Anime & Manga > Bleach
Segui la storia  |       
Autore: ElderClaud    06/12/2011    0 recensioni
Sette pietre, sette one shot per approfondire meglio una storia già iniziata.
Sette spaccati di vita per cinque personaggi in primis, più altre "comparse" che avranno da dire la loro in tutto questo turbine di eventi.
Perchè passare dal tragico al comico, nel grande percorso della vita, è una cosa davvero sottile.
prompt 1: [Nnoitra/Rukia];
prompt 2: [Zaraki Kenpachi centric][Zaraki/OC];
Prompt 3: [Szayel & Ulquiorra][Szayel centric];
prompt 4: [Szayel/Nemu][Szayel centric];
prompt 5: [Ichigo/Tatsuki][Ichigo centric]
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kuchiki Rukia, Kurosaki Ichigo, Nnoitra Jilga, Szayel Aporro Grantz, Zaraki Kenpachi
Note: AU, Lime, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
- Questa storia fa parte della serie 'Raining Stones'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Torno dopo parecchio tempo ad aggiornare la mia raccolta con una oneshot dedicata ad Ichigo Kurosaki e a Tatsuki Arisawa. Per chi non lo sapesse questa coppia è stata una tra le prime che ho apprezzato quando iniziai a leggere Bleach. E nonostante il tanto tempo trascorso ci sono ancora molto affezionata. Ovviamente la storia è legata alle precedenti e ha dei riferimenti con “giochi pericolosi”, “malizia” e tutte le altre della serie Raining Stones. Posso aggiungere che attualmente si tratta dell'oneshot più pulita che mi sono concessa di scrivere se così si può dire. Ed i riferimenti all'ebraismo sono strettamente legati a “malizia”. Mi sento di dire che i generi stavolta trattati da me sono l'angst, l'introspettivo e il romantico.
Come ultimo questa storia partecipa all'iniziativa di Fanworld “gift boxes challenge” con il prompt: Vacanze di Natale, “Cosa farai?”


