Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Akami92    10/12/2011    3 recensioni
C’è una nuova studentessa a Hogwarts. No, già visto, già fatto.
Ella è bellissima… nah, già visto, già fatto.
Helen Adams, un’insignificante Hufflepuff appena entrata a Hogwarts, è pronta a stupirvi con le sue normalissime e quasi tediose avventure.
Ehi, si potrà parlare di normalità ogni tanto, no?
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Tassorosso
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

       

            17. «Tre, due, uno. Via.»

 

 

Mancavano soltanto tre giorni all’inizio degli esami di fine anno e la Sala Grande era in subbuglio. Il tavolo degli Hufflepuff era un continuo viavai di studenti. Prima fra tutti, Hannah Abbott si era già alzata dal posto otto volte per tornare al proprio dormitorio e prendere un libro di cui era sicura non ricordarsi nulla.

«Tre giorni. E hanno ancora intenzione di spiegare!» esclamò Caitlin, sbuffando e appoggiando la testa sulla mano, guardando il porridge come se fosse marcio. «Mi è anche passato l’appetito…»

Alana, accanto a lei, era piuttosto silenziosa. Mescolava il proprio latte con il cucchiaino da oltre un quarto d’ora e non aveva ancora rivolto la parola a nessuno.

«Ehi, Alana, stai bene?» le domandò Amelia, stralunata. «Vedere il latte che gira mi sta facendo venire il mal di mare.» continuò, portandosi una mano alla bocca.

«Che schifo.» commentò Sheldon, inzuppando il biscotto al cioccolato nel caffè.

Lance rise divertito e si versò del succo di zucca, imitato da Liam.

«Tu non sembri preoccupato…» disse Caitlin, fulminando l’amico.

«Come potrebbe, Lance è un genio!» s’intromise Helen, ammiccando. Alana sorrise e arrossì, nascondendo in fretta il volto nella tazza bevendo.

«Ma anche tu sei molto migliorata, Helen!» esclamò Lance. «Abbiamo studiato insieme negli ultimi tre mesi e i tuoi voti sono saliti a “Oltre Ogni Previsione”!»

Rowan, accarezzando una spalla dell’amico, si esibì nei suoi occhi più dolci. «Oh, Lance-Pence, tutto ciò è così tremendamente romantico!»

Helen lo ignorò. «Ah, Lance, hai lasciato questo libro nel mio zaino ieri!» e glielo porse.

«Grazie, dimenticato altro?»

«Sì, il biglietto con scritto ti amo!» rise Rowan, colpendolo gentilmente alla spalla.

Gli amici scoppiarono a ridere.

«Senti, Rowan, solo perché sei geloso che Lance piaccia di più alle ragazze, non significa che tu lo possa prendere in giro così apertamente!» aggiunse Caitlin, lanciandogli un’occhiate bruciante.

«Touché.» esclamò Sheldon, spalmando del burro su una fetta di pane.

Rowan arrossì fino alle orecchie e fu sul punto di replicare, quando, dal tavolo dei professori, la professoressa McGonagall si alzò in piedi.

«Ho buone notizie!» esclamò, e la Sala Grande esplose in un boato di gioia.

«Torna Dumbledore!» gridarono in molti, tra cui Rowan, Caitlin, Geoffrey e Liam.

«Avete preso l’Erede di Slytherin!» squittì Alana.

«Ricominciano le partite di Quidditch!» gridò Oliver Wood, dal tavolo Gryffindor, subito seguito da Luis Buggin, in un impeto di folle esultanza.

«No, no, state calmi. Calmi, ho detto!» tuonò la McGonagall, fulminando Fred e George Weasley, che si erano messi a ballare sul tavolo, tirando calci a piatti e bicchieri intorno a loro.

Quando il baccano fu calmato, la professoressa ricominciò: «La collega Sprout» dal tavolo degli Hufflepuff si levò un’ovazione «mi ha informato che le mandragole sono finalmente pronte per essere raccolte. Stanotte saremo in grado di rianimare le persone che sono state pietrificate. Inutile ricordarvi che una di loro potrebbe essere in grado di dirci chi, o che cosa, li ha aggrediti. Ho la speranza che quest’anno tremendo si concluderà con la cattura del colpevole.»

Scoppiarono gli applausi e le grida di felicità, che nessun professore si prese la briga di sedare.

L’entusiasmo della mattinata si protrasse anche nelle prime ore di lezione: il professor Flitwick, invece che spiegare, lasciò che i ragazzi chiacchierassero tra loro, eccitati all’idea di poter riabbracciare gli amici.

«Sarà Justin l’eroe!» esultò Helen ad un tratto, chiacchierando con un Ravenclaw, un certo Martin Robins.

«No, mi dispiace, ma sarà la Ravenclaw Penelope a svelare l’arcano!»

Rowan, dietro di loro, sbuffò. «Vedrete, sarà uno fra Creevey e la Granger, un Gryffindor, a dire chi li abbia attaccati.»

