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Autore: Shade Owl    30/11/2011    2 recensioni
Xander, Alis e Jo sono i classici emarginati sociali delle superiori, in una scuola nel Montana, e chiunque sia disposto a dar loro confidenza viene ben presto degradato ai più infimi livelli, come accade a Nadine, loro amica.
L'arrivo di uno strano ragazzo, tuttavia, sembra preannunciare qualcosa di sconvolgente, nelle loro vite...
Genere: Avventura, Dark, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sangue di demone'
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Kyle entrò senza bussare nell’ufficio di Ducan, scuro in volto, e si sedette rapidamente davanti alla scrivania, così rabbioso che la sua mano destra si ritrovava avvolta in una fiamma fredda.
- Ah, prego, entra pure…- sbottò Ducan, sarcastico - Sei comodo?-
Si capiva che era irritato dal suo comportamento. Lui lo ignorò.
- Ti devo parlare.- disse, lasciando perdere le formalità.
- E di cosa?- chiese l’uomo, guardandolo. Non gli era sfuggito il passaggio dal “lei” al “tu”, che Kyle usava solo quando era arrabbiato, nervoso o di fretta - Della tua piccola uscita fuori orario?-
- Non sono più un bambino, Sebastian.- ringhiò.
- Lo so. Sei il mio miglior collaboratore. E sei quasi un figlio, Kyle.- Ducan si sporse un po’ in avanti, congiungendo la punta delle dita, i gomiti sul ripiano della scrivania - Senti, da quanto ci conosciamo?-
- Più o meno da quando mi hai visto fare a botte con le tue vecchie guardie del corpo.- rispose lui.
- Già… e fino ad ora non mi hai mai deluso. Sono arrivato a tenere davvero a te… a preoccuparmi per te. Ma ti stai comportando in modo assurdo… non che fossi molto diverso, da piccolo.-
- Sì…- borbottò Kyle - Non lo ero.-
Da piccolo… si ricordava ancora di quegli anni.
E dell’incontro con Sebastian. Come avrebbe potuto dimenticarlo?
Non avrebbe mai scordato il modo in cui la sua vita era cambiata.
 
Era passato circa un anno da quando suo fratello era scomparso, e da allora l’aveva sempre cercato in lungo e in largo, ottenendo sempre e solo insuccessi. Ogni volta che credeva di avere una pista, o di aver trovato un indizio, tutto svaniva dopo pochi passi, come neve che evaporava al sole.
Non si era ancora arreso, certo. Non avrebbe mai smesso di cercare. Solo, viaggiare in lungo e in largo, alla sua età, senza nessuno, rendeva tutto molto più difficile.
Fortunatamente i suoi poteri, a differenza di quelli di Timmi, erano interamente sotto il suo controllo, non aveva difficoltà nell’usarli o nel nasconderli, a seconda del bisogno, e questo era già un vantaggio.
Inoltre, durante quel periodo di solitudine aveva spesso incrociato comunità di esseri magici, dai quali aveva imparato qualche novo trucco che poteva essergli utile.
Purtroppo, con loro non si era trovato molto meglio che con gli esseri umani.
Era diverso dai maghi e dalle altre creature tipicamente amichevoli con la gente comune. La sua magia era di tutto un altro tipo, di diversa natura… e loro lo sapevano.
Per questo non lo accettavano.
Ormai si rendeva conto di non appartenere a nessuno dei due mondi: aveva un demone in corpo, che lo proteggeva e lo elevava ad un livello superiore ai mortali, ma al tempo stesso lo allontanava dai maghi, poiché essi avevano paura di quelli come lui.
Qualunque fosse il suo posto non l’aveva ancora trovato ma era certo che, rintracciato suo fratello, avrebbe potuto rimediare. E così continuava a vagare da solo, rubando o facendosi accogliere brevemente dai servizi sociali ogni qualvolta decideva che fosse conveniente farlo.
Tuttavia, nonostante la sua confusione e la sua scarsa fortuna, non si muoveva a caso, alla cieca.
