Storie originali > Fantascienza
Segui la storia  |       
Autore: adamantina    13/12/2011    2 recensioni
Sono passati tre anni da quando Vanessa, Damien, Lily, Charlotte, Blake, Arthur e Jonathan si sono separati con l’intenzione di tornare alla loro vita normale. Ma cosa significa normale per chi è dotato di poteri che potrebbero cambiare il mondo? Blake non si è arreso e continua a lottare. Ma anche chi ha da tempo rinunciato a combattere per un mondo più giusto dovrà tornare in campo quando le persone a lui più care saranno minacciate …
«Non puoi biasimarci per averne voluto restare fuori, Blake. Quello che tu stai facendo è fingere di essere ancora al Queen Victoria’s, e ti rifiuti di andare avanti con la tua vita. […]»
«Stavo cercando di impedire un omicidio!»
«Sei un idealista» taglio corto, incrociando le braccia. «Ammettilo, lo sei sempre stato. E credo che il tuo vero scopo sia riportare Lily sulla retta via. Ammettilo, ancora ci speri […].»
Genere: Dark, Drammatico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Queen Victoria's College'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

~APOLOGIZE~

 

[Damien]

 

Sono già sveglio da un po’ quando Arthur entra, una tazza in mano.
«Buongiorno» mi dice con un sorriso teso. «Ti ho portato del caffè.»
«Grazie.»
Lo osservo attentamente mentre chiude la porta, mi porge la tazza e si siede sul bordo del mio letto. Mi metto a sedere e soffio sul liquido bollente.
«Ho anche qualche biscotto, se ti va» propone speranzoso, allungandomene uno.
Solo a guardarlo mi viene la nausea.
«Magari dopo» mento, e lo vedo rabbuiarsi.
«Come vuoi.»
«È successo qualcosa?» indago delicatamente, notando la sua tensione e il disagio che dimostra, evitando di guardarmi negli occhi.
Annuisce.
«Io … ho fatto una cosa molto stupida» annuncia.
Mi preoccupo immediatamente.
«Cosa?»
«Ieri ho litigato con Charlotte.»
«Non mi sembra una novità.»
«Ero furioso, e … l’ho baciata.»
Spalanco gli occhi, incredulo.
«Hai baciato Charlotte?» ripeto, sconcertato.
«Sì.»
Faccio una smorfia, ma non riesco a trattenermi. Scoppio a ridere.
Arthur mi guarda come se fossi impazzito.
«Scusa» mugolo «È solo che … l’idea è veramente esilarante. Ok, no, scusa. Ho finito. Non preoccuparti. Sono cose che capitano. Posso accettarlo.»
«Non è tutto.»
«No?»
«No. Eravamo tutti e due molto arrabbiati e molto sconvolti.» Non posso fare a meno di notare l’uso eccessivo ed enfatizzato dell’aggettivo molto. «E le cose sono … sfuggite al nostro controllo, ecco.»
Lo guardo seriamente, stavolta, e stringo gli occhi.
«Avete fatto l’amore?» chiedo, cercando inutilmente il suo sguardo.
«Abbiamo fatto sesso» mi corregge debolmente. «Sono stato un idiota, Dam, lo so. Ero fuori di me, non stavo pensando razionalmente, e neanche Charlotte. Me ne sono pentito così tanto … io non provo nulla, nulla per lei, te lo giuro. Non so cosa sia successo. Mi dispiace da morire.»
Rimango in silenzio per un po’, ascoltando le sue scuse.
«Beh» dico alla fine «Ci sarei rimasto molto peggio se fosse stato Blake, o Jonathan.»
«Cosa?»
«Nonostante tu non riesca a dirlo a voce alta» spiego «Tu sei gay, Art. Ti conosco meglio di quanto conosca me stesso, e ne sono assolutamente certo –anche se tu non lo sei, almeno non consciamente. E questo vuol dire che con Charlotte … è stato veramente solo sesso.»
«È così» mormora. «Ma per lei era la prima volta, e adesso mi sento così in colpa … avrei dovuto pensare. Stavo così male, Dam, e lei ha detto che tu saresti morto comunque –avrei voluto ucciderla.»
