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Autore: watereyes    08/12/2011    9 recensioni
Amu Hinamori è una normale ragazza di quindici anni. La sua vita scorre tranquilla, come un paesino svizzero in quelle palle di vetro con la neve finta. Finchè, come un fulmine a ciel sereno, non arriva qualcuno a dare una scossa a quel paesino perfetto. Un nuovo, misterioso vicino di casa...
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Amu Hinamori, Ikuto Tsukiyomi, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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16 relief

Allora, dato che questo è un capitolo piuttosto importante, ho pensato di ricordarvi un momento  che cos’era successo nel precedente.
Buona lettura, ci vediamo giù! ^_^

Toc toc.
Che idiota! E' la porta! 
- Avanti! - dico, la testa rivolta verso l'entrata della stanza.
Toc toc.
Mi giro di scatto. Il suono non proviene dalla porta, ma dalla finestra.
- Ma che cavolo..? - dico, sorpresa, alzandomi per andare a vedere.
- Ikuto?!?!?

Dire che sono a bocca aperta è un eufemismo. Mi sembra totalmente e assolutamente irreale. Voglio dire, sto facendo di tutto per non pensare a lui, e lui cosa fa? Si presenta davanti alla mia finestra come se fosse una cosa da tutti i giorni! Quel ragazzo non è normale.. se proprio doveva vedermi, cos’è che non gli andava a genio nella porta?
Ci stiamo fissando, occhi d’ambra mischiati ad occhi di ametista, separati solo da  una sottile lastra di vetro, quando lui esclama, con quella sua aria strafottente:
- Allora? Mi fai entrare o no? Sai, è piuttosto scomodo quassù…
- Davvero? Pensavo che gli alberi fossero l’ambiente naturale dei gatti – replico sarcastica.
- Ah ah. E’ vero. Ma, sai com’è… se un gatto dovesse scegliere tra un albero freddo e duro  e un letto morbido e caldo.. Ti assicuro che sceglierebbe il letto! Non siamo mica scemi, sai? Non si dice infatti “furbo come un gatto”?
- Quello è furbo come una volpe, idiota.. - preciso, lasciandolo entrare, sia perché l’aria fuori è piuttosto fredda sia perché, per quanto lo odi, non mi va di vederlo precipitare dall’albero del mio giardino. E anche perché, anche se non mi importa più assolutamente nulla di lui, voglio sentire che cosa ha da dirmi.
- Ah, è vero. Comunque qui si sta proprio bene… - borbotta, raggomitolandosi nel mio letto e facendo quasi le fusa – molto meglio stare nel tuo letto, anziché fuori al freddo, non trovi? Anzi.. perché non vieni anche tu? - esclama, stringendosi un po’.
Ci impiego un po’ a realizzare che cosa vuole dire, distratta come sono dalla visione di lui e dai suoi sguardi. Quando finalmente ci arrivo, la mia faccia cambia colore e grido:
- Che?!? Sei cretino?!? Ma non esiste proprio!! E’ già tanto se ti ho permesso di entrare… anzi, scendi subito dal mio letto!
Mi precipito verso di lui, do uno strattone alle coperte e in men che non si dica Ikuto si ritova, come si suol dire,  col culo per terra ed un’espressione stranita stampata in faccia. Un’espressione così buffa che non riesco ad impedirmi di scoppiare a ridere.
- Ahahahah!!! Oddio.. - rido, talmente forte che sono costretta a mettermi la mano sulla pancia – La tua.. la tua.. la tua faccia!