5. Se questo è il tuo volere, non aprirò più bocca



Cosa farai?”
La domanda che Tatsuki Arisawa pose al ragazzo che le sedeva dinnanzi ebbe l'effetto di un fulmine che esplode a ciel sereno.
Gli occhi castani di Ichigo Kurosaki – sua vecchia conoscenza di infanzia – si scostarono dal dépliant che la giovane gli aveva passato circa due minuti prima, giusto un paio di pagine che sponsorizzavano dei videogame in offerta, guardandola interrogativo in volto senza minimamente capire a cosa si riferiva.
Attorno a loro intanto, la vita in quella tavola calda dal sapore squisitamente vintage anni cinquanta continuava a correre con le frettolose ordinazioni di frappè e di panini caldi.
Nel mentre che aspettavano le loro ordinazioni i due ragazzi si erano messi a chiacchierare del più e del meno – passatempi, università, lavoro – ma ecco che la situazione per il futuro architetto stava per cambiare drasticamente.
“Cosa? – alzò lievemente un sopracciglio nel porre la domanda, esibendo l'espressione più ebete e involontaria che possedesse – scusa ma non ti seguo proprio!”
“Le vacanze di Natale, Ichigo – la giovane dagli ispidi capelli neri sbuffò, guardandolo un po' storto – cosa hai intenzione di fare durante le vacanze?!”
quella per il giovane Kurosaki era effettivamente stata una domanda a trabocchetto. Difatti abbandonata l'espressione per così dire stupita, si vide costretto a rabbuiarsi un poco, facendo notare alla giovane donna cosa ci fosse calcato nella sua testa ramata quel sabato pomeriggio.
“Questa non ti dice niente, eh?!”
“Oh piantala! La kippah non è mai stato un problema per te nel venire a festeggiare il Natale a casa mia!”
il fatto che Ichigo fosse un membro del popolo ebraico e Tatsuki di famiglia cristiana non praticante non era mai stato un problema nel frequentarsi o stringere amicizie. La città in cui vivevano i giovani universitari non era nota per pregiudizi marcati tra i vari popoli – forse anche per il fatto che era piccola e bene o male tranquilla a differenza di città più grandi e caotiche – quindi la ragazza non capiva l'impuntarsi di Ichigo su cose come, ultimamente parlando tra l'altro, il passare le meritate vacanze assieme e cercare di rilassarsi il più possibile fosse una questione quasi impossibile da realizzarsi.
Era pur vero che pure nella famiglia di pel di carota (testardo e cocciuto) festeggiare un giorno che nulla aveva a che fare con le loro tradizioni non era mai stato un problema. La sua stessa amata madre era solita fare l'albero di Natale nel grande soggiorno facendosi aiutare da lui e dalle sue due sorelline.
Alle volte ci si metteva pure quell'impiastro di suo padre. Anche se combinava spesso guai, finchè Masaki era ancora in vita si sorvolava pure su quello e quei giorni freddi e carichi di festa erano comunque passati in modo speciale.
Perchè fondamentalmente trascorsi in famiglia.
Dal giorno della morte della madre per Ichigo Kurosaki erano cambiate parecchie cose.
Si era ritrovato con l'innocenza letteralmente perduta e costretto a maturare così in fretta per i suoi otto anni di vita, da isolarsi un po' per volta dal mondo infantile che lo circondava a scuola e in famiglia per prendere le redini di una vita troppo in fretta sbocciata.
Benché lui nulla centrasse con la morte di Masaki, se solo non avesse dato retta ad un capriccio interiore che manco più ricordava minuziosamente nel dettaglio, non poteva – non riusciva – non darsi la colpa di tutto quell'accaduto.
Perchè se solo non avesse attraversato quella strada maledetta per Dio sa solo cosa ormai, lei non lo avrebbe rincorso e non si sarebbe fatta schiacciare come una bambola di stracci da un'auto che agli occhi di un bambino piccolo – non più innocente – pareva grande come grandi sono le fauci del drago.

Per lui il Natale perse di significato immediatamente. E per molti anni non cedette alla tentazione di distruggere l'albero natalizio solo perchè le sue sorelle – Yuzu e Karin – e più in generale tutta la sua famiglia ancora credevano nel significato che doveva dare. Perchè in fin dei conti era giusto così e la stessa Masaki avrebbe voluto la loro serenità più di qualunque altra cosa.
Ma c'era un'altra cosa che per Ichigo simboleggiava odio e amore al contempo.
In quanto membro di una famiglia ebraica il presepe non era mai stato costruito in casa sua. Non che ci fosse un ripudio verso quell'affascinante composizione, ma giustamente la sensazione che trasudava in famiglia su quella questione era di istintivo disagio. E per ovvio orgoglio, per i suoi stessi genitori andava bene così.
In compenso era permesso ai più piccoli di rifarsi gli occhi sulle graziose statuine.
E quello che Tatsuki realizzava in casa propria era sempre stato una meraviglia per il giovanotto corrucciato. Aveva sempre trovato splendido che in casa dell'amica venisse costruito una intera città in miniatura, alcune delle statuine tra l'altro si muovevano pure nell'atto di tagliare la legna o fare del pane, e per di più non si trattavano di quelle di plastica vendute a basso costo nei supermercati ma statuine realizzate in terracotta e provenienti dall'Italia.
Ma era l'interno della capanna che i suoi occhi di bambino si posavano maggiormente. Li, all'interno di un minuscolo spazio accogliente, c'era una famiglia il cui messaggio primo che il piccolo Ichigo comprendeva era quello dell'amore assoluto.
Per un certo verso quelle statuine gli rimembravano la sua famiglia, ed era per tale motivo che le vacanze di natale se le passava spesso e volentieri a casa dell'amica – oltre che con le sue due sorelline che spesso portava con se – anche dopo la tragedia che lo aveva colpito. Perchè nonostante tutto, anche se iniziò a detestare pure quello, non poteva non vederci del buono nel significato che trapelava da quella composizione.

