Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Shade Owl    17/12/2011    2 recensioni
Sei mesi dopo gli eventi della Fornace, Timothy Anderson è stato messo a capo di una squadra di apprendisti, gli stessi quattro ragazzi che ha protetto in precedenza. Ma la temibile Alleanza delle Ombre, servendosi di Julien Wings, ha dei piani da portare a termine, piani che lui deve contrastare. A complicare le cose, la sua collega Raven scompare all'improvviso. Cos'altro potrà andargli storto?
Genere: Avventura, Fantasy, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Sangue di demone'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La notizia che Flynn potesse separare demoni da esseri umani rese Timmi apatico per tutta la giornata seguente. Di certo, pensò Nadine, almeno in questo modo il bambino si era assicurato che  non parlasse al Sommo Concilio del motivo per cui Raven era improvvisamente sparita dalla circolazione, e non poté fare a meno di chiedersi se non fosse proprio questo il suo vero obbiettivo.
Dubitava che potesse trattarsi di mero altruismo, quando lui e Raven stavano facendo l’impossibile per riuscire ad evitare l’utilizzo improprio di tutta quella tecnologia Atlantidea e della sapienza Lemuriana. Forse era anche per la paura che aveva nei confronti di Timmi che aveva deciso di rivelargli quella particolare informazione.
Ad ogni modo, adesso era fatta, e non si poteva chiedere a Timmi di fingere di non aver sentito, né costringere Flynn a rimangiarsi quanto detto. Naturalmente la cosa si sarebbe potuta ovviare con un qualche incantesimo capace di modificare i ricordi, ma Nadine sapeva che non sarebbe mai più riuscita a guardarsi allo specchio senza provare l'istinto di sputarsi in faccia, sapendo che da qualche parte nel mondo c’era una cura per la condizione disperata in cui versava Timmi e che lei gliel’aveva tenuta nascosta con la magia.
Preferì non dirlo tanto presto a Xander e agli altri: la cosa poteva anche risolversi in una bolla di sapone, se Timmi avesse deciso di tenersi i poteri, ed informarli avrebbe causato solo ulteriore scompiglio. Non le era affatto difficile immaginarli correre da Timmi ed assillarlo perché rifiutasse, specialmente Jo e Xander.
E lui, dal canto suo, non si fece vedere per almeno ventiquattro ore filate, un tempo talmente lungo che Nadine decise di spedire a casa un clone magico che ingannasse i suoi genitori per restare con lui. Già altre volte l’aveva visto in crisi, ed avevano anche litigato in una di queste occasioni, ma mai prima di allora si era trovata ad affrontare una cosa del genere.
Quando gli portò il pranzo lo trovò sdraiato sul suo letto a due piazze (gli piaceva dormire comodo) che fissava il soffitto, una bottiglia di vodka mezza vuota stretta in una mano ed un’altra, totalmente svuotata, sul comodino. Anche quello non era un buon segno: tutte le volte che era giù ne prendeva almeno una e la faceva fuori come se fosse acqua fresca. Il fatto che fosse quasi arrivato a due…
- Sono preoccupata per lui.- disse guardando il soffitto, mentre assieme a Raven e a Flynn consumava una cena silenziosa - Di solito non fa così.-
- Lo conosco da più tempo di te.- osservò tranquillamente Raven - So bene che è un tipo forte, Nadine. Non ha un carattere facile, certo, ma non si tira mai indietro. Presto scenderà da quella scala e ci dirà cosa ha deciso di fare.-
Il suo tono era, come sempre, formale e distaccato, ma Nadine apprezzò lo stesso il fatto che la Valchiria cercasse di rassicurarla. Almeno c’era qualcuno che capiva come si sentisse.
- Vorrei solo poterlo aiutare.- sospirò.
- Lo stai già facendo.- la tranquillizzò l’altra - Tu sei stata preziosa per lui, e lo sei tutt’ora. Sono certa che apprezza quanto ti impegni.-
Finirono di cenare in silenzio ed andarono al piano di sopra. Nadine entrò nella stanza di Timmi, con l’intenzione di dormire accanto a lui come aveva già fato la sera prima, e lo trovò finalmente fuori dal letto. Era seduto sul davanzale della finestra aperta, con indosso solo i pantaloni, e sembrava appena uscito dalla doccia. Osservava il panorama all’esterno, ammantato dalle ombre della notte, e pareva immerso in pensieri troppo difficili da esprimere a parole.
- Ehi…- gli disse, avvicinandosi - Ti sei alzato.-
Lui annuì senza guardarla. Aveva lo sguardo distante, velato.
- Come ti senti?-
Scosse la testa: non lo sapeva neanche lui.
Nadine si appoggiò ad un tratto di davanzale libero, incrociando le braccia e sporgendosi verso l’esterno. Non parlarono per alcuni minuti, immersi nel silenzio.
