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Autore: Camelia Jay    11/12/2011    5 recensioni
Quando la sorpresa è dietro l'angolo...
Violet si rifugia in una nuova città iniziando a frequentare un nuovo istituto, convinta di poter ricominciare tutto daccapo. Tuttavia i guai continuano a seguirla e ben presto accade l'inaspettato: David Kincy, la star del momento, cantante rock amato dal pubblico femminile, un giorno bussa alla porta di casa sua. Nonostante l'immenso sconcerto di Violet, le sorprese ancora non sono finite.
Le cose si complicano con vecchi rancori che tornano a galla, inimicizie, bugie e vendette. Cinque ragazze, ognuna delle quali ha uno scopo da raggiungere.
Il culmine verrà raggiunto non appena Violet scoprirà di un diario, il diario di Annabelle.
[...] Ma si sentiva debole e spossata. Decise che per un po' sarebbe stata al suo gioco.
Poi, solo poi, si sarebbe vendicata.
Una vendetta pianificata, inaspettata e spietata.
Okay.
Questa fu la risposta. E fece partire la musica, stavolta una melodia più gradevole al suo orecchio stanco [...]
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A fine capitolo... una piccola sorpresina ;D

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Sabato 16 aprile 2011

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Quel tardo pomeriggio, quando ancora il sole non era del tutto tramontato, Violet stava finendosi di preparare per andare fuori a cena. E che cena. Non si era accorta che il tempo era volato davanti allo specchio ed era già ora di andare. Si era messa quei vestiti comprati qualche giorno prima insieme a Christina in quel negozio dove lavorava Vincent.

Nella fretta, prese dall’armadio la prima felpa che le era capitata sotto tiro per coprirsi. Prima di uscire di casa, si ricordò di mettere il profumo. Quello della volta precedente, quello con la boccetta rosa e il nastro intorno. Chissà se David l’aveva sentito, la settimana prima, addosso a lei.

Solamente una volta fuori si accorse che la felpa che aveva indosso era ancora quella di Terry Patterson.

Violet amava l’alone di mistero che ruotava intorno a quella ragazza, anche se forse di segreti non ne aveva. Le piaceva la sua felpa che odorava in modo tenue di fumo, e su cui ora aveva tra l’altro spruzzato del profumo, e desiderava conoscerla meglio, sapere tutto di lei. Aveva sempre voglia di fare nuove amicizie, ma il giorno prima si era sentita a suo agio sotto l’ala protettiva di Terry. A proprio agio, ecco come ci si doveva sentire con le amiche vere.

Violet era convinta di essere lo stereotipo della ragazza decisamente troppo perbene: quella che chiede ai genitori il permesso per stare fuori fino a tardi, quella che non faceva mai nulla di trasgressivo e che infine non chiedeva soldi o un cellulare nuovo alla prima opportunità. Forse era proprio per questo che Terry Patterson, con i suoi piercing, l’assenza di trucco, il comportamento criptico e apparentemente cinico e quella sigaretta tra le dita, aveva richiamato la sua attenzione. La sentiva diversa, ma in una maniera curiosa e positiva – per quanto realmente potesse esserlo.

Ma non era il momento di pensarci.

Entrò alla svelta in auto, sedendosi sul sedile posteriore, e controllò il cellulare: per fortuna non aveva ricevuto nuovi messaggi. Non aveva mandato alcun sms il giorno prima a Vincent, per il suo mazzo di rose, perché si era decisa di ignorarlo completamente. Sapeva che non avrebbe smesso di tormentarla, ma sicuramente mandargli degli altri messaggi non avrebbe migliorato la situazione. Ne aveva solo ricevuto uno da Vincent, quella mattinata, dove chiedeva se le erano piaciute le rose.

A quale ragazza non piacciono le rose? Pensò. Ma solo se provengono dalla persona giusta.

E Vincent non poteva essere la persona giusta. Lui era parte del passato. Non poteva continuare a introdursi nella sua vita riaprendo le vecchie ferite.

Era la personificazione di tutto ciò che non voleva ricordare.

