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Autore: Mithemy    05/08/2006    0 recensioni
“…E tutto questo è iniziato quando Bruce è entrato in quel negozio antico, in un vicolo sperduto di Parigi, durante i mondiali giovanili di calcio…”
Un giorno di pioggia cambierà per sempre i destini dei nostri eroi, chiamati a salvare un regno di cui loro sono l’unica speranza.
Al momento ho interrotto la storia per diversi problemi, c'è comunque l'intenzione di riprendere a scriverla, ma ci vorrà del tempo. Chiedo umilmente perdono.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Real Wars

Real Wars

Di Koji_chan

 

CAPITOLO 12: Nell’arena con i guerrieri.

 

Devona accompagnò gli aspiranti guerrieri nell’arena dove, secondo suoi precisi ordini, alcuni servitori avevano preparato dei manichini. Si trovavano in un piccolo campo sabbioso dalla forma sferica, con delle strane panche utilizzate dagli spettatori per accomodarsi. Ovviamente al loro allenamento non poteva assistere nessuno.

Vicino ad un tavolino in legno scuro, i ragazzi vi trovarono delle armature di pessima qualità con spade e scudi, sempre in legno.

-“Scusi signora Devona, ma chi dovremmo uccidere con queste cose in legno?” – protestò Patrick – “Pensavo che ci sarebbero state date armi ed armature in materiali più resistenti.”

-“Non c’è bisogno di darmi della signora, non bado a queste gentilezze.” – rispose la guerriera – “Per voi sono Devona e queste che vedete qui non sono che strumenti per i primi insegnamenti.

-“Quindi sono armi iniziali che poi verranno sostituite?”

-“Certo. Il primo consiglio che ho da darvi è quello di rinforzare i vostri muscoli: le spade che dovrete impugnare non saranno piume. Ci dovrete correre, dovrete gettarvi sui nemici e coprire le classi magiche. Dovrete anche saperla maneggiare.”

-“Sciocchezze! Siamo calciatori, siamo ben allenati!” – rise Bruce.

Devona assunse un’espressione interrogativa: -“Calciatori?”

-“ sì, pratichiamo sport.”

-“E’ uno sport in cui dovete picchiare qualcuno?”

-“No, se lo facciamo veniamo esclusi dal gioco… anche se qualche volta è capitato.” – disse Denver ricordando Benji e Mark in un allenamento.

Devona sorrise e scosse la testa. Poi li guardò ad uno ad uno con espressione seria. Ricordava, da ragazzina, quando suo padre le aveva fatto impugnare per la prima volta la sua spada. La spada di suo padre, invidiata da tutti. Si diceva fosse dono del Dio Balthazar, ma il genitore non ne aveva mai svelato il segreto. Qualche giorno dopo suo padre era partito per la guerra delle gilde e lì perse la vita. Solo allora Devona comprese la serietà della guerra. In quei giovani sprovveduti rivedeva lei da bambina.

-“Siete nati e vissuti in una terra senza guerre, vero?”

-“In effetti siamo del Giappone e la nostra nazione non è più in guerra da un pezzo. Abbiamo sempre potuto vivere tranquilli e lontani dalle bombe. – rispose Clifford.

-“Bombe?”

-“Sì, degli aggeggi che esplodono ed uccidono. – intervenne Ed.

-“Come le palle di fuoco dei maghi allora.

Benji fece una smorfia: -“Be’ non proprio, ma è una cosa simile.

-“Usate dei termini stranissimi, che non ho mai sentito, ma lasciate che vi dica una cosa. Non è un gioco! Io ho perso mio padre in guerra, ne ho combattute tante ed in molte stavo per morire. Solo l’intervento dei mistici mi ha salvata. Anzi vi dirò di più: assaggerete il sapore della morte innumerevoli volte, ma prima che il vostro spirito sia accolto nel regno di Dwayna, i mistici hanno un certo lasso di tempo per riportare lo spirito nel vostro corpo e quindi restituirvi la vita.”

-“Vuoi dire che possiamo beffare la morte?” – Ed spalancò gli occhi. Non poteva credere alle sue orecchie.

-“Non sempre, ragazzo. I mistici devono essere veloci, hanno poco tempo, durante il quale lo spirito vaga su questa terra.

-“E se i mistici, per un caso sfortunato, morissero?” – domandò Benji, che iniziava ad avere forti dubbi su tutta quella storia.