- Raven come sta?- chiese Timmi, d’un tratto.
- Sta bene.- rispose - Ma è ancora uno straccio… troppo preoccupata per Flynn… e anche per te, adesso.-
Lui sbuffò.
- Sai, non ne posso più di gente che si preoccupa per me.- disse - Sono quello più forte, e sono anche meglio preparato di molti altri del Sommo Concilio. Lei mi batte solo in esperienza. A regola dovrebbe essere preoccupata per te, semmai.-
- La gente si preoccupa solo di coloro che stanno male, Timmi.- disse lei - Questa è la regola.-
Lui sbuffò di nuovo e non rispose. Caddero di nuovo nel silenzio per qualche tempo.
- L’hai detto agli altri?- chiese.
- No.- rispose Nadine - Non ancora.-
- Grazie.- disse - Non me la sento di dirglielo. So già come reagirebbero.-
- Sì, ci ho pensato anch’io.- sospirò la ragazza - Jo e Xander probabilmente diventerebbero matti.-
- Ed Alis ammattirebbe per calmare loro.- completò Timmi. Scese dal davanzale e vi si appoggiò di spalle, incrociando le braccia - Ma non potrò non dirglielo.-
- Solo se vuoi farlo.-
Lui strinse i pugni.
- E se volessi?- chiese - Se… se volessi… perdere i poteri?-
- Potresti scegliere di ascoltare Flynn.- disse Nadine - Diventeresti un normale essere umano.- lo guardò intensamente - Ma dipende da te. Da ciò che pensi di dover fare.-
- Io…- disse Timmi - Io non lo so…- ammise, andando a sedersi sul letto - Nadine… io non sono cattivo… ma non sono nemmeno buono.- sospirò - Il demone che è in me mi impedisce di scegliere. Cosa succederebbe, la prossima volta, se non riuscissi a calmarmi? O se lo facessi troppo tardi?-
- Non riesci a scegliere perché non ti sai gestire.- disse Nadine - Convivi col demone da troppo poco tempo.-
- E che succede se divento come…-
Strinse gli occhi ed i pugni, arrabbiato con se stesso. Nadine si sedette accanto a lui, stringendolo forte.
- Io so che non lo farai.- disse - Ma se hai paura che succeda, allora affidati a Flynn.-
Timmi annuì, anche se tremava ancora.
- Domani gli parlerò.- disse - Rinuncerò ai poteri.-
 
***
 
Flynn non diede particolari manifestazioni di sorpresa o di sgomento quando Timmi gli disse che accettava l’offerta. Si limitò ad annuire, e a dirgli che se per lui andava bene sarebbero partiti subito dopo colazione. Raven fu meno brava di quanto Nadine si fosse aspettata nel mascherare lo stupore, ma si riprese comunque piuttosto in fretta e non fece commenti: probabilmente aveva una reazione tanto forte a causa del fatto che lavoravano insieme, e collaboravano da tanto tempo. Forse, una parte di lei non si era aspettata quella risposta. Ad ogni modo, non persero troppo tempo a parlarne e, subito dopo mangiato, si prepararono ad andare.
- Dove dobbiamo recarci?- chiese Raven - È una delle locazioni ancora da trovare, è esatto?-
- No.- rispose Flynn, mettendosi il berretto - A dire il vero, è l’ultima che abbiamo visitato, l’altro ieri.-
- In Francia, quindi.- disse Timmi - Va bene. Sappiamo Proiettarci tutti, qui, vero?-
- Io no.- ammise il bambino - Non sono granché con la magia. Me la cavo meglio con la scienza.-
- Allora andrai d’accordo con Loran…- grugnì il mezzodemone, mentre Raven gli dava la mano.
Pochi istanti dopo si ritrovarono tutti nello stesso posto in cui si erano incontrati qualche giorno prima, la piccola conca tra le montagne nel sud della Francia.
E, sorpresa delle sorprese, adesso lì c’era un improvvisato accampamento di tre increduli Emissari delle Ombre.
 
- Mi sbaglio o questo posto è una meta turistica un po’ troppo ambita?- sbuffò Timmi, avanzando di un paio di passi.
I due uomini e la donna, vestiti di nero dalla testa ai piedi, erano stretti attorno ad un fuoco spento, e stavano ancora finendo la loro frugale colazione. Quando i quattro comparvero nella piccola valle si alzarono subito, sorpresi ed allarmati.
Il mezzodemone li osservò uno ad uno, aggrottando la fronte, poi lanciò un’occhiata eloquente a Nadine, che annuì e fece un passo indietro: il demone se ne sarebbe andato quel giorno. Era giusto farlo sfogare per l’ultima volta.