Amelia rise e tutti si voltarono verso di lei, confusi.

«Che c’è di così divertente?» domandò Lance, irritato.

«Secondo me nessuno ci dirà chi è stato!» ridacchiò Amelia, piegando un foglio di pergamena.

«E cosa te lo fa pensare?»

«Il fatto che secondo me non è stato un chi, ma un cosa

«Beh, questo sì che è chiaro!» scoppiò a ridere Rowan, ma Amelia lo interruppe.

«Stammi a sentire almeno per una volta nella tua vita, schifoso diavolo.»

I ragazzi spalancarono gli occhi, increduli all’udire quelle parole uscire da Amelia.

Soddisfatta dell’attenzione ottenuta, la ragazza continuò: «Io ho parlato con un fantasma molto cordiale di questa cosa, e mi ha raccontato che…» ma non poté terminare, perché fu interrotta dalla voce gracchiante della McGonagall: «Tutti gli studenti tornino immediatamente nei loro dormitori. Tutti gli insegnanti tornino nella sala professori. Immediatamente, per favore.»

«Che succede?» domandò Alana, aggrappandosi al braccio di Caitlin.

«Un altro attentato?» chiese una ragazza di Ravenclaw, in lacrime.

Il professor Flitwick guardò i suoi studenti per un breve istante, poi ordinò loro di tornare ai propri dormitori senza fare domande, e così fu.

Quando gli Hufflepuff del primo anno si trovarono di fronte all’arazzo del cacciatore con il grande alano, furono raggiunti dagli studenti del secondo.

«Helen!» gridò Ernie, precipitandosi verso il gruppo.

«Oh, Ernie, sai che cosa è successo?» domandò Caitlin, tenendo stretta accanto a sé Alana.

«Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino.» disse il ragazzo all’arazzo, che si arrotolò su se stesso permettendo loro di entrare. «No, Cate, ma sicuramente non è nulla di positivo.»

La Sala Comune era gremita di studenti. Tutti avevano un’aria distrutta.

«Maestro! Ehi, Mike!» Rowan levò un grido. Michael emerse dal suo gruppo di amici e fece loro cenno di raggiungerlo.

«Ehi, Michael, ma sei sicuro che…» domandò un ragazzo un poco massiccio, dai capelli scuri ricci e la carnagione abbronzata.

«Sta’ zitto, Walt! Certo che ci possiamo fidare! Ti ricordo che Row mi ha salvato la vita!»

Il ragazzo grosso come un orso, Rent, scoppiò a ridere. «Avanti, Walter, non essere schizzinoso!»

Walter sospirò, annuendo con la testa. «Ma che non esca dal gruppo. Vai, Mike.»

Michael, con un sorriso eccitato, cominciò: «Mentre tornava nel dormitorio, Walter è passato davanti al corridoio dove era stata trovata la gatta di Filch e lì ha letto qualcosa di davvero molto interessante.»

I ragazzi erano tutt’orecchie.

Jack sorrise. «Walt, prego.»

Walter trasse un lungo respiro e declamò: «Il suo scheletro giacerà nella Camera, per sempre

Lance, terrorizzato, si accucciò su se stesso, tremante di paura.

«E cosa ci sarebbe di divertente?!» domandò Helen, frustrata, abbracciando l’amico.

«Beh, è un falso. Insomma, uccidere qualcuno a Hogwarts, con i professori che pattugliano tutti i corridoi? È impossibile!»

In quel momento, entrarono nella Sala Comune i due Caposcuola Faithman e Morgan, seguiti a ruota da Carey Pryce, pallida come un cencio.

«Ora scopriremo tutto.» sibilò Micheal, avvicinandosi di soppiatto ai due ragazzi.

«Sei sicuro, John?» stava dicendo Gwen con voce tremante. «Com’è possibile?»

«Te l’ho detto Gwen, è così: nessun nato babbano manca all’appello.»

Helen, sentendosi in colpa nell’origliare così apertamente quel discorso, distolse l’attenzione dai Caposcuola per riversarla completamente su Carey. La ragazza era entrata ignorata da tutti, come succedeva ogni giorno, e si era abbandonata in un angolo, chiusa in se stessa.

«Ehi, Carey, va tutto bene?» le domandò, sedendosi accanto a lei.

«No.» biascicò la ragazza.

Helen la guardò, stupita. «Che cosa è successo?»

Carey scoppiò a piangere. «Stavo parlando con Demelza Robins di Gryffindor, quando ho sentito…»

«Che cosa?»

«C’era tanto trambusto, persone che piangevano… le ragazze del primo anno la chiamavano…»

Helen abbracciò la ragazza, che riversò le lacrime sulla sua spalla.

Lance raggiunse le due ragazze, latteo.

«I Caposcuola non sanno nulla, non si vedono professori, non mancano nati babbani al conteggio teste… io non so più cosa pensare… ho paura.»

«Tutti abbiamo paura, Lance, ma le cose si sistemeranno, vedrai.»

