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Autore: Shade Owl    21/12/2011    2 recensioni
Sei mesi dopo gli eventi della Fornace, Timothy Anderson è stato messo a capo di una squadra di apprendisti, gli stessi quattro ragazzi che ha protetto in precedenza. Ma la temibile Alleanza delle Ombre, servendosi di Julien Wings, ha dei piani da portare a termine, piani che lui deve contrastare. A complicare le cose, la sua collega Raven scompare all'improvviso. Cos'altro potrà andargli storto?
Genere: Avventura, Fantasy, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sangue di demone'
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- Allora, chi accidenti sei?- sbottò Darth, seduto di fronte a Marcus in una delle stanze magiche del palazzo del Sommo Concilio - E cosa vuoi da Raven?-
- Farai meglio a parlare.- disse Trys, seduto con la schiena contro una parete, intento ad accordare un ukulele - Potrei arrabbiarmi, e se mi arrabbio io qui scoppia l’inferno.-
Marcus, seduto al tavolo, spostava lo sguardo dall’uno all’altro, le braccia incrociate sul petto, e non pareva particolarmente intimidito dai loro atteggiamenti. Ignorò beatamente Jo e Xander, che assistevano in silenzio accanto al Folletto.
- Bhè?- ringhiò il Templare - Ti decidi a rispondere, sì o no?-
- Prima gradirei sapere una cosa.- rispose l’uomo.
- Dipende dalla cosa.- rispose Trys, pizzicando una corda dello strumento per verificare il proprio lavoro - Ad esempio, ancora nessuno mi ha voluto dire come si fabbricano le bombe H, chissà perché…-
- Niente di così complicato.- replicò Marcus - E poi non vi costa niente essere gentili, visto che non sono sulla vostra lista nera.-
Darth sospirò sfinito, scuotendo la testa.
- Ah, d’accordo.- concesse - Fai la tua domanda, e se potremo ti daremo una risposta. Poi parla tu, però.-
- Certamente.- annuì serio l’altro - Voglio soltanto sapere perché quell’Emissario delle Ombre dava la caccia alla vostra amica e al bambino che è con lei. Cos’ha di speciale?-
Finalmente Trys sollevò gli occhi e si scambiò un’occhiata con Darth, ed altrettanto fecero Jo e Xander: a questo, ne erano praticamente certi, i loro due compagni più anziani non avrebbero voluto rispondere. Era meglio non far sapere ad uno sconosciuto tanto sospetto cosa rendesse Flynn così fuori dall’ordinario.
- Purtroppo non possiamo rispondere.- disse Darth - Si tratta di un’informazione riservata.-
- Allora, temo che abbiamo un problema.- si ostinò Marcus, stringendosi nelle spalle - Perché io non dirò niente, se prima non avrò qualcosa in cambio. E non mi fate paura, ve lo garantisco.-
Su questo, pensò Xander, ci si poteva mettere la mano sul fuoco: non era uno psicologo, ma il linguaggio del corpo dell’uomo (il suo modo spavaldo di stare seduto, la sua espressione piatta, lo sguardo indifferente) gli diceva che era annoiato, infastidito, al massimo, ma non spaventato.
Se solo ci fosse qualcuno che possa mettergli paura…Pensò tra sé e sé.
Timmi era stato il solo ad ispirargli timore, di questo ne era certo: durante il loro primo, breve incontro sulle montagne della Francia, Marcus aveva mostrato chiari segni di inquietudine, vedendo il famoso Artiglio Nero tanto vicino. Era poco probabile che, con lui presente, avrebbe fatto lo spaccone. Ma, purtroppo, Timmi non aveva più i suoi poteri…
Un attimo: questo Marcus lo sapeva?
Dopotutto, l’aveva chiamato a casa… ma forse l’aveva fatto solamente perché sapeva che adesso abitava stabilmente da qualche parte. Non era detto che…
- Jo…- borbottò a bassa voce, mentre Darth continuava il suo tentativo di estorcere informazioni da Marcus.
- Che c’è?- chiese pianissimo l’amico.
- Ho avuto un’idea. Non so se funzionerà, ma devi reggermi il gioco. Puoi farlo?-
- Se non si tratta di qualcosa di imbarazzante…-
Lui non lo ascoltò e saltò in piedi, avvicinandosi rapido a Darth, che smise di parlare per guardarlo.
- Che c’è?- chiese.
- Io e Jo abbiamo avuto un’idea.- disse.
- E sarebbe?- chiese Trys.