A volte sentiva di non avere alcuna meta, di non sapere dove cercare, questo era ovvio… ma altre volte, invece, si rendeva conto di quanto il demone gli fosse vicino. Era come se parlasse direttamente alla sua anima, suggerendogli dove andare o cosa fare. La sua voce poteva restare in silenzio anche per settimane, ma era sempre pronta ad indicargli la via, illuminando il percorso a piccoli passi. Talvolta la sentiva in sogno, proveniente da sotto il cappuccio di un uomo alto che indossava un lungo mantello nero e che portava attorno al collo un medaglione simile ad una rosa nera con un occhio nel centro.
Fu seguendo quella voce, quei sogni e quelle indicazioni che, alla fine, trovò Sebastian Ducan.
Successe che una sera, affamato, stanco e infreddolito, si trovò a passare sotto ad un albergo di lusso, in un quartiere per ricchi: la voce gli aveva detto di cercare quell’edifico, e i sogni gli avevano mostrato il suo profilo.
Parlando con altri vagabondi era venuto a sapere che il ristorante dell’albergo aveva sempre parecchi avanzi, e sperava di prenderne qualcuno per sfamarsi. Da tempo non mangiava qualcosa di decente. Due giorni prima (la data a cui risaliva il pasto più sostanzioso di quel mese) era stato costretto a mangiare un ratto, misericordiosamente cotto. Gli serviva di meglio.
Era appena arrivato all’ingresso delle cucine, quando udì dei rumori metallici ed un tramestio poco promettente provenire da dentro l’edificio; pochi secondi dopo, un uomo grasso e alto il triplo di lui spalancò la porta, buttando fuori un altro uomo, trasandato e malconcio.
- E resta fuori!- sbottò - Accattoni…- ringhiò, tornando dentro e sbattendosi la porta alle spalle.
Non si era accorto di Kyle, che si era nascosto dietro un cassonetto. L’uomo che era stato sbattuto fuori giaceva a terra, semisvenuto, a gemere e ad agitarsi debolmente tra i rifiuti. Kyle si strinse l’enorme e consumato cappotto grigio e gli si avvicinò in fretta, cominciando a frugargli nelle tasche: trovò un coltello a scatto, un anello d’oro (quasi sicuramente rubato), una vecchia armonica, qualche biglietto ed un orologio rotto.
Prese tutto, tranne i biglietti e l’armonica, pensando di riuscire magari a rivenderli per una cifra sufficiente a pagarsi un panino. Si stava giusto rialzando, quando l’uomo scattò, afferrandolo per la gola.
- Tu…- ringhiò, ancora lievemente intontito - Piccolo ladruncolo… ridammeli…-
Senza esitare un solo istante, Kyle aprì il coltello e lo colpì al petto. L’uomo lo lasciò andare, boccheggiando; annaspò un po’, poi si accasciò a terra e non si mosse più. Scocciato, Kyle si rialzò, massaggiandosi la gola, guardando in cagnesco l’uomo.
- Vecchio idiota…- mormorò.
Si voltò ed uscì dal vicolo, raggiungendo la strada, davanti all’albergo. Un uomo in divisa rossa salutava l’entrata degli ospiti, chiedendo ogni tanto se si erano divertiti o augurando una felice passeggiata a chi usciva. Gli dava le spalle, e quindi non lo vide sbirciare.
Kyle tornò nel vicolo: a giudicare dalle persone che entravano lì dentro, l’albergo ospitava soltanto gente molto piena di soldi, che probabilmente teneva parecchi ninnoli preziosi in camera. Magari le cose migliori si trovavano in luoghi più sicuri, ma un tentativo non sarebbe stato certo uno spreco di tempo, specie con i suoi poteri ad aiutarlo. Decise che il panino avrebbe aspettato.
Raggiunse la scala antincendio, troppo alta perché un semplice bambino potesse raggiungerla. Se c’era una cosa che non gli era mai riuscita bene, era volare: aveva scoperto da poco quel potere, e ancora non sapeva controllarlo, quindi sarebbe stato meglio non rischiare. Quanto a saltare (poteva raggiungere anche i due metri di altezza) non se ne parlava proprio: la settimana precedente era inciampato in una buca, e si era storto la caviglia. Ora era migliorata, ma non se la sentiva di sforzarla troppo.
