Stavolta niente illustrazione,
anche se l'ho iniziata, perché se aspettavo di finirla non pubblicavo più 'sto
capitolo... Credo che la metterò nel prossimo.
Chiedo umilmente perdono a chi se ne intende di genetica, perché sicuramente ci
saranno degli erroracci. Ho cercato di rispolverare il poco che avevo studiato
all'inizio delle superiori, che non è certo il massimo…
x skiblue: che dire, grazie!
x Wolverina: ma dai, arrossisco ;) Diventare scrittrice? Magari =P
x Wolvie91: ebbene, credo che questo capitolo (per non parlare di quello
successivo) ti farà sorgere ancora più dubbi ^^
Capitolo Quinto
Cosa vedono i tuoi occhi
Renee raggiunse Hank. Era
seduto davanti al pannello di controllo che gestiva la Stanza del Pericolo.
«Hai finito di allestirla per me?» aveva un tono vivace e scanzonato, adottato
più o meno dopo essersi resa conto che Kurt non ci avrebbe lasciato la pelle,
anzi, sembrava che il suo potere fosse aumentato e si sentiva più in forma che
mai.
«Sicuro, signorina. Ora i soggetti dispongono di un DNA virtuale creato di volta
in volta, cosicché non ti annoierai neanche. Dovrai testarlo, però, per
verificare se il DNA è… plausibile. Un’ultima cosa»
«Spara»
«Hai un nome da mutante? Sai, per crearti un profilo»
«‘Hero’»
«Cosa?»
«‘Hero’!»
«Allora avevo capito bene. È… è da maschio. Perché?»
«Oh, ah, non ci ho mai pensato, a questo… Comunque è ‘Hero’»
«Come vuoi tu»
La bambina sorrise.
Pochi minuti dopo era al centro di un corridoio, immerso in una penombra estiva.
Il pavimento era rivestito da un parquet logoro e scricchiolante, e la carta da
parati restava incollata ai muri grazie a qualcosa di molto simile ad un
miracolo. Era sudicia e scolorita dal tempo, in alcuni punti perfino
scarabocchiata da mani infantili. L’unico suono che riempiva l’aria immobile era
il frinire di una manciata di chiassose cicale nascoste tra le fronde di alberi
invisibili. Renee restò perfettamente immobile, per cogliere anche la più
piccola sfumatura dei suoni circostanti. Quando arrivarono i primi bersagli
creati dalla Stanza del Pericolo lei era pronta. Aveva quasi anticipato Hank,
addirittura, nonostante egli avesse ancora davanti agli occhi i vari schermi che
gli permettevano di tenere sotto controllo le attività che si svolgevano nella
stanza. I primi ad arrivare avevano le sembianze di ricercatori, con tanto di
camice e cartellino bianco, muniti poco realisticamente di complessi
armamentari. Renee chiuse gli occhi e sembrò sul punto di svenire, la testa che
le ciondolava mollemente, le braccia inerti lungo i fianchi. Cominciò a
lavorare.
Hank si concentrò su di lei, profondamente interessato. «Ehi Kurt, il suo
comportamento è normale?»
«È talmente concentrata sul DNA che sta analizzando che quasi perde coscienza di
sé»
«‘Perde coscienza di sé?’ Ma come parli?»
«È stata lei a descrivere così ciò che le succede, Kitty»
«Oh, beh, lei parla in modo davvero strano a volte…»
Renee intanto non faceva altro che restare immobile, intangibile ai vari
attacchi. Si limitava a farli crollare a terra uno dopo l’altro, chi incapace di
respirare, chi semplicemente di restare in piedi perché privato delle capacità
motorie, ed un paio presero addirittura fuoco.
«Wow, sembra ‘Parasite Eve’. Fa quasi paura. Però ha di nuovo copiato il mio
potere…»
Due settimane prima
Renee era seduta a pochi centimetri da Kurt, ancora svenuto, e Jimmy era
abbastanza vicino da riuscire a poggiarle una mano sulla spalla. Kitty si
muoveva da loro a Bobby, incessantemente, sotto lo sguardo teso di Peter. Hank
stava scrutando i tracciati vitali dell’Uomo Ghiaccio.
«Starà bene. Rogue è stata veloce ad interrompere il contatto» valutò ad alta
voce, a beneficio dei presenti.
Ororo, intanto, assai preoccupata anche per Rogue, era in giro per cercarla.
Trovò invece Wolverine «Logan!»
«Che diavolo…»
«Rogue… le è tornato il suo potere, ha toccato Bobby… era sconvolta… Oddio, non
la trovo…»
«La cerco io!» la interruppe bruscamente e corse via nel corridoio.