Carey gemette, continuando a piangere. «La ucciderà…» mormorò, singhiozzando.

«Chi?» domandò Lance, raccogliendo il coraggio per parlare.

«Demelza ha detto che non la vede da stamattina… che è da un po’ che si comporta in modo strano…»

«Ma chi, Carey, dicci chi, ti prego!» la supplicò Helen, con gli occhi che si riempivano di lacrime. Temeva che dietro a quella scritta non ci fosse un semplice scherzo.

«Ginny Weasley.» esalò Carey.

 

«È sicura?» quasi gridò Michael quando Rowan gli riferì che cosa Carey aveva svelato a Lance e Helen.

«Sembra di sì.»

Jack e Rent si guardarono, mortificati. Non avevano creduto alla scritta sul muro, prendendola come uno scherzo: se Ginny fosse morta l’avrebbero avuto sulla coscienza per sempre.

«Bene, se è sicura so benissimo cosa fare.» si scambiò un’occhiata con Walter, che ricambiò confuso.

«Cosa vuoi fare?» gli domandò.

«Ma è ovvio: andare a salvarla.»

Rowan esultò, aggrappandosi ad un braccio di Michael. «Sì! Quando cominciamo?»

Walter scosse la testa, titubante. «Ah, no, Mike. Non contarmi in una delle tue pazzie.»

Michael lo fulminò, ma accettò di buon grado la sua decisione.

«Io ci sono!» esclamò Rent, battendo il cinque all’amico.

«Allora conta anche me! Per i Weasley!» annunciò Jack, sorridendo.

«Contare? E per cosa?» domandò una voce femminile, comparsa all’improvviso.

Michael si irrigidì all’istante, ma ciò non impedì a Rowan di continuare a saltellare eccitato, rivelando senza pensare che cosa fossero sul punto di fare.

«Un salvataggio?» sorrise Georgia Runcorn, del secondo anno, guardando Michael. «Ci sono.»

Michael ridacchiò nervosamente. «Ah, sì? No.»

Jack e Rent staccarono di peso Rowan da Michael. «Lascia che se la veda da solo con lei. Sono molto amici: è come una sorella per lui.»

«Non sei mio padre, Mike! Se voglio far parte del salvataggio, non puoi impedirmelo!» esclamò Georgia, rossa in viso dalla rabbia.

«Invece sì! Il piano è mio, decido io chi ci può far parte! E tu non sei contemplata nel piano! È troppo pericoloso!»

«Ma neanche ce l’hai un piano!»

«Quando ce l’avrò sarà comunque troppo pericoloso!»

«Ad ogni modo voglio aiutare! Ti ricordo che anche io conosco un Weasley!»

«Ma io ne conosco due!»

«Ma non vuol dire niente, Michael! Cosa stai dicendo?»

«Non puoi, punto.»

Rowan guardò Jack e Rent, che ridevano divertiti, scambiandosi occhiate compiaciute.

«Li amo.» disse Jack.

«Sono perfetti.» rincarò la dose Rent.

E in quel momento, Rowan comprese chi sarebbe stata la Signora Maestra.

Rent intervenne. «Avanti, Michael: avere una donna è sempre una buona cosa!»

Michael lanciò uno sguardo bruciante all’amico. «Abbiamo già Helen! Basta e avanza!»

Helen si sentì osservata. «Ehi, un momento! Nessuno mi ha chiesto se volevo partecipare o no!»

«Vuoi partecipare?» domandò Michael, semplicistico.

«Non lo so.»

«Bene, Georgia tanto non può lo stesso.»

E, mentre discutevano animatamente, la professoressa Sprout entrò in Sala Comune. Aveva il volto tetro e triste, piegato dal dolore.

«Vi chiedo un attimo di silenzio, ragazzi. Ho una notizia dolorosa da darvi.»

Immediatamente, il dormitorio Hufflepuff cessò di parlare, concentrando la propria attenzione sulla professoressa.

«Questa mattina, una ragazza è stata rapita e portata nella Camera dei Segreti.»

Molti trattennero il fiato dalla paura, tranne chi ne era già al corrente, che si scambiò un’occhiata complice.

La Sprout riprese. «Ginevra Weasley, di Gryffindor.»

Sheldon si portò una mano alla bocca e mormorò alcune parole in francese che gli altri non capirono; Liam abbassò il volto, disperato: la Weasley era stata sua compagna di banco in molte lezioni; Alana scoppiò in lacrime e Caitlin la strinse a sé come una sorella maggiore abbraccia la più piccola.

«Per questo motivo» continuò la donna «gli studenti sono pregati di preparare i bagagli. Domani verranno rimandati a casa con l’Espresso per Hogwarts.»

Un forte «No!» tuonò per l’intera Sala Comune: Megan Jones, rossa di rabbia, era trattenuta da Cedric Diggory.

«Non può rispedirci a casa!» gridò, con la voce incrinata dall’ira.