- State dietro di me.- disse la ragazza a Raven - Lasciamo che ci pensino loro due.-
- Loro due chi?- chiese Flynn.
Raven s’incupì.
- Loro due.- ripeté.
 
Gli Emissari delle Ombre si prepararono a combattere, senza mai perderlo di vista. Due di essi, un uomo e la donna, si somigliavano moltissimo, e al suo olfatto sottile giungevano odori quasi identici: entrambi erano alti e sottili, scuri di capelli e un po’ pallidi di carnagione. Oltre al sesso, le uniche differenze tra i due erano i capelli, che lei portava i capelli molto più lunghi del fratello, ma oltre a ciò non c’era quasi niente che li rendesse diversi. Se lui si fosse messo una parrucca o se lei si fosse tagliata i capelli, sarebbero stati a dir poco indistinguibili. Erano senza dubbio gemelli.
L’altro era invece più basso di loro, nero di carnagione quanto di vestiti, e leggermente più muscoloso dei compagni; il suo occhio destro era solcato da una piccola cicatrice che, fortunatamente per lui, non sembrava averne compromesso il funzionamento. Oltre alla spada, che anche i suoi compagni portavano, teneva una grossa e pesante ascia bipenne dal lungo manico appesa alla schiena.
- Ditemi… “signori”.- disse Timmi, guardandoli uno ad uno - Cosa mai ci fanno, qui, tre Emissari delle Ombre come voi?-
Passò un istante prima che uno di loro si decidesse a rispondere.
- Quello che ci fate voi, presumo.- rispose il maschio dei due fratelli, stringendo l’elsa della spada che gli pendeva dal fianco.
- Ne dubito, sinceramente.- ridacchiò il mezzodemone - Ma se dici così, significa che volete introdurvi nel laboratorio che c’è qui in giro, dico bene?-
- Bhè, non credo che questi siano affari tuoi.- disse scontroso l’uomo con la cicatrice, sguainando la spada - Siamo qui per ordine di un nostro superiore. Non ti riguarda il perché.-
- Parole dure per uno che è in netto svantaggio.- osservò Timmi.
- Non ci sottovalutare.- lo ammonì la donna - Siete in quattro, e uno di voi è un bambino. Un’altra è solo un’apprendista. I numeri sono con noi, Artiglio Nero.-
Timmi non rispose, ma alzò il naso per aria e cominciò ad inspirare forte, come se stesse fiutando qualcosa.
- Paura…- disse piano - Permea l’aria. Il corpo umano emette tossine, quando si è in preda al panico…- riportò lo sguardo sul trio, mentre un’espressione di ferocia animalesca gli torceva le labbra in un sorriso terrificante - Se non devo sottovalutarvi, perché sento puzza di paura?-
Nessuno fiatò, ma il gemello fece un passo indietro, e questo fu sufficientemente eloquente, anche più di mille parole.
E lui si trasformò.
 
Era diventato un demone, un enorme mostro scaglioso, nero come la pece, solcato solo da alcune sfumature giallastre. La lunga coda si muoveva piano, sollevando pietre e sbuffi di polvere da terra. Un grande rettile ringhiante.
C’era un motivo, se lo chiamavano Artiglio Nero.
Fissò il suo luminoso sguardo di fuoco sui tre, che non riuscirono a non trattenere un grido, e chi ancora non aveva messo mano alle armi lo fece con estrema rapidità.
Rapidità che, purtroppo per loro, non fu sufficiente.
Prima che potessero alzare abbastanza le spade da potersi difendere, Timmi si lanciò all’attacco con un salto ed atterrò entrambi i fratelli, che finirono ad un paio di metri di distanza, poi si voltò rapidamente e colpì con un braccio muscoloso il loro compagno ancora in piedi, che cercava di attaccarlo sul fianco.
La botta fu talmente forte che lo sollevò da terra per tre metri e lo fece finire quasi in cima al pendio che conduceva alla conca, mezzo tramortito. Gli altri due si alzarono più in fretta che poterono, ma la coda del mezzodemone spazzò il terreno, e la sorella venne scagliata ancora più in là. Il gemello fu più fortunato di lei, perché riuscì a scavalcarla prima di essere investito e, spada in pugno, tentò di colpirlo alla testa. Lui aprì la bocca e bloccò la lama tra i denti, strappandogliela di mano, quindi lo gli tirò un pugno che lo mandò nuovamente a terra.
Gli altri due Emissari si rialzarono intontiti, mentre lui si ritrasformava e gettava via la spada, guardandoli annoiato.
- Fuori dai piedi.- sbuffò - Non vi voglio intorno, e se non filate vi sgozzo senza pensarci su due volte.-
- E lo faresti sul serio?- ringhiò quello con la cicatrice, prendendo l’ascia appesa alla sua schiena - Davvero ci uccideresti? Diventeresti un assassino?-
Il mezzodemone fece un verso sprezzante.