Mentre Mr Ross, alla guida, seguiva le indicazioni che gli erano state fornite per raggiungere casa Kincy, lei cercava di memorizzare i tratti di strada, con non poca difficoltà. Tuttavia da un momento all’altro il pensiero di Carter s’intrufolava nella sua mente con decisione e radicandosi lì finché lei, con fatica, non riusciva a scacciarlo.

Il viaggio era abbastanza lungo, ma a Violet il tempo non sembrava mai abbastanza: incontrarsi con un ragazzo non le aveva mai dato un’agitazione particolare – forse solo al primo appuntamento – ma quella volta le farfalle nello stomaco si facevano sentire. Il suo tormentarsi con il pensiero che doveva essere matura, moderare la quantità di parole e arrossire il meno possibile l’aveva convinta che sarebbe stata durissima farcela, se non addirittura impossibile. Più cercava di convincersi del fatto che David fosse in fondo una persona come tutte le altre, più il fatto che avesse venduto album su album insieme alla sua band e che le ragazzine di tutto il mondo stravedessero per lui già dopo così poco tempo sulle scene la faceva rendere conto della reale situazione.

Quale ragazza, al suo posto, non avrebbe cominciato a strillare di gioia? Quante altre, invece, avrebbero pensato che tutti i suoi pensieri su come comportarsi fossero idioti e futili?

Ora che ci pensava, non aveva neanche chiesto a David com’era andata realmente finire la sua lunga storia insieme ad Annabelle Jenner. Era stato meglio così, si convinse. Chissà cos’era davvero successo. Da quello che aveva capito, non era stata proprio una cosa decisa da entrambi. Ma questo era solo il suo intuito femminile, o forse la sua mania di farsi delle paranoie.

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Impaziente e girovagando per la casa vuota senza una meta, Annabelle stava aspettando una visita. La visita di qualcuno che era disposta ad aspettare anche per ore. Quando aveva ricevuto il suo sms dove diceva che aveva “bisogno” di lei, si era subito catapultata in bagno a prepararsi.

Certo, il bisogno che lui aveva di lei era puramente fisico. Annabelle era convinta che anche per lei fosse la stessa cosa. Semplicemente un fatto fisico.

Allora perché era così irrequieta?

Si recò in cucina e aprì il frigo, dal quale tirò fuori una torta al cioccolato su un vassoio. Non l’aveva cucinata lei, l’aveva comprata in pasticceria il giorno prima dopo aver visto il bell’aspetto che aveva, convinta che si sarebbe presentata l’occasione giusta per tirarla fuori. Infatti, le sembrava un gesto carino intrattenere un po’ il suo ospite con della buonissima torta, non appena sarebbe arrivato.

Il campanello suonò con il suo solito trillo.

Annabelle posò il vassoio sul tavolo e giunse alla porta con un balzo ad aprire. Ogni volta che lo vedeva le spuntava il sorriso senza che nemmeno lo volesse. La sua presenza le piaceva più delle altre, anche se lei non ci aveva mai fatto caso. «Ciao» lo fece entrare, allegra come una bambina. Lui sembrava stanco e mise via immediatamente la giacca. «Giornata stancante, vero?» chiese con reale interesse. «Immagino, specialmente…»

«Andiamo in camera tua?» domandò senza farsi troppi preamboli.

Qualcosa nel cuoricino di Annabelle si spezzò, e la sua solarità scomparve altrettanto velocemente come era apparsa. Rimase a bocca aperta, incerta su cosa dire. Lui non l’aveva né salutata né tanto meno aveva considerato la sua domanda. Lei gli aveva chiesto solo com’era stata la sua giornata, l’aveva fatto perché lo voleva sapere veramente. Ma a lui importava solo di andare in camera sua, sul suo letto morbido, fra le lenzuola fresche. Con fatica, a causa del blocco che le si era formato in gola, deglutì. «Sì, cosa aspettiamo?»

Già, cosa aspettiamo? Pensò, cercando di convincersi che non ci fosse realmente tempo da perdere in chiacchiere.

