Ecco il secondo capitolo, spero di trovare qualche commentino.
Grazie alle ragazze che hanno commentato.
Un Bacio.
S.
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CAPITOLO 2.
“Devi capire, Kerry, che non può andartene a zonzo in questo modo” borbottò Frederic paonazzo, dopo avermi vista rientrare nell'edificio senza scorta, scossi la testa
“Charla” lo corressi, il tono irremovibile “E poi” continuai “sono una persona normale” allargai leggermente le narici spazientita
“Tu eri una persona normale” esclamò con la voce stridula, spalancai gli occhi
“Ma ti senti, Cristo?” imprecai, feci due passi verso di lui “guardami bene! Ho due occhi, due gambe, due orecchie, una bocca. Che diavolo mi rende così diversa dagli altri?” se non fossi stata arrabbiata avrei quasi sorriso di quest'ultima frase ricordando quanto nel passato avevo lottato per apparire diversa dalla massa. Ora ero stata accontentata, e non mi piaceva per niente.
“Tu sei famosa. Il tuo bel faccino vale migliaia di sterline” spiegò avvicinandosi a me, scuotendo l'indice
“non ho firmato per questo” spiegai “Ho firmato per poter cantare, per vedere la gente piangere, ridere, emozionarsi ascoltando la mia voce. Ma per vedere i sorridi del pubblico devo poter camminare tra le persone, devo potermi muovere, vivere” raccolsi la borsa, mi avvolsi nel cappotto di Valentino regalatomi all'ultima sfilata dello stilista e mi avviai verso la porta “e adesso vado a casa” aprì la bocca per replicare “Da sola” spiegai, e uscii senza lasciagli possibilità di replica.
Lo sentii bofonchiare qualche maledizione nell'altra stanza, sorrisi soddisfatta ed iniziai a camminare fiera.
Avevo solo qualche centinaio di metri da percorrere per arrivare alla fermata della metropolitana, ed in quei pochi minuti di strada venni fermata per ben tre volte per un autografo o una veloce fotografia. Per la prima volta da quando ero diventata famosa, iniziavo ad assaporare la notorietà e mi piaceva da morire.
Scesi in fermata quasi volando sulle scale bagnate dalla pioggia londinese, mi avvicinai ad una delle macchinette automatiche e ritirai un biglietto rosa.
Quando mi accorsi che le mani mi tremavano leggermente al momento di passare il biglietto nell'apposito meccanismo non potei non sorprendermi della grande emozione che mi suscitava un atto così normale, meccanico, quotidiano.
Arrivai a casa circa un'ora più tardi infreddolita, ma contenta.
Spalancai la porta euforica
“Amy! Lizzie!” chiamai. Nessuna risposta, in compenso arrivò Edward, frenetico, a prendermi il cappotto
“signorina, non sta bene urlare in questo modo” mi redarguì, sorrisi e lo abbracciai
“Sa una cosa, Edward? Lei deve davvero sciogliersi un po'. Domani ha la giornata libera.” sentenziai, lui fece un passo indietro e mi regalò uno sguardo quasi intimorito
“Ne sono lusingato, signorina Charla, ma nel mio contratto non c’è alcuna clausola che preveda giorni liberi” scossi la testa
“e che dice il contratto delle vacanze pagate?”
“quelle sono previste, sempre a discrezione del datori di lavoro” mi chiesi se aveva imparato a memoria il contratto che ci legava
“Perfetto!” esclamai “Ho altro due maggiordomi, è ora che lei si rilassi un po'. Si prenda una settimana di vacanza. Mi creda, ce la caveremo egregiamente” lo rassicurai, lui annuì titubante, io sorrisi per l'ennesima volta
“Prometto che stasera sarò impietosa con lei, così non potrà ripensarci” scherzai “Stasera ho ospiti, mi preparerebbe del vino per la cantina?” chiesi, lui annuì
“certamente, vuole Dom Perignon?” scossi la testa
“Edward, sai che non mi piacciono i vini francesi. Bollicine italiane, e del vino rosso, per piacere” lui annuì e si ritirò.
Salii le scale e mi fiondai nella camera di Lizzie, quando non la trovai mi diressi nella stanza di Amy. Bussai vigorosamente e senza aspettare risposta mi fiondai dentro
“Ma che cavolo! Charla, aspetta che ti dica di entrare” disse stringendo la maglietta contro il busto nudo, strinsi un po' le labbra fingendomi dispiaciuta, lei terminò di vestirsi rapidamente lanciandomi occhiate stizzite
“Si può sapere che cosa hai da dire di tanto importante da non poter aspettare due minuti?”