- Ho già ucciso in vita mia.- disse - E non credo che tre di voi in più o in meno mi possano far cambiare di molto la vita.-
Anche per questo, rifletté Timmi con un’improvvisa fitta di sconforto che fu a malapena capace di nascondere, non riusciva a capire cos’era: un essere buono non uccide, non con la frequenza che poteva vantare lui… probabilmente, non avrebbe nemmeno toccato il proprio fratello.
Odiava sempre di più ciò che era, e non poteva sopportare di rimanere in quello stato.
Abbiamo fatto il nostro tempo. Pensò, mentre qualcosa dentro di lui cominciava ad urlare. Rassegnati. Io non piaccio a te, tu non piaci a me. È meglio così per entrambi.
L’Emissario delle Ombre alle sue spalle si rialzò lentamente in piedi, con un taglio sulla guancia. Nella mano stringeva un lungo coltello da caccia. Senza che lo vedesse, lo sollevò sopra la testa…
 
Se anche Nadine non avesse gridato, se pure non si fosse accorto che Flynn aveva trattenuto il respiro, si sarebbe reso conto che l’Emissario delle Ombre stava cercando di accoltellarlo alla schiena.
Non ebbe modo di pensare. Si mosse e basta, come se fosse soltanto uno spettatore all’interno del proprio corpo, incapace di reagire o fermarsi.
Rapido come un fulmine, afferrò la Fiaccola che gli pendeva dal fianco; si abbassò con una rapida piroetta, piantando l’arma nel fianco del nemico.
 
- NO!-
La donna si gettò verso il fratello, mentre Timmi se ne allontanava, ancora attonito da ciò che aveva fatto, e il suo compagno corse accanto a lei. Mentre l’emissaria stringeva a se il corpo esanime del proprio gemello, lui alzò lo sguardo sul mezzodemone, che ripose la Fiaccola, cercando di pensare in modo lucido.
Non era sua intenzione uccidere. Voleva solo fare paura a quei tre. Non intendeva… non poteva…
Sei stato tu…
- Andatevene!- ringhiò Nadine, correndo in avanti, così da essere tra lui e i due sopravvissuti - Sparite!-
Timmi non li guardò andare via, ma avrebbe giurato che la donna lo stesse osservando con odio mentre si Proiettavano, e non poté biasimarla. Si sentiva disgustato di se stesso.
- Andiamo.- disse Raven, da qualche parte dietro di lui, apparentemente ignara di quanto gli stava accadendo. Non aveva capito cosa fosse effettivamente successo - Dobbiamo entrare. Presto questo luogo sarà pieno di molti altri Emissari, per non dire demoni. Ora hanno la certezza che qui c’è qualcosa.-
Sentì la mano di Nadine prendere gentilmente la sua e condurlo verso un grosso macigno, appoggiato contro una parete rocciosa. Flynn infilò una mano in un buco tra le pietre, poco più di uno spiraglio, ed il masso, cominciò lentamente a spostarsi con un rumore di pietra contro pietra, rivelando un corridoio immerso nell’oscurità.
- Ora scenderemo per qualche tempo.- disse il bambino - Attenti a dove mettete i piedi, si scivola.-
Cominciarono a camminare alla luce di una piccola lampadina presa da Flynn; Raven stava mezzo passo dietro di lui, ma Nadine e Timmi erano molto più in là, mano nella mano, la prima che conduceva, l’altro che si lasciava trascinare.
Aveva già ucciso, come aveva ammesso poco prima… ma mai così d’istinto, senza pensare…
Nessuno aveva mai cercato di possederlo, usando una qualche magia nera o uno spirito oscuro, ma probabilmente la sensazione sarebbe stata quella: guardare le proprie mani muoversi da sole, senza poter decidere cosa fare e quando farlo… o a chi farlo.
Aveva ammazzato quell’emissario sotto gli occhi della sorella, e non si era minimamente fermato a riflettere.
Sentiva le sue mani fradice, non di acqua o di sudore, ma di sangue.
Cercò di convincersi che quello era a sua volta un assassino, che li avrebbe uccisi lui se solo avesse potuto, e che aveva già commesso chissà quante malefatte nella sua vita… eppure non riuscì a consolarsi con questo: qualsiasi cosa potesse essere, meritava di andarsene in un modo migliore, combattendo faccia a faccia con lui, e non così. Non ucciso da mani che erano le sue ma da una mente estranea.
Adesso era morto, nello stesso modo in cui era morto suo fratello, ferito nell’identico punto.
Da quando il demone era tornato ad emergere, sentiva che alcune sue azioni non gli appartenevano davvero. Poteva forse essere che Daniel, intervenuto per salvarlo, l’avesse davvero riportato in vita, e non semplicemente guarito dalle ferite, come insisteva a dire qualcuno dei suoi amici?