«Posso eccome, signorina Jones! È stata una decisione presa all’unanimità da tutti gli insegnanti!» sbottò la donna, ferita che la sua autorità venisse messa in dubbio da una studentessa.

Megan tremava per la rabbia e Cedric, che le aveva circondato le spalle con un braccio, era pallido come un fantasma.

Quando la Sprout uscì dal dormitorio, non prima di essersi assicurata che i Caposcuola controllassero la situazione, Michael, Jack, Rent, Georgia e Rowan si riunirono in un angolo della Sala Comune a discutere del piano.

Helen li raggiunse pochi minuti dopo. «Visto che ce ne andiamo domani, non ho nulla da perdere.» disse, avvicinandosi a Rowan e battendo un cinque con Rent.

«Ehi, alcolisti anonimi!» ruggì Megan, andando verso di loro a passo veloce. «Non pensate di risolvere la situazione senza di me! Hogwarts è casa mia, e se c’è qualcuno che può mettere in disordine questa scuola... beh, quella sono io!»

Rent incrociò lo sguardo con Helen e mimò un’espressione svitata molto comica, tanto che la ragazza ridacchiò sottecchi.

«Okay! Allora, questo è il piano:» cominciò Michael, nervoso. «noi non sappiamo nulla di ciò che sia successo, poiché tutti gli eventuali dettagli li conoscono i professori. Ergo, dobbiamo trovare un professore abbastanza stupido da spiattellare ai quattro venti l’intera storia.»

«Me ne occupo io! Lockhart mi adora!» esclamò Georgia, alzando la mano.

Michael la guardò intensamente, come se stesse vagliando tutti i pericoli che Georgia rischiava di incontrare affidandole quell’incarico.

«D’accordo.» convenne, arrendevole.

«Sì!» Helen sentì Georgia esultare.

«Bene, poi ci serve qualcuno che distragga i Caposcuola, così che Georgia possa sgattaiolare via.»

Helen sembrò pensarci per qualche secondo.

«Ci penso io!» esclamò Jack.

Michael scosse la testa. «No, Jack! Tu sei più grande, mi servi per l’azione.» guardò Megan. «Megan, ti andrebbe di, ehm, occupartene tu? Potresti farti aiutare da Helen...»

«Io ci sto!» disse Helen, sicura della decisione. Piuttosto che rischiare l’espulsione preferiva restare dietro le quinte e lasciare il lavoro pericoloso agli altri.

«Perché non può farlo il tizio sfigato qui?» sbottò Megan, indicando Rowan irritata. «È più piccolo di me!»

«Tizio sfigato? Ora le prendi, brutta megera!»

«Fatti sotto, poppante!» Megan alzò un pugno con aria di sfida.

Michael si parò in mezzo ai due litiganti. «No, Megan. Rowan viene con me: insieme facciamo un bel team

Rowan si illuminò al sentire quelle parole e assunse un cipiglio profondamente reverenziale nei confronti dell’amico.

«D’accordo... ma tra noi non finisce qui, lattante.» minacciò Megan. Poi si rivolse a Helen: «Allora, occhioni, hai qualche idea su come distrarre quei due?»

Helen si guardò intorno e scorse Lance, acquattato in un angolo con Sheldon e Liam, che tremava.

Sperò con tutto il cuore che Lance non se la prendesse troppo.

«Sai mica dove posso trovare delle api?»

 

«Tre, due, uno. Via.»

Georgia, Michael, Rowan, Jack e Rent si mossero furtivamente il più vicino possibile all’uscita dalla Sala Comue. I Caposcuola sembravano troppo intenti a discutere per notare la loro presenza.

«Vai, Georgie. Vai!» la incitò Michael, spingendola con delicatezza verso l’imboccatura. In pochi secondi la ragazza fu fuori.

John Faithman si voltò a guardare i quattro ragazzi, come turbato. Rowan scoppiò a ridere e Rent lo imitò subito.

«Oh, Mike, sei una sagoma! Bellissima questa battuta!» ruggì Rent, battendo un po’ troppo forte la mano sulla schiena dell’amico.

Michael e Jack assecondarono subito lo scherzo. «Sì, grazie Rent! E la sai quella dell’irlandese, lo spagnolo e il vaso da notte?»

John scrollò le spalle e tornò a rivolgersi alla ragazza.

Nel frattempo, Megan e Helen, con l’aiuto di Cedric, stavano tentando di trasfigurare alcune caramelle mou in api.

 

Georgia corse a perdifiato lungo il corridoio principale e si stupì di non trovare pattuglie di professori pronti a sventare qualsiasi bravata dei ragazzi.

Era l’imbrunire e la poca luce che filtrava nel castello aiutava la ragazza a mimetizzarsi perfettamente con le ombre grazie alla divisa nera.

Fu probabilmente un miracolo per lei superare ogni corridoio e piano che la separava dallo studio di Lockhart senza incontrare un professore. Incrociò la strada con Pix a metà del suo viaggio, ma il poltergeist non sembrava interessato a lei, troppo intento a cantare una canzoncina contro l’Erede di Slytherin, inneggiando alle mutande di Merlino.