“Stasera sei libera? Abbiamo ospiti” spiegai
“Sono stanchissima, Charla. Questa notte Zack non mi ha fatto dormire” ridacchiai
“E pensare che non lo avevo mai pensato troppo prestante” lei afferrò il cuscino e me lo tirò in pieno viso talmente velocemente che non riusci a proteggermi con le mani, iniziai a guaire delle risate
“Perché sei così di buon umore?” chiese inquisitoria, io alzai un sopracciglio
“Stasera sono tornata a casa da sola” lei si fermò un attimo, io feci una pausa e poi aggiunsi “in metropolitana” lei spalancò la bocca
“E di Freddie che ne hai fatto? L'hai fatto fuori?” mi strinsi nelle spalle
“Immagino di non avergli lasciato scelta” spiegai
“E' ora che tu inizi a capire che genere di persona sia” borbottò, sbuffai
“Non è poi così male. Se ho tutto questo oggi è anche merito suo” lei scosse vigorosamente la testa
“E' meglio se non parliamo di questo argomento. Ogni volta che ci capita di discutere di Frederic finiamo col litigare. Piuttosto, chi viene stasera?”
“Quattro ragazzi che ho conosciuto oggi alle audizioni” lei strinse impercettibilmente gli occhi
“Quattro eh?” chiese maliziosa, risi
“E smettila” borbottai “Dobbiamo parlare di lavoro” lei sporse il labbro inferiore
“Lo sappiamo tutti che hai una certa incapacità di star lontana dagli uomini” scossi il capo
“Ho solo un sano appetito sessuale”
“Al limite della ninfomania” decise di completare la mia frase, sbuffai scherzosamente
“Questa battuta sta diventando vecchia” la avvertii
“Vecchia sì, ma per sempre vera” sorrise “Se non vengono per motivi ludici, che diavolo che ne facciamo di quattro ragazzi in giro per casa?”
“Hanno davvero talento” spiegai con gli occhi che mi si illuminavano per la passione “non li hanno presi e voglio provare a vedere se riusciamo a dar loro una possibilità”
“Signorina Charla, non mi starà diventando troppo ambiziosa?”
Sorrisi dandole un bacio sulla guancia
“Ci vediamo di sotto alle nove” le diedi appuntamento e mi spostai nella sala da bagno.
Fui sorpresa quando vidi la vasca riempita d'acqua e schiuma e la stanza avvolta da un'oscurità rotta solo da qualche candela chiara. Appuntai mentalmente di ringraziare il mio maggiordomo per le sue attenzioni.
Mi immersi e chiusi gli occhi, massaggiandomi le tempie in senso antiorario, la stanza si fece più buia, gli occhi più pesanti ed io mi lasciai andare.
Sentii bussare educatamente alla porta e una voce mesta dall'altro lato mi informava dell'arrivo dei miei ospiti. Imprecai uscendo velocemente dalla vasca
“Signorina, il linguaggio. Frederic...” iniziò Edward non appena mi vide apparire sulla porta
“Ah, cielo! Si fotta Frederic!” lo fulminai con lo sguardo mentre correvo verso camera mia, afferrai un vestito rosso di seta e lo infilai rapidamente senza badare alle pieghe che aveva formato sulla mia pelle ancora umida, asciugai i capelli con l'asciugamano che portavo in testa e scesi le scale dimenticandomi di truccarmi e pettinarmi.
“Scusate ragazzi, mi sono addormentata in vasca.” dissi mentre scendevo le scale rischiando di inciampare, i miei occhi si posarono sul ragazzo che doveva chiamarsi Antony e quando incrociarono i suoi, il mio cuore mancò un battito
“è già scesa Amy?”