Alcuni minuti dopo, mentre stava scendendo nel seminterrato, si imbatté in
Warren, e lo trascinò con sé, senza degnarlo di spiegazioni, salvo gli stralci
di frase che aveva già rifilato a Logan. Le porte non si erano ancora aperte
completamente davanti a loro, che già la giovane kenyota si era affrettata a
domandare «Come stanno?»
«Mmh»
«Hank!»
«Cosa?»
«Come stanno?»
«Bobby potrebbe star meglio, ma tutto sommato se l’è cavata discretamente. Kurt
è esausto, come se avesse compiuto un lungo viaggio. La piccola non vuole dirci
dove sono stati»
«Ma lui è coraggioso!» sbottò allora Renee «Ce la farà, lui è l’uomo più
coraggioso che…»
Warren sbuffò, il viso contratto in un’espressione sprezzante che gli dispiaceva
di non poter mostrare alla bambina.
«Eh?»
«E lo chiami un uomo coraggioso?»
Renee si stava agitando. Si era raggomitolata su se stessa, le braccia esili
stringevano forte le gambe contro il suo torace. «Morirebbe per difendermi, te
lo assicuro! E ha fatto…»
«Non nutro dubbi sul suo coraggio, no. Ma se quello lo vuoi chiamare uomo…»
«Bastardo!» si alzò di scattò in piedi, ma urtò il lettino e dovette fermarsi.
«Se nemmeno l’hai mai visto, tu…»
«Non mi importa se ha la pelle blu o la coda da diavolo o Dio sa cos’altro!
Sciocco!» scoppiò improvvisamente a piangere «Perché ti comporti così? Cosa mai
ti abbiamo fatto?»
«Mi ‘comporto così’ come? Ti dispiace così tanto che io ti sbatta in faccia la
realtà? Ti atteggi da adulta, ma cresci!»
«Sono davvero io quella che devo crescere? Ho solo undici anni…» mormorò lei,
mentre Warren, per la seconda volta in un giorno, si dava alla fuga per non
mostrare quella rabbia impotente che covava.
Logan trovò Rogue solo due giorni dopo. La ragazza lo aspettava alla stazione.
Aspettava di vedere se contava ancora per qualcuno.
Presente
Si erano riuniti nel salottino. La prima sessione –ufficiale, almeno- di Renee
era andata alla grande… e Hank era ansioso di esporre la sua relazione, ma anche
di capire meglio come funzionava quel suo potere.
«Ve l’ho detto, mi ricorda molto i mattoncini Lego, salvo per i colori. È… come
spiegarvi… come guardare l’aurora boreale, solo una versione più brillante,
luminosa»
«Scusa, zuccherino, ma come puoi descrivere l’aurora boreale?»
«Eh? Ah, perché non ci vedo? Ho perso la vista a quattro anni. Prima vedevo
benone»
Gli altri la fissarono, sorpresi, ma Logan si limitò a borbottare «Sarà…»
Renee si strinse nelle spalle e riprese «Mi basta pensare ‘E se quel gene
andasse lì?’ per muoverlo. Allo stesso modo -anche se questa è una tecnica che
ho acquisito con anni di… allenamento, si può dire - mi basta fissare un po’ più
a lungo una di quelle particelle per capire in che modo influenzano la creatura
in questione»
«Però» obbiettò Hank «una modifica effettuata in questo modo agirebbe solo da
quel momento in poi»
«Cosa significa?»
«Vedi, Rogue, non si può influenzare a livello genetico qualcosa di già creato:
se ad esempio modifichi la pigmentazione cutanea, solo le nuove cellule
assumeranno quel colore»
«Posso accelerare quel processo, se voglio. È questo particolare che ha spinto
il signor Worthington ad utilizzarmi per i suoi esperimenti. Li sentii discutere
una volta, su come la cura dovesse agire a livello genetico. Non potevano
aspettare mesi o anni che facesse effetto»
Wolverine si alzò di scatto, senza emettere nient’altro che un lieve fruscio, e
si fermò davanti a Renee. Attese un minuto buono, perfettamente immobile, poi
alzò fulmineamente il braccio, la mano chiusa a pugno e gli artigli sguainati.
Si bloccò a un centimetro dal viso di Renee.
Che aveva chiuso gli occhi.
Logan l’afferrò per il colletto della camicia e la sollevò dal divano sul quale
era seduta. La bambina continuava a tenere gli occhi chiusi, evidentemente
terrorizzata. Jimmy, seduto accanto a lei, si era immobilizzato.
«Logan, che ti prende?!» urlò Ororo.
L‘uomo si voltò appena per guardarla «Ci ha mentito. Mi stava guardando,
poco fa. Renee ci vede benissimo!»