Lo osservo. Sto facendo il possibile per essere ragionevole e comprensivo, ma è difficile. È vero che sarebbe stato peggio se fosse stato un ragazzo –ma questo non significa che io sia del tutto indifferente. È un assaggio di come sarà la vita di Art dopo che io me ne sarò andato.
«Art» dico, tentando di restare calmo e non farlo sentire in colpa «Ti capisco. Io sto male da mesi e  non … non abbiamo più … »
«No» mi interrompe lui con fermezza. «Non c’entra nulla. Io ti amo, Dam, lo sai, e ti avevo giurato che non ti avrei abbandonato-»
«Ma non l’hai fatto» dico ragionevolmente. «Sei qua, giusto? Mi hai detto la verità quando avresti potuto tacere.»
«Sì, ma questo non rende meno grave … »
«Art. Basta. Ti amo anche io. Non mi importa di Charlotte, ok? L’hai detto tu, eravate sconvolti. E poi dobbiamo accettare che tra non molto tu potrai fare ciò che vorrai perché …»
«Non dire così» sussurra lui. «Ti prego, Damien. Non troverò nessun altro. Charlotte è stata un errore. Sai a cosa pensavo in quei momenti? A quanto avrei voluto che al suo posto ci fossi tu, e a quanto fosse ingiusto tutto quanto.»
Faccio per ribattere ma un attacco di tosse me lo impedisce. Fatico a riprendere a respirare e sento il poco caffè che ho bevuto rivoltarsi nel mio stomaco. Ci vogliono un paio di minuti, ma poi riprendo il controllo.
«Sto bene» taglio corto, in risposta all’evidente ansia di Arthur. «E … non parliamone più, ok? È successo, ma è tutto perdonato.»
Lui fa per obiettare, ma poi si limita a fare un cenno con la testa.
«Va bene.»
«Sai che cosa … » comincio, ma la porta della camera si apre.
Jonathan entra a grandi passi.
«Tu» ringhia, rivolto ad Arthur «Brutto bastardo … »
Art si alza e indietreggia appena.
«Jonathan» dice con calma «Non … »
Ma Jon, furioso, lo raggiunge e gli sferra un pugno in pieno viso.
Sussulto.
«Jon, calmati» provo a farlo ragionare, ma so che da qui non posso fare nulla. Con cautela, mi alzo e mi avvicino.
«Come hai potuto fare questo a Charlotte?» ruggisce, cercando di colpirlo ancora, ma Arthur lo schiva e tiene le mani sollevate, dimostrando di non volerlo colpire a sua volta.
«Non ho fatto» dice chiaramente «nulla che lei non volesse.»
Capisco che ha detto una cosa stupida prima ancora di Jon. Si trasforma in lupo e si scaglia verso Art.
«Jon!» sbotto, e mi avvicino.
Arthur e Jonathan rotolano a terra, avvinghiati. Mi chiedo perché Arthur non si teletrasporti lontano, poi mi ricordo del bracciale al Pentothal ancora al suo braccio. Questo significa che non è neanche invulnerabile, e che gli artigli e le zanne di Jon potrebbero fargli male sul serio.
Il lupo indietreggia ringhiando e mi dà l’occasione di vedere il morso sul braccio di Arthur.
«Basta, Jonathan» sbotta lui.
Ma lui, furioso, fa per attaccare ancora. D’istinto, senza pensare, lo afferro per la collottola per impedirgli di attaccare ancora. Lui, altrettanto istintivamente, si volta di scatto e mi allunga una zampata.
Sento gli artigli affilati tagliare la mia maglietta e la pelle sottostante con un dolore sordo che mi fa ansimare. Scivolo a terra, il battito accelerato. Prendo fiato ma i polmoni non mi obbediscono. Annaspo in cerca d’aria.
Vedo confusamente Art che mi raggiunge e Jon che torna umano.
«No!» urla Arthur. «Non toccarlo. Il sangue è infetto.»
Jonathan indietreggia, pallido.
«Vai a chiamare Charlotte!» gli ordina Art.
Questa è l’ultima cosa che sento. Il bruciore ai polmoni si fa insostenibile e scivolo in un buio che, lungi dall’essere confortante, è spaventoso come il pensiero che potrei non svegliarmi più.
 
