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Autore: Ziggie    12/12/2011    1 recensioni
It's never too late to mend, perchè non è mai troppo tardi per redimersi. Un'avventura per i fratelli Blues lunga una vita, ma al loro fianco non vi era solo la Banda, ma anche Ziggie. Recensite se vi va :) Buona lettura.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Otherverse, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Più veloce della luce eccomi con il capitolo successivo :) Se riesco domani posterò anche il settimo :)Ancora buona lettura :)
 

    6. La vita è un po’ come un cambio di marcia
 

Tornata a Chicago presi come punto d’appoggio l’orfanotrofio, almeno finchè non avrei trovato un lavoretto, che mi garantisse una sistemazione affittuaria.
Il mio ritorno stupì tutti e, alla fine, anche me stessa, perché li avevo mollati? Perché non avevo preso il coraggio a due mani e rivelato ad Elwood quanto provavo da una vita? Ero una stupida, ecco cos’ero.

- Anche i migliori hanno alti e bassi, Zig – mi ribadì Curtis.

- Si, ma se questi bassi procedono da mesi, Curtis, tale persona deve essere spronata in qualche modo -.

- E tu conti di spronare Elwood con la tua mancanza? – abbassai lo sguardo, colpevole. In effetti lo credevo, ma ero in torto marcio. – La musica è la vostra vita, vi farà rincontrare – mi sorrise, come a darmi forza, posandomi una mano sulla spalla destra.

- Si e magari, quando lo rincontrerò, mi presenterà la sua nuova fiamma -.

- Chi? Elwood?! – chiese ridacchiando la vecchia volpe – Bimba, sono tre le ladies, che fanno parte della vita di quel bonaccione – alzai un sopracciglio, curiosa – La musica, le auto e una ragazzina che, da quando è arrivata qui, ha suscitato la sua attenzione -.

Feci un sorriso tirato, per quanto credessi a quelle parole – vederlo farsi diverse donne, dopo i concerti, però, non conferma il tuo ultimo punto -.

- Ti sei mai fatta avanti? – mi chiese, nonostante sapesse già la risposta.

- No, ma… - le parole mi morirono in gola e sospirai.

- Credi al vecchio Curt, Ziggie -.

Ormai erano due settimane che avevo mollato la Banda ed ero riuscita a trovare diversi lavoretti di qualche ora l’uno. Avevo appeso il cappello nero al pomello del letto e la divisa da Blues Sister all’armadio, ed ero tornata la classica Ziggie con jeans, scarpe da ginnastica e camicia bianca.

Aiutavo Ray per due ore al giorno al banco dei pegni e il resto della giornata lo passavo in un bar, palco di debutto per nuovi talenti. Qui, facevo la cameriera: servivo al bancone, ai tavoli e, ogni tanto, cantavo; avevo un buon rapporto con i clienti e, spesso, ci trovavamo a parlare di musica fino alla chiusura del locale. Quando mi avanzava tempo, aiutavo all’orfanotrofio: pulizie, intrattenimento dei bambini. Insomma, non era male quella mia nuova vita, tanto che ero anche riuscita a raccogliere un bel gruzzoletto, per permettermi un piccolo monolocale in affitto.

Diedi l’annuncio quella sera a cena, lasciando, però, la mia disponibilità in caso di bisogno, dopotutto quella era la mia casa, la mia famiglia, non potevo certo abbandonarli! Verso le otto squillò il telefono e, dato che Curtis era impegnato a lavare i piatti ed io stavo finendo di sparecchiare, rispose la Pinguina.

- Ziggie! – mi chiamò.

- Si? –

- E’ per te -.

Corrugai la fronte, chi poteva essere? Probabilmente qualcuno del bar, ma strano, era il mio giorno libero! Diedi a Curtis le ultime stoviglie e andai a rispondere.

- Pronto – feci alquanto allegra.

- Sapevo che ti avrei trovata lì – disse, una voce ben nota, dall’altro capo del telefono – come stai, Zig? –

Lanciai un’occhiataccia alla Pinguina, che mi rispose incrociando le braccia al petto, con fare superiore: no, non potevo troncare quella telefonata.

- Non c’è male, Elwood – risposi, smorzando il mio tono di voce, anche se dovevo ammettere che mi faceva piacere sentirlo – Ti è andata bene chiamare stasera, sai? Domani mi trasferisco – era la notizia della serata, perché non darla anche a lui?

Sentii il suo tono smorzarsi – oh! E… Dove vai? – si permise di chiedere, anche se con tono un po’ timoroso.

- In un piccolo monolocale in affitto – gli risposi vaga –tu e gli altri, invece? Come vanno le serate? –

- Vanno – si limitò a rispondere. – Senti, so che magari non ti va o forse sei troppo impegnata, ma, nel weekend, suoneremo in un locale del centro, se vuoi venire, sarai la benvenuta sul palco -.

- Sai che non salirò su quel palco – gli feci notare in tono ovvio, lui mugugnò.

- Prendi, almeno, in considerazione l’invito -.

- Ci penserò. Come si chiama il locale? –

- Soul’s review – sentii Jake urlare, sovrastando Elwood – Ciao Ziggie! – mi salutò.

- Ciao Jake! –

- Allora… buonanotte, Zig – mi augurò Elwood, riprendendo il controllo del telefono.

- Notte, El –

Quella notte non riuscii a prendere sonno e decisi di uscire sulle scalette d’ingresso, per prendere una boccata d’aria. Era una tiepida nottata di fine estate e, nonostante le luci della città, si potevano scorgere alcune stelle. Sorrisi e misi mano all’armonica, suonando un po’ e ripensando a quella telefonata. Sembrava di essere tornati indietro nel tempo, a quando Elwood si rammaricava per qualcosa di sbagliato compiuto, un altro sorriso: no, non era cambiato, era rimasto quel bambino che, gentilmente, mi aveva fatto da guida il primo giorno in questo stabile e, piano, piano, la personalità sovrastava la sete di fama.

Se sarei andata a sentirli? Si, mi mancava il loro sound. 
  
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