Real Wars
Di Koji_chan
CAPITOLO
12: Nell’arena con i guerrieri.
Devona
accompagnò gli aspiranti guerrieri nell’arena dove, secondo suoi precisi
ordini, alcuni servitori avevano preparato dei manichini. Si trovavano in un
piccolo campo sabbioso dalla forma sferica, con delle strane panche utilizzate
dagli spettatori per accomodarsi. Ovviamente al loro allenamento non poteva
assistere nessuno.
Vicino ad un tavolino in
legno scuro, i ragazzi vi trovarono delle armature di pessima qualità con spade
e scudi, sempre in legno.
-“Scusi signora Devona,
ma chi dovremmo uccidere con queste cose in legno?” –
protestò Patrick – “Pensavo che ci sarebbero state
date armi ed armature in materiali più resistenti.”
-“Non c’è bisogno di darmi della
signora, non bado a queste gentilezze.” – rispose la guerriera – “Per
voi sono Devona e queste che vedete qui non sono che
strumenti per i primi insegnamenti.”
-“Quindi sono armi iniziali che poi verranno sostituite?”
-“Certo. Il primo consiglio che ho da darvi è
quello di rinforzare i vostri muscoli: le spade che dovrete impugnare non
saranno piume. Ci dovrete correre, dovrete gettarvi
sui nemici e coprire le classi magiche. Dovrete anche saperla maneggiare.”
-“Sciocchezze! Siamo calciatori,
siamo ben allenati!” – rise Bruce.
Devona
assunse un’espressione interrogativa: -“Calciatori?”
-“Bè sì, pratichiamo
sport.”
-“E’ uno sport in cui dovete picchiare qualcuno?”
-“No, se lo facciamo veniamo esclusi dal gioco… anche se qualche volta è capitato.” – disse Denver
ricordando Benji e Mark in
un allenamento.
Devona
sorrise e scosse la testa. Poi li guardò ad uno ad uno con espressione seria.
Ricordava, da ragazzina, quando suo padre le aveva fatto
impugnare per la prima volta la sua spada. La spada di suo padre, invidiata da
tutti. Si diceva fosse dono del Dio Balthazar, ma il
genitore non ne aveva mai svelato il segreto. Qualche
giorno dopo suo padre era partito per la guerra delle gilde e lì perse la vita. Solo allora Devona
comprese la serietà della guerra. In quei giovani sprovveduti rivedeva lei da
bambina.
-“Siete nati e vissuti in una
terra senza guerre, vero?”
-“In effetti siamo del
Giappone e la nostra nazione non è più in guerra da un pezzo. Abbiamo sempre
potuto vivere tranquilli e lontani dalle bombe.” –
rispose Clifford.
-“Bombe?”
-“Sì, degli aggeggi che esplodono ed uccidono.” – intervenne Ed.
-“Come le palle di fuoco dei maghi allora.”
Benji
fece una smorfia: -“Be’ non proprio, ma è una cosa
simile.”
-“Usate dei termini stranissimi, che non ho mai
sentito, ma lasciate che vi dica una cosa. Non è un gioco! Io ho perso mio
padre in guerra, ne ho combattute tante ed in molte
stavo per morire. Solo l’intervento dei mistici mi ha salvata.
Anzi vi dirò di più: assaggerete il sapore della morte innumerevoli volte, ma
prima che il vostro spirito sia accolto nel regno di Dwayna,
i mistici hanno un certo lasso di tempo per riportare
lo spirito nel vostro corpo e quindi restituirvi la vita.”
-“Vuoi dire che possiamo
beffare la morte?” – Ed spalancò gli occhi. Non poteva credere alle sue orecchie.
-“Non sempre, ragazzo. I mistici devono essere
veloci, hanno poco tempo, durante il quale lo spirito vaga su questa terra.”
-“E se i mistici, per un
caso sfortunato, morissero?” – domandò Benji, che
iniziava ad avere forti dubbi su tutta quella storia.
-“Sapevo che sarebbe arrivata una domanda simile.”
– Devona sorrise divertita – “Ricordi quel tuo amico?
Quel ragazzo moro con cui hai avuto discussioni. Ovvero il negromante.”