- Bhè, di certo noi non potremo farlo parlare.- spiegò con finta rassegnazione - Insomma, si vede che non ha paura di noi, no?-
A giudicare dalla faccia di Darth, il fatto che lui stesse dicendo a chiare lettere quante poche possibilità avevano di ottenere dei risultati davanti a Marcus non era esattamente qualcosa di intelligente da fare. Tuttavia, lui non se ne curò ed andò avanti.
- Quindi io… cioè, Jo…- ed indicò l’amico col capo - … ha pensato che Timmi potrebbe avere maggior successo.-
A Darth per poco non si spalancò la bocca, ed il ragazzo sperò con tutto il cuore che non facesse niente che lo potesse tradire: già non era certo che funzionasse, se poi ci si metteva anche lui…
Ma Trys pareva aver capito:
- Buona idea.- disse tranquillamente, suonando un paio di note con l’ukulele quasi accordato - Magari Timmi sarà più utile di noi, qui… certo, mi secca disturbarlo quando riposa, lo sai quanto è irritabile…-
Xander gettò una fugace occhiata a Marcus, e gli parve di vederlo impallidire.
- Irritabile? È dir poco!- sbottò Jo, che fortunatamente aveva afferrato al volo la situazione a sua volta - Diventerà furioso. Non vorrei essere qui, quando verrà… già ieri era di umore nero…-
- Eh sì.- annuì serio il folletto - Va be’, tanto tocca a Darth andare a cercarlo.-
Il Templare inarcò un sopracciglio, e Xander incrociò le dita sotto al tavolo.
- Ma col cavolo!- sbottò questi - Io non sono così pazzo!-
- Va bene, ci vado io…- sospirò Trys, afferrando la maniglia della porta - Ma dì a mia moglie e ai miei tredici bambini piccoli che è stata colpa tua…-
- Tu non hai né moglie né figli.- sbuffò Darth.
- Dettagli…- rispose l’altro, aprendo la porta.
- Aspetta!-
Marcus si era alzato di scatto in piedi, e fissava Trys disperato.
- D’accordo, parlo!- sbottò dopo un secondo - Ma chiudi quella maledetta porta! Io a lui non mi ci avvicino!-
Dentro di sé, Xander esultò: aveva funzionato.
- Allora?- chiese Darth, riprendendo l’interrogatorio - Chi sei?-
- Un cercatore di tesori.- rispose Marcus, a malincuore - Stavo dietro al frammento del leggendario Cristallo di Atlantide da un po’. Sapevo che lo stavate cercando anche voi, e così ho pensato di trovarlo per primo e di rivenderlo o a voi o all’Alleanza delle Ombre, a seconda di chi mi avesse offerto di più.-
- E Raven? Perché la seguivi?- chiese Trys.
- Per il bambino.- rispose - Ha detto di sentire la presenza di quella scheggia nel corpo di Julien Wings. Pensavo che potesse averci qualcosa a che fare.-
- E come mai hai imitato la voce di Trys, al telefono?- domandò Xander.
- Perché è quella che riuscivo ad imitare meglio.- sbuffò l’uomo - Ho chiamato il vostro amico perché credevo l’avesse portata via con sé, quella Valchiria, dopo che me ne ero andato via, e magari poteva darmi qualche dritta. Avevo sentito dire che si era stabilito da qualche parte in una casa, e mi sono procurato il numero di telefono per parlargli.- scosse la testa, lentamente - Vorrei tanto sapere come si è accorto che non ero chi dicevo di essere.-
- Bhè, ingannare Timmi non è proprio semplice.- ridacchiò Jo, avvicinandosi all’amico - Lui era…-
Xander gli mollò una pedata negli stinchi che lo fece tacere. Fortunatamente, Marcus non sembrò accorgersi di niente.
- Se sai qualcosa che può aiutarci, farai meglio a dircelo.- proseguì Darth.
- Non so niente di più di quanto già voi non sappiate.- rispose l’uomo.
Il Templare lo guardò negli occhi per un po’, e Marcus sostenne lo sguardo. Alla fine, Darth incrociò le braccia ed annuì.
- E va bene.- disse - Per stavolta puoi anche toglierti di torno, ma farai meglio a lasciar perdere questa storia. Abbiamo abbastanza grattacapi per pensare anche a te, e abbiamo perso anche troppo tempo.-
Marcus annuì e si alzò, mentre Trys gli apriva la porta. I due uscirono insieme, e prima di seguire il Folletto lo sguardo dell’uomo vagò fino al fondo del corridoio: in lontananza, oltre le svariate porte d’oro, di bronzo e d’argento, se ne intravedeva una completamente nera, apparentemente in pietra. Risaltava enormemente contro i muri bianchissimi.
- Qualche problema?- chiese Trys.
- Dove conduce quella porta?-
Lui guardò nella direzione indicata, aggrottando un sopracciglio.
