Fanfic su attori > Robert Pattinson
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Autore: Annina88    02/12/2011    7 recensioni
Per Robert la vita non ha più alcun significato da quando la sua Kristen è morta. Insieme a lei, ha perso tutto, il sorriso, la passione per il cinema e per la musica, il desiderio di vivere...La amava più di ogni altra cosa al mondo ed ora deve affrontare da solo il peso della sua assenza e del senso di colpa. Sono macigni che sente di non poter più sostenere...Finché, per un assurdo caso del destino, conosce Frankie, una dolce solare e paffuta pasticcera che farà di tutto per salvarlo...
“Come ti chiami?”
“Rob-Bear, mi chiamo Bear”
“Bear?!Che diavolo hai fatto ai tuoi genitori?!”
“Niente,sono solo amanti degli animali…”
“Be,se non altro un problema lo abbiamo risolto”
“Quale?”
“Non sei più uno sconosciuto. Sei un Bear con cui sto avendo una piacevole quanto singolare conversazione. Rimane solo la questione del cornicione e dei piedi penzoloni…”
“Frankie?”
“Si”
“Io mi butto…”
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1. UNA CRAVATTA TROPPO STRETTA

AQUALUNG & LUCY SCHWARTZ - COLD



 
Si sentiva soffocare. E cercava di convincersi che a bloccargli il respiro fosse la cravatta. Sua sorella Lizzie aveva fatto un nodo troppo stretto, con quelle dita bianche e sottili come Lucky Strike. Del resto, lui non ci era proprio riuscito ad allacciarsela.
Aveva sempre avuto un rapporto conflittuale con le cravatte, le indossava raramente, molto raramente, in quelle occasioni immense che gli procuravano attacchi di panico. Quasi non sapeva se la strizza era dovuta al contesto o al fatto di dover indossare la cravatta…Si sentiva talmente idiota con quel pezzo di stoffa pregiata attorno al collo.
Della cravatta, solo una cosa gli piaceva: allentarne il nodo. Soprattutto, amava quando ad allentarlo era lei. Lei, che scoppiava a ridere ogni volta lo vedeva vestito da damerino.

“Che hai da ridere tanto?”
“Niente…è che solo due giorni fa ti ho visto sbronzo, col cappello degli Yankees, una maglietta da 5 dollari e una barba da nonno di Heidi. Ed ora guardati, tutto lindo e pulito in Dolce e Gabbana! Sembri il principe William!”
“E ti fa ridere?”
“E’ la tua faccia che mi fa ridere! Si vede lontano un miglio che vestito così ti senti un coglione!”
“Ha parlato quella che quando deve mettersi i tacchi inizia a sclerare una settimana prima…”
“Perché sembro una papera quando ci cammino! A te invece la cravatta sta bene, o meglio, ti starebbe bene se fossi un po’ più disinvolto”
“Tu quale versione preferisci? Il principe William o il nonno di Heidi?”
“Flippy, io e te siamo attori, non facciamo in tempo ad assumere una forma che subito dobbiamo cambiarla. Stiamo insieme, il che significa che mi piaci in tutte le tue versioni. Anzi, se devo dirla tutta, la mia preferita è la tua non-versione”
“Cioè?”
“Nudo”

