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Autore: Gea_Kristh    19/12/2011    10 recensioni
In un ipotetico cinque-anni-circa-dopo-Hades, con tutti i Cavalieri risorti (perché altrimenti non sarebbe divertente), Helene, Cavaliere d'Argento della Croce del Sud, racconta delle sue tragicomiche (dis)avventure al Grande Tempio... Povera cara, non è colpa sua se la sfiga non ha occhi che per lei!
Dal primo capitolo:
Aphrodite scoppia a ridere, ed io mi sento andare a fuoco le guance. Cerco di lanciargli un’occhiataccia, ma so già che sarà del tutto inutile.
– Detto tra noi, tesoro, il Cavaliere dell’Ariete è proprio un bel bocconcino, sai? Non mi dispiacerebbe mica dargli una bella strapazz… –
– STOP! –
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aries Mu, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Prima di tutto voglio chiedere umilmente perdono a tutti i miei lettori per l'immane ritardo. Dirò solo una cosa, in merito: è stato un periodaccio.

Sono infine giunta a pubblicare l'ultimo capitolo di questa fanfic, e mi sento un po' triste. Helene e le sue avventure sono state solo il risultato dei miei scleri mentali, ma mi ci sono affezionata comunque.
Ohibò, è inutile stare qui a rimuginare!
Ho tanti progetti, per il futuro; tante idee, così tante che non ho idea di come troverò il tempo per sfruttarle tutte.

Per ora vi saluto, cari lettori, e vi mando un abbraccione sincero.
Grazie mille a tutti,
Gea ^.^



Disclaimer: Saint Seiya e i suoi personaggi appartengono a Masami Kurumada; Helene e Edet, invece, sono assolutamente miei.



La Tragicomica

Capitolo 7 - Pelle contro Pelle


Uno spiraglio di vento mi strappa dal mondo fatato dei miei sogni. Sento la mia mente tornare alla coscienza lentamente, ancora affogata nella nebbia del sonno.

Il lenzuolo di cotone è leggero e freddo a contatto con la mia pelle, e mi stringo di più al corpo caldo al mio fianco. Un sospiro, e non so bene se sia stata io, ad emetterlo, o lui, che mi abbraccia forte anche nel sonno.

Il suo profumo è ovunque, qui. Dolce, fresco, appena pungente; sulle lenzuola, sui cuscini, su di me. Respiro a pieni polmoni, e mi viene un po’ da ridere quando i suoi capelli mi solleticano la punta del naso.

Apro gli occhi e sono momentaneamente accecata dalla luce del mattino. Atena… Devono essere per lo meno le nove! Oh porca paletta.

Lui dorme ancora. È strano, davvero, vederlo così: le palpebre calate sugli occhi, il respiro lento, il battito regolare nel petto. È circondato da un’aura di insolita innocenza, e quasi mi sembra di vedere in lui il bambino che, un tempo, deve essere stato.

L’uomo di fianco a me, lo so, non ha più nulla di quell’innocenza. Ed io lo amo. Lo amo follemente. E, contro ogni pronostico o aspettativa, lui mi ricambia. Lui. A me. Non so se mi spiego, eh!

Neanche a dirlo è stupendo, anche di prima mattina. Con il viso così rilassato, le labbra socchiuse, i capelli sparsi come raggi di sole attorno a lui e su di me, mi sembra fin troppo angelico, quasi surreale; la sua pelle è nivea, alabastrina, così chiara che posso vedere le sottili vene azzurre correre appena sotto la sua superficie.

Lo vedo sospirare, e sento le sue braccia serrarsi ancora di più attorno a me. Sorrido, contro il suo collo, mentre con la punta delle dita carezzo i muscoli della sua schiena.

Poi gli occhi mi cadono su qualcosa. Qualcosa che inizialmente non comprendo.

Rosso. Cosa ci fa una voglia rossa sul suo collo pallido?

Avete presente quel momento, quell’istante, in cui tutta la situazione vi piomba addosso, e avete la distinta voglia di urlare e strapparvi i capelli?! Ecco.

Io ho fatto l’amore con Mu.

Non. Ci. Credo!