Si guardò intorno, alla ricerca di qualcosa da usare, e trovò il cassonetto accanto al quale aveva ucciso il barbone; si avvicinò al contenitore della spazzatura e con nessuno sforzo (era come una formica, poteva trasportare un carico cento volte superiore al suo peso corporeo) riuscì a sospingerlo fin sotto la scaletta; fatto ciò, vi balzò sopra e cominciò a salire silenziosamente. Ignorò le finestre dei piani più bassi: le camere migliori erano sempre quelle più in alto.
Quando fu salito di qualche decina di rampe, forzò la finestra di un corridoio con i suoi poteri ed entrò. Gli allarmi non suonarono, aveva imparato da tempo a disattivarli con la magia. Quanto alle casseforti, aprirle era un giochetto da niente.
Scrutò lo spazio bene illuminato, il pavimento ricoperto di mattonelle marmoree e le porte bianche chiuse a chiave: nessuno. Rapidamente, avanzò nel corridoio, tendendo l’orecchio per capire quali fossero vuote e quali no.
All’improvviso sentì il bisogno di fermarsi, come se qualcuno gli avesse appena detto di non andare oltre.
Si trovava accanto alla porta di una camera, e senza alcun motivo gli venne un’incredibile voglia di entrarci. Comprese quasi subito cosa stava succedendo: era il demone, la creatura dentro di sé che gli suggeriva di entrare là dentro… oppure era la “voce”, l’uomo incappucciato dei suoi sogni… magari erano entrambi…
Forse lì dentro c’erano indizi per trovare Timmi, o magari Timmi stesso (speranza assurda, ma per lui era impossibile sperare il contrario). Senza esitare, usò la magia per far scattare la serratura ed entrò.
L’interno era immerso nel buio, anche se la luce di un lampione filtrava attraverso le tende dell’ampia finestra davanti a lui.
Accese le lampade e richiuse la porta, guardandosi intorno: era una bella camera, ampia come un appartamento, formata da almeno tre stanze più il bagno. Lui si trovava nel salottino, dove un bel televisore scrutava silenzioso l’ambiente rivestito di moquette color panna e di carta da parati in tinta. Un enorme lampadario spandeva luce un po’ ovunque, rendendo la stanza luminosa ed accogliente.
Incassato in una parete c’era un fuoco elettrico, di quelli regolabili con le manopole. Un divanetto rosso e due poltrone erano state sistemate accanto ad un tavolino di vetro, ed alcune piante in vaso decoravano il tutto.
Rimase brevemente abbagliato da tutta quella comodità, ma si riebbe subito, mettendosi all’opera; in pochi minuti mise la stanza sottosopra: rovistò nei cassetti, aprì le valigie, sventrò i cuscini, svuotò gli armadi, ruppe la cassaforte e controllò le tasche degli abiti, arrivando a racimolare un discreto gruzzoletto tra contanti, anelli d’oro e l’orologio che aveva trovato in un cappotto.
- Credo che non dovrò preoccuparmi, per un po’…- ridacchiò tra sé, mettendo tutta la refurtiva in tasca.
In quel momento udì voci e passi provenire dal corridoio, sempre più vicine. Rapidamente, spense la luce ed indietreggiò fino al letto.
- … incredibile… no, dico, incredibile!- sbottò una voce - Il mondo sta davvero peggiorando… un barbone morto nel vicolo… ma guarda tu che tempi! Aaah, se solo ci fosse un modo per cambiare le cose…-
L’uomo si fermò davanti alla porta e una chiave cominciò a grattare la serratura. Kyle non aveva paura di nessuno, ma non gli andava di farsi beccare in mezzo a quel macello. Rapido come un fulmine, si fiondò nel bagno e chiuse la porta; cercò freneticamente la chiave, ricordandosi solo in quel momento che l’aveva fatta cadere nell’altra stanza poco prima.
- Che diavolo…!- esclamò l’uomo - Qui ci sono stati i ladri! I ladri!- gridò - Qui! Nella mia camera…- cominciò ad ansimare - Aria… la finestra, aprite la finestra!- gridò, rivolto a qualcuno che evidentemente era con lui.