- Non lo so.- ammise - Ho provato a bussare, ma non risponde nessuno.-
Lo prese per una spalla e lo spinse lungo il corridoio, dirigendosi verso l’uscita.
 
- Una buona pensata, Xander.- ridacchiò Darth, alzandosi dalla sedia - Sei stato bravo. Come sapevi che ci sarebbe cascato?-
Lui si strinse nelle spalle.
- Fortuna.- rispose - Mi sono affidato al fatto che non sapesse della situazione attuale, tutto qui.-
Il Templare rise tra sé, scuotendo la testa.
- Fortuna…- ripeté divertito - Ti sei affidato all’istinto… bhè, i miei complimenti, davvero. Una mossa da professionisti.-
- Ehi!- sbottò Jo - Guarda che anche io merito i complimenti, perché ho capito subito di che stesse parlando!-
- Decisamente ci sei arrivato prima di me.- concesse lui - Ero troppo concentrato sull’interrogatorio, oltre che troppo stanco.- sospirò tra sé - Cielo, mi sa che sto diventando vecchio…-
- Ma che dici!- esclamò Jo - Sei il Templare ultracentenario più arzillo che ci sia!-
L’altro rise di nuovo, sempre più divertito.
- Certo, perché ne conosci molti, di Templari, eh?- chiese, andando verso la porta - Forza, venite. È meglio dormire qualche ora, o finiremo per collassare.-
 
***
 
Scese la sera quando finalmente Julien decise di fermarsi per dormire. Flynn, impossibilitato alla fuga da una corda stretta attorno ai suoi polsi, il cui capo era allacciato alla cintura dell’Emissario, non poteva che seguirlo ad ogni passo. Non di rado finì con l’incespicare e cadere, sbucciandosi le ginocchia o le palme delle mani legate, siccome ogni passo dell’uomo equivaleva a tre dei suoi. Ormai sanguinava da qualcosa come dieci punti diversi.
Julien, tuttavia, non pareva interessarsi granché delle sue difficoltà, e se finiva a terra gli intimava malamente di alzarsi e rimettersi in cammino. Da dopo l’episodio dell’autobus l’aveva condotto lontano tramite la magia, senza che lui potesse opporsi, sotto lo sguardo impotente di Raven, costretta a trattenere l’incantesimo con le mani. Era a malapena riuscito a rivolgerle un sorriso rassicurante prima di sparire. Subito dopo si era ritrovato legato a Julien tramite quella corda magica diretto verso un luogo che, probabilmente, non poteva essere raggiunto con la magia, perché altrimenti ci sarebbero andati subito.
Almeno, Flynn sperava che fosse così, o il motivo di tanta fatica era una pura e semplice vena di sadismo.
Quando ormai il bambino ebbe cominciato a credere di essere sul punto di crollare definitivamente, dopo quasi ventiquattro ore di marcia con assai poche soste, si fermarono nel folto di un bosco costellato da altissimi alberi dal tronco sottile e dalle chiome tanto fitte da oscurare il cielo. Sotto il baldacchino di foglie era buio pesto, e probabilmente con il sole la situazione non sarebbe migliorata granché: in quel luogo, ne era sicuro, era in atto una qualche potente magia. L’intera selva era stregata.
- Sarai contento di sapere che siamo arrivati.- disse l’Emissario delle Ombre, sciogliendo la corda dalla sua cintura e fissandola ad un albero lì accanto - Adesso puoi riposare.-
Il bambino non si era nemmeno posto il problema e, non appena avevano finito di camminare, si era gettato a terra sulla schiena, stremato dalla lunga marcia. Era tutto sporco, graffiato, con i piedi, le gambe e la schiena che gli facevano un male tremendo. Probabilmente, sui talloni gli erano anche spuntate delle vesciche, che magari erano scoppiate. Oltretutto, non sentiva quasi più le dita delle mani siccome le corde, talmente strette da escoriargli i polsi, gli bloccavano un po’ la circolazione sanguigna. Aveva il fiatone, il sudore gli grondava di dosso, si sentiva tremare…
Era a pezzi.
Julien si sedette a terra e trasse dallo zaino un tozzo di pane ed una borraccia, che gettò a lui, poi prese per sé del formaggio ed un coltellino e cominciò a mangiare, in silenzio. Flynn afferrò il pane e lo divorò, poi stappò la borraccia e buttò giù l’acqua finché non l’ebbe finita tutta, mangiando e bevendo senza risparmiarsi.
Quando ebbe finito il suo misero pasto si sedette con la schiena contro l’albero, cercando di riprendersi almeno un po’. Gettò un’occhiata a Julien, che lo ignorava beatamente.
