Allora, dato che questo è un capitolo piuttosto importante,
ho pensato di ricordarvi un momento che cos’era
successo nel precedente.
Buona lettura, ci vediamo giù! ^_^
Toc toc.
Che idiota! E' la porta!
- Avanti! - dico, la testa rivolta verso l'entrata
della stanza.
Toc toc.
Mi giro di scatto. Il
suono non proviene dalla porta, ma dalla finestra.
- Ma che cavolo..? - dico,
sorpresa, alzandomi per andare a vedere.
- Ikuto?!?!?
Dire che sono a bocca aperta è un eufemismo. Mi sembra
totalmente e assolutamente irreale. Voglio dire, sto facendo di tutto per non
pensare a lui, e lui cosa fa? Si presenta davanti alla mia finestra come se
fosse una cosa da tutti i giorni! Quel ragazzo non è normale.. se proprio
doveva vedermi, cos’è che non gli andava a genio nella porta?
Ci stiamo fissando, occhi d’ambra mischiati ad occhi di
ametista, separati solo da una sottile
lastra di vetro, quando lui esclama, con quella sua aria strafottente:
- Allora? Mi fai entrare o no? Sai, è piuttosto scomodo
quassù…
- Davvero? Pensavo che gli alberi fossero l’ambiente naturale
dei gatti – replico sarcastica.
- Ah ah. E’ vero. Ma, sai com’è… se un gatto dovesse scegliere
tra un albero freddo e duro e un letto
morbido e caldo.. Ti assicuro che sceglierebbe il letto! Non siamo mica scemi,
sai? Non si dice infatti “furbo come un gatto”?
- Quello è furbo come una volpe, idiota.. - preciso,
lasciandolo entrare, sia perché l’aria fuori è piuttosto fredda sia perché, per
quanto lo odi, non mi va di vederlo precipitare dall’albero del mio giardino. E
anche perché, anche se non mi importa più assolutamente nulla di lui, voglio
sentire che cosa ha da dirmi.
- Ah, è vero. Comunque qui si sta proprio bene… - borbotta,
raggomitolandosi nel mio letto e facendo quasi le fusa – molto meglio stare nel
tuo letto, anziché fuori al freddo, non trovi? Anzi.. perché non vieni anche
tu? - esclama, stringendosi un po’.
Ci impiego un po’ a realizzare che cosa vuole dire,
distratta come sono dalla visione di lui e dai suoi sguardi. Quando finalmente
ci arrivo, la mia faccia cambia colore e grido:
- Che?!? Sei cretino?!? Ma non esiste proprio!! E’ già tanto
se ti ho permesso di entrare… anzi, scendi subito dal mio letto!
Mi precipito verso di lui, do uno strattone alle coperte e
in men che non si dica Ikuto si ritova, come si suol dire, col culo per terra ed un’espressione stranita
stampata in faccia. Un’espressione così buffa che non riesco ad impedirmi di
scoppiare a ridere.
- Ahahahah!!! Oddio.. - rido, talmente forte che sono
costretta a mettermi la mano sulla pancia – La tua.. la tua.. la tua faccia!
- IKUTO -
Ride. Ride per la faccia che ho involontariamente assunto
quando mi ha buttato giù dal letto, sorprendendomi ancora una volta.
Incredibile, come uno scricciolo del genere possa essere forte.
Ma la cosa più assurda è che non me la prendo minimamente,
anche se sta apertamente ridendo di me;
orgoglioso come sono, mi sembra incredibile che non me ne importi nulla
in questo momento; in realtà, l’unica cosa che sento è sollievo. Sì, sollievo.
Lo so che sembra strano un’emozione simile in questo momento, ma sono felice
che lei sia riuscita a sorridere grazie a me, perché negli ultimi tempi l’unica
cosa che sono riuscito a farle fare è piangere.
Sono così tentato di raccontarle tutta la verità.. dirle
tutta la storia, finirla con questo mistero. Almeno, se sapesse tutto, mi
sentirei più libero. Ma non posso. Devo tenere duro, per lei. Sono sicuro che
se faccio attenzione e se mi impegno, tutto si risolverà nel migliore dei modi.
Che strano. “Se mi impegno..”. Non mi sono mai impegnato così tanto per una
persona sola. E senza trarne benefici personali. In effetti, che cosa ci
guadagno io in questa storia? Niente. E’ tutto per lei, ogni sforzo, ogni
pensiero, ogni goccia di sudore… sono
tutti per la ragazza con i capelli rosa davanti a me.