Se sì, magari poteva avere avuto un’esperienza di premorte, una sorta di anteprima di ciò che lo aspettava dall’altra parte? E se era così… allora, cosa aveva visto? Qualcosa che lo spingeva inconsciamente a chiedersi quanto giusto fosse il suo lavoro? Era destinato a fiamme e tormento eterno?
- Ehi?- lo chiamò piano Nadine - A che pensi?-
Lui scosse la testa.
- A niente…- mentì distrattamente, senza guardarla: non riusciva a dirle una bugia, se incrociava il suo sguardo.
- Tu pensi sempre a qualcosa.- lo contraddisse.
Timmi annuì lentamente.
- Niente che vorresti sapere.- mormorò.
La ragazza non rispose, ma gli strinse un po’ più forte la mano. Forse aveva capito?
 
***
 
Il corridoio, che Timmi aveva a malapena visto durante il percorso, terminava bruscamente davanti ad una massiccia porta metallica, così liscia da sembrare due volte più artificiale, al confronto di tutta quella pietra ruvida e spigolosa.
- Bene, eccoci qui.- commentò Nadine, cercando invano una maniglia - E adesso come entriamo? La sfondiamo?-
- Oh, è tutta scena.- disse tranquillamente Flynn, posandoci sopra una mano - In realtà basta spingere, è sbloccata. Bisogna solo stare attenti a non aprirla troppo.-
- Perché?- chiese Nadine, mentre un ronzio si propagava dalla grossa soglia metallica.
- Perché sennò scatta una trappola che, dopo tutte le altre cose, apre il pavimento e ti fa finire di sotto. Molto di sotto.-
- Aprirla troppo?- ripeté la ragazza - Troppo quanto?-
- Diciamo che è meglio spingere il meno possibile.- rispose lui.
Il bambino spinse cautamente la porta, stando attento a non esagerare, fermandosi quando ci fu spazio per far passare un uomo messo di profilo. Si intrufolarono all’interno, ancora più buio del corridoio, dove non si distingueva niente della stanza. Quando furono tutti dentro, stretti in un angolo per non far scattare la trappola, Flynn chiuse la porta con un colpo secco.
- Possiamo muoverci, adesso.- disse - Se la porta è chiusa la trappola si disattiva del tutto.-
- Non ci sono altre difese?-
- Niente di cui dobbiate preoccuparvi, se evitate di toccare qualcosa prima che l’abbia fatto io. Comunque la porta mi ha riconosciuto, e questo basta.-
Avanzò di qualche passo, raccomandando loro di non muoversi. Lo sentirono armeggiare per qualche istante con qualcosa. Il suo volto venne illuminato fiocamente dalla luce emessa da un piccolo schermo, sulla destra
- Okay, restate fermi un alto secondo.- disse poi, mentre qualcosa che non riuscirono a distinguere bene si muoveva attorno a loro tre - Sto acquisendo il vostro codice genetico.-
- A cosa ti serve?- chiese Raven - L’ultima volta non è stato necessario.-
- L’ultima volta abbiamo solo attivato le difese.- rispose il bambino, battendo qualche tasto - E quelle conoscono me. In questo modo potrete muovervi liberamente… credetemi, è meglio così.-
Il macchinario si mosse attorno a loro ancora per qualche secondo, emettendo un intenso e sottile raggio verdolino; dopo circa un minuto si ritrasse, sparendo verso l’alto.
- Fatto.- disse il bambino, allontanandosi dallo schermo - Okay… computer, fai luce.-
Con un ronzio, un generatore nascosto da qualche parte si avviò immediatamente, e le lampade appese al soffitto si accesero, illuminando l’ambiente circostante.
La grotta, grande abbastanza da accogliere l’intera casa di Timmi, si rivelò essere stata rivestita interamente di metallo lucido. Macchinari grigi come il piombo spuntavano da ogni parte, grandi ed ingombranti o sottili e sofisticati.
Quasi tutti erano coperti di polvere, posatasi lì in chissà quanto tempo. Ovunque posavano lo sguardo vedevano circuiti, cavi e tubi, o terminali di quelli che sembravano computer.
Ogni macchinario sembrava nuovo, perfettamente conservato e funzionante, come se il tempo non fosse mai trascorso. Soltanto la polvere e l’intenso odore di chiuso lasciavano intendere cosa fosse effettivamente successo.