Capì però che in fondo le sarebbe piaciuto fermarsi un momento, e parlare. Di qualsiasi cosa. Di com’era stata la sua giornata, del bel tempo che faceva fuori, dei programmi spazzatura che davano in tv… Non andare subito a fare sesso. «È successo qualcosa?» le scappò la domanda. Solitamente lui non si faceva vivo, a meno che non succedesse qualcosa di particolare, sia che fosse bello o sia che fosse brutto.

Lui la guardò con un sopracciglio alzato, e indietreggiò di un passo verso la sua stanza. Aveva proprio fretta di andare. «Cosa te lo fa pensare?» Non era comunque una risposta decente.

Lei fece spallucce. Perché era sempre così disinvolta in compagnie altrui, ma lui riusciva a metterla a disagio? «Non lo so, sei venuto qui così di fretta che ho pensato…»

«No, niente di importante. Solo che oggi sono parecchio stressato e ho bisogno di scaricare la tensione. Ora possiamo andare o devi continuare l’interrogatorio?»

Sempre così. La trattava sempre nello stesso modo. «Scusami, io volevo solo sapere se andava tutto bene.»

«Sai che raramente ho voglia di parlare in queste occasioni. Altrimenti perché verrei qui?» Si guardò intorno, constatando che era, come sempre quando lui le faceva visita, da sola.

«Sì» confermò Annabelle «stasera la casa è tutta per noi.»

Sei contento?

«Sì sì certo, ma lo sai che non mi posso fermare più di mezz’ora, niente strappi alla regola. Sai, la gente rompe e dopo un po’ tutti cominciano a chiedersi che fine io faccia tutte le volte che sparisco da non si sa chi.»

Belle conosceva bene quella regola, ma pensava – sperava – che una volta ogni tanto anche lui potesse fare un’eccezione. Forse il problema era lei. Fu pervasa da un vago senso di delusione. Se non c’era lui, quella sera nessuno avrebbe potuto tenerle compagnia. Sapeva che se avesse posto il problema a lui però, le avrebbe risposto qualcosa come che doveva prendersi un cane, come già aveva fatto altre volte.

Almeno i cani non abbandonano il padrone per tornare solo quando ne hanno voglia.

«Senti, io…» voleva dirgli che comunque aveva una buonissima torta di là e che se voleva poteva accomodarsi. Ma lui le aveva già comunicato le sue intenzioni, e poi non terminò neanche la frase perché lui si avvicinò, cingendola con le braccia e baciandola. Il bacio di solito era una delle cose di lui che ad Annabelle più piacevano, ma allo stesso tempo una di quelle che più odiava.

Lui li sapeva mascherare perfettamente da baci dolci e passionali, cosa che invece non erano. Sì, era anch’egli molto bravo nella finzione, a quanto pareva.

Premeva le labbra contro le sue in una maniera che Annabelle adorava. Forse alla fine erano come tutti gli altri baci, ma era la persona a renderli diversi per lei.

L’ho capito da tempo che i tuoi baci sono solo per tapparmi la bocca…

E quando le loro lingue finalmente s’intrecciarono, Annabelle capì che non ci avrebbe più capito niente, e avrebbe fatto tutto quello che voleva lui.

Anche per oggi sono tua.

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Le labbra di David si stavano posando lievi come una farfalla sulle sue, quando Violet si svegliò bruscamente. «Sveglia tesoro, siamo arrivati» la svegliò sua madre dal sedile del passeggero anteriore.

Violet si massaggiò la fronte. No, non doveva assopirsi in auto, ma come aveva fatto? Sbadigliò, tirando fuori un piccolo e pratico specchietto dalla borsa per controllare se il suo viso era ancora tutto okay. La sonnolenza le aveva lasciato una strana sensazione per tutto il corpo, e passò qualche secondo prima che la sua mente tornasse del tutto lucida.