Oddio.

Oddio.

Oddio.

Sento la nebbia del sonno svanire totalmente dalla mia mente, e tutti i ricordi della notte passata piombarmi addosso come un macigno.

Credo di essere ripetitiva ma… Oddio.

Deglutisco, mentre osservo con una nuova consapevolezza il segno quasi violaceo sull’altrimenti perfetto collo dell’uomo che mi stringe.

Che mi stringe.

Nudo.

Forse l’ho già detto, ma… Oddio.

Ecco, ora rischio l’iperventilazione.

Perfetto, no? Stecchita da colpo apoplettico tra le braccia dell’uomo della mia vita. Eh. Fantastico. Però dai, almeno non morirò vergine!

No, non è divertente.

Helene, cribbio, riprenditi. Su, dai. Sei viva, no? Eh, più che viva, direi. Se solo ripenso…

Oddio.

Io e lui…

Deglutisco, il viso in fiamme. Non credo di essere mai stata così rossa in vita mia, il che è decisamente tutto dire.

Lui è qui. Con me. Contro di me. Nudo. Completamente nudo. Contro di me. Totalmente. Proprio tutto tutto, eh.

L’ho già detto che è nudo?

Okay, Helene, respira.

Deglutisco, imponendomi la calma, mentre passo lo sguardo su tutta la superficie visibile del suo corpo.

Oh dèi…

Il lenzuolo, scivolato durante la notte, è drappeggiato sui suoi fianchi, lasciando libero il mio sguardo di dissetarsi della vista del suo torace muscoloso e più giù, fino al ventre, dove una sottile scia di peluria chiara e sottile sparisce oltre il panno bianco, verso zone del suo corpo che riportano alla mia mente ricordi di passione e amore, ricordi che hanno il potere di mandarmi in fiamme la pelle, e di farmi seccare la gola.

Non ci sono parole per descriverlo – mai mi è apparso tanto inumano nella sua bellezza. Un’opera d’arte vivente, che io ho toccato, con queste mani, che ho profanato col mio corpo – no, non me ne pento affatto. L’ho amato, la notte passata; l’ho amato con quanta più passione avevo in corpo, e lui era lì, e mi ha donato tanto amore quanto ne ha ricevuto.

La notte più bella della mia vita, ed ora questo risveglio, che sa di dolcezza e di languore.

Poggio le labbra lì, nell’incavo del suo collo, su quel piccolo marchio violaceo che, giuro, non ricordo di avergli procurato. Ma… Non è che fossi molto cosciente di me e delle mie azioni, soprattutto dopo che lui… Ehm, sì. Dicevo?

Lo sento sospirare e mormorare parole confuse. Il ritmo del suo respiro cambia, sottilmente, e so che si sta svegliando. Il suo battito cardiaco accelera, appena un poco, ma lo posso avvertire distintamente, contro il mio seno.

Sorrido, sul suo collo, e strofino le labbra sulla sua pelle prima di scostarmi, per poterlo guardare in viso.

Lo vedo aprire gli occhi lentamente, e mi perdo nell’incredibile tonalità di verde delle sue iridi.

– Buongiorno, – sussurra, e la sua voce è un po’ roca ed assolutamente la cosa più sensuale che io abbia mai ascoltato.

– ‘Giorno, – rispondo, arrossendo sotto il suo sguardo. Nascondo il viso nel suo petto, beandomi del profumo muschiato della sua pelle, e sento il rombo della sua risata scuoterlo.

Mi stringe, con le braccia, e non sembra avere nessuna intenzione di alzarsi – non posso dire di non dargli ragione.

Affonda il viso nei miei capelli, e lo sento inspirare profondamente. Non so perché, ma mi vengono i brividi.

Con la mano mi carezza la schiena, risalendo fino al viso, che solleva gentilmente. Per un solo istante i miei occhi affondano nei suoi, prima di essere trascinata nel più dolce e lento dei baci.

Ora sì che sono tutta un brivido.

– Come ti senti? – Mi domanda, poco dopo, la sua fronte poggiata alla mia, i suoi occhi socchiusi, le ciglia scure che sembrano quasi uno sbuffo di pizzo nero contro la pelle lattea delle guance.