Schiarendosi la mente con un veloce battito di ciglia – la domanda di Tatsuki lo aveva portato a rivangare fin troppi ricordi – scosse velocemente la testa cercando poi di essere il più chiaro possibile.
“N-non è per quello maledizione! Io non voglio venire a fare le vacanze a casa tua! C-cioè nel senso...”
“Nel senso che hai altro a cui pensare piuttosto che passare del tempo con la tua donna? Spiegati meglio di grazia!”
le parole che Tatsuki pronunciò bloccarono in tal modo le traballanti giustificazioni del suo fidanzato, porgendogli nell'atto di parlare un sorrisetto nervoso nel mentre che finalmente – dopo quella che parve una interminabile attesa – vennero loro serviti i panini precedentemente ordinati.
La giovane Arisawa si strinse maggiormente nella felpa sportiva in un abbraccio personale e risentito, mentre Ichigo allungava il proprio broncio frustrato da non riuscire a trovare le parole adatte.
Ma non riuscendo a a picconare il proprio orgoglio come si deve – dovuta anche al fatto che aveva in mente una cosa per lui totalmente imbarazzante da chiedere per quelle vacanze di Natale – furono nuovamente le parole della giovane a rispondere seccata.
Anzi, il tono che la karateka professionista usò, fu quantomeno lapidario.
“Molto bene allora... Se questo è il tuo volere, non aprirò più bocca

Il momento esatto in cui Ichigo Kurosaki si accorse che Tatsuki Arisawa non era più una semplice amica di infanzia, non poteva con precisione svizzera ricordarselo.
Tuttavia, era sicuro che da quando la madre – che lui era sicuro di aver ucciso – era scomparsa in modo drammatico, quella bambina dall'animo forte aveva assunto un ruolo fondamentale nella sua crescita.
Si conoscevano dall'età di quattro anni – da quando andavano in palestra assieme e luogo quello dove lei ripetutamente lo metteva al tappeto – e la considerava come una delle poche fidate amiche che aveva.
A Tatsuki infatti bastava davvero poco per comprendere Ichigo. E nonostante tutta l'apparente scontrosità che possedeva, fu con un affetto sorprendente che fece sentire l'amico in pace con se stesso nei pochi momenti in cui stavano assieme. Continuando a chiedergli – quasi imponendogli – di passare a casa sua durante le vacanze natalizie per ammirare il tanto spettacolare presepe, sapeva sempre come badare a lui leggendogli dentro in una maniera che per lo stesso Ichigo era incredibile.
Tuttavia negli anni al ragazzo era subentrata una ossessione non indifferente di proteggere la propria famiglia e gli amici più cari. Un sentimento quanto mai nobile questo era vero, nato nel tempo dopo la morte della madre che avrebbe dovuto proteggere e non condannare, ma che tuttavia in alcuni momenti della sua adolescenza aveva raggiunto momenti di pura ossessione.
Se non ci fosse stata lei anche in quei frangenti disastrosi dovuti agli ormoni che iniziano a scorrere nelle vene e nel cervello e nella credenza di poter essere invincibile, forse si sarebbe fatto davvero del male credendo di essere nel giusto. Era vero, lui aveva sempre protetto dall'età di otto anni le sue sorelle dai bambini prepotenti e dagli incidenti domestici.
Ma più gli anni passavano e più per Ichigo la responsabilità di proteggere tutti diveniva sempre più una fatica immane. Sia per il suo fisico che, soprattutto, per il suo cervello.
Furono i pugni della Arisawa per primi a riportargli un po' di senno in quella sua testa dura come il marmo. Furono loro, accompagnate poi dalle voci degli amici che gli erano più cari.
E cosa non meno importante, aveva notato che Tatsuki non aveva mai avuto bisogno di essere protetta.
Sia perchè era fisicamente in gamba da tenere a bada anche più di un teppistello – non per niente era cintura nera e insegnante nella palestra che frequentavano da bambini – sia perchè non era lei ad essere protetta da lui, ma era lui che fin da piccolo era stato protetto da quella che era stata un punto di riferimento essenziale.
Ciò che rappresentò Tatsuki col tempo – per un Ichigo che usciva da una turbolenta adolescenza – fu qualcosa di simile ad una piccola oasi di serenità per un ragazzo con l'istintivo bisogno di proteggere chi ama.
Lei era una certezza vera – palpabile – che gli dava una ritrovata sicurezza in tutta la sua vita fin troppo provata. Fu poi un percorso lungo quello che li portò definitivamente ad avvicinarsi a quel modo.
Un passo alla volta, anno dopo anno, per capire che oltre l'amicizia c'era qualcosa che li univa in un modo tutto speciale. Certo, Ichigo non ricordava il momento esatto in cui la sua ragazza arrossì in un misto di imbarazzo e orgoglio alle sue parole che parlavano – in un modo tutto suo e del tutto impastato con altri argomenti perchè troppo imbarazzante parlare di amore e sdolcinatezze varie – ma ricordò il suo pugno poi e le sue parole in seguito.
Stupido, ci sei arrivato solo adesso?!”
una situazione che lo avrebbe portato sicuramente a ridere di sincero gusto – non si sarebbe mai aspettato che persino lei avrebbe maturato simili sentimenti nel tempo – ma che accadde solo interiormente anche se come dichiarazione d'amore, la prima in assoluto per lui, fu un autentico fiasco e i due non si parlarono per quasi una settimana.