Forse è questo che si intende per amare. Dare senza
pretendere nulla in cambio.
Amu sta ancora ridendo, anche se mi accorgo che la sua è una
risata nervosa. Sa che dobbiamo parlare seriamente, e questo le fa paura. In
realtà, la cosa spaventa anche a me, ma sappiamo entrambi che dobbiamo
affrontare il discorso, se vogliamo chiarirci e tornare al nostro rapporto.
Se solo non mi avesse beccato con Yuki proprio in quel
momento… e se solo potessi spiegargli quel che Yuki rappresenta veramente per
me. Ma non posso. Non ancora, almeno. Ne sortirebbero altre domande, a cui non
potrei dare una risposta. Però devo riuscire a farmi perdonare. Non voglio
perderla, non POSSO perderla. E’ troppo importante per me.
Prendo un respiro profondo per prepararmi ed esclamo:
- Amu…
Amu mi guarda con i suoi occhi luminosi, fari nella mia
oscurità. Pian piano la sua risata si spegne e lei si sistema i capelli con
gesti nervosi, cercando di appiattirseli più che può. Non dice nulla, mi guarda
e basta. Capisco che si aspetta che dica qualcos’altro, così proseguo:
- Voglio spiegarti...
AMU –
La parte più istintiva di me sta già gridando “Sììì!!!” a
gran voce, ma l’altra mia parte, quella più riflessiva, mi sta dicendo di stare
attenta e di pensarci due volte prima di credergli.
“Su.. smettila di essere così testarda e va da lui. Non ti
rendi conto che così facendo stai facendo soffrire entrambi? Ti piace, no?
Allora buttati, che aspetti?” Questa è senz’altro la mia parte più impulsiva,
che sospetto si trovi all’interno della mia gabbia toracica.
“E’ colpa mia se stiamo soffrendo? Ma se è stato lui quello
che è andato con un’altra!! Cosa dovrei fare, fingere che non mi importa?” E
questa è senz’altro la me ragionevole che abita nella mia scatola cranica.
“In realtà non sai davvero che cosa è successo, no? E poi,
non puoi fingere che non ti importi. Non più. Anche se non ve lo siete mai
detti, siete consapevoli del sentimento che vi lega”
“Non mi pare di aver bisogno che ci sia qualcuno che mi
spieghi che cosa stavano facendo; mi sembrava abbastanza chiaro! Non vedo
perché dovrei stare qui a farmi riempire da sciocche bugie, aspettando che lui
lo faccia di nuovo con un’altra!”
“Oh insomma, Amu! Vuoi credere solo a quello che pare a te!
Lasciagli almeno la possibilità di spiegarsi, no?” chissà perché, il mio
pensiero ha parlato con la voce di mia madre. E mi sembra pure di sentire la
voce di Tadase esprimere la sua approvazione.
“D’accordo, lo ascolterò, ma dovrà essere davvero
convincente”
- Amu? - la voce di Ikuto mi richiama alla realtà.
- Ehm.. sì, scusa. Spiega - balbetto, concentrandomi su di
lui.
Ikuto continua a torturare quel filo, sempre più
velocemente, fino a spezzarlo. Allora alza lo sguardo su di me e comincia a
raccontare:
- L’altro giorno.. quando sei venuta a casa mia e mi hai
trovato con Yuki.. Ti posso assicurare che non è come pensi.
- Ah no? E com’è allora, sentiamo! - esclamo, senza riuscire a
trattenermi. Nel vedere il suo viso rabbuiarsi, mi mordo la lingua e mi impongo
di tacere – Scusami. Vai pure avanti.
- Yuki è soltanto un’amica, e mi stava facendo un favore..
davvero, Amu, sono serio. Credimi, non provo nulla per lei. E, comunque, siete
buone amiche, no? Ti avrebbe fatto un torto simile?
- Ma che torto? Lei era liberissima di fare quel che voleva!
Io e te non stiamo insieme, o sbaglio? - sbotto. Ikuto si incupisce ancora di
più. Accidenti a me e al mio voler sempre l’ultima parola.
È vero, Yuki ed io siamo sempre state buone amiche.. se mi ha
fatto del male, non era sua intenzione. Mi pento subito di aver pensato male di
lei e arrossisco. Certo, ciò non toglie che possa comunque essere andata con
Ikuto.. dopotutto, che ne sapeva lei di quello che io provo per lui? Non
c’eravamo ancora parlate e non poteva certo saperlo.