Quando si trovò di fronte alla porta dello studio, trasse un lungo respiro e bussò alla porta.

«Ehm, avanti.» bisbigliò la voce spaventata di Lockhart.

«Salve professore!» entrò Georgia, sfoderando uno dei suoi sorrisi smaglianti.

«Oh, ehm, signorina Runcorn... che, ehm, piacere vederla.» borbottò il professore. Era intento ad aprire una serie di valigie e buttarvi dentro qualsiasi cosa gli capitasse a tiro: dal mobilio ai propri libri alle mille fotografie di sé.

«Oh.» esclamò la ragazza, incredula di fronte a ciò che stava vedendo. «Che cosa sta facendo, professore?»

«Pulizia.»

«Bene.» alzò le spalle, avendo compreso che cosa realmente stesse combinando il codardo. «Mi ascolti, professore: lei sa qualche notizia in più sul recente rapimento di Ginny?»

Gilderoy Lockhart si fermò di colpo e guardò la ragazza. «No, signorina Runcorn. La ragazza è semplicemente scomparsa. Sospetto sia opera di un qualche mostro della Camera dei Segreti.» sembrava felice di scaricare la tensione su qualcuno. A Georgia ricordò una zitella particolarmente frustrata.

«E lei ha qualche idea di dove possa essere la Camera?» continuò la ragazza, sicura di aver fatto centro.

«No! Non ne ho idea! I miei colleghi sono sicuri che sia nel castello, ad esclusione di Pomona e Aurora che sono convinte sia situata nella Foresta Proibita e...» s’interruppe e spalancò gli occhi, spaventato. «Signorina Runcorn, che cosa ci fa qui?»

«Oh, io volevo soltanto chiederle se, cortesemente, poteva... ehm... scrivere una dedica a mia sorella piccola! L’adora.» disse, cercando di rendere la propria voce il più mielosa e dolce possibile.

Il volto di Lockhart si distese. «Oh, certo, certo. Ovviamente.» strappò un pezzo di pergamena e prese la piuma per scrivere.

«Dunque, a...?»

«Charlotte.»

«Carissima Charlotte, un saluto appassionato dal tuo eroe, Gilderoy Lockhart. Può andare?»

«Perfetto.»

Lockhart consegnò a Georgia il pezzo di pergamena e le sorrise, nervoso.

«Bene, allora la lascio alla sua pulizia

«Arrivederci.»

Georgia uscì dallo studio e corse via, ancora incredula di essere riuscita a fregare il professore così semplicemente.

Quando fu sulla scalinata principale sentì due persone parlare tra loro: dalla torre di Gryffindor stavano scendendo Potter e Weasley. Corse il più veloce che poteva sul fondo delle scale e rischiò di scontrarsi con una figura nascosta dietro un angolo.

«Attenta! Potevi farti male!» disse la voce rassicurante di Cedric.

«Cedric! E tu che ci fai qui?»

Il ragazzo sbuffò. «Non potevo permettermi che la pseudo-sorellina di Michael finisse male.»

Georgia gli sorrise. «Grazie, Ced.»

«Figurati. Andiamo, dai.»

E ritornarono insieme alla Sala Comune...

... o quello che rimaneva di essa.

Appena sbucarono dall’entrata del dormitorio, udirono grida terrorizzate e un frastuono infernale. Cedric sorrideva e Georgia gli chiese perché.

«Ho trasfigurato un sacchetto di caramelle mou in api. Un diversivo piuttosto efficace, no?»

Georgia non poté rispondergli, perché fu travolta da Michael, Rowan, Jack e Rent che si fiondarono fuori dall’arazzo.

«Quella Helen è una mente diabolica.»

Georgia vide Helen in un angolo della Sala Comune: abbracciava l’amico Lance, che era accovacciato sul pavimento, scosso dal terrore.

«Ehi, Helen, è stata una tua idea questa?» le domandò la ragazza, con un sorriso di riconoscenza sul volto.

Helen spalancò gli occhi e la guardò con sguardo penetrante.

«È stata una tua idea?!» gridò Lance, staccandosi dal suo abbraccio con violenza. «Tu lo sai che ho il terrore delle api! Lo sai!»

Georgia si portò una mano alla bocca. «No, Lance! Helen voleva solo...»

«Sì, è stata una mia idea, ma l’ho fatto per Michael, per Ginny.» disse Helen, seria e calma. «Hai tutto il diritto di avercela con me.»

Lance le lanciò uno sguardo sospetto, si alzò e corse verso il dormitorio, evitando le api e proteggendosi la testa con le mani.

«Mi dispiace...» disse Georgia a Helen.

«Tranquilla, gli passerà. Lo conosco, ha fatto così solo perché gli dà fastidio che tutti sappiano che ha paura di qualsiasi cosa ci sia sulla faccia della terra.»