- Che intenzioni hai?- chiese.
L’Emissario si strinse nelle spalle, continuando a mangiare.
- I miei ordini sono chiari: trovarti, farmi condurre in eventuali siti tecnologici ancora utilizzabili per raccogliere tutto quello che può servire e poi prendere il cristallo.-
- Bhè, se è un sito tecnologico che vuoi, ne resta uno solo.- disse Flynn - Gli altri sono tutti sigillati, saltati in aria, svuotati o messi in sicurezza massima. Raven mi ha fatto cominciare il giorno dopo la morte dei miei genitori, per non perdere tempo, e non si è quasi fermata per dormire. Mi ha addirittura portato in spalla mentre riposavo, lungo certi tratti. Non hai più molti luoghi in cui recarti.-
- Poco male.- rispose l’altro - Ciò vuol dire solo che non andremo nemmeno nel prossimo. Sicuramente, la tua amica sarà andata laggiù per cercare di tendermi una trappola, o ci avrà mandato qualcuno dei suoi amici. Tanto vale partire subito dal cristallo.-
- Io non ti aiuterò.- disse fermamente Flynn, accigliandosi - Quel manufatto non cura solo le ferite, ma è una fonte d’energia mille volte superiore alle Energiti, e possiede una magia tanto potente da donare l’eternità. Non ho intenzione di consegnartelo.-
Julien alzò finalmente lo sguardo sul bambino, un sopracciglio aggrottato, e lo osservò per qualche istante. Poi, senza preavviso, lanciò il coltello verso di lui, e quello si piantò nel legno, ad un paio di centimetri dalla sua testa.
Flynn ebbe un sussulto involontario.
- Forse a te non interessa morire.- disse piano l’Emissario - E posso anche capirlo, perché se te ne vai non dovrai più preoccuparti di Atlantide, che resterebbe al sicuro con tutti i suoi segreti, almeno fino a quanto non ti avrò clonato. Ma io voglio le tue conoscenze e il cristallo ora, non tra un mese, e tu me li darai tutti e due. In caso contrario, andrò a cercare la Valchiria e te la porterò qui… un pezzo alla volta.-
Flynn impallidì all’istante, mentre lo stomaco gli si stringeva convulsamente. No… Raven no… non anche lei…
- Non potresti farcela…- tentò, anche se la sua voce tremava e la gola gli si seccava - Lei è troppo forte. Non puoi…-
- Non posso?- rise Julien - Io sono invulnerabile, marmocchio. Il frammento di cristallo nascosto nel mio corpo mi rende invincibile, anche per lei. Senza un Custode dell'Eden è spacciata, e non mi pare che il suo operato sia patrocinato da quei cinque. Quindi dimmi dov’è che si trova qualcosa che posso usare o portami subito dal cristallo. In ogni caso, dovrai collaborare.-
Flynn non riuscì più a sostenere lo sguardo di Julien, ed abbassò il capo, sconfitto.
- Se non vuoi parlare subito del cristallo, allora ti darò uno spunto.- aggiunse lui - Quella zona della Francia dove l’Artiglio Nero ha ammazzato uno dei miei: cosa c’è lì?-
Il bambino esitò un istante: qualsiasi cosa dicesse Julien, non se la sentiva di consegnargli il laboratorio dell’Estrattore con tanta tranquillità. Lì dentro c’erano cose molto peggiori di quanto potesse esserlo lo stesso Julien.
- Allora?- sbottò questi - Ti decidi o no?- prese la spada e cominciò a passarci sopra un dito - Forza… pensa a Raven.-
Flynn sospirò e voltò la testa di lato, cercando di non guardarlo.
- Il… la valle dove ci hai trovati…- mormorò controvoglia - Lì c’è… un laboratorio… pieno di demoni.-
- Che demoni?-
- Demoni… essenze di demoni.- precisò - Come quello nel corpo… nel corpo di Timothy Anderson.- ammise, sentendosi un traditore - Gli Atlantidei ne estraevano parecchi dagli esseri umani mezzidemone, e li chiudevano al sicuro in posti come quello.-
Julien annuì lentamente, senza sorridere, immerso nei suoi pensieri.
- Un laboratorio pieno di demoni…- mormorò lentamente, continuando ad accarezzare la spada - Interessante… e se valgono quanto quel demonio dai capelli verdi…- sorrise tra sé, sprezzante - Ecco cosa ci è andato a fare l’Artiglio Nero… riguardava loro.- alzò lo sguardo su di lui - In che condizioni è quel posto?-
- Intatto.- ammise Flynn - Non potevamo distruggerlo.-
Julien fece un sorrisetto e si guardò intorno, poi prese dal suo zaino la piccola sfera che aveva già mostrato in occasione del loro primo incontro e la mise a terra.