Mi prendo un attimo per ponderare la risposta.

Sinceramente, sto divinamente. Sento i muscoli indolenziti, ma è un dolore piacevole, come quello che si prova dopo un lungo allenamento seguito da una doccia bollente. È una sensazione che mi fa sentire viva.

Glielo dico, e lo vedo sorridere.

In fondo, sapete cosa c’è? La vita non fa poi così schifo.

 

 

 

È passato un mese dal giorno in cui sono venuta qua in Jamir con il mio Mu, e posso sinceramente affermare che questo è stato il periodo più carico di emozioni della mia vita.

Sono felice, completamente ed immensamente felice.

Lo sto osservando da ore, seduta su questo masso, mentre faccio finta di leggere un libro di cui non ricordo nemmeno il titolo. Lui ogni tanto alza gli occhi su di me e sorride, e allora il mio cuore accelera e, dannazione, posso quasi scommettere che lui lo sappia.

Parla con Edet, ma è troppo distante perché io possa ascoltarlo. Sono seduti uno di fronte all’altro, il mio uomo e il mio frugoletto, e non posso fare a meno di ripensare agli enormi progressi che Edet ha fatto nel corso di queste settimane. Poco ma sicuro, ha un cosmo fuori dal comune.

So che quest’idillio non sarà infinito. So che ci saranno difficoltà. Ma, porca paletta, non voglio pensarci!

Tra pochi giorni torneremo al Santuario – Mu dice che Edet ora ha abbastanza controllo sul suo cosmo da poter interagire con altri allievi. Credo che abbia richiamato anche Kiki, perché lo aiuti con il bimbo.

Sono assolutamente decisa a godermi questi ultimi momenti di solitudine. Una volta tornati in Grecia non sarà così semplice stargli accanto, ma ci penserò a tempo debito.

Li vedo alzarsi in piedi e dirigersi verso di me.

– Finito per oggi? – Domando, inclinando il capo di lato.

Edet annuisce, ma, poverino, si regge a malapena in piedi. Gli scompiglio un po’ i capelli, poi lo osservo dirigersi lentamente verso la pagoda.

– Letto molto, oggi? – La voce di Mu mi riporta al presente, e volto il capo per guardarlo negli occhi. È un lampo di malizia quello? Oddio, credo di avere una brutta influenza su di lui.

Io rido solo, chiudendo finalmente quell’inutile libro.

Ah. Ecco perché non ricordavo il titolo. È in Cinese.

Quando mi alzo in piedi Mu si china per lasciarmi un bacio tra i capelli. Neanche a stare a dirlo, arrossisco. Santa, santissima maschera…

La cena trascorre particolarmente silenziosa. Edet è così stanco che rischia di addormentarsi sul piatto, povero caro. Alla fine lo prendo in braccio e lo porto nella sua stanza. Quando lo poggio sul letto, è già tra le braccia di Morfeo.

Percepisco la presenza di Mu nella sua stanza, al piano superiore. Salgo le scale lentamente, stiracchiandomi, nonostante tutto stanca. Mi starò infiacchendo?

Entro in camera, e il mio cuore perde un battito alla vista che mi si presenta davanti agli occhi. Mu mi dà le spalle, la schiena completamente nuda, anche dei suoi capelli che, con gesti lenti e precisi, sta spazzolando. Le sue spalle sono larghe e forti, i muscoli ben definiti sotto la pelle chiara. L’ho già detto che è un’opera d’arte vivente? Sì, vero?

Abbandono la maschera sul tavolo qua accanto e mi dirigo a passi lenti verso di lui. Non è affatto stupito quando sente le mie braccia circondargli la vita, e il mio viso poggiare tra le sue scapole, ma rabbrividisce, e questo mi provoca un istintivo piacere – nel sapere che il mio uomo reagisce al mio tocco.

Con le mani carezzo i muscoli sul suo addome, che sotto le mie dita guizzano. Inalo il profumo della sua pelle calda, inebriata dalla sua presenza.