Suo padre, alla guida, stava parcheggiando la Bmw quando lei si ricordò perché era in quell’auto. Ma certo, era sabato. Aveva aspettato quel giorno per tutta la settimana. Guardò l’orologio: non era ancora ora di cena. Affatto; il sole stava cominciando a tramontare adesso. «Siamo in anticipo?»

«No, siamo in perfetto orario» fu la risposta.

Poteva significare solo che aveva maggior tempo per stare con David.

E dai Violet, non puoi gioire come una bambina per ogni secondo in più che puoi passare con David. Non è il tuo ragazzo e non t’interessa neanche. Vero?

Una volta scesa dall’auto, sua madre le passò di fianco. Ricevette una dolce zaffata che proveniva dalla figlia. «Dio, Violet, quanto profumo ti sei data?»

Oooooops.

«Ma che dici? Ne ho dato giusto due spruzzi!» Appoggiò il naso sui vestiti, anche sulla felpa di Terry, per sentire se davvero l’odore era così forte. Imprecò tra sé e sé. «Sul serio si sente così tanto?»

Mrs Ross strabuzzò gli occhi. «E direi, ti si sente lontano un miglio.»

Ma bene.

Ormai non poteva farci niente. Tanto la maggior parte del profumo proveniva dalla felpa, che avrebbe tolto non appena entrata in casa.

La casa non dava nell’occhio, non era una di quelle grosse ville che ci si aspetta di vedere in proprietà ai personaggi famosi. Non aveva la piscina, non aveva tre piani e non era così vasta come Violet se l’aspettava. Anche se adesso bisognava vedere l’interno.

Si stava mettendo a posto i lunghi capelli lisciati con la piastra, sistemando una ciocca di lato con una molletta. Chiuse gli occhi respirando profondamente, più agitata di una bambina il primo giorno di scuola. Bene Violet, è ora di svegliarsi dal mondo dei sogni. Benvenuta nella realtà.

Mr Ross suonò alla porta.
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In quel groviglio di lenzuola tra le sue braccia, Annabelle si sentiva del tutto protetta. Avevano avuto una ventina di minuti di attività, poi avevano smesso.

Mi rimangono altri dieci minuti.

Adesso lui era sdraiato che fissava il soffitto, con Annabelle vicino, e lei voleva solo sentire il calore del suo corpo. Doveva anche trovare qualcosa di cui discutere in quel poco tempo rimanente. «Mi sembra di capire che a ragazze vada piuttosto male.»

Lui ridacchiò. «Aha, spiritosa. No, non va male, ma tu mi basti.»

Annabelle si sentì d’un tratto importante, e il cuore le si colmò di una gioia sconfinata che cercò di trattenere. Poi però questa sensazione sparì. Sapeva cosa intendeva: stava parlando del sesso. A lui bastava quello, non aveva bisogno di qualche romantico bacetto.

«Come procede con il tuo ex?»

Per una volta era lui a continuare la conversazione, introducendo un nuovo argomento. «Oh, bene. Non mi vuole parlare.»

«Ci credo, dopo che ti sei fatta beccare in giro con un altro! Ma come ha fatto a non accorgersene prima? Doveva essere proprio cieco per non vedere che hai ragazzi che ti sbucano da tutti gli angoli. Comunque sia, hai ancora intenzione di rimetterti con lui?»

Be’, sai com’è, non mi sembra di avere molta altra scelta. «Sì, ho bisogno della sua presenza, sai il motivo. Presto sarò su tutte le copertine. Ti dà fastidio?»

«Cosa, David Kincy o il fatto che tu sarai presto sulle copertine?»

Teneva troppo a finire sulle copertine per chiedere a qualcuno se gli desse fastidio. «Mi riferivo a David.»

«No, no, puoi fare quello che vuoi. Io non so niente. Però non deve sapere di noi, questo mi pare ovvio.»

Ma certo che non gli dà fastidio. Cosa gliene importa, di me? «No, puoi fidarti. Succederebbe un putiferio e i mass-media creerebbero sicuramente della pubblicità negativa su di me, se stavolta David andasse a raccontare tutto quanto. So che farebbe molto scalpore.»