- Rawlyn.- chiamò - Devo parlarvi.-
Poco dopo un uomo si materializzò a poca distanza da loro, accompagnato da una donna bruna. Erano gli stessi che Timmi aveva già affrontato in Francia, quando erano tornati per l’Estrattore.
- Cosa c’è, Julien?- chiese l’uomo di nome Rawlyn.
- Il posto dove è morto Derek.- rispose Julien - Lì c’è qualcosa di importante, come pensavamo.-
- Il nostro sopralluogo ha dato scarsi risultati.- sbottò la donna, incupendosi - Non abbiamo trovato niente, nelle poche ore che ci ha messo quel bastardo a farsi vivo.-
- Lo so, ma lui dice che c’è qualcosa.- ribadì l’Emissario, accennando a Flynn - Cercheremo meglio più tardi, comunque. Per il momento fate presidiare la zona, poi andate da Vlad a prendere qualche rinforzo e tornate qui. Per quanto sia sicuro questo bosco, non si sa mai. È meglio essere preparati ad un eventuale arrivo della Valchiria.-
I due annuirono e si smaterializzarono all’istante. Flynn, abbattuto, si abbandonò contro il tronco per cercare di dormire un po'.
Quanto peggio poteva andare, ora?
 
***
 
I suoi occhi, per quanto chiusi, vennero accecati da una luce abbagliante, talmente forte che gemette per il fastidio ed il dolore alle tempie, intensificato dai passi che risuonavano sul pavimento di assi i quali, benché leggeri, alle sue orecchie giungevano come colpi di cannone.
- Su, alzati!- sbottò una voce impietosa - Ma guarda che pena… se non fossi tu, ti avrei già dato il colpo di grazia…-
Timmi aprì di malavoglia gli occhi, un saporaccio amaro in bocca, e vide una figura indistinta incombere sopra di lui, a testa in giù. La mise a fuoco lentamente, e alla fine riuscì ad identificare il volto irritato di Alis Heter.
Sulle prime non riuscì a capire cosa ci facesse Alis in piedi sul suo cuscino, né perché il collo gli facesse così male.
Poi si ricordò di non essere in camera, ma in salotto, e che sotto di sé non c’era un materasso ma il divano, sul cui schienale aveva lasciato ricadere la nuca. Si era addormentato lì.
- Avanti, alzati!- ripeté Alis, aggirando il mobile per raccogliere una bottiglia di vodka vuota.
Timmi si tirò su lentamente, la testa che gli pulsava in modo orribile. Portò una mano alla tempia, stringendo le palpebre, e gemette ancora.
- Sì, fa quest’effetto l’alcool.- disse Alis dalla cucina - Benvenuto nel nostro mondo, umano.-
Timmi guardò intorno a sé, e trovò tracce della sera precedente, passata in un modo non esattamente piacevole: prese alcune bottiglie di vodka (tre), aveva cominciato a scaraventare i mobili un po’ dove poteva, mentre se le finiva una dopo l’altra.
Ora la poltrona era sotto la finestra, accanto alle scale, rovesciata e con il cuscino del sedile ad un metro di distanza; il divano non era più di fronte a camino, ma ad appena mezzo metro dalla cucina, senza più le imbottiture, e l’altra poltrona, invece, era finita accanto alla porta, adagiata malamente su di un fianco. Il tappeto, che il giorno precedente aveva steso praticamente davanti all’ingresso, ora era tutto appallottolato e gettato nel camino (misericordiosamente spento).
L’orrido tavolino di vetro, invece, era rimasto intatto lì dov’era.
Dopo aver scaraventato ovunque gli riuscisse tutto ciò che gli capitava sottomano, aveva finito col crollare sul divano per non rialzarsi più, se i ricordi non lo ingannavano. Oltretutto, aveva dormito in mezzo ai resti della cena di due giorni prima, ai cocci del piatto rotto ed accanto ad una lattina di Coca Cola accartocciata, il contenuto versato a terra.
Siamo a quattro… Pensò a fatica.
Si alzò lentamente in piedi, cercando di ragionare lucidamente, mentre Alis correva ad aiutarlo a tirarsi su. La ragazza lo condusse in cucina e lo fece sedere al tavolo, su cui erano poggiati alcuni fogli, dei sacchi della spazzatura neri, una penna, una penna ed un grosso bicchiere.