«Io credo che la paura delle api sia perfettamente comprensibile.»

«Sai, quando hai paure incomprensibili e sai di averle, anche quelle comprensibili ti sembrano stupide.»

Georgia pensò che sebbene Helen avesse solo undici anni, sembrava molto più matura di quanto non desse a vedere.

«Georgia, c’è Jack fuori che vuole sapere che cosa ti ha detto Lockhart.» la chiamò Cedric.

E Georgia riferì.

 

Jack e Rent camminavano lungo i corridoi labirintici del castello.

«Non trovi strano che con una studentessa scomparsa non ci siano professori in giro?» domandò Rent, grattandosi la testa, confuso.

Jack annuì, preoccupato. «La staranno sicuramente cercando in stanze segrete di Hogwarts che noi studenti non conosciamo. In effetti, mi sembra stupido che tre quattordicenni e un undicenne si mettano in testa di salvare qualcuno che nemmeno un gruppo di professori di Hogwarts – insomma, non i primi idioti per strada – è riuscito a trovare.»

Rent lo guardò severo. «Preferiresti startene in sala comune a non fare nulla, aspettando che qualcun altro faccia il lavoro sporco? Mi vergogno di te, fratello.» disse, contrariato. Chiamava Jack “fratello” solo quando erano soli, o quando voleva fargli notare qualcosa di sbagliato.

Jack abbassò la testa, turbato: odiava essere ripreso da Rent.

«Non voglio solo che noi tutti rischiamo la pelle o l’espulsione per niente. Soprattutto tu, che sei nato-babbano.»

Rent abbracciò l’amico. «I Weasley sono nostri amici. Lo sono sempre stati, ed è giusto ricambiare così la loro amicizia. E poi, morire per fare del bene non è mai morire invano.»

Jack sembrò convinto dalle parole di Rent e fu il primo a muoversi verso il portone d’ingresso del castello.

«Pensi che sia aperto?»

«Non sono così stupido.»

«E allora che facciamo?»

Rent lo guardò e rise. «Non è contemplato nel piano di Michael.»

«E adesso?»

«Aspettiamo! Se siamo fortunati passerà qualcuno e...» non terminò la frase, poiché dal corridoio buio sembrò spuntare una luce di bacchetta.

«Nox» sussurrò Jack alla sua bacchetta e trascinò Rent dietro un’armatura. Erano troppo grossi per rimanere completamente nascosti, ma il buio li copriva per la maggior parte.

«Chi è?» sussurrò Rent.

«La Trelawney.»

L’esile figura della professoressa era appena nitida sotto il riflesso della bacchetta.

«Fantastico. E ora che si fa?»

«Le chiediamo di aprire.»

Jack pensò che l’amico fosse uscito di senno, nel suo delirio di onnipotenza tipico proprio dei Gryffindor, e non degli Hufflepuff.

Non che Rent fosse davvero convinto che la Trelawney avrebbe aperto il portone, ma in fondo sperava che la donna stesse per uscire: così avrebbero approfittato della porta aperta. Per quanto riguardava al fatto che poi lei li avrebbe visti e avrebbe chiesto loro perché fossero fuori dai letti... ci avrebbe pensato al momento opportuno.

La Trelawney estrasse dal lungo scialle delle chiavi tintinnanti e aprì il portone molto lentamente, assicurandosi che nessuno la stesse aspettando fuori.

In quell’istante, Rent lasciò il nascondiglio e si incastrò tra la porta, così da lasciarla aperta. Ovviamente, la Trelawney lo vide.

«Summers! Che cosa diavolo...» anche Jack era accorso in aiuto dell’amico. «e Summerby? Cosa ci fate voi due qui?»

«Ehm...» mormorò Rent, strozzato. «Se apre un poco di più la porta le rispondo, professoressa.» disse, con voce mozzata.

La donna fece come richiesto. Tuttavia, appena Rent fu libero e accanto a Jack, gli occhi le si riversarono all’indietro, tremò tutta e guardò i due studenti senza realmente vederli.

«Sotto la luna, l’ultimo giorno della settimana compariranno due donne...»

«Professoressa?» domandò Jack, agitando una mano davanti agli occhi di lei.

«Zitto!» lo ammonì Rent, incuriosito.

«... tra avversità e momenti di felicità senza pari, saranno loro a portare via l’uno dagli occhi dell’altro...»

«Ma di chi parla?»

«Di noi, cretino!»

«... i due fratelli saranno divisi dal fato imperscrutabile, e la Dama Bianca sceglierà l’uno, mentre la Dama Nera porterà via l’altro. E non si rivedranno più.»

«Ma sei sicuro parli di noi?»

In quel momento, la Trelawney sembrò riprendere coscienza di se stessa. «Allora, volete rispondermi?»

Fu Rent a prendere parola, poiché Jack sembrava troppo confuso da ciò che aveva sentito e dal fatto che la donna non sembrasse ricordarsi nulla. «Noi volevamo aiutare voi professori... volevamo renderci utile.» e si mostrò il più dispiaciuto possibile. «Ma come, professoressa, lei non sa perché siamo fuori?» domandò, strizzando impercettibilmente l’occhio a Jack.