-“Sapevo che sarebbe arrivata una domanda simile.” – Devona sorrise divertita – “Ricordi quel tuo amico? Quel ragazzo moro con cui hai avuto discussioni. Ovvero il negromante.”

-“Mark Landers? Cosa può fare lui?”

-“I negromanti amano giocare con la morte.” – abbassò per un attimo gli occhi – “Mio padre non amava i loro giochetti, aveva rispetto degli altri; anche se si trattava di nemici, non poteva sopportare che le loro anime fossero infangate. Così fece l’errore di non portare negromanti con sé. Per questo la sua squadra morì.”

-“E se Mark morisse insieme al resto della squadra cosa accadrebbe?”

-“Il negromante per usare alcune sue magie deve avere a disposizione delle anime catturate ai nemici poco prima che questi muoiano. Una di queste anime può essere usata in cambio della libertà della propria anima o di quella di un amico. Basta che Mark passi una Pietra dell’Anima ad un mistico, prima di una battaglia. Quest’ultimo tornerebbe in vita, resuscitando i suoi compagni.

Gli aspiranti guerrieri spalancarono la bocca. Quelle arti magiche erano favolose, potevano essere usate per tante buone cause, ma in mano a persone ignobili sarebbero potute essere distruttive.

-“Ora afferrate quelle spade di legno. Sappiate che un guerriero ha un importante compito, quello di dover difendere le classi magiche. Quindi deve attirare la rabbia su di sé, provocando il nemico.

-“Ohi ohi, la vedo brutta!” – rabbrividì Bruce.

-“Oggi vi insegnerò come si fa una carica.”

-“In che senso?” – domandò Warner.

-“Quanti sensi vuoi che abbia, portieruncolo?”

-“Dimmi un po’, Price, hai per caso deciso di cambiare residenza e trasferirti in ospedale? Perché se vuoi ti do una mano a traslocare!”

-“Scommetto che sarò più bravo di te anche come guerriero.

-“Va bene, Price. Ora mi hai proprio stufato!” – urlò il numero uno della Toho assumendo una tipica posizione da karate – “Vediamo se sei così bravo come dici.

-“A dopo i duelli.” – disse Devona, intenta a sistemare meglio un manichino di legno. Si avvicinò al tavolo dove erano state posate le spade ed afferrò la sua, vicino le altre di legno. Si posizionò qualche metro lontana dal manichino: -“Ora guardate bene, perché saperlo fare sarà utile a tutti.”

Devona fissò il manichino, portò la mano sulla testa e con un urlo partì di scatto contro il manichino. Fu velocissima, quasi un fulmine. Arrivata alla meta calò con forza la spada sulla testa di legno, coperta da un solido elmo, che al contatto con l’armatura fu leggermente scalfito.

I ragazzi spalancarono la bocca, non avevano mai visto una persona così veloce, tra l’altro era una donna con una pesante armatura addosso!

-“Ma come diavolo hai fatto?” – domandò Benji, il più incredulo tra gli aspiranti guerrieri.

-“Con un po’ di allenamento…” – Devona sorrise – “l’elmo non si è rotto, è solo rovinato, perché è stato fatto con del buon materiale da Corwen, il più bravo nel forgiare armi. Ma se ci fosse stata una persona, ne sarebbe rimasta tramortita per qualche attimo. E’ un’ottima strategia da usare nel caso in cui il nemico crea problemi alle classi magiche. Darete il tempo ai vostri compagni di riprendersi ed allontanarsi.

-“Ci vorrà un bel po’ di allenamento per correre in quel modo appesantiti dall’armatura.” – osservò Bob Denver.

-“Si ma noi non dobbiamo partire proprio da zero, in fondo siamo calciatori e l’allenamento non ci ha mai fatto male.” – affermò Everett.

-“Patrick ha ragione, ragazzi. Se ci è riuscita Devona, perché non dovremmo riuscirci noi che siamo calciatori?”

Le parole di Clifford convinsero gli altri ragazzi. Devona sorrise. In genere, gran parte degli aspiranti guerrieri rinunciavano appena mostrava loro la carica, ma questa volta nessuno aveva mollato e si erano incoraggiati l’uno con l’altro.

“Forse i Prescelti salveranno davvero il regno di Ascalon”.

 

FINE 12° CAPITOLO

 

  
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