Sento le voci ma non riesco ad abbinarle ai loro proprietari.
I miei polmoni sono forzati a respirare da ossigeno artificiale.
«C’è qualcosa che possiamo fare?»
«Non lo so …»
«Ti prego, Charlotte!»
«L’unica cosa … l’ultima cosa che potremmo tentare è il trapianto di midollo.»
«Quello che ha fatto Vahel?»
«Sì.»
«Ma potrebbe ucciderlo.»
«Sì.»
«Se non lo facciamo … quanto potrà andare avanti così?»
«Non più di ventiquattr’ore. Probabilmente di meno.»
Un lungo silenzio, poi un sussurro.
«Non so cosa fare.»
«Sei tu il suo tutore legale, Arthur. Devi decidere per lui.»
«Sarai tu ad operarlo?»
«Dovrà farlo Jonathan.»
«È colpa sua se adesso è qui!»
«Primo: è la vostra unica possibilità. Secondo: su di te è riuscito. E terzo: sarebbe successo comunque entro breve.»
«Hai della morfina?»
«Poca. Ma non credo che sentirà molto, è incosciente.»
Un altro silenzio, più lungo del primo.
«Va bene. Fallo.»
 
La poca morfina non fa altro che placare il dolore per qualche minuto. Poi, più in là, nei brevi momenti di lucidità, niente può fermarlo.
Grido e cerco di muovermi, ma sono immobilizzato.
E allora posso solo concentrarmi sulla sensazione della mano di Arthur stretta nella mia –il mantenimento di una promessa.
 
«Allora?»
«I segnali sono buoni. Credo che si risveglierà presto.»
«Ma … è guarito?»
«Non possiamo ancora saperlo. Per prelevare il sangue aspetterei che l’invulnerabilità abbia tempo di guarire tutto il sistema immunitario.»
«Pensi che possa sentirci?»
«Non ne sono sicura, ma credo di sì. Vieni qui, ti medico quel morso. Jonathan non è stato delicato, eh?»
«Non esattamente.»
«Hai sentito quello che ha detto Lily?»
«No.»
«Vahel si è ripreso. Pare che voglia portarci veramente da qualche parte.»
«Dovrà aspettare che Damien si riprenda.»
«Non sei riuscito a togliere il bracciale con il Pentothal?»
«Non ci ho pensato, onestamente.»
«Ho sfruttato un corso in nanotecnologie a cui avevo partecipato e sono riuscita a toglierlo a Blake, Jon e a me stessa. Dammi il polso.»
«Oh. Grazie.»
«Figurati. I tuoi poteri torneranno presto.»
«Immagino che tu abbia parlato a Jonathan.»
«L’ho fatto. Non l’ha presa bene.»
«L’ho notato.»
«E Damien?»
«Ha capito e mi ha perdonato. Spero solo che continui ad essere così ora che forse abbiamo più tempo davanti a noi.»
«Andrà bene, vedrai. Ora vado a riposare. Dovresti farlo anche tu. Sono sicura che Vanessa ti darebbe il cambio volentieri.»
«Non mi muoverò da qui.»
«Come preferisci. Fammi chiamare se si sveglia, o se succede qualunque altra cosa, d’accordo?»
«Va bene. Buonanotte.»
«Altrettanto.»
 
«Damien? Non so se riesci a sentirmi. Secondo Charlotte sì, e lei non sbaglia mai un colpo, giusto? Pensavo che questa cosa del trapianto fosse stato un suo errore, ma sembra che abbia funzionato. Che fortuna sfacciata.
«Spero che ti sveglierai presto. Io sono qui accanto a te, comunque. Te l’avevo promesso, ricordi? Bene, dovresti sapere che Vanessa è venuta a trovarti. È molto preoccupata per te. Lei sta bene, ha detto che la bambina fa le capriole oggi.
Sono passati anche Blake e Lily … e Charlotte, ovviamente. Jonathan non si è ancora fatto vedere, penso che si senta in colpa. Fa bene. Capisco che abbia aggredito me –anche se non avevo fatto niente di male a Charlotte, in realtà-, ma non avrebbe dovuto toccare te. Comunque credo che le cose torneranno a posto, col tempo.
«Bene, ho finito gli argomenti … adesso riposati bene e, appena te la senti, se puoi, svegliati, ok? Perché qui siamo tutti abbastanza in ansia. Io sono qui e non mi allontano neanche per un minuto. Ti tengo la mano, senti? Ti amo. Torna presto.»
 