“Noi non abbiamo visto nessuno” spiegò Simon, scossi la testa
“Scusateci, abbiamo una brutta tendenza ad arrivare in ritardo” dissi sedendomi sul divano. Avvicinandomi a loro non potei evitare di notare che la tensione era palpabile nell'aria, sorrisi
“Ragazzi, rilassatevi!” esclamai “Ci facciamo solo due chiacchiere” dichiarai, lori non ebbero tempo di rispondere che Amy fece il proprio ingresso nella stanza
“Questa è Amy” dissi girandomi leggermente verso di lei “Amy, questi sono i ragazzi di cui ti parlavo oggi” indicai a palmo aperto il primo ragazzo “Lui è Simon, lui Antony” vidi che il ragazzo che gli sedeva accanto gli tirò una gomitata nelle costole in segno di approvazione; poi mi fermai un istante e socchiusi gli occhi “Scusate, ragazzi” ammisi “i vostri nomi proprio non li ricordo”
i due sorrisero il ragazzo con i capelli più scuri fece un passo verso la mia amica
“Piacere, sono Duncan” lei sorrise e ricambiò la stessa di mano, la scena si ripeté con l'altro ragazzo che disse di chiamarsi Lee.
“Beviamo qualcosa?” proposi, i quattro accettarono. Edward si avvicinò e chiese se doveva occuparsene lui
“no, Edward, non è necessario, facciamo io e Amy lei vada a fare le valige. Se ho bisogno di qualcosa chiamerò Melanie.” lui annuì e ci augurò di passare una buona serata prima di ritirarsi. Io mi alzai e mi diressi verso la cucina, sentii Amy che mi chiamava
“Aspettami, Charla. Vengo con te, ti aiuto a portare i bicchieri” mi fermai per aspettarla, lei mi guardò raggiante, le rivolsi uno sguardo interrogativo e continuai a camminare. Non appena mettemmo piede in cucina chiuse la porta con decisione
“A te piace Antony” disse mentre tiravo fuori i bicchieri di vetro sottile
“Può darsi” risposi maliziosa girandomi appena verso di lei
“Non ti pare troppo simile a Kurt?” chiese lei, scossi la testa
“Ho un tipo ideale” spiegai stringendo gli occhi in due mezzelune e tirando fuori la lingua. Prendemmo i bicchieri, li portammo in sala e li appoggiammo sul tavolino di vetro che stava tra i due divani. Amy si occupò di riempirli di vino.
“Bene” esordii con gli occhi fissi sul vino che facevo roteare nel bicchiere “Prima il dovere, poi il piacere. Prima ho parlato con un paio di amici alla Virgin e sembrano aperti all'idea di farvi un contratto. Oggi non siete stati presi perché uno dei nostri soci anziani aveva una predilezione per un altro paio di ragazzi e ha finito con l'influenzare tutta la commissione, ma ho percepito del potenziale in lui e l'azienda è propensa a fare un tentativo. Che ne dite, vi piacerebbe?” gli occhi dei quattro si illuminarono, il ragazzo dai capelli più corti rizzò la schiena sul divano
“Sì, è incredibile” esclamò, aspettai conferma anche da parte degli altri e feci una chiamata veloce a Freddie
“Dio, Charla. Ero così in pena per te” scossi la testa e feci schioccare la lingua contro il palato, poi contorsi il viso in una smorfia che fece scoppiare a ridere tutti coloro che erano nella stanza
“chi c'è lì con te?” disse, probabilmente sentito il vocio che si era alzato dal mio lato della cornetta
“Non sono affari tuoi” replicai, secca
“Tutto ciò che ti riguarda sono affari miei” feci roteare gli occhi
“Freddie, devi davvero darci un taglio. Non so per quanto posso sopportare ancora questa storia” borbottai, lui si scusò. Continuai a parlare
“Senti, fai una chiamata a John e confermagli che i ragazzi di cui gli ho parlato hanno accettato la mia proposta. Prendi loro appuntamento per venerdì pomeriggio, e poi richiamami” ordinai, fredda e asettica.
Lui mi richiamò nel giro di pochi minuti dicendo di aver confermato il tutto, lo ringraziai e riattaccai.
“Ragazzi” esclamai alzando il bicchiere in un brindisi “Venerdì alle quattro avete appuntamento in studio. Vi faranno provare a registrare in cabina, giusto per vedere come lavorate a livello professionale, dovrei essere lì anche io, magari passo a farvi un saluto.” avvicinammo i bicchieri e ne bevemmo un sorso
“non ci posso credere” disse Duncan, io sorrisi, mentre lui alzava un' altra volta il bicchiere
“Propongo un brindisi a Charla” io ridacchiai
“ma ne abbiamo appena fatto uno” protestai, Lee si alzò dalla poltrona
“Non si beve mai abbastanza” risi e bevvi un altro sorso di vino.