- Ora aspetta qui un momento.- disse lei, aprendo il frigorifero - La mamma è stata una figlia dei fiori, da giovane. Conosce ogni rimedio contro i postumi da fumo, ed anche qualche trucchetto contro la sbornia.-
Timmi non rispose, mentre lei trafficava con un po’ di roba che trovava in giro, la metteva nel frullatore e la sminuzzava (qui lui si coprì le orecchie e gemette più che mai), poi versò il preparato nel bicchierone e glielo porse.
- Butta giù.- gli ordinò - Tutto.-
Il ragazzo osservò il liquame verde scuro e fece per dire qualcosa, ma l’espressione di Alis non ammetteva repliche, così prese il bicchiere e bevve a grandi sorsate. Il sapore era orrido, ma quando ebbe finito lo stomaco smise progressivamente di fare le capriole ed il dolore alla testa si attenuò poco a poco.
- Grazie.- riuscì a borbottare.
Alis non rispose, ma prese il bicchiere e lo mise nel lavello.
- Che fai qui?- chiese Timmi, la gola ancora un po’ secca.
- Ti voglio dare una mano.- rispose lei, sedendosi di fronte all’amico - E mi sembra che ce ne sia un gran bisogno.-
Lui scosse la testa.
- No, grazie.- brontolò - Posso farcela da solo, l’ho già detto a…-
- Sì, è per questo che sono qui.- rispose Alis, accigliata - Sei stato cattivissimo con lei. Cercava solo di darti una mano, non di danneggiarti.-
Timmi grugnì, massaggiandosi gli occhi secchi.
- Ci hai parlato?- borbottò.
- Sì.- annuì lei - A chi credi che abbia telefonato, appena tornata a casa?-
Il ragazzo non rispose, cercando di schiarirsi le idee.
- I miei problemi li ho sempre risolti da solo, Alis.- disse alla fine - In un paio di giorni sarò di nuovo a posto.-
- Continua pure a raccontarti questa favola, se ti fa piacere.- sbuffò Alis, incrociando le braccia - Sei umano da sì e no tre giorni, e hai quasi perso tutti i tuoi amici, accidenti!- esclamò, senza abbassare lo sguardo - Se davvero ti vuoi riprendere in qualche modo, allora fatti un bagno, mentre io do una pulita. Poi usciamo, e vediamo di trovarti un lavoro che rimpiazzi quello che hai perso. E poi le suoniamo a Jo e a Xander, che dovrebbero essere qui anche loro… razza di cretini…-
Il ragazzo si abbandonò contro la sedia, sconfortato.
- Alis, ti prego, lasciami da solo.- disse - Non ho la forza di fare niente di tutto ciò. Mi serve un po’ di…-
- Ma per favore!- sbottò lei - Non diciamo idiozie! Da quando in qua te ne resti seduto ad aspettare che ti passi? Se te l’avessimo proposto sull’isola ci avresti ammazzati!-
Lui distolse lo sguardo, arrabbiato e sempre più scoraggiato.
- Per favore, non farmici ripensare.- disse - Sto anche iniziando a rivedere la mia condotta da mezzodemone, guarda…-
- Vorresti dire che ti dispiace di aver salvato il mondo?- ringhiò Alis - Se tu non fossi mai stato Artiglio Nero, ci saremmo giocati Xander molto tempo fa! Se tu non fossi stato in grado di lottare, i demoni ci avrebbero fatti tutti a pezzi! E se tu non avessi deciso di affrontare tuo fratello saremmo finiti nella merda non soltanto noi quattro, ma anche il resto del mondo! Io sono contenta che tu abbia ammazzato quello sciagurato, e niente di ciò che dirai mi farà cambiare idea! Dovresti essere contento anche tu! Il mondo è un posto molto migliore, ora!-
Timmi non rispose, troppo concentrato ad osservarla stupito: Alis sembrava furiosa, e non l’aveva mai vista così. Negli occhi le brillava una luce inquietante, quasi maniacale, aveva i capelli tutti arruffati e pareva sul punto di lanciare qualcosa.
- E ti dirò anche un’altra cosa.- aggiunse dopo una pausa - Io non sono Nadine. Non ti libererai di me tanto facilmente.-
Lui aggrottò la fronte.
- Perché mai dovrei sopportarti?- chiese.
- Oh, dubito che tu abbia scelta.- rispose la ragazza, altezzosa - Sono cresciuta come un’emarginata sociale per tutta l’infanzia e metà dell’adolescenza. Se pensi di potermi ferire in qualche modo, accomodati. Ma ti do un consiglio da amica: non provare a buttarmi fuori con la forza. A differenza di te, io ho dei poteri, e nessuna paura di usarli.-
Timmi rimase in silenzio per un istante, cercando di trovare qualcosa con cui risponderle. Purtroppo, non trovò niente che potesse aiutarlo a sbarazzarsi di lei.