Però, adesso, il problema è tutt’altro. E’ vero, Ikuto ed io
non siamo ancora insieme, eppure è stato palese fin da subito ad entrambi che
non eravamo indifferenti l’uno all’altra.
Lo guardo di nuovo, e i nostri occhi si incrociano, i miei
diffidenti e alla ricerca della verità nei suoi, pieni di speranza e di timore
per la mia risposta.
Si dice che gli occhi siano lo specchio dell’anima.. e forse
lo sono davvero, perché in quegli occhi, così luminosi e limpidi, ma allo
stesso tempo profondi e penetranti , leggo solo sincerità e dispiacere per
quello che è accaduto; lo vedo chiaramente, sta dicendo la verità.
Il sollievo che provo è come un’onda anomala. È talmente
forte ed improvviso che mi sento perfino un po’ scossa; senza accorgermene
quasi, comincio a ridere.
Ikuto mi guarda sbalordito. In effetti, ha ragione. Non è il
momento più adatto per ridere come una cretina. Cerco di ricompormi e poi, con
il sorriso sulle labbra, gli dico:
- Ti credo.
Il sollievo di Ikuto è tangibile e il suo sorriso è lo
specchio del mio. Si alza e, ancora un po’ timoroso, si siede accanto a me sul
letto. Quant’è strano non vederlo fare una delle sue solite battute!
Stiamo in silenzio per un po’, ascoltando i respiri
dell’altro e percependo il suo calore; sono tranquilla, ora, anche se c’è una
domanda che continua a ronzarmi in testa.
Ikuto se ne accorge e sorride: sa che non riuscirò a
resistere. Infatti, due minuti dopo, sento la mia bocca muoversi da sola e la
mia voce chiedere:
- Ma che favore hai chiesto a Yuki?
Ikuto ridacchia e mi attira a sé, abbracciandomi.
- Mi chiedevo quando me l’avresti chiesto - mi sussurra all’orecchio,
dandomi un fremito - Non posso dirtelo.
- Come, non puoi dirmelo?! - esclamo, alterata, scostandomi un
po’ da lui per guardarlo meglio in faccia.
Ikuto mi riattira subito a me e precisa:
- Non posso dirtelo, PER ORA. Ma presto saprai tutto. Te lo
prometto.
- Uffa! Io le cose voglio saperle subito! Quando me lo dici?! - sbuffo,
irritata. Mi giro, battagliera, pronta a continuare la mia brillante
arringa, ma resto senza fiato. Il viso di Ikuto è vicinissimo al
mio.
- Allora? Quando me lo
dici? – dico in un sussurro, lo sguardo fisso sulle sue labbra.
- Presto.. – bisbiglia lui in risposta.
Anche lui tiene gli occhi puntati sulla mia bocca. Con
un’audacia che non sapevo neppure di possedere, colmo lo spazio che ci separa:
le mie labbra sfiorano le sue, morbide e calde e vi depositano un bacio leggero
come le ali di una farfalla. Quel bacio, il primo, fu timido, casto. Il
secondo..beh, un po’ meno. Ikuto premette con forza le sue labbra sulle mie,
travolgendomi. Come se avesse acceso una miccia, risposi al bacio con furia,
quasi affamata. Solo in quel momento mi resi conto di quanto profondo fosse il
mio desiderio e il suo. Mi sentivo euforica, quasi ubriaca, e l’unico pensiero
che la mia mente era in grado di elaborare era: “Dio, come bacia bene..”. Non
che avessi avuto molte altre pietre di paragone, comunque.
Continuavamo a baciarci, senza quasi darci il tempo di
respirare, famelici com’eravamo l’uno dell’altra. Ikuto mi scostò i capelli e
mi baciò sotto il lobo dell’orecchio. Sospirai. Ikuto sorrise:
- Non sai da quanto tempo desideravo farlo..
- Ma come, non l’avevi già fatto? - gli ricordai, memore del
morso.
Sento la sua risata alzarsi dall’oscurità:
- Sai cosa intendo - mi bisbiglia all’orecchio, continuando a
lasciarmi scie di baci lungo il collo.
- Già, credo di sì.. - boccheggio, senza fiato.
Mentre continuo a baciarlo, lo spingo, costringendolo a
sdraiarsi sul letto, in modo che io sia sopra il suo petto. Ikuto mi stringe i
fianchi, mentre le mie mani esplorano il suo petto.