Per qualche secondo ci fu soltanto il silenzio, rotto solo da un rumore di molle cigolanti, come se qualcuno si fosse seduto sul divanetto o su una poltrona. Contemporaneamente, una finestra venne aperta.
- Tu…- gracchiò l’uomo, ancora non del tutto ristabilito - Vai a chiamare la vigilanza… e il direttore…-
- Scusi, capo…- disse un’altra voce, profonda e pesante - Se lui va, io potrei andare al bagno?-
- Al bagno!- esclamò l’uomo - Io vengo rapinato e tu vai al bagno… e va bene, razza di inutile energumeno… tu invece dì al direttore…-
Kyle non ebbe modo di nascondersi: la porta si aprì, la luce si accese e un uomo in giacca e cravatta scurii, massiccio, nero e calvo, entrò. Si guardarono per un istante, in silenzio. Poi l’uomo lo afferrò per un braccio e lo fece uscire senza tanti complimenti.
- Guardi qui, capo.- sbottò - Qualcuno stava usando il bagno senza permesso.-
Kyle si divincolò dalla stretta e guardò gli altri due uomini presenti nella stanza, uno in piedi, l’altro seduto su una poltrona.
Quello in piedi indossava lo stesso completo del collega, ed aveva una corta zazzera rossa a ricoprirgli la testa, come una cuffia. L’altro era basso, tozzo, con pochi capelli sulla testa, ed aveva un naso grosso e simile ad un pomodoro.
- Piccolo delinquente…- sbottò quest’ultimo - Sei stato tu a fare questo macello?-
Kyle non rispose. Una mano gli calò sulla spalla, scuotendolo leggermente.
- Ti ha fatto una domanda!- grugnì l’uomo che l’aveva fatto uscire dal bagno.
Siccome lui non accennava ancora ad aprire bocca, lui lo afferrò di nuovo, stavolta con maggiore energia, e l’altro si avvicinò.
Kyle non ebbe alcuna esitazione, come poco prima nel vicolo: afferrò il polso del primo, stringendolo così forte da romperglielo, e lo colpì all’addome, facendolo piegare in due. Come un fulmine, si inginocchiò e diede un forte pugno nel ginocchio all’altro, che cadde a terra gemendo e sbattendo la testa.
Kyle si rialzò e tirò fuori il coltello, pronto a colpire per uccidere, stavolta, quando si accorse che il terzo uomo era in piedi, ma non stava cercando di colpirlo, né pareva intenzionato a chiamare aiuto.
Anzi, sorprendentemente, gli stava battendo le mani.
- Bravo…- mormorò, colpito - Incredibile. Fino ad oggi questi due imbecilli sono stati bravi solamente a fare a botte… ed ora arrivi tu… un ragazzino… e li stendi in un attimo… straordinario.-
Kyle rimase interdetto per qualche attimo.
- Grazie.- disse stupito: non era abituato a ricevere complimenti.
- Dimmi, ragazzino… chi sei?- chiese l’uomo, facendo un passo verso di lui.
Istintivamente, Kyle indietreggiò, alzando il coltello.
- Oh, non voglio farti male.- rise l’uomo alzando le braccia - Dai, dimmi chi sei. Io mi chiamo Sebastian.-
Per qualche minuto Kyle rimase in silenzio, diffidente.
- Mi chiamo Kyle.- rispose infine - Kyle Anderson.-
 
Il servizio in camera portò qualche panino, che Kyle ingurgitò quasi senza masticare, seduto sul divano di Sebastian con lui che lo osservava attentamente. I suoi due gorilla si erano fatti da parte, uno all’ospedale perché gli mettessero il gesso al polso, e l’altro con il ginocchio sotto ghiaccio, nel bagno.
- Allora…- esordì Sebastian, mentre lui si scolava una generosa dose si succo d’arancia per inghiottire un pezzo gigantesco di sandwich al tacchino - … dimmi, come hai fatto? Quesi due idioti che mi porto dietro erano decisamente più grossi di te, e li ho visti allontanare persone con una stazza molto maggiore della tua.- lo guardò per qualche istante, appoggiando il mento sul palmo della mano - Tu sei un tipo speciale, vero?-
Lentamente, Kyle annuì.