Un filo di luce attraversa le tende tirate e raggiunge il letto. Batto le palpebre e mi guardo intorno.
Art, ovviamente, è accanto a me, su una sedia, e tiene la mia mano. Ha gli occhi piccoli, come se non dormisse da tempo, e i capelli arruffati, lo sguardo perso nel vuoto.
«Ehi» mormoro con un filo di voce, la gola secca.
Art sussulta e si rianima subito.
«Damien! Oh, Dio. Stai bene?» chiede, preoccupato.
Con cautela mi metto a sedere.
«Bene» confermo, godendomi la sensazione dell’aria che entra ed esce liberamente dai polmoni senza impedimenti, e dei miei muscoli intorpiditi che si tendono. «Mai stato meglio» confermo.
Lui sorride, un sorriso vero e sincero che non posso non ricambiare.
«Vuoi dell’acqua?» chiede.
«Sì, grazie. In realtà ho fame … c’è qualcosa da mangiare?»
Art si illumina a queste parole.
«Tutto quello che vuoi. No, aspetta. Non alzarti. Prima fammi chiamare Charlotte.»
«Al diavolo Charlotte» replico, ma obbedisco e resto seduto, lasciando che sia lui, recuperata l’acqua, a raggiungermi.
Bevo tutto il bicchiere e poi, senza riuscire ad aspettare, lo attiro a me e lo bacio.
Avidi, non ci fermiamo fino a quando la porta non si apre.
«Damien! Beh … sembra che tu stia bene» commenta Charlotte.
Vagamente imbarazzato, confermo. Cercando di non pensare che non molto tempo fa lei è andata a letto con Arthur.
Mi misura la febbre e preleva del sangue per avere la certezza che il virus sia sparito, quindi si dilegua, lasciandomi solo con Art.
«Quanti giorni sono passati?» gli chiedo mentre divoro uno a uno un pacco di biscotti.
«Tre.»
«E Vahel?»
«È ancora fermamente convinto a portarci via con lui. Aspettava solo che tu ti risvegliassi.»
«Ma … pensavo che senza quel bracciale ti fossero tornati i poteri.»
«Ecco … sì, sono tornati, ma per il momento non riesco a teletrasportare nessuno insieme a me. Ho provato.»
«Oh.»
«Già. Ma tutto il resto funziona bene, invulnerabilità compresa.»
Arthur evita il mio sguardo. Credo ci sia qualcosa che mi sta nascondendo, ma non ho cuore di indagare adesso.
«Charlotte cosa dice?» chiedo.
«Che è colpa dei troppi prelievi. Ma secondo lei si rigenererà nel giro di qualche mese.»
«Di sicuro?»
«No, ma sai che lei non sbaglia mai.»
Queste parole mi ricordano qualcosa.
«Mi hai parlato» dico lentamente «Mentre dormivo.»
«Quindi sentivi. Un altro punto per Charlotte.»
«Non mi hai lasciato un attimo.»
«Te l’avevo promesso.»
Gli sorrido. Qualcuno bussa alla porta, che si socchiude.
Vedo Arthur irrigidirsi immediatamente.
«Jon. Vieni.»
«Ciao. Sono felice che tu ti sia svegliato.»
Fa qualche passo dentro, senza guardarmi negli occhi.
«Volevo solo … chiederti scusa. È colpa mia. Non avrei dovuto aggredirti così. E ... anche te, Arthur. Scusatemi.»
«Va tutto bene» replico con un sorriso.
Jon lancia un’occhiata ad Art, che si stringe nelle spalle.
«Quello che va bene a Dam va bene anche a me. Ma non riprovarci.»
«Non lo farò.»
Art annuisce.
«Vado a prenderti qualcos’altro da mangiare» annuncia, e si allontana.
Io e Jon restiamo un attimo in silenzio.
«Come fai ad accettarlo?» chiede poi lui, sottovoce, sedendosi accanto a me.
«Cosa?»
«Arthur e Charlotte.»
«Mi ha assicurato che è stato un errore.»
«E tu ti fidi?»
«Certo.»
Jon socchiude gli occhi.
«Vorrei potermi fidare anch’io.»
«Verrà con il tempo.»
«Lo spero proprio.»
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantascienza / Vai alla pagina dell'autore: adamantina