La spazzola produce un suono sordo quando la poggia sul comodino. Si volta nelle mie braccia, andando a stringere i miei fianchi con le mani. I capelli, come una cascata d’argento, coprono il lato destro del suo petto; Atena, è bello come poche cose al mondo. Posa un bacio a fior di labbra sulla mia bocca, mentre ancora sono intenta ad adorarlo con lo sguardo

– Posso quasi sentire gli ingranaggi muoversi nella tua testolina. Cosa pensi? –

Tzè. Che domande! Sono tra le braccia di uno che sembra il fratello gemello di Apollo, solo più bello; cosa mai potrò stare pensando? Ah! Beata ingenuità.

Nascondo il viso nell’incavo del suo collo, come faccio ogni volta che sono imbarazzata. Il fatto che questo capiti un pelino più spesso di quello che mi piacerebbe pensare è un mero dettaglio.

La sua risata risuona nel suo torace, e rabbrividisco nonostante senta un caldo asfissiante. E sì, lo so che è Dicembre e siamo in Tibet a non-so-quanti-mila metri d’altezza, ma lui mi fa quest’effetto, che diamine posso farci io?

Le mie mani cominciano a vagare di loro iniziativa. Giuro! Non c’entro nulla io. La sua schiena scorre sotto le mie dita, che corrono su, fin sulla nuca, dove massaggio appena i muscoli tesi. Sarei quasi offesa, se non sapessi che il suo collo è praticamente sempre incordato.

Lui emette un gemito quando applico appena più forza su un nodo, e abbandona il capo contro la mia spalla.

Lascio un piccolo bacio sul suo collo prima di prenderlo per mano e trascinarlo verso il letto. Eh, che audacia!

– Sdraiati, – gli dico solo, e lui mi guarda interrogativo, ma esegue senza commentare. Mi osserva, con gli occhi velati, sollevato sui gomiti, i capelli che seguono la curva sensuale del suo corpo, ed io sento improvvisamente la gola secca.

No, no, mannaggia! Concentrazione, ‘Lene!

Mi tremano un po’ le gambe mentre salgo in ginocchio sul materasso. Mi schiarisco la voce mentre gli faccio cenno di darmi le spalle. Lui alza un sopracciglio, ma si volta, sdraiandosi sulla pancia, le braccia conserte sotto la testa.

Devo prendere un profondo respiro per cercare di sgomberare la mente da pensieri poco… casti in questo momento. Mica è colpa mia, però. Uffa.

Ancora un respiro, e chiudo gli occhi, concentrandomi sulle mie mani, che sfrego tra loro finché non le sento bollenti. Le poggio sulla base della sua schiena e lui emette un suono di stupore – oh, bèh, qualche talento ce l’ho anche io, caro Mu, cosa credevi?

Mi siedo a cavalcioni sui suoi fianchi, cercando – senza ottenere brillanti risultati – di evitare pensieri impropri.

Lentamente sposto le mani verso l’alto, perdendo tempo su ognuno dei suoi muscoli tesi. Poco a poco, lo avverto rilassarsi sotto di me, e sospirare di piacere mentre le mie dita lo massaggiano con forza e gentilezza. Tempo dopo, quando arrivo al suo collo, i suoi occhi sono socchiusi, e il verde luminoso delle sue iridi filtra tra il nero delle ciglia folte, in una rara dimostrazione d’abbandono.

Sento i muscoli sotto le dita sciogliersi, e la pelle riprendere calore. Poggio un bacio lento sulla pelle della sua nuca, incapace di trattenermi, mentre immergo le dita nella massa pesante dei suoi capelli, continuando a massaggiare. Emette un gemito strozzato, e so solo che, l’istante successivo, il mondo gira attorno a me.

Che diamine…?

Mu, che tesoro, deve essersi reso conto di essersi mosso un po’ troppo velocemente per i miei standard, e mi lascia un secondo per recuperare la cognizione dello spazio. Sbatto le palpebre, osservandolo sorridere sopra di me, le sue mani saldamente serrate sui miei fianchi.