- Lo supponevo.- ridacchiò l’uomo - E quanto lo sei?-
Kyle indicò con un cenno della testa la cassaforte privata incassata nella parete: lo sportello era stato completamente divelto, come se fosse fatto di carta.
- Stupefacente…- commentò l’uomo, tornando a guardarlo - E sembri così gracile…- riportò lo sguardo su Kyle - Com’è possibile?-
- Affari miei.- sbottò.
L’altro fece una breve risata.
- Certo, certo… ognuno ha i suoi segreti, è ovvio che tu non voglia dirmelo.- sorrise - Sei un vagabondo, vero?- chiese, osservando il suo abbigliamento.
Kyle annuì.
- Già… ne ho visti parecchi come te… ho fatto costruire tanti centri di accoglienza e istituti adeguati, ma purtroppo non sono mai abbastanza… tu ne sei la prova vivente, eh?-
Lui non rispose, afferrando il quarto panino e addentandolo: prima non si era reso conto di quanta fame avesse.
- Bhè, se ti va, potrei darti una mano.- disse Sebastian - Potremmo trovare un accordo soddisfacente per tutti e due.-
- Accordo?- ripeté Kyle, deglutendo a fatica - Che genere di accordo?-
- Posso toglierti dalla strada.- spiegò - Sono un uomo ricco, come avrai capito. Per me non sarà certo un problema mantenerti. Sai, pagarti dei vestiti, darti da mangiare, istruirti… in cambio, tu potresti fare tante cose. Potresti aiutarmi. Una persona con una forza simile…-
- Non sono solo forte.- disse d’impulso Kyle.
L’uomo rimase ancora più impressionato, ed annuì con fare compiaciuto.
- Interessante.- commentò - Allora? Che ne dici?-
- Dico di no.- rispose subito, stizzito - Sto cercando qualcuno.-
- Magari posso aiutarti anche in questo.- replicò Sebastian - Conosco molte persone, e come sai ho molti soldi. Ti renderei certamente le cose più semplici. Ti sta bene?-
Kyle, stavolta, non rispose subito: l’idea di avere un simile aiuto nel cercare Timmi non era un invito da poco. Sicuramente, trovarlo sarebbe stato molto più semplice.
E poi, la voce: di nuovo, risuonò nella sua testa, lo incitò ad accettare. Gli suggerì di seguire quella strada.
- D’accordo.- disse alla fine - Va bene, accetto. Almeno per adesso.-
Sebastian sorrise.
- Molto, molto bene.- disse - In tal caso, sono felice che tu abbia deciso di rapinarmi, Kyle. Sento che, insieme, potremo fare cose straordinarie.-
 
***
 
Kyle scosse la testa per allontanare i ricordi, tornando al tempo presente.
- Eri una peste.- stava dicendo Ducan, ignaro dei suoi pensieri - Ma, nonostante il tuo carattere, da quando siamo insieme hai dimostrato di essere un elemento indispensabile… e che anche i vagabondi possono avere del potenziale.- proseguì l’uomo - È grazie a te che ho scoperto l’esistenza della magia. Ed è sempre grazie a te che ho scoperto l’esistenza della Fornace… della possibilità di migliorare davvero le cose, finalmente… senza il tuo aiuto, non l’avrei mai saputo.- fece un sospiro e si abbandonò contro lo schienale, guardandolo con intensità - Tuttavia, da quando ti ho chiesto di liberarmi di quei mocciosi rompiscatole, agisci sempre più indipendentemente, senza consultarmi.- scosse la testa, visibilmente preoccupato - Voglio essere franco con te: temo che tu non riesca più a pensare lucidamente, da quando tuo fratello è risbucato fuori. Due volte l’hai visto, e per due volte ha cercato di ucciderti, proprio come fece quattordici anni fa.-
- Non era in sé.- sbottò Kyle - La prima volta l’ho terrorizzato a morte. Era troppo piccolo…-
- E le ultime due?-
- Troppi ricordi e troppe cose su cui riflettere tutte assieme. Deve avere il tempo di rielaborare la cosa. È solo questione di tempo, riuscirò a convincerlo.-
- Ah, davvero?- chiese incredulo Ducan - Io invece temo che tu non riesca ad accettare il fatto che tuo fratello è una minaccia per noi. Per il futuro che sto cercando di creare… che stiamo cercando di creare.-
- Passerà dalla nostra parte.- tagliò corto Kyle - Non ho dubbi. Non è uno stupido.-
Ducan aggrottò la fronte.