Doveva esserci sicuramente qualcosa nella cena di stasera,
perché non ero mai stata così intraprendente.
Feci scivolare leggera le mani sotto la sua maglietta,
sentendo la compatezza e l’elasticità dei suoi muscoli e sorrisi rendendomi
conto del brivido che il mio tocco gli procurava.
- Amu… - mormorò stringendomi ancora di più a sé.
Decisa, gli sfilai del tutto la maglia, lasciandolo a petto
nudo. La luce lunare rendeva la sua pelle argentea, facendolo somigliare più
che mai ad una divinità e lasciandomi senza fiato. I nostri baci si facevano
sempre più profondi, eravamo quasi passati alla fase successiva quando Ikuto mi
fermò:
- Ti prego, Amu, fermati
- mormorò, a fatica, cercando di non guardarmi - Se continuiamo così,
non riuscirò più a.. trattenermi.
Le parole uscivano lente e a scatti, quasi come se fosse
costretto a pronunciarle contro la sua volontà. Alzai gli occhi e li puntai nei
suoi, brucianti di desiderio:
- Perché vuoi fermarti? – chiesi. Ero d’accordo con lui, ma
volevo sentire le sue ragioni.
- Perché è troppo presto. Voglio che tu sappia che non mi
interessa solo quello… bruciare le tappe in questo modo rovinerà il nostro
rapporto. Per quanto mi costi dirlo, dobbiamo andarci piano, aspettare..
Lo guardo, felicissima:
- Sei molto maturo, sai? Non si direbbe.. Hai ragione,
comunque. Meglio aspettare. È sbagliato andare così veloci..
- Come, non si direbbe? Ma senti un po’ questa! - esclama Ikuto,
fingendosi offeso, allontanandomi un po’ da lui, anche se mi riabbraccia subito
dopo – Però sono felice che tu non ti sia arrabbiata.
Gli do un lungo bacio e dico, sorridendo:
- Ho deciso di fidarmi di te.
- IKUTO –
Dorme. Le sue spalle si alzano e si abbassano ritmicamente,
accompagnando il suo respiro lieve. E’ bellissima, sembra una bambina. Serena,
il suo viso è disteso, tranquillo, come quello di una persona che dorme senza
preoccupazioni, perché sa di essere amata e protetta.
Le accarezzo piano i capelli e con un dito seguo il suo
profilo delicato. Guardo il display del cellulare: le quattro. Per quanto
vorrei restare, mi rendo conto che è meglio andarmene, se non voglio metterci
nei casini.
Mi alzo da quel letto
caldo, così saturo del profumo di Amu da farmi girare la testa e, cercando di
fare il meno rumore possibile, mi rivesto e apro la finestra.
Pallidi raggi di sole si insinuano, ancora un po’ timorosi,
nella stanza. Lascio un ultimo bacio a fior di labbra ad Amu e mi avvio verso
la finestra; L’ho scavalcata per metà,
quando qualcosa attira la mia
attenzione: qualcosa di piccolo, luminoso e brillante.
- Ma che diavolo…?
AMU –
I raggi dorati e prepotenti del sole mi costringono ad
aprire gli occhi: sbatto le palpebre e mi guardo intorno, confusa.
Improvvisamente, mi ricordo di quello che è accaduto ieri
sera, ed un sorriso ebete mi si dipinge in faccia. Poggio i piedi per terra e,
stiracchiandomi, do un’occhiata al’orologio: dieci alle sette. Incredibile, mi
sono alzata prima della sveglia!
Accanto all’orologio, un foglietto piegato in due attira la
mia attenzione:
Non perderlo, tienilo sempre con te, mi raccomando. Ci
vediamo molto presto. Ikuto.
Sotto al foglietto, c’è il lucchetto che mi ha regalato.
Sorrido, allacciandomelo al collo: la giornata è cominciata nel migliore dei
modi.
Fatemi sapere che cosa ne pensate di questo capitolo, perché
ci tengo davvero tanto. Mi sono impegnata nel scriverlo, ed è piuttosto
importante per me.
Ah, e scusate i continui cambi di punti di vista, ma volevo
che fossero chiari i sentimenti di entrambi ^_^
Che bello tra poco è Natale! Cosa farete di bello? Okay, non
centra nulla, ma mi andava di scriverlo :D
A presto, allora
Baci
watereyes