La mia veste è ormai fradicia.
Ma continuo a cavalcare, più ostinata degli elementi.
Gocce di pioggia fine ma inarrestabile, arrivano come messaggere in questo mondo.
A taluni portano melanconia, ad altri allegria, ad altri rabbia.
La pioggia.
L’acqua.
La sua trasparenza e eleganza inconfutabili.
La sua ineguagliabile maestosità e potenza.
La sua innegabile superiorità.
Ma io la sfido apertamente.
Come sempre.
Ostinata a voler vincere.
Ostinata nella convinzione della mia stessa resistenza.
Ostinata e bagnata.
La pioggia è un rifugio.
Nella pioggia si possono nascondere le lacrime.
Si può affidare al suo gelo immutabile il proprio dolore.
Si può lasciarsi andare nella sua ingannevolmente mutabile accoglienza.
Se c’è la pioggia per essere felici basta volerlo essere.
E essa ti parrà fatta per correrci dentro.
Per mostrarle la tua gioia.
Per ridere e riempirsi la bocca delle sue gemme effimere.
Se c’è la pioggia si può essere arrabbiati.
Si può caricarla senza vederla, nella sua sfuggente essenza.
Si può tirarle pugni senza colpire l’aria, ma senza fare male a nessuno.
Si può sfidare la sua immutabile calma.
Si può urlare al suo ammaliante silenzio che silenzio non è.
Se c’è la pioggia per essere melanconici basta non poterla toccare.
Basta doverla guardare da un vetro.
Basta sapere che quella possenza non è per te.
Basta doversi accontentare di accarezzarla col pensiero.
Perché la pioggia ti rende cosciente della tua vita.
Perché la pioggia ti rende partecipe della tua vita.
Perché la pioggia, per una volta, ti da la possibilità di decidere.