- Ehm…- disse lentamente - O… okay… allora vado a… a lavarmi…-
- Ecco, bravo.- sbottò Alis, alzandosi.
Rimase in bagno per un’ora, e quando ne uscì trovò il piumino per la polvere che volteggiava in aria, raccogliendo la sporcizia dagli angoli del soffitto, mentre uno straccio umido sfregava il pavimento del corridoio. Dalla porta aperta della sua camera vide la finestra aperta, mentre le lenzuola si piegavano da sole.
Scendendo di sotto, fece in tempo ad assistere allo spettacolo di un sacco nero di plastica gonfio come un pallone che usciva dalla casa saltellando. Alis, comodamente  seduta sul divano (di nuovo integro), leggeva tranquillamente un libro.
- Quando hai detto che avresti pulito…- disse lentamente Timmi - … credevo che intendessi usare scopa e paletta.-
- E infatti eccole lì.- disse lei, senza staccare gli occhi dalle pagine, indicando in cucina, dove la scopa si muoveva avanti e indietro per raccogliere la polvere, seguita dalla piccola paletta gialla.
- Sì, interessante metodo.- borbottò - Basta che tu non faccia così anche a casa.-
- Solo quando i miei sono al vivaio.- rispose - Non hai idea di quanto sia difficile togliere la terra secca dal pavimento, senza magia.-
Fece una piccola orecchia alla pagina che stava leggendo e si alzò dal divano, chiudendo il libro.
- Ora, in macchina. Si va a cercare qualcosa da farti fare.- annunciò.
- Perché, hai già qualche idea?- chiese cupo Timmi - Io so solo cacciare i demoni. Anzi, ora nemmeno quello.-
- Hai esperienza di caccia.- annuì Alis, col tono di chi approva una proposta, senza guardarlo ed avviandosi verso la porta - E sei anche bravino  a mettere insieme i pezzi degli enigmi, il tuo vecchio lavoro lo prevedeva, no?- aggiunse, guardandolo.
Lui inarcò un sopracciglio, non del tutto certo di cosa stesse tramando. Scelse di darle corda.
- Un agente del Sommo Concilio deve saper indagare, difendersi, essere pronto di riflessi, lucido in momenti critici e sapere come evitare rischi inutili.- rispose - Tutte cose che ho cercato di insegnarvi, se ricordi.-
- Sì, ma non è questo il punto.- ribatté lei, ancora pensierosa - Forse potresti lavorare all’ufficio dello sceriffo. Cosa ne pensi?-
Lui sgranò gli occhi, stupito.
- Ma chi? Io?- sbottò - Andiamo, facevo a malapena quello che mi diceva Gabriele…-
- Dettagli, eri in gamba…- lo interruppe lei - Dai, andiamo, cercano continuamente nuovi aiuti… sempre che tu non abbia precedenti penali, ovvio.- e lo guardò per un momento con le sopracciglia aggrottate - Perché non ne hai vero?-
- Chi? Io? No!- esclamò lui, indignato - Ho fatto qualche casino ogni tanto, ma poi basta! Nessuno mi ha mai arrestato! Cioè…- aggiunse poi, ripensandoci - … non in questo stato… magari, nel Minnesota… comunque non mi hanno nemmeno schedato…-
- Bene, allora siamo a posto.- aprì la porta ed uscì - Datti una mossa, dobbiamo sbrigarci!- gridò da fuori.
Sospirando, Timmi la seguì all’esterno, scocciato ma poco desideroso di contrariarla: Alis gli era sembrata più determinata che mai, e soprattutto non sapeva cos’altro fare. Doveva ammetterlo, o le dava retta o avrebbe passato le giornate chiuso in casa.
 
***
 
- In questo bosco? Sei sicuro, Skin?-
Il Fantasma annuì, le braccia incrociate, guardando con leggera apprensione gli alberi scuri e fitti a poca distanza da loro.
- Sicurissimo. Le tracce portano qui, e dove mi avevi indicato non ci sono nemmeno passati.-
Raven guardò a sua volta la boscaglia, poco convinta: non sarebbe stato più saggio scegliere un qualche edificio sicuro, tipo una vecchia fabbrica o un appartamento? In posti simili ci sarebbero state poche possibilità che qualcuno entrasse passando inosservato, e sarebbe stato più facile mantenere una copertura sicura, specialmente soggiogando qualche umano per far sembrare che fosse tutto a posto.
Quel bosco, invece, era pieno di sentieri d’accesso, apparentemente privo di rifugi adatti a degli esseri umani e decisamente poco riparato dagli agenti atmosferici.