Con una mano tremante carezzo la sua guancia, e lui ruota il viso, baciando il mio palmo. I suoi occhi sono carichi di desiderio mentre mi osserva, solo un attimo prima di chinare il capo e posare le labbra sulle mie.

Non c’è più posto per le parole, questa notte.

 

 

 

 

Lo sbalzo di temperatura, nel salto tra Jamir e Grecia, mi coglie impreparata, e mi sento andare a fuoco nell’improvviso clima mite.

La scalinata del Grande Tempio, davanti a noi, è bianca e lucida nella luce del giorno, sotto un sole che non ricordavo essere così luminoso.

Sospiro – so già che l’intimità del Jamir mi mancherà. Mu deve sapere come mi sento, perché mi regala un sorriso e una carezza sul capo.

– Pronta? – Mi domanda, con il suo solito tono gentile, ed io annuisco, poco convinta.

La scalata è lenta, ma familiare. Alcuni templi sono vuoti – quello dell’Ariete, per ovvie ragioni, ma anche quelli di Leone, Bilancia ed Acquario – in altri troviamo i rispettivi occupanti, che ci salutano più o meno calorosamente. L’unico incontro degno di nota è forse quello con quel tesoro del Cavaliere del Cancro che, nel notare la mano di Mu poggiata possessivamente sull’incavo della mia schiena, si lancia in una serie di impronunciabili imprecazioni, prima di andarsene sbattendo la porta.

Ah! Ben gli sta!

Saliti fino alla Dodicesima ci separiamo: lui e Edet continuano verso la Tredicesima, per fare rapporto alla Dea Atena, mentre io mi fermo nella Casa dei Pesci per parlare con il mio maestro.

Aphrodite, non appena mi vede, mi rivolge un sorriso che mi fa sudare freddo.

Oh mamma…

– Cara! – Mi saluta, invitandomi poi ad entrare nelle sue stanze private. L’aroma di tè alle rose è forte, mentre lo versa nelle tazze di porcellana, aggiungendo un paio di cucchiaini di zucchero ad entrambe.

– Allora? – Ed eccolo che comincia…

– Allora cosa? – Rispondo, con tanto di sorriso innocente e sguardo inconsapevole.

Mi sa che non c’è cascato, però…

– Non osare fare la finta tonta con me signorinella, voglio sapere tutto! – Appunto.

Io mi spalmo una mano sulla faccia, scuotendo la testa.

– È… Andato tutto bene. Tutto a posto. –

Sbuffa, accavallando le gambe in un gesto che sembra casuale – non lo è affatto.

– Voglio i dettagli. –

Il suo è un ordine, mentre mi fissa con occhi taglienti. Potrei anche essere vagamente intimorita, se non fossi totalmente nel panico per ciò che mi sta domandando. E ora che cavolo gli racconto…?

Il mio rossore deve essere stata una risposta sufficiente, perché Aphrodite esclama:  – Lo sapevo! –

Quando io non accenno ad elaborare, lui mi fissa, assottigliando gli occhi. – Non cominciare a fare la pudica ora, signorinella. Guarda che si vede lontano un miglio che hai perso la verginità. Su, su. Voglio i dettagli piccanti! –

Ecco, lo sapevo. Arrossisco come un peperone, e mi nascondo il viso con le mani. Come ho mai potuto pensare di nascondere qualcosa ad Aphrodite? No, dico, devo essere impazzita.

E così sospiro, e gli racconto dall’inizio ciò che è successo, sentendomi arrossire sempre di più. Ma che ho fatto di male, io, nella vita?

Lo sguardo del mio maestro diventa, se possibile, ancora più preoccupante.

– E dimmi, cara, com’è quel montone d’un tibetano a letto? –

Mi alzo in piedi come scottata, osservandolo ridere ad occhi sgranati.

Quasi mi viene voglia di strapparmi i capelli, mentre alzo i tacchi per raggiungere Mu alla Tredicesima, tappandomi le orecchie per non sentire le battutine che il mio supremo maestro lancia nella mia direzione.

Ma cosa avrò mai fatto di male, nella mia vita passata, per meritarmi di capitare in questa gabbia di matti?

Sapete cosa? Non credo di volerlo sapere.





FINE

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