- IKUTO -

Ride. Ride per la faccia che ho involontariamente assunto quando mi ha buttato giù dal letto, sorprendendomi ancora una volta. Incredibile, come uno scricciolo del genere possa essere forte.
Ma la cosa più assurda è che non me la prendo minimamente, anche se sta apertamente ridendo di me;  orgoglioso come sono, mi sembra incredibile che non me ne importi nulla in questo momento; in realtà, l’unica cosa che sento è sollievo. Sì, sollievo. Lo so che sembra strano un’emozione simile in questo momento, ma sono felice che lei sia riuscita a sorridere grazie a me, perché negli ultimi tempi l’unica cosa che sono riuscito a farle fare è piangere.
Sono così tentato di raccontarle tutta la verità.. dirle tutta la storia, finirla con questo mistero. Almeno, se sapesse tutto, mi sentirei più libero. Ma non posso. Devo tenere duro, per lei. Sono sicuro che se faccio attenzione e se mi impegno, tutto si risolverà nel migliore dei modi. Che strano. “Se mi impegno..”. Non mi sono mai impegnato così tanto per una persona sola. E senza trarne benefici personali. In effetti, che cosa ci guadagno io in questa storia? Niente. E’ tutto per lei, ogni sforzo, ogni pensiero, ogni goccia di sudore…  sono tutti per la ragazza con i capelli rosa davanti a me.
Forse è questo che si intende per amare. Dare senza pretendere nulla in cambio.
Amu sta ancora ridendo, anche se mi accorgo che la sua è una risata nervosa. Sa che dobbiamo parlare seriamente, e questo le fa paura. In realtà, la cosa spaventa anche a me, ma sappiamo entrambi che dobbiamo affrontare il discorso, se vogliamo chiarirci e tornare al nostro rapporto.
Se solo non mi avesse beccato con Yuki proprio in quel momento… e se solo potessi spiegargli quel che Yuki rappresenta veramente per me. Ma non posso. Non ancora, almeno. Ne sortirebbero altre domande, a cui non potrei dare una risposta. Però devo riuscire a farmi perdonare. Non voglio perderla, non POSSO perderla. E’ troppo importante per me.
Prendo un respiro profondo per prepararmi ed esclamo:
- Amu…
Amu mi guarda con i suoi occhi luminosi, fari nella mia oscurità. Pian piano la sua risata si spegne e lei si sistema i capelli con gesti nervosi, cercando di appiattirseli più che può. Non dice nulla, mi guarda e basta. Capisco che si aspetta che dica qualcos’altro, così proseguo:
- Voglio spiegarti...

 