- Lo so che a vedersi sembrerebbe essere un pessimo nascondiglio…- concesse Skin, mettendosi le mani sui fianchi e guardandola - … ma sono certissimo di quanto dico: Julien ha portato qui il bambino.-
- Ha un nome.- disse lentamente lei, senza smettere di passare lo sguardo sul bosco.
- Scusa.- replicò l’altro, distogliendo lo sguardo - Immagino che… ti sia affezionata a lui, vero?-
Raven non rispose, cominciando ad avviarsi lungo il sentiero. Fatti pochi passi, tuttavia, Skin la afferrò per un braccio e la trasse indietro.
- Non fare pazzie!- sbottò - Non sai cosa c’è là dentro!-
- Lasciami, Skin.- disse pacatamente lei, afferrandogli tuttavia il polso con forza e guardandolo dritto negli occhi - Devo andare a prenderlo.-
- Raven, ascoltami… no, ascoltami!- esclamò, vedendo che lei riapriva bocca - Ho capito, davvero! Lo so che vuoi salvarlo, e lo voglio anch’io, credimi!- le afferrò anche l’altro braccio e la costrinse a voltarsi per guardarlo negli occhi - Ma non gli saremo di nessun aiuto, andando in un posto sconosciuto senza la copertura di Trys e Darth, che sanno destreggiarsi bene nelle selve, né tantomeno senza sapere cosa c’è tra quei tronchi.-
Raven sostenne il suo sguardo senza dire niente, e rimasero per qualche minuto così.
- Torneremo.- promise - Però lo faremo con gli altri. Forse anche con Xander e Jo. Sono sopravvissuti alla Fornace, ci potranno aiutare.-
La lasciò andare, ed entrambi si voltarono per allontanarsi da lì: già da diverse centinaia di metri si erano resi conto che la magia di Proiezione non funzionava. Probabilmente, sull’area era stato imposto un qualche incantesimo che la inibiva.
Raven si fermò di nuovo dopo una trentina di passi, e parve incapace di continuare a camminare.
- Che c’è?- chiese Skin.
- Non posso andarmene.- rispose, chiudendo gli occhi, le braccia strette attorno al corpo come se avesse freddo.
Quella sua reazione era insolita per chiunque, ma non per Skin: Raven era turbata, e faceva di tutto per non mostrarlo. L’ultima volta che l’aveva vista così, era morta sua madre.
- Devo tornare indietro. Non posso lasciarlo qui da solo.- insisté la Valchiria.
- Raven…- sospirò Skin, sconfortato - Per favore… da morta non potrai fare niente per lui.-
- Lo so.- lo interruppe lei, riaprendo gli occhi - Ti prego, vai a cercare i rinforzi… e dì a Daniel…- sospirò e distolse lo sguardo - Digli tutto. Tutto quello che ho combinato. E che mi serve aiuto. Tutto l’aiuto che possono darmi, se ancora vorranno.-
Skin annuì lentamente, rassegnato, ma esitò ad andarsene.
- Perché non mi hai cercato prima?- chiese - Lo sai che ti avrei aiutata. Bastava chiedermelo.-
- Hai ragione, Skin.- rispose Raven - Ma non potevo, dovevo essere io. I genitori di Flynn erano amici miei, ed è a me che hanno fatto giurare di proteggerlo. Se ti avessi chiamato saresti stato in pericolo a tua volta. E poi, ci sono delle cose… delle cose che non sai ancora.- aggiunse - Saresti stato in pericolo. Davvero in pericolo.-
- Ma l’aiuto di Timmi l’hai voluto.- osservò tranquillamente. Non era arrabbiato, ma voleva capire - Eppure lui sarebbe stato più propenso a dire tutto al Sommo Concilio.-
- Lui mi ha trovata per caso.- ribatté Raven - Ora, per favore, fa’ quanto ti ho chiesto. Non possiamo indugiare.-
- Prima promettimi di aspettare.- disse lui - Non entrare lì dentro senza aiuto.-
A malincuore, la Valchiria annuì.
- Va bene.- disse - Aspetterò che arrivi qualcuno. Ma adesso vai.-
Il Fantasma le si avvicinò e la abbracciò brevemente.
- Resta qui.- le disse - Torno subito.
Senza aspettare una risposta, Skin si voltò e cominciò a correre.
Adesso andava più in fretta perché il tempo era molto diminuito: Julien poteva aspettare per qualche giorno che le acque si calmassero, prima di cercare il cristallo. Raven, invece, avrebbe atteso al massimo qualche ora.

Grazie come sempre a Ely79, per le sue recensioni. Avverto tutti quanti che mancano cinque-sei capitoli al massimo prima della fine, salvo imprevisti. In effetti, questa è la storia più breve della serie...

   
 
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