Mi raccontarono di come si erano conosciuti in una scuola pubblica londinese qualche anno prima, non si erano piaciuti da subito, ma col tempo avevano imparato a conoscersi ed apprezzarsi uniti dalla passione per la musica.
Stavo parlando con Duncan della sua attuale ragazza quando lui, curioso, iniziò a chiedermi di quanto ci fosse di vero in quello che i tabloid dicevano di me
“i tabloid” spiegai “hanno la brutta tendenza ad attribuirti storie con chiunque, anche quando di storie non si tratta.” loro annuirono
“ma la storia con Justin Timberlake?” chiesero, scossi la testa
“l'ho conosciuto, ma non è proprio il mio tipo. In realtà cerco di non uscire con gente conosciuta, cerco di evitare di rimanere intrappolata in qualche guerra mediatica per avere pubblicità” continuai bevendo l'ultimo sorso di vino rosso, allungai la mano verso la bottiglia verdastra e versai ciò che ne rimaneva nel bicchiere
“In realtà non ho una storia seria da quando sono diventata famosa” confessai, mi accorsi di parlare con quei quattro ragazzi come se li conoscessi da una vita, come amici di vecchia data dal sorriso amorevole
“Nessuno? Niente di niente?” chiese Lee strabuzzando gli occhi, scoppiai a ridere
“Ho parlato di storie. Non di sesso” dissi alzando un sopracciglio maliziosa, lui annuì, quasi serio
“Davvero, non riuscivo ad immaginare come qualcuno potesse rimanere in astinenza così a lungo” svuotai di nuovo il bicchiere e gli porsi la mano
“Su questo mi trovi perfettamente d'accordo” affermai, poi accorgendomi che tutte le bottiglie della sala erano vuote mi congedai
“E come mai non hai più avuto storie?” chiese Antony interessato
“Ho avuto dei problemi a superare una delusione amorosa. Kurt, un ragazzo con cui stavo al liceo. Stavamo insieme da tre anni quando ho scoperto che lui e la mia migliore amica se la facevano da un sacco di tempo. Sai, era il mio primo amore” risatina isterica “e ci sono cascata con tutte le scarpe” lui sorrise consolatorio
“mi dispiace” affermò, io mi strinsi nelle spalle
“Antony, il passato è passato” affermai sicura, poi, accorgendomi che tutte le bottiglie sul tavolino erano terminate, mi alzai scusandomi
“Ragazzi, scendo in cantina a cercare qualcosa da bere” spiegai uscendo dalla stanza dirigendomi verso le scale scure che portavano in cantina.
Decisi di accendere solo la luce che illuminava l'entrata delle stanza, lasciando in penombra la zona in cui era sita la cantinetta contenente i vini per un'irrazionale paura di scorgere qualche ragno deambulare per la stanza più umida della casa.
Diedi le spalle alla porta e, fissando indecisa la parete di vini che si stagliava in alto innanzi a me, presi a mordicchiarmi un unghia perfettamente laccata di rosso, improvvisamente una mano si posò sulla mia spalla
“Zack, Amy è al piano di sopra” spiegai, convinta che fosse entrato in cantina il fidanzato della mia amica. La mano dalla spalla si spostò accarezzandomi delicatamente il collo
“Ok, non sei Zack” ammisi, stuzzicata dalla situazione. Incrociai le dita sperando fosse Antony. Lo chiamai per nome prima di girarmi e appoggiare la schiena al muro. Lui allungò un braccio appoggiando la mano al muro, creando una sorta di barriera tra me e la porta
“Come lo sapevi?” chiese, mi strinsi nelle spalle sorridendo
“Sesto senso, credo” spiegai alzando un sopracciglio, lui annuì e il suo sguardo si spostò sulla parete di vini che ci eravamo lasciati sulla destra, entrambi parlavamo con tono caldo e sensuale
“Problemi con la scelta del vino?” chiese, io annuii
“Serve una mano?” continuò, di nuovo feci un cenno di assenso con il capo. Lui si chinò su di me, avvicinandosi minacciosamente. Capii che stava per baciarmi.
Sorrisi, un tocco di maliziosità nello sguardo, poi afferrai la prima bottiglia che riuscii a raggiungere e scivolai sotto il suo braccio
“Bene, l'ho trovata, saliamo” lui sorrise, quasi compiaciuto, un tacito cenno di approvazione tra noi per il nostro silente gioco. Mi seguii mentre salivo le scale.