, Ian iniziò a correre. Mi sentivo un Koala attaccato a una mamma con degli spasmi.
Chiusi gli occhi, mentre lui correva a perdifiato e, dopo una manciata di secondi, mi sentii cadere su qualcosa di morbido e poi la mamma Koala crollarmi addosso.
Alzò il viso mi fissò e sorridendo disse.- Missione compiuta!-
E forse proprio per quella sicurezza, dopo un’ora di tensione, il caldo, e la pressione rasoterra, mi lascai andare sui morbidi sedili.
 
 
Mi risvegliai. Aprii gli occhi e notai un candore quasi abbagliante. Era un ospedale?
-Sei più debole di un criceto- Ancora lui.
-Anche se…. sai che da svenuta sei più bella? Elimini i tuoi più grandi difetti, l’essere logorroica e acida-
-Dove siamo- dissi atona, con la bocca un po’ troppo asciutta.
-A casa mia- disse e mi osservò.
Poi continuò -La pressione si è stabilizzata e abbiamo ritrovato i bagagli. Ah dimenticavo, Oscar e Lilly sono sotto che aspettano. Ora mangia qualcosa- e così dicendo mi posò un vassoio sulle gambe.
Mi sollevai un po troppo velocemente, ma tentai di non darlo a vedere. Già pensava che avessi la forza di un criceto, se fossi svenuta nuovamente mi avrebbe paragonato ad un’ameba.
Lo stomaco iniziò a brontolare, per la percezione di quell’odore così paradisiaco. Croissant e Cioccolata. Ovviamente i cibi per chi aveva avuto un pesante calo di zuccheri!
Lo guardai.
Sorrisi.
-Grazie-
-Niente Heidi, ora mangia e riposa nuovamente se hai bisogno. Noi siamo sotto.-
Mi diede un gentile bacio sulla fronte si girò e giunto alla porta la chiuse dietro di se.