AMU –

- Voglio spiegarti…
Lo guardo, in attesa. Sembra così serio, abbandonato ai piedi del mio letto con le braccia appoggiate sulle ginocchia, mentre fissa le sue mani che tormentano un filo della mia coperta. E’ determinato, deciso a dirmi ciò che vuole. Il punto è.. devo credergli?
La parte più istintiva di me sta già gridando “Sììì!!!” a gran voce, ma l’altra mia parte, quella più riflessiva, mi sta dicendo di stare attenta e di pensarci due volte prima di credergli.
“Su.. smettila di essere così testarda e va da lui. Non ti rendi conto che così facendo stai facendo soffrire entrambi? Ti piace, no? Allora buttati, che aspetti?” Questa è senz’altro la mia parte più impulsiva, che sospetto si trovi all’interno della mia gabbia toracica.
“E’ colpa mia se stiamo soffrendo? Ma se è stato lui quello che è andato con un’altra!! Cosa dovrei fare, fingere che non mi importa?” E questa è senz’altro la me ragionevole che abita nella mia scatola cranica.
“In realtà non sai davvero che cosa è successo, no? E poi, non puoi fingere che non ti importi. Non più. Anche se non ve lo siete mai detti, siete consapevoli del sentimento che vi lega”
“Non mi pare di aver bisogno che ci sia qualcuno che mi spieghi che cosa stavano facendo; mi sembrava abbastanza chiaro! Non vedo perché dovrei stare qui a farmi riempire da sciocche bugie, aspettando che lui lo faccia di nuovo con un’altra!”
“Oh insomma, Amu! Vuoi credere solo a quello che pare a te! Lasciagli almeno la possibilità di spiegarsi, no?” chissà perché, il mio pensiero ha parlato con la voce di mia madre. E mi sembra pure di sentire la voce di Tadase esprimere la sua approvazione.
“D’accordo, lo ascolterò, ma dovrà essere davvero convincente”
- Amu? - la voce di Ikuto mi richiama alla realtà.
- Ehm.. sì, scusa. Spiega - balbetto, concentrandomi su di lui.
Ikuto continua a torturare quel filo, sempre più velocemente, fino a spezzarlo. Allora alza lo sguardo su di me e comincia a raccontare:
- L’altro giorno.. quando sei venuta a casa mia e mi hai trovato con Yuki.. Ti posso assicurare che non è come pensi.
- Ah no? E com’è allora, sentiamo! - esclamo, senza riuscire a trattenermi. Nel vedere il suo viso rabbuiarsi, mi mordo la lingua e mi impongo di tacere – Scusami. Vai pure avanti.
- Yuki è soltanto un’amica, e mi stava facendo un favore.. davvero, Amu, sono serio. Credimi, non provo nulla per lei. E, comunque, siete buone amiche, no? Ti avrebbe fatto un torto simile?
- Ma che torto? Lei era liberissima di fare quel che voleva! Io e te non stiamo insieme, o sbaglio? - sbotto. Ikuto si incupisce ancora di più. Accidenti a me e al mio voler sempre l’ultima parola.
È vero, Yuki ed io siamo sempre state buone amiche.. se mi ha fatto del male, non era sua intenzione. Mi pento subito di aver pensato male di lei e arrossisco. Certo, ciò non toglie che possa comunque essere andata con Ikuto.. dopotutto, che ne sapeva lei di quello che io provo per lui? Non c’eravamo ancora parlate e non poteva certo saperlo.
Però, adesso, il problema è tutt’altro. E’ vero, Ikuto ed io non siamo ancora insieme, eppure è stato palese fin da subito ad entrambi che non eravamo indifferenti l’uno all’altra.
Lo guardo di nuovo, e i nostri occhi si incrociano, i miei diffidenti e alla ricerca della verità nei suoi, pieni di speranza e di timore per la mia risposta.
Si dice che gli occhi siano lo specchio dell’anima.. e forse lo sono davvero, perché in quegli occhi, così luminosi e limpidi, ma allo stesso tempo profondi e penetranti , leggo solo sincerità e dispiacere per quello che è accaduto; lo vedo chiaramente, sta dicendo la verità.
Il sollievo che provo è come un’onda anomala. È talmente forte ed improvviso che mi sento perfino un po’ scossa; senza accorgermene quasi, comincio a ridere.
Ikuto mi guarda sbalordito. In effetti, ha ragione. Non è il momento più adatto per ridere come una cretina. Cerco di ricompormi e poi, con il sorriso sulle labbra, gli dico:
- Ti credo.
Il sollievo di Ikuto è tangibile e il suo sorriso è lo specchio del mio. Si alza e, ancora un po’ timoroso, si siede accanto a me sul letto. Quant’è strano non vederlo fare una delle sue solite battute!
Stiamo in silenzio per un po’, ascoltando i respiri dell’altro e percependo il suo calore; sono tranquilla, ora, anche se c’è una domanda che continua a ronzarmi in testa.
Ikuto se ne accorge e sorride: sa che non riuscirò a resistere. Infatti, due minuti dopo, sento la mia bocca muoversi da sola e la mia voce chiedere:
- Ma che favore hai chiesto a Yuki?
Ikuto ridacchia e mi attira a sé, abbracciandomi.
- Mi chiedevo quando me l’avresti chiesto - mi sussurra all’orecchio, dandomi un fremito - Non posso dirtelo.
- Come, non puoi dirmelo?! - esclamo, alterata, scostandomi un po’ da lui per guardarlo meglio in faccia.
Ikuto mi riattira subito a me e precisa:
- Non posso dirtelo, PER ORA. Ma presto saprai tutto. Te lo prometto.
- Uffa! Io le cose voglio saperle subito! Quando me lo dici?! - sbuffo, irritata. Mi giro, battagliera, pronta a continuare la mia brillante arringa, ma resto senza fiato. Il viso di Ikuto è vicinissimo al mio.
- Allora?  Quando me lo dici? – dico in un sussurro, lo sguardo fisso sulle sue labbra.
- Presto.. – bisbiglia lui in risposta.
Anche lui tiene gli occhi puntati sulla mia bocca. Con un’audacia che non sapevo neppure di possedere, colmo lo spazio che ci separa: le mie labbra sfiorano le sue, morbide e calde e vi depositano un bacio leggero come le ali di una farfalla. Quel bacio, il primo, fu timido, casto. Il secondo..beh, un po’ meno. Ikuto premette con forza le sue labbra sulle mie, travolgendomi. Come se avesse acceso una miccia, risposi al bacio con furia, quasi affamata. Solo in quel momento mi resi conto di quanto profondo fosse il mio desiderio e il suo. Mi sentivo euforica, quasi ubriaca, e l’unico pensiero che la mia mente era in grado di elaborare era: “Dio, come bacia bene..”. Non che avessi avuto molte altre pietre di paragone, comunque.
Continuavamo a baciarci, senza quasi darci il tempo di respirare, famelici com’eravamo l’uno dell’altra. Ikuto mi scostò i capelli e mi baciò sotto il lobo dell’orecchio. Sospirai. Ikuto sorrise:
- Non sai da quanto tempo desideravo farlo..
- Ma come, non l’avevi già fatto? - gli ricordai, memore del morso.
Sento la sua risata alzarsi dall’oscurità:
- Sai cosa intendo - mi bisbiglia all’orecchio, continuando a lasciarmi scie di baci lungo il collo.
- Già, credo di sì.. - boccheggio, senza fiato.
Mentre continuo a baciarlo, lo spingo, costringendolo a sdraiarsi sul letto, in modo che io sia sopra il suo petto. Ikuto mi stringe i fianchi, mentre le mie mani esplorano il suo petto.
Doveva esserci sicuramente qualcosa nella cena di stasera, perché non ero mai stata così intraprendente.
Feci scivolare leggera le mani sotto la sua maglietta, sentendo la compatezza e l’elasticità dei suoi muscoli e sorrisi rendendomi conto del brivido che il mio tocco gli procurava.
- Amu… - mormorò stringendomi ancora di più a sé.
Decisa, gli sfilai del tutto la maglia, lasciandolo a petto nudo. La luce lunare rendeva la sua pelle argentea, facendolo somigliare più che mai ad una divinità e lasciandomi senza fiato. I nostri baci si facevano sempre più profondi, eravamo quasi passati alla fase successiva quando Ikuto mi fermò:
- Ti prego, Amu, fermati  - mormorò, a fatica, cercando di non guardarmi - Se continuiamo così, non riuscirò più a.. trattenermi.
Le parole uscivano lente e a scatti, quasi come se fosse costretto a pronunciarle contro la sua volontà. Alzai gli occhi e li puntai nei suoi, brucianti di desiderio:
- Perché vuoi fermarti? – chiesi. Ero d’accordo con lui, ma volevo sentire le sue ragioni.
- Perché è troppo presto. Voglio che tu sappia che non mi interessa solo quello… bruciare le tappe in questo modo rovinerà il nostro rapporto. Per quanto mi costi dirlo, dobbiamo andarci piano, aspettare..
Lo guardo, felicissima:
- Sei molto maturo, sai? Non si direbbe.. Hai ragione, comunque. Meglio aspettare. È sbagliato andare così veloci..
- Come, non si direbbe? Ma senti un po’ questa! - esclama Ikuto, fingendosi offeso, allontanandomi un po’ da lui, anche se mi riabbraccia subito dopo – Però sono felice che tu non ti sia arrabbiata.
Gli do un lungo bacio e dico, sorridendo:
- Ho deciso di fidarmi di te.