Ma fu solo questione di pochi giorni, perchè poi ebbero modo di chiarirsi e di vivere la vita in un modo drasticamente differente.
Ma era ovvio che per Kurosaki quella che stava affrontando in quel fatidico momento era più ardua della loro “dichiarazione d'amore” avvenuta neanche tre anni prima.
Deglutì cercando di scartare qualunque altra cazzata da poterle dire per aggirare il vero motivo di quell'appuntamento in un posto carino ma poco romantico – nessuno dei due tra l'altro amava i luoghi da diabete – decretando che forse era il caso di sbatterle in faccia tutta la realtà.
La scusa delle sue origini ebraiche era stata una colossale cazzata, degna di lui tra l'altro, di evitare quelle dannatissime vacanze per un solo semplice motivo.
Schiarendosi difatti la voce, e scrutandola intensamente fin quasi a darle disagio e quantomeno a farle togliere quell'espressione imbronciata da strega, decretò il motivo della sua reticenza.
“Tatsuki, io non voglio semplicemente passare le vacanze con te... Ma voglio vivere con te”
Fu un colpo inaspettato persino per un animo forte e impavido come quello della Arisawa, perchè i suoi grandi occhi scuri si sgranarono non tanto per il tono greve che il proprio fidanzato usò, quanto per la stessa importanza di aver detto una cosa simile.
La giovane karateka aveva intuito che da un po' di tempo a quella parte nella villetta schiera in cui era andato a stare per essere più vicino all'università, condivisa tra l'altro da degli autentici animali, aveva iniziato ad essere un luogo di pura insofferenza per l'uomo che aveva imparato ad amare col tempo. E anche se era vero che da un po' di tempo la soluzione di andare a convivere assieme era stata pensata da entrambi anche se non detta mai esplicitamente, la reazione che coinvolse la giovane non fu poi molto dissimile dalla loro dichiarazione d'amore scalcinata e pericolosa. Rossa in volto un po' per l'emozione e un po' per il grande orgoglio che la caratterizzava, Tatsuki si rivolse al ragazzo sbuffando parole fin troppo note per le sue orecchie e per uno sguardo ritornato ebete come in principio di tutta quella loro discussione.
Ci sei arrivato solo adesso, eh?!”

Forse entrambi non avrebbero conservato a lungo andare quel nuovo episodio della loro vita, ma i clienti di quella paninoteca se lo sarebbero ricordati molto a lungo.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Bleach / Vai alla pagina dell'autore: ElderClaud