Diceva cose così, la sua Kiki, il suo scricciolo, saggia e sexy ad un tempo.
Anche lui la preferiva nuda e sconvolta sotto di sé, ubriaca e profumata di birra, di sesso e di amore per lui. Non era bella, era surreale. Dannata ed insieme angelica come un sogno proibito.
Come quando, stravaccato sul divano, la vide cantare in Into the Wild. Una nomade nel deserto, coi capelli disordinati che le coprivano il volto ed i vestiti maledettamente corti che le lasciavano braccia, gambe e schiena nude. E la chitarra che sembrava troppo grande per un corpicino come il suo.
Delicata, sfuggente ed ambigua come Lolita.
Avrebbe fatto qualunque cosa per averla, pur sapendo che per una nullità come lui sarebbe stato impossibile perfino parlarci. Sapeva che quei pochi minuti di pellicola lo avevano condannato ad un’esistenza di ossessione e sofferenza per qualcosa che non sarebbe mai potuto essere suo.
”Ma vederla fu amarla”, diceva Robert Burns, “amare solo lei, e amare per sempre”. Forse non l’avrebbe mai incontrata, ma decise, o meglio seppe che avrebbe fatto di tutto perché accadesse.
Persino salire sul primo volo per gli Stati Uniti, ingoiare una pasticca di Valium per impedire l’ennesimo attacco di panico e partecipare ad un provino per un film di vampiri. Solo perché la protagonista era lei. Non lo avrebbero mai preso per impersonare la creatura più bella e perfetta del mondo, non ne era all’altezza. Ma non gliene fregava un cazzo, gli bastava poter trascorrere cinque miseri minuti con lei. Dirle “ciao, sono Robert Pattinson, ti ho vista in un film con Jodie Foster e in Into the wild e da allora mi sento rincoglionito, un po’ sbronzo e un po’ drogato”.
Be, magari avrebbe dovuto fermarsi al “ciao, ti ho vista in un film con Jodie Foster e in Into the wild”. E lei gli avrebbe risposto “ciao, sono Kristen Stewart e io invece non ti ho mai visto”, e sarebbe stata la fine di quel poco di orgoglio artistico che ancora lo teneva in piedi.
Così, quando entrò nella stanza e la vide seduta sul letto, bellissima ed annoiata dopo aver provato e cercato la scintilla con 300 fighetti da passerella, l’unica cosa che riuscì a dirle fu “ciao”. “Ciao” rispose lei, sollevando di poco l’angolo destro della bocca, in un mezzo sorriso di stanchezza e speranza. Che lui fosse l’ultimo, e che fosse quello giusto.
E allora accadde ciò che tutto il mondo venne a sapere nei mesi a seguire. Che guardando attraverso l’obiettivo della cinepresa, Catherine Hardwicke non vide scintille, ma fuochi d’artificio. Che l’alchimia tra quei due che non si erano mai incontrati prima era chimica esplosiva e struggente. Che Bella scoprì subito che l’Edward perfetto era uno spilungone insicuro e scomposto cresciuto tra le viscere di Londra. Che quei cinque miseri minuti divennero anni di lavoro, di successi, di fughe segrete ma non abbastanza, di cose dette e non dette, finché la saga finì e allora poterono viversi davvero.
Ciò che il mondo non seppe mai davvero è che quei due si uccisero quando provarono il bacio. Che Kristen si torturò per lasciar andare le labbra di Robert. Che Robert s’inflisse ferite mortali per evitare di spogliare Kristen. Il mondo non sapeva che nella bocca di lui, lei si perse per sempre. E che il respiro di lei per lui fu come veleno.
Successe che soffocarono l’una nell’altro. E da quel giorno l’uno non poté più respirare senza l’altra.
La verità, è che non era la cravatta troppo stretta a serrargli la gola. La verità, è che come sempre annaspava perché non c’era Kristen. Perché Kristen non ci sarebbe stata mai più. E lui non avrebbe potuto respirare mai più.
Aveva indossato una cravatta, come nelle occasioni immense. Lei lo meritava, anzi, meritava molto di più. Pur essendo la ladra più crudele e sadica del mondo. Prima gli aveva rubato il cuore, poi l’anima, infine la vita. Se l’era portata via senza chiedere permesso, e l’aveva gettata come polvere al vento, mentre guidava ubriaca dopo l’ennesima stupida litigata. Mentre con la vista annebbiata da alcool e lacrime era andata fuori strada, schiantandosi contro la facciata di un palazzo disabitato.
Alcool e lacrime. Son cose che uccidono, soprattutto se si tengono per mano.
Per questo indossava la cravatta. Perché almeno per il suo funerale, Kristen meritava un principe William che la piangesse. E decise che almeno per una volta in vita sua, sarebbe stato elegante e disinvolto.
E forse era una cosa stupida e insensata, essere eleganti e disinvolti il giorno in cui due giovani innamorati se ne vanno. Non uno, ma due. Le persone intorno a Robert non potevano saperlo. Non potevano saperlo suo padre e sua madre. Non potevano saperlo le sue sorelle. Non poteva saperlo il suo migliore amico Tom. Non potevano saperlo Taylor, né Nikki né Dakota. Non poteva saperlo nemmeno la famiglia di Kristen.
Nessuno, tranne lui, poteva sapere che, una volta a casa, da solo, con il loro cagnolino Bear che dormicchiava in un angolo e con in testa l’immagine della terra che copriva la bara, si era tolto la cravatta e l’aveva gettata dalla finestra.
Nessuno, tranne lui, poteva sapere che insieme a Kiki se n’era andato anche Flippy.




Bah...non mi esalta per nulla...ma è il meglio che ho potuto ragazze :(
Spero che i prossimi capitoli siano più decenti di questo...
Vi ringrazio per la pazienza che avete avuto nel leggerlo e...ovviamente, vi adoro. 
 
  
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