- E cosa te lo fa pensare?-
- Lo so e basta.- rispose, scocciato.
L’uomo sospirò di nuovo, con aria afflitta.
- Ti prego di ragionare, Kyle.- disse con tono calmo ma deciso - Sta venendo qui, e quando ci avrà raggiunti cercherà di ucciderci. Ho raccolto informazioni…-
- Hai raccolto informazioni?- ripeté Kyle - E dove?-
- Non sei la mia sola fonte.- rispose - Ormai ho anch’io dei contatti. In ogni caso, come dicevo…-
Aprì un cassetto della scrivania e ne trasse un fascicolo, che appoggiò davanti a sé, aprendolo.
- Questo è interessante.- disse - Tre anni fa, la polizia di Hong Kong è dovuta intervenire per dei disordini avvenuti nell’area del porto. Pare che una flotta di navi sia affondata. Ovviamente loro non lo sapevano, ma dentro la stiva c’era un carico non meglio identificato, sgradito al Sommo Concilio. Un ragazzo dai capelli verdi è stato visto allontanarsi dal luogo dell’incidente, ma non sono stati in grado di rintracciarlo.- girò pagina - Poi, in Germania, nei pressi di Berlino… l’anno scorso c’è stata una fuga di gas, ed un quartiere è saltato in aria. Secondo un mio contatto, però, la realtà è che tuo fratello si è dovuto battere contro una colonia di vampiri, ed il risultato è stato questo. E quattro mesi fa, in Oceania, c’è stato un terremoto. A quanto pare, un antico demone ha tentato di uscire dal luogo in cui era stato rinchiuso. Tuo fratello era tra quelli che l’hanno ucciso.-
Mise via il fascicolo ed alzò lo sguardo su di lui, sospirando per l’ennesima volta.
- La lista continua.- disse - Crea una sorta di scia, una scia fatta di demoni morti. Cosa credi che farà, una volta qui? Non so te, ma io non voglio saltare in aria, personalmente. Se non vuoi affrontarlo d’accordo, capisco… non sei obbligato a farlo. Posso usare la Fornace, creare qualcosa di meglio…-
Kyle fece un gesto rapido, di scatto, quasi cercasse di scacciare un insetto. Rimase in silenzio qualche istante, astioso, ed infine alzò lo sguardo su Ducan.
- C’è una cosa di cui voglio parlarti.- disse infine - Qualcosa che non ti ho ancora raccontato.-
Senza esitare, spiegò a Ducan tutto quello che sapeva sulla Fornace e che ancora non gli aveva rivelato, sui poteri nascosti che possedeva e sulle capacità di cui erano dotati lui e suo fratello.
Alla fine, l’uomo era strabiliato.
- La Fornace può davvero fare questo?- chiese, allibito.
- Sì.- annuì Kyle - Ma solo io o Timmi possiamo…-
- E perché non me l’hai detto prima?- sbottò Ducan, irritato.
Kyle si strinse nelle spalle.
- Non lo ritenevo importante.-
- Cosa?- esclamò l’uomo, alzandosi in piedi - Come, non lo ritenevi importante?! Sai quanto mi tornerà utile una simile informazione?- scosse la testa - Tu lo sai a cosa mi serve la Fornace, accidenti a te! Se mi avessi detto fin da subito tutto questo…-
- Ancora non so come fare.- si giustificò semplicemente.