- Accidenti…- disse piano Nadine, guardandosi attorno - Ma… come può essere tutto così integro?-
- Perché è stato progettato così.- spiegò Flynn, gettando a sua volta una vaga occhiata al laboratorio - Chi costruì questo posto ha fatto in modo che durasse. Una frana, o un’esplosione… qualsiasi cosa potesse minare l’integrità strutturale del laboratorio e del magazzino qui accanto doveva essere impedito con ogni mezzo. Le conseguenze sarebbero state… tragiche, a dir poco.-
Fece loro cenno di muoversi, precedendoli sul pavimento di pannelli metallici; guardando bene, proprio davanti alla porta era possibile intravedere una sottilissima scanalatura che indicava la presenza di un trabocchetto abbastanza grande da essere pressoché inevitabile a chiunque fosse entrato.
Avanzarono in mezzo a strutture di metallo e circuiti in religioso silenzio, guardandosi attorno stupefatti e incuriositi da tutta quella tecnologia antica e, allo stesso tempo, avanzatissima.
Mentre raggiungevano il fondo del laboratorio, tuttavia, lo sguardo di Timmi fu misteriosamente attratto da qualcosa che non aveva un aspetto poi tanto complicato: lungo una parete di fronte a loro c’era una lunga, sottile vetrina. Tra i suoi scaffali di metallo, dietro il vetro, raccoglieva numerosi contenitori trasparenti, incastrati in modo tale da non potersi muovere. Ogni cilindro conteneva una sorta di denso liquido vorticante, ed ognuno era di un colore diverso: verde acido, nero, giallo marcio, marrone, bianco grigiastro, blu notte, rossastro, porpora scuro…
Pur essendo evidentemente immobilizzati nella struttura, e certamente intonsi da chissà quanto tempo, le sostanze contenute al loro interno si agitavano come se una corrente interiore li costringesse a sbattere contro le pareti di vetro. Sembrava quasi che lottassero per liberarsi, ma in un modo rassegnato e stanco.
Quasi senza accorgersene, Timmi lasciò andare la mano di Nadine e si avvicinò alla scaffalatura, guardando con attenzione le misteriose essenze là dentro. Cosa potevano essere? Perché sentiva un’istintiva pena per loro?
- Vedo che hai notato la nostra parete d’onore.- ridacchiò Flynn, avvicinandosi con le altre - Hai già capito cosa sono?-
Timmi scosse la testa.
- Armi?- propose Raven - A me hai detto che questa è una sorta di armeria.-
- Più o meno.- rispose il bambino.
Alzandosi in punta di piedi aprì la vetrina e prese uno dei cilindri, maneggiandolo con tanta cautela che sembrava avesse paura gli si rompesse tra le dita. Il liquido prese ad agitarsi più furiosamente. Forse perché l’aveva smosso?
- Cosa vuol dire, più o meno?- chiese Nadine - Sono armi o no?-
- A seconda di come li vuoi vedere.- disse Flynn - Queste sono le essenze di altri demoni estratti.-
Nadine indietreggiò istintivamente da lui e dalla vetrina, poi gettò un’occhiata di scusa a Timmi, che scosse la testa.
Ancora un po’ imbarazzata, tornò a prendergli la mano, pur stando bene attenta a non avvicinarsi troppo all’esposizione dei cilindri.
Intanto, con una certa sorpresa ed un piccolo moto di nausea, il mezzodemone comprese come mai stesse provando tanta pena per quei liquidi: era il demone dentro di lui che lo spingeva a compatirli, ad impietosirsi per i suoi simili intrappolati. Niente altro.
Mh, allora qualche sentimento lo hai anche tu?
- Cosa ci fanno qui?- chiese Raven - Perché sono conservati in questa stanza?-
- Perché gli Atlantidei avevano molta familiarità con i mezzidemone.- spiegò Flynn, mettendo a posto il cilindro - I Custodi dell'Eden ne crearono moltissimi all’epoca. Alcuni erano in grado di controllarsi e di usare i loro poteri senza problemi, ed erano i migliori soldati che avessero a disposizione. Molti altri, invece, avevano le stesse difficoltà che hai tu… o peggio.- aggiunse rivolgendosi a Timmi - Quindi si adeguarono e costruirono gli Estrattori. Una volta ce n’erano un bel po’, ma ormai quello che abbiamo qui è l’unico rimasto.-
- Di cosa si tratta?- chiese Timmi, continuando a guardare i cilindri.
- Di un macchinario molto potente, in grado di separare le essenze e rinchiudere quelle da scartare in cilindri come questi.- e li indicò con un cenno.
- E perché non sono stati distrutti?- chiese il mezzodemone, passandoci lentamente lo sguardo sopra - Cosa fanno ancora qui?-
- Sono ancora qui perché i demoni non sono morti. Non ancora.- rispose lui - Non possono sopravvivere fuori dai cilindri, ma desiderano tornare dentro un corpo umano. Solo un demone potrebbe distruggerli senza rischiare di venire infettato. Se anche facessimo saltare in aria questo posto, si attaccherebbero all’entità vivente più vicina.-
- Quindi questa è la reale pericolosità di questo luogo.- disse lentamente Raven - I demoni conservati qui.-
- Esattamente.- annuì Flynn - E quelli che vedete sono solo alcuni, e nemmeno troppo potenti. Gli altri sono conservati là dentro, e sono molti di più.- ed indicò l’unica altra porta presente nella stanza, fatta di massiccio metallo scuro, proprio accanto alla vetrinetta.