La donna si alzò in un imbarazzato contegno solenne. «Certo che lo so, Summers. La mia è una deformazione professionale: a volte è meglio tenere nascosta la presenza dell’Occhio.»

Jack disse: «Allora sa anche quanto siamo preoccupati, vero?»

La Trelawney si raddrizzò ancora di più, se possibile. «Ovvio. Ed è per questo motivo che vi spedisco nella vostra Sala Comune seduta stante. E se Hogwarts non chiudesse domani, vi punirei severamente.»

Rent fece una smorfia. «Deve proprio chiudere, professoressa? Non riuscite proprio a trovarla?»

La Trelawney scosse la testa, assorta.

«Già. E lei, con la sua Vista superba non può vedere dove si trova Ginny?» aggiunse Jack, stando al gioco di Rent.

La donna sembrò essersi profondamente offesa. «L’Occhio Interiore non funziona così, Summerby. Non a comando.»

«Errore mio, signora. Mi perdoni.»

Dopo quella breve e semplice rivincita sulla Trelawney che aveva rovinato loro la possibilità di aiutare la Weasley, i due ragazzi non poterono far altro che sperare che a Michael e Rowan stesse andando in modo migliore.

 

«Dove siamo, Mike?»

«Non lo so, ma non preoccuparti, Rowan, ho tutto sotto controllo.»

«Michael, ci siamo persi nella nostra scuola... come fai a essere sicuro di avere tutto sotto controllo?»

«Il miglior modo per trovare un posto che non si sa dov’è è finire in un posto che non si sa dove sia.»

«Un po’ contorto, ma ha senso, effettivamente.»

Da più di un’ora i due ragazzi giravano senza meta in un lungo corridoio. Il buio non permetteva loro di distinguere di quale corridoio si trattasse né a che piano fossero, in quanto le scale avevano preso vita proprio mentre loro vi erano sopra qualche quarto d’ora prima.

«E se incontriamo un professore?» domandò Rowan. L’idea di essere espulso non gli era molto gradita.

«Cercavamo la classe di Trasfigurazione, perché Walter ha dimenticato la bacchetta lì.»

Rowan lo guardò, colpito dalla facilità con cui aveva formulato una scusa pressoché credibile.

«Ma Walter ha detto che non voleva che tu lo contassi nelle tue pazzie.»

«Appunto. È un traditore e il minimo che posso fare è metterlo in mezzo.» replicò Michael con un sorriso sinistro sul volto.

Si fermarono di fronte al ritratto di una giovane donna, corpulenta ed elegantemente vestita, seduta su una poltrona sontuosa. Tutto lo scenario del quadro dava l’idea che la donna fosse stata una ricca nobile del diciassettesimo secolo. Teneva in una mano una bacchetta dorata e nell’altra un lungo bastone d’argento solcato da splendidi decori.

«Siamo al secondo piano, Row.» disse Michael subito, salutando la donna nel ritratto con la mano. «Gilda, carissima! Quanto sei affascinante stasera.» l’adulò, con tutta la falsa tenerezza che possedeva nella voce.

Rowan soffocò una risata: era impossibile che la donna cedesse a un simile tono.

Tuttavia, dovette ricredersi.

«Michael! Sei venuto!» esclamò Gilda, arrossendo.

«Certo che sono venuto! Ricordi il piccolo favore che ti ho chiesto?»

La donna nel quadro annuì vigorosamente. «Non ho visto nessuno di sospetto. Né animale, né umano.»

«Capisco.» sospirò Michael. «Continua a vegliare, te ne prego.» implorò, scompigliandosi i capelli più lentamente del solito, beandosi delle attenzioni passionali che la donna gli rivolgeva.

«Ma certo, caro.»

Rowan fece una smorfia disgustata e si allontanò da Michael.

«Ma che schifo!» borbottò, una volta che l’amico lo ebbe raggiunto. «Te la fai con un quadro centenario?»

Michael lo guardò spaventato. «Come puoi anche solo credere che possa essere così! Lo sai che il mio cuore appartiene solo ed esclusivamente a...»

«Sandy Fawcett, di Ravenclaw. Sì, lo so, ma ti approfitti di una povera donna che crede di avere speranze con te!»

Michael era perplesso. «Ed è sbagliato?»

Rowan si schiaffò una mano in viso. «Con i quadri no, perché tanto non possono, sai, uscire, ma non farlo con le persone vere, okay?»

Il ragazzo più grande annuì.

Avanzarono per il corridoio, svegliando diversi quadri addormentati, subito zittiti da Gilda, che doveva essere la leader del piano, a cui tutti davano ascolto altrimenti sarebbero stati picchiati.

Una sorta di Megan Jones ante litteram.

Svoltarono l’angolo del corridoio, ma dovettero accelerare il passo, poiché sentirono di essere seguiti.