- IKUTO –

Dorme. Le sue spalle si alzano e si abbassano ritmicamente, accompagnando il suo respiro lieve. E’ bellissima, sembra una bambina. Serena, il suo viso è disteso, tranquillo, come quello di una persona che dorme senza preoccupazioni, perché sa di essere amata e protetta.
Le accarezzo piano i capelli e con un dito seguo il suo profilo delicato. Guardo il display del cellulare: le quattro. Per quanto vorrei restare, mi rendo conto che è meglio andarmene, se non voglio metterci nei casini.
Mi alzo da quel  letto caldo, così saturo del profumo di Amu da farmi girare la testa e, cercando di fare il meno rumore possibile, mi rivesto e apro la finestra.
Pallidi raggi di sole si insinuano, ancora un po’ timorosi, nella stanza. Lascio un ultimo bacio a fior di labbra ad Amu e mi avvio verso la finestra; L’ho scavalcata per metà,
quando qualcosa attira la mia attenzione: qualcosa di piccolo, luminoso e brillante.
- Ma che diavolo…?

AMU –

I raggi dorati e prepotenti del sole mi costringono ad aprire gli occhi: sbatto le palpebre e mi guardo intorno, confusa.
Improvvisamente, mi ricordo di quello che è accaduto ieri sera, ed un sorriso ebete mi si dipinge in faccia. Poggio i piedi per terra e, stiracchiandomi, do un’occhiata al’orologio: dieci alle sette. Incredibile, mi sono alzata prima della sveglia!
Accanto all’orologio, un foglietto piegato in due attira la mia attenzione:
Non perderlo, tienilo sempre con te, mi raccomando. Ci vediamo molto presto. Ikuto.
Sotto al foglietto, c’è il lucchetto che mi ha regalato. Sorrido, allacciandomelo al collo: la giornata è cominciata nel migliore dei modi.

 

Scusate se vi ho fatto aspettare tanto.. ma mi sembra  che siate state ripagate un po’, no?
Fatemi sapere che cosa ne pensate di questo capitolo, perché ci tengo davvero tanto. Mi sono impegnata nel scriverlo, ed è piuttosto importante per me.
Ah, e scusate i continui cambi di punti di vista, ma volevo che fossero chiari i sentimenti di entrambi ^_^
Che bello tra poco è Natale! Cosa farete di bello? Okay, non centra nulla, ma mi andava di scriverlo :D
A presto, allora
Baci
watereyes

   
 
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