- Bhè, dovresti imparare in fretta, allora… con queste informazioni sarà sicuramente più facile.- si voltò, congiungendo le mani dietro la schiena, e scrutò il panorama oltre la finestra - Se potessimo ritrasformare il mondo… cancellare fame e povertà… il nostro sogno si realizzerebbe in quattro e quattr’otto! Nessuno, nemmeno il Sommo Concilio potrebbe fermarci!-
Si voltò di nuovo a guardare Kyle negli occhi, una luce maniacale accesa in profondità nello sguardo.
- Purtroppo però, sia quell’irritante moccioso che tuo fratello devono sparire. Sono troppo pericolosi… sono un ostacolo al nostro progetto.-
- A dire il vero, io ero qui per parlarti di una mia idea personale.- disse Kyle.
Ducan annuì.
- Parla pure: le tue idee sono sempre bene accolte, lo sai.-
- Benissimo.- si mise più comodo, intrecciando le dita sulla pancia ed accavallando le gambe, guardando Ducan direttamente negli occhi - Io ho la possibilità di creare un nuovo mondo, da plasmare e da rendere migliore di questo. Una cosa che anche tu speri di ottenere, e fin qui tutto bene. Ora, gli unici in grado di farlo siamo io e Timmi, e lui non si tirerà mai indietro… nessuno gli ha mai voluto bene, a parte me, e quindi non ci vorrà molto a persuaderlo. Ottenuto il suo aiuto, saremo in due a creare un nuovo ordine mondiale, migliore del precedente e decisamente più sicuro e stabile. Dopotutto, c’è bisogno di entrambi.-
- Entrambi?- ripeté Ducan, senza capire.
- Sì, entrambi.- annuì Kyle - Oddio, a dir la verità non è indispensabile… soltanto, i risultati migliori si ottengono solo se io e lui uniamo le forze…-
- Come mai?-
- Bhè, è una questione di capacità…- spiegò lui - Io ho potere sulla magia e gli incantesimi, e sono più adatto ad annientare. In pratica, rendo meglio se uso io la Fornace per distruggere. Lui, invece, può intervenire sulla materia e l’energia fisica, può manipolarla e farne ciò che vuole, perciò è più adatto a riplasmare. Quindi, io distruggo, e lui ripara. Chiaro ora?-
Ducan annuì.
- Sì.- rispose - Credo di sì.-
- Molto bene.- sorrise Kyle - Ora, noi due in questo modo riusciremmo a produrre qualcosa di eccezionale. Ne verrebbero, ovviamente, glorie ed onori per chiunque governi questa nuova utopia, oltre che la possibilità di estendere il proprio potere anche su altri mondi, siccome le possibilità e gli scenari offerti dalla Fornace sono infiniti.-
- E questo porterebbe una stabilità e ad una pace senza precedenti… persino con il mondo della magia cui appartieni anche tu…- commentò Ducan - Sì, credo che sia una buona idea… certo che però…-
- Solo una cosa mi lascia perplesso.- continuò Kyle, come se non l’avesse sentito.
- Cosa?- chiese Ducan, sorpreso.
Kyle aggrottò la fronte.
- Giunti fino a qui… tu, a che mi servi?-
 
Uscì dall’ufficio chiudendo la porta. Il corridoio vuoto cominciò a risuonare di ticchettii insistenti e strida. Gli scheletri lo raggiunsero, ghignando ed emettendo suoni simili a risate. Altre creature si avvicinarono, strisciando o trascinando le pesanti membra. Dietro quegli esseri si vedevano soltanto scie sanguinolente e rimasugli.
Sono qui per te. Disse la Voce nel suo orecchio. Saranno ai tuoi ordini. Usali!
Kyle sorrise e guardò l’orda di demoni, in apparente attesa delle sue parole.
- Trovate Timmi e portatelo qui.- disse - Uccidete tutti quelli che trovate sull’isola.-
Gli scheletri e gli altri esseri con loro si ritirarono nel corridoio, rapidamente come erano arrivati.

Capitolo più lungo, quest'oggi... eh, che dire... grazie prima di tutto a LullabyMylla e a Ely79, poi anche a Niki 96 e a Crisan... e poi sì, anche a Lalayth, che ha appena iniziato a seguire la storia!

   
 
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