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Autore: JMG    22/12/2011    1 recensioni
Questa FF è stata scritta e completata nell'arco di un anno, e abbiamo deciso di riproporla riprendendo a postarla dall'inizio su un account comune.
I personaggi sono principalmente: I Panic at the Disco (che entrano nella narrazione a partire dal terzo capitolo, diventando in assoluto i protagonisti insieme alla nostra band inventata) e in particolare si parla di Ryan Ross e Brendon Urie, Gabe Saporta (che arriverà nel capitolo otto) , William Beckett (Gabilliam inclusa), Pete Wentz (Da subito) e Patrick Stump. Sono incluse tutte le band della DecayDance in quanto questa FF è un escursus di tutta la storia dei Panic at the Disco e della stessa casa discografica dal 2006 ad oggi (date dei tour esatte comprese, si, siamo pazze e non abbiamo un c***o da fare xD).
La storia è reale, abbiamo preso fonti certe su ogni avvenimento (CD,Tour e altro) riadattando solo in alcuni casi alcune situazioni. Abbiamo inoltre deciso di far ruotare tutto attorno ad un ipotetica nuova band presa in Decay, inventata da noi.
Se vi va diteci che ne pensate, è stato un lavorone e ci terremo molto xD AGGIORNAMENTI COSTANTI OGNI LUNEDì E GIOVEDì.
Genere: Commedia, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Cobra Starship, Fall Out Boy, Panic at the Disco, The Academy Is
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Expect the Unexpected

 

 

Expect the Unexpected

is Smarter than

Trust in Possible Things.

 

Fourth Act: To Know

 

Chapter Eighteen, part two: London Bridge is falling down with my certainties.

 

 

 

May pov

Dicembre 2010 (Presente)

 

 

Il mercoledì mattina inizia sempre con il buon profumo delle frittelle cucinate da Brendon, dato che Pete viene sempre da noi a fare colazione… Stamattina l’odore arriva fino in stanza, ma il mio ragazzo mi sta ancora dormendo accanto. Mi muovo appena e lui si sveglia, arricciando il naso per sentire l’odore che c’è nell’aria.

-…devo essere in un sogno.-

Sussurra, prima di alzarsi a sedere e guardarsi attorno. Io lo imito, per poi infilare le pantofole e la felpa.

-Impossibile…-

Mi sento dire, mentre entrambi scendiamo le scale, un po’ come due bambini che la notte della Vigilia vanno a sgamare Babbo Natale che lascia loro i regali. E appunto rimaniamo con l’amaro in bocca e disillusi, trovando William che si destreggia davanti ai fornelli.

-Buongiorno… Vi ho svegliato?-

Domanda, mentre mette un’altra frittella in cima alla pila che ha cucinato. Una quantità industriale che sarebbe andata bene se ci fossimo trovati ancora in dormitorio…

-Più o meno… Ma… Che stai facendo?-

Mi avvicino a lui e lo guardo negli occhi, ancora rossi per le lacrime che deve aver versato tutta la notte.

-Cucino la colazione!-

Brendon si lancia a strappargli la padella di mano e la sbatte nel lavandino, per poi spegnere la fiamma del gas ed appoggiare le mani sul ripiano. Lo sento sospirare pesantemente, mentre William lo guarda offeso con la bocca socchiusa. Posso capire che sta provando in questo momento… La speranza che fosse stato tutto un brutto sogno che è stata subito uccisa nel vedere che in cucina Pete non c’è. Gli appoggio una mano sulla spalla, prima di posare la fronte sulla sua schiena.

-Dai, siediti che preparo il caffè…-

Mormoro, prima di andare alla moka strascicando i passi. Brendon e William si siedono e rimangono in silenzio ad osservare le frittelle, come se ad entrambi facessero solo ribrezzo. Credo che dovremmo darle a Bogart… Io di certo non mi ingozzerò, me ne basterà mezza. Metto le tazze davanti ai ragazzi, prima di prendere posto anche io e sorseggiare il mio caffèlatte non guardando in faccia nessuno. Poi Brend sospira ed appoggia la tazzina sul tavolo con un po’ troppa violenza.

-Non ce la faccio… Non ha senso far colazione con delle frittelle oggi!-

Sbotta, alzandosi di colpo ed attirando gli sguardi su di sé. Will si porta le mani al viso e ricomincia a tremare, probabilmente pensando ad altro. Forse a Gabe, da solo in quella grande casa non troppo lontana da qui…

-Brend… William non ha fatto apposta non prendertela.-

-Non me la sto prendendo con lui… Dio, May! Ma ti rendi conto che stai sempre a proteggerlo?-

Allarga le braccia infastidito e poi si volta per salire le scale, lasciandomi a fissare il punto in cui era con gli occhi sgranati. Beckett si scopre la faccia e mi guarda stranito, prima di scuotere la testa.