«Non è possibile...» mormorò Rowan, incredulo. Anche quella volta non avrebbero ottenuto il loro momento di gloria.

«Corri!» lo incitò Michael, iniziando a correre verso il fondo del corridoio, nascondendosi subito dopo nella prima stanza che trovarono aperta.

Si scoprì essere un bagno, piuttosto malridotto. Nell’aria aleggiava un odore di acqua ristagnante, come se non fosse pulito da anni, e il pavimento era completamente bagnato. Rowan alzò la suola della scarpa, impregnata d’acqua, e cacciò un gemito.

«Oooh, Harry, sei...» squittì una vocina femminile estremamente eccitata. «E voi cosa ci fate qui?» domandò, contrariata.

«No... Rowan, dimmi che non è un fantasma.»

Rowan voltò lo sguardo cercando la persona che avesse parlato, ma incontrò soltanto il volto offeso di una ragazzina magrolina e da un paio di enormi occhiali. Il suo intero corpo era trasparente, avvolto da un chiarore perlaceo.

Era senza dubbio un fantasma.

«Ehm, Mike...»

Il ragazzo rantolò.

«Ma tu sei quel ragazzo, quello Stebbins. Sei quello bello.» sospirò Mirtilla Malcontenta.

«Zitta, Mirtilla!» le ordinò Michael, sicuro che chiunque li stesse seguendo avrebbe sentito il fantasma strillare.

«Ah, ecco! Ce l’hai con me solo perché ho detto che quell’altro tuo amico bello ce l’ha più...»

«Credo che nessuno qui dentro sia interessato a scoprire le speciali doti del signor Diggory.» sibilò la voce baritonale di Snape.

Rowan tentò di nascondersi dentro il gabinetto di Mirtilla, ma fu agguantato per la divisa da Snape. «Dove crede di andare, signor James?»

Il ragazzo ridacchiò nervosamente. «Al bagno?»

«Molto divertente.»

Mirtilla cacciò un urlo adirato. «Professore, li porti subito via di qua! Così, quando Harry tornerà saremo solo io e lui...» sospirò, con aria sognante.

L’uomo si fermò all’improvviso, imitato dai due studenti. «Prego? Potter» ringhiò il suo nome con tanto disgusto che Michael credette di vederlo vomitare da un momento all’altro «è stato qui?»

«Certamente, signore. Frequenta il mio bagno da un po’, a dir la verità!» si pavoneggiò la ragazza-fantasma, sicura che il motivo per cui Harry Potter andasse a trovarla fosse perché affascinato da lei.

Snape si guardò intorno, come se il ragazzo si nascondesse da qualche parte nel bagno. Ciò era evidentemente impossibile: il bagno era troppo piccolo perché qualcuno vi si potesse nascondere senza essere scoperto subito. Camminò avanti e indietro, aprendo con veemenza le porte dei gabinetti, rimanendo sempre deluso dal fatto che non vi fosse nessuno all’interno.

Ispezionò con cura i lavandini, ma non trovò nulla di sospetto, né segni di manomissioni o passaggi da parte del ragazzo.

In seguito alla verifica, si rivolse a Mirtilla, livido. «Dov’è? Dov’è quel disgraziato di Potter?»

Michael era pietrificato: girava voce che Snape odiasse Harry, ma non avrebbe mai immaginato che questo odio trasparisse persino dalle parole che gli rivolgeva.

«Ah, non lo so.» commentò lei, ridacchiando civettuola. «Ha sibilato qualcosa e poi è sparito...»

Le sopracciglia di Snape si mossero rapide in un’espressione quasi invisibile.

Rowan, acquattato contro la porta del gabinetto, non sapeva se essere terrorizzato o eccitato dalla situazione in cui si trovava.

«Ad ogni modo» continuò il professore, come se niente fosse. «Vi porterò dalla vostra Direttrice. Sarà sicuramente felice di rivedervi, Stebbins e James. Signor Stebbins, non crede che Diggory potrebbe ingelosirsi di questo nuovo e infelice duo?»

Michael strinse i pugni, mentre usciva dal bagno. Se Snape avesse detto ancora una parola su Cedric l’avrebbe pestato, di sicuro.

«Foste della mia casa, ora sareste già sul treno per Londra.» disse, con gli occhi ridotti a due fessure.

I due ragazzi non poterono far altro che pensare che, comunque andassero le cose, in poche ore sarebbero finiti su quel treno, per un motivo o per l’altro.

 

 

 

 

 

 

Che è successo? Ventata Gryffindor per tutti?

Siamo ormai agli sgoccioli, ancora due capitoli e questa meravigliosa avventura sarà conclusa!

Grazie per chi recensisce e per chi legge soltanto!

Un ringraziamento speciale per Alessandro che si è letto tutta la storia e ha recensito ogni singolo capitolo! Grazie per la pazienza certosina! :)

Ci leggiamo la settimana prossima!

Akami

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Akami92