Nadine provò ad immaginare un esercito di mostri potenti come quello dentro il corpo di Timmi: lui non aveva mai perso uno scontro in tutta la sua vita, a quanto aveva detto, e persino il duello con suo fratello, combattuto ad armi pari, l’aveva visto uscire morente ma vittorioso. Se ce ne fossero stati molti come lui, e magari del tutto amorali…
- Sarà doloroso?- chiese Timmi.
- No.- rispose semplicemente Flynn.
Il bambino andò ad un macchinario particolare, posto poco lontano dalla vetrinetta, a ridosso del muro: somigliava ad una sorta di grosso tubo verticale, sul cui fianco destro si trovava un terminale. Quando Flynn lo ebbe acceso, quello si avviò con un rombo, e lo schermo si illuminò con un piccolo “blip”. Digitò qualcosa sulla tastiera e grugnì di disappunto.
- Cosa c’è?- chiese Raven.
- L’energia.- spiegò lui - È poca. La batteria che hai recuperato prima di uccidere i lupi è quasi esaurita.-
Timmi ebbe un tuffo al cuore.
- Quindi non si può fare?- chiese.
- No, no.- lo rassicurò l’altro - Potrai perdere il tuo demone, ma c’è energia sufficiente per una sola separazione. Dopo, questo ferrovecchio sarà buono solo come rottame. Non ho modo di ripristinarlo, senza un’altra batteria.-
- Non c’è un generatore che gli fornisca energia?- chiese Raven.
Lui scosse la testa.
- Purtroppo è quasi andato.- spiegò - Può far funzionare le trappole, ma nient’altro. Comunque, una delle nostre prossime destinazioni dovrebbe conservare qualche altra batteria. Se le recuperassimo potrei riparare l’Estrattore, credo.-
Senza prendere parte alla conversazione tra i due, Nadine strinse la mano di Timmi e lo guardò.
- Sei certo di volerlo fare?-
Lui annuì lentamente, guardando l’imponente macchinario davanti a lui. Ad essere sincero non era più sicuro di niente, ma non voleva mostrare segni di ripensamento: non poteva, non voleva restare in quello stato.
- Bene.- disse Flynn, battendo su qualche altro tasto - Entra nella camera di estrazione.- e gli indicò un pannello nel macchinario.
Con un sibilo, quello cominciò a scorrere verso l’alto, rivelando una sorta di lettino semiverticale su cui poteva stendersi. C’erano delle staffe per i piedi ed una nicchia imbottita per la testa.
Nadine gli strinse la mano per un’ultima volta, poi lo lasciò andare, e lui entrò nella camera, sistemandosi sul vecchio lettino. Era più comodo di quanto non avesse immaginato e, stranamente, non era polveroso. Forse la chiusura ermetica del macchinario l’aveva protetto.
Guardò Nadine, quasi di fronte a lui, che lo osservava con apprensione.
Ci vediamo dopo.Le disse muovendo solo le labbra.
Poi la porta si chiuse, e lui rimase al buio.
 
L’oscurità durò poco, perché una luce si accese immediatamente, da qualche parte alle sue spalle, e davanti a lui comparve il volto di Flynn, stagliato contro uno scorcio della caverna, come se ci fosse uno schermo invisibile all’interno della struttura.
- Tutto bene?- chiese il bambino - Mi senti?-
- Sì.- rispose lui, cercando di non guardarlo: era troppo nervoso.
- Le tue pulsazioni sono un po’ elevate.- disse - Rilassati, andrà tutto bene.-
Timmi s’incupì e gli lanciò uno sguardo seccato.
- Senti, sto per rinunciare all’unica cosa che mi ha fatto sopravvivere per quasi quindici anni e che mi ha condizionato tutta l’esistenza. Potrò avere il diritto di essere nervoso?- sbottò.
- Guarda che lo stavo dicendo per te…- disse il bambino.
-Non commettere l’errore di preoccuparti della sua salute…- ridacchiò fuori campo la voce di Nadine - Lo fai solo incavolare.-
Lui sorrise tra sé e sentì i muscoli rilassarsi: Nadine era proprio d’aiuto, in quei momenti.
- Bene, ora cominciamo.- riprese Flynn - Potresti sentire un po’ di rumori strani, ma non devi preoccuparti, è tutto a posto.-
Il macchinario cominciò a ronzare, poi un ago grosso come un dito comparve davanti a lui e gli si infilò in un braccio.