-Non sta bene…-

-Lo so. Ma… Sta solo dicendo quello che pensa veramente senza trattenersi.-

Mi alzo e subito seguo il mio ragazzo, prima che decida di buttarsi dal balcone. Lo trovo nella stanzetta  che fissa la chitarra come se gli avesse fatto il torto peggiore del mondo. Poi vado ad abbracciarlo da dietro e lui sospira, voltandosi verso di me.

-MayMoon, la vita non ha più senso adesso.-

-Allora facciamola finita…-

Rispondo freddamente, alzando gli occhi ed incrociando i suoi lucidi di lacrime.

-Se non hai nulla per cui vivere è inutile stare al mondo, Brendon… Quindi perché non ti ammazzi? Sarebbe la prima volta in cui agiresti per egoismo.-

Lui resta a guardarmi e poi scuote la testa, sedendosi sul divanetto marrone e portandosi le mani alle tempie. Non sono mai stata la persona adatta a consolare Brendon, posso solo rispondere malamente e sperare che capisca da solo… Certo, in una coppia questo non è affatto positivo. Ma Brend, non sono affatto sicura che in una relazione come la nostra ci sarebbe ancora posto per tutta quella tenerezza e quell’apprensione che giuro di aver provato. Me ne ricordo benissimo…

 

 

May pov

Ottobre 2006 (Passato)

 

 

                     

È  solo un coglione che non ha capito nulla della vita e privo di utilità pratica… deve ringraziare solo di avere una voce vagamente ascoltabile”

Era sempre bello sapere che quella che una volta era un dei miei migliori amici aveva questa bella opinione di una persona che era praticamente la mia fotocopia al maschile. Probabilmente avrei dovuto semplicemente inchinarmi davanti a Jill e dirle che lei era la persona migliore al mondo, ringraziandola per aver avuto la compassione di prendere me come cantante dei Killer Peaches nonostante fosse solo per la mia voce vagamente ascoltabile. Se pensavo che nemmeno potevo competere con Beckett mi veniva voglia di spaccare il mondo intero e poi strapparmi le corde vocali. Tanto non è che servivano a molto, no?

Notare che poi della vita ce ne parlava Jilliahn Bayler, che era risaputo essere una donna con mille esperienza dolorose alle spalle. Ah sì, le è morto il gatto due anni fa. Ricordatelo May, questi sono problemi grossi! Quando ti muore il gatto impari tutto riguardo allo stare al mondo, eh? Sì, insomma, Beckett che aveva tirato avanti da solo aiutando sua madre e sua sorella perché era l’unico uomo di casa non capiva nulla. Nemmeno io capivo nulla, allora. Il mio gatto era ancora vivo e vegeto.

Non mi sarei comunque abbassata a discutere, quando sapevo di avere ragione io. Non era mia intenzione sentire una parola di più là dentro… Londra l’avrei vista il giorno dopo, per quanto fossi curiosa di visitarla subito.

-MayMoon… Non correre così sennò poi in hotel mi dici che sei stanca e dormi subito!-

Brendon mi afferrò la mano prima che scendessi da sola le scale della metro e così mi voltai a guardarlo in cagnesco. La sua preoccupazione era principalmente che non avremmo scopato… Fantastico. Grazie per la considerazione. Insomma avevo capito benissimo come stavano le cose: se non per andare a letto, non servivo proprio a nulla.

-Era mia intenzione dormire infatti.-

-Ma è il nono mesiversario di…-

Sfilai la mano dalla sua per portarmela sugli occhi e gli girai le spalle, muovendo gli occhi in modo convulso per il nervoso.

-Cazzo, Brend. Sei l’unico che si ricorda il giorno in cui ha perso la verginità e lo festeggia. Non ne hai vergogna? Non hai altro da ricordare? Cristo santo, io nemmeno mi ricordo chi mi ha portato a letto la prima volta!-

-Ma MayMoon… Per me è importante perché tu mi hai…-

-Ricorda questo come il giorno in cui invece vai in bianco.-

Lo interruppi e salii sul treno, seguita immediatamente da lui che mi osservava sbigottito. Ci aggrappammo al palo e ci scambiammo un lungo sguardo, ma non riuscivo proprio a farmi prendere sul serio da lui e metterlo in soggezione. Figuriamoci, era troppo ingenuo ed innamorato…

-Dai, non fare la stronza!- Ammiccò e mi accarezzò la guancia. –So che in verità anche tu vuoi stringerti a me tutta la notte.-

Annuii sorridendo malizoso e io invece rimasi con la mascella contratta dalla rabbia. Perché non riusciva a capire quando era il momento di smettere di fare lo scemo?