-“Mark Landers? Cosa può fare lui?”
-“I negromanti amano giocare con la morte.” –
abbassò per un attimo gli occhi – “Mio padre non amava i loro giochetti, aveva
rispetto degli altri; anche se si trattava di nemici, non poteva sopportare che
le loro anime fossero infangate. Così fece l’errore di
non portare negromanti con sé. Per questo la sua squadra morì.”
-“E se Mark
morisse insieme al resto della squadra cosa accadrebbe?”
-“Il negromante per usare alcune sue magie deve avere a disposizione delle anime catturate ai nemici
poco prima che questi muoiano. Una di queste anime può essere usata in cambio
della libertà della propria anima o di quella di un amico. Basta che Mark passi una Pietra dell’Anima ad un mistico, prima di
una battaglia. Quest’ultimo tornerebbe in vita,
resuscitando i suoi compagni.”
Gli aspiranti guerrieri spalancarono la bocca.
Quelle arti magiche erano favolose, potevano essere usate per tante buone
cause, ma in mano a persone ignobili sarebbero potute
essere distruttive.
-“Ora afferrate quelle spade di legno. Sappiate
che un guerriero ha un importante compito, quello di dover difendere le classi
magiche. Quindi deve attirare la rabbia su di sé, provocando il nemico.”
-“Ohi ohi, la vedo
brutta!” – rabbrividì Bruce.
-“Oggi vi insegnerò come
si fa una carica.”
-“In che senso?” – domandò Warner.
-“Quanti sensi vuoi che
abbia, portieruncolo?”
-“Dimmi un po’, Price, hai
per caso deciso di cambiare residenza e trasferirti in ospedale? Perché se vuoi ti do una mano a traslocare!”
-“Scommetto che sarò più bravo di te anche come
guerriero.”
-“Va bene, Price. Ora mi
hai proprio stufato!” – urlò il numero uno della Toho
assumendo una tipica posizione da karate – “Vediamo
se sei così bravo come dici.”
-“A dopo i duelli.” – disse Devona, intenta a sistemare meglio un manichino di
legno. Si avvicinò al tavolo dove erano state posate le spade ed afferrò la
sua, vicino le altre di legno. Si posizionò qualche
metro lontana dal manichino: -“Ora guardate bene, perché saperlo fare sarà
utile a tutti.”
Devona
fissò il manichino, portò la mano sulla testa e con un urlo partì di scatto contro
il manichino. Fu velocissima, quasi un fulmine. Arrivata alla meta calò con
forza la spada sulla testa di legno, coperta da un solido elmo, che al contatto
con l’armatura fu leggermente scalfito.
I ragazzi spalancarono la bocca, non avevano mai
visto una persona così veloce, tra l’altro era una donna con una pesante
armatura addosso!
-“Ma come diavolo hai
fatto?” – domandò Benji, il più incredulo tra gli
aspiranti guerrieri.
-“Con un po’ di allenamento…”
– Devona sorrise – “l’elmo non si è rotto, è solo
rovinato, perché è stato fatto con del buon materiale da Corwen,
il più bravo nel forgiare armi. Ma se ci fosse stata
una persona, ne sarebbe rimasta tramortita per qualche attimo. E’ un’ottima
strategia da usare nel caso in cui il nemico crea problemi alle classi magiche.
Darete il tempo ai vostri compagni di riprendersi ed allontanarsi.”
-“Ci vorrà un bel po’ di allenamento
per correre in quel modo appesantiti dall’armatura.” – osservò Bob Denver.
-“Si ma noi non dobbiamo
partire proprio da zero, in fondo siamo calciatori e l’allenamento non ci ha
mai fatto male.” – affermò Everett.
-“Patrick ha ragione,
ragazzi. Se ci è riuscita Devona,
perché non dovremmo riuscirci noi che siamo calciatori?”
Le parole di Clifford
convinsero gli altri ragazzi. Devona sorrise. In
genere, gran parte degli aspiranti guerrieri rinunciavano
appena mostrava loro la carica, ma questa volta nessuno aveva mollato e si
erano incoraggiati l’uno con l’altro.
“Forse i Prescelti salveranno davvero il regno di Ascalon”.
FINE 12° CAPITOLO