Non sembrava convinto. Si spostò indietro i capelli con un gesto, studiando tutti i poster dei Bright04 appesi ai muri che conosceva perfettamente a memoria. «È che… non sarebbe meglio cercare di farla finita con lui? Così almeno non ti manderei nessun messaggio con il timore che lui possa essere lì e sai… leggere.»

Lei sbuffò. «Non posso, te l’ho appena detto. Essere sulle copertine è il mio obiettivo principale. Ma non voglio che sia perché ha scoperto di nuovo che l’ho tradito. Tranquillo, so quello che faccio. Sono matura e intelligente.»

Non appena lei cercò il suo contatto, lui si scansò e fece per alzarsi e rivestirsi. «Si è fatto tardi, devo proprio andare adesso.»

Lei tentò di opporsi. «Ma come, ancora non è passata mezz’ora!» Cercò di rendere il proprio tono più suadente. «Abbiamo ancora tempo, approfittiamone finché siamo ancora così.»

Lui scosse la testa. «No, no, mi dispiace, ma prima torno a casa e meglio è per me.»

Da un po’ di tempo Annabelle stava pensando se porgli quella domanda o meno. Tentar non nuoce, si diceva, ma era il caso? Stava per aprire bocca, quando ci ripensò. Gli chiese invece un’altra cosa. «Tornerai anche la settimana prossima?»

Lui era pensieroso. «Se avrò delle altre giornate così stressanti, forse anche prima. Comunque ti avviserò per tempo, non preoccuparti.»

Adesso Annabelle aveva almeno un pizzico di speranza. Si batté una mano sulla fronte. Ora basta, non doveva comportarsi come se avesse una cotta per lui. Doveva prendere la propria situazione seriamente: la sua priorità era quella di rimettersi con David.

«Sicuro di dover andare?» fece un ultimo tentativo.

«Sì» rispose senza esitare lui, già vestito e pronto per uscire.

Delusa da come si erano svolte le cose, Annabelle si rannicchiò tra le coperte, udendo l’altro che la salutava distrattamente e che, come se fosse a casa sua, usciva dalla sua vita anche per quel giorno.

Intanto, in cucina, la torta al cioccolato attendeva. Belle si rivestì lentamente e con svogliatezza, poi uscì anche lei dalla stanza e, dopo essersi accertata che non ci fosse più nessuno dentro oltre a lei, si fiondò sulla torta e non poté fare a meno di mangiarne due fette abbondanti, un pesante silenzio che incombeva su di lei, tutt’intorno.

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Jade’s place:

 

Siccome mi è stato richiesto, per oggi c'è un bel regalino per voi. E' ovvio che lo stile musicale dei Bright04 ve lo potete immaginare come volete, potrebbero suonare rock, punk, pop o tutto quel che volete, ma vi darò qui il link della canzone che mi ha ispirata per loro (e, anche se in molto minima parte, anche la stessa band):

Your love is a lie (tra parentesi... questa sarebbe una bella canzoncina che David potrebbe dedicare ad Annabelle xD).

Ammetto che questo è uno dei miei capitoli preferiti. Abbiamo una Violet un po’ frivola, ma comprendetela, la situazione a mio parere lo richiedeva. Non poteva, secondo me, arrivare a casa della sua star preferita calma e tranquilla, tutto rose e fiori. Mentre dall’altra parte, ci siamo focalizzati un po’ di più sui pensieri di Annabelle, che abbiamo avuto modo di vedere grazie a questo ragazzo misterioso che è venuto a farle visita…

E non credo nemmeno che ve ne siate accorte, perché quella era la mia intenzione, ma è appena stato attivato un meccanismo che andrà ad incasinare tutta la storia, molto presto! :D vi attendo al prossimo capitolo, mie care lettrici<3 lasciate un commentino, mi sento forever alone T-T okay ciaoooo!

Jade

PS: guardate, ho pubblicato una nuova storia :D si chiama Rebirthing Now, e ne approfitto per ringraziare anche qui coloro che l’hanno letta perché ha avuto un successo che non mi aspettavo. ;D

   
 
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