- Ahio!- esclamò - Avevi detto che non faceva male!- protestò.
- Andiamo, sei grande e grosso!- rispose Flynn, senza alzare lo sguardo dallo schermo e continuando a digitare sulla tastiera - Assurdo, sta procedendo tutto alla perfezione… a quest’ora mi davo già per spacciato.-
- Cosa?- esclamò Timmi.
- Eh… no, nel senso…  credevo che si sarebbe bloccato, o che avrebbe fatto problemi…- spiegò il bambino, un po’ in imbarazzo - Tranquillo, è tutto a posto.-
Il presto ex mezzodemone s’incupì, ma non replicò. Presto sentì un forte senso di stordimento prendergli la testa ed i suoi arti intorpidirsi. Scivolò in uno stato di semincoscienza, e la luce parve diventare troppo intensa… perse lentamente i sensi, restando solo parzialmente consapevole di dove si trovava e del rumore della macchina in cui si era infilato…
 
Nadine osservava con apprensione la macchina, mentre Flynn batteva sui tasti a ritmi forsennati. Ogni tanto c’era un calo dell’energia, ed il monitor perdeva un po’ di luminosità, ma il bambino non staccava gli occhi dallo schermo e continuava con il suo lavoro.
- Come sta andando?- chiese Raven, in piedi vicino a lui con le braccia incrociate.
- Per ora sta funzionando bene.- rispose il bambino - Ma l’energia si esaurisce rapidamente.-
- Ma non corre nessun pericolo, vero?- chiese Nadine, incapace di accettare l’idea del contrario.
- Starà bene.- disse lui - So quello che faccio, Nadine… credo. Non preoccuparti.-
- L’ultima volta che qualcuno mi ha detto di non preoccuparmi della sua incolumità, lui è quasi morto.- ribatté seccata lei - Quindi scusami, ma mi preoccupo.-
Flynn non rispose e continuò a lavorare, mentre la macchina ronzava ed emetteva ogni genere di suoni. Improvvisamente, un piccolo pannello si aprì ad un lato del monitor, ed un cilindro vuoto del tutto identico a quelli della vetrina venne mostrato loro.
Dopo pochi secondi un denso liquame nero giallastro cominciò a fluire al suo interno, poi il cilindro venne sigillato ed uscì, sorretto da un braccio meccanico. Flynn lo prese con estrema cautela, mentre il pannello che nascondeva Timmi si riapriva.
Nadine gli corse incontro e lo aiutò ad uscire, mentre lui si teneva il capo, leggermente intontito dalle sostanze che la macchina gli aveva iniettato.
 
- Mi sento un po’ strano…- grugnì, barcollando un po’ ed appoggiandosi con la schiena al macchinario, che intanto si spense del tutto - E non assonnato… proprio male…-
- Colpa delle essenze di demone.- spiegò Flynn, mettendo quella estratta da Timmi in fondo alla fila della vetrina - Emanano energia negativa a livelli spaventosi. Prima non la sentivi perché eri mezzodemone. Ora, invece, sei un umano senza alcun potere o immunità magica, a differenza di noi. Se non te ne vai in fretta, potresti anche morirne. Una volta esistevano schermature adeguate, ma…-
Lui emise un grugnito stanco e guardò Nadine, che lo osservava con una leggera sorpresa dipinta sul volto.
- Che c’è?- chiese - Il mio bellissimo aspetto è peggiorato?-
- No… ma i tuoi capelli…-
- Che hanno? Ora sono pettinati?- chiese, tastandoseli preoccupato.
- No…- rise la ragazza - Ma sono… neri.-
Lui afferrò il codino che gli pendeva dietro la schiena e lo mise davanti ai suoi occhi: dal fondo della benda che lo avvolgeva spuntava un ciuffo non più del consueto verde pallido a cui era abituato, ma nero pece.
- Ah…- disse - Certo… la magia ha abbandonato il mio sangue…- ebbe un ulteriore capogiro, ed un moto di nausea quasi lo fece dare di stomaco.
Probabilmente Nadine se ne accorse, perché si passò immediatamente il suo braccio sopra le spalle e, mentre Raven apriva cautamente la porta per non far scattare la trappola, lo fece passare con attenzione nello spiraglio aperto. Flynn e la Valchiria li seguirono, e mentre ripartivano verso l’uscita lui si sentì progressivamente meglio, lasciandosi alle spalle l’energia negativa che minava il suo corpo.
Tuttavia, non poté non pensare che, assieme alla malattia, lasciava dietro di sé anche una parte del suo stesso essere.

Continuerò fino alla nausea a ringraziare Ely79 per le recensioni che mi lascia, ma lo farei anche con alri, se si decidessero ad imitarla :P

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Shade Owl