-No che non voglio stare tra le braccia di chi mi considera una nullità.-

Affermai gelida e forse un po’ troppo crudele, dato che lui sgranò gli occhi sconvolto.

-Non ti considero una nullità! Io?! Ma sei impazzita?-

Si portò le mani al petto rischiando di cadere per la frenata della metro, ma restando in piedi miracolosamente.

-Oh, non devi giustificarti… Vai tranquillo. So benissimo da sola di non essere come te e Jill… E forse dovrei scusarmi se non sono perfetta come voi. La mia mancanza di utilità pratica è davvero una cosa che potrebbe farvi vomitare. Perdonatemi.-

Detto questo uscii dalle porte della metro volendo sbrigarmi a raggiungere l’hotel. Lui mi raggiunse e cercò inutilmente di prendermi a braccetto, ma io gli restai a debita distanza. Sì, forse la stavo prendendo troppo sul personale… Ma alla fine avevano iniziato loro a non avere un po’ di tatto per i miei sentimenti, sapendo che Will era il mio migliore amico e che lo era appunto perché eravamo simili. Io mica mi mettevo ad insultare gratuitamente la gente a cui loro erano affezionati. Anche perché non avevo nulla contro Gabe o Pete… Insomma, a modo mio volevo bene anche a loro nonostante non fossi poi ricambiata. Perlomeno da Gabe, dato che Pete alla fine a me sembrava tenerci… Un po’ come teneva a tutti. Forse non ero degna di stima, chissà. Se tutti pensavano di me le stesse cose che Jill pensava di Beckett ci credo che non mi ero fatta troppi amici se non Will e Ryan.

Aprii la porta della mia stanza senza aver ancora detto una parola, nemmeno in ascensore quando Brend cercava di tirarmi fuori qualcosa con espressioni da cane bastonato. Ovviamente scappai dritta in bagno per chiudermici dentro a chiave, lasciandolo da solo di là.

-May… Quando hai finito poi vengo a lavare i denti!-

Avrebbe dovuto lavarli la mattina seguente, dato che era mia intenzioni non uscire finchè non mi fossi sbollita. Mi guardai allo specchio e presi le salviettine struccanti per levarmi il fondotinta e l’ombretto, restando poi a fissare il mio riflesso. Sbuffai sconsolata e scivolai a sedermi per terra, rovistando nella borsa per trovare il mio I-phone. Sotto la foto dell’orso c’erano ormai un centinaio di commenti su quanto fosse carino e poi notai il messaggio privato di William e quello di Sisky che subito andai a leggere. Quest’ultimo mi diceva che voleva che gli portassi a casa il modellino di un autobus e ridacchiai appena rispondendo che gliel’avrei comprato. Poi lessi quello che mi aveva scritto Will e mi arrabbiai ancora di più con il mondo fuori da quel bagno.

Inbox: billbeckett “ ‘Trifoglio di prestigio’ uh? ;) Molto modesta la signorina. Btw sappi che ho la canzone che farà boom. No spoiler :P Ps c’è una mosca lì?”

Lo rilessi un paio di volte e mi chiesi da dove avesse tirato fuori la storia della mosca. Scossi la testa ed appoggiai la fronte alle ginocchia, chiedendomi perché nessuno in verità riuscisse a capire William e lo prendessero in antipatia. Poi mi decisi a rispondegli, mentre ascoltavo Brendon che canticchiava una canzone dei Killer Peaches.

Send billbeckett a direct message “Pretendo spoiler. Ne ho il diritto. >_< Quando non dormi fatti sentire, I need U. Londra è bella ma triste. I miss LA. :( ”

Rilessi un attimo prima di spedire e guardare la porta sentendo che Brend si era deciso a zittirsi. Probabilmente si era accorto che se cantava svegliava mezzo hotel, dato l’ora. Il cellulare non tardò a vibrare e subito risposi sentendo Beckett ed un casino esagerato dall’altra parte. Là dovevano essere le otto e mezza di sera… Indi per cui mancava un’ora al concerto di quella sera.

-Londa è triste? Ci sono stato… Ma sai che non è così male? Devi solo trovare dove sbattere la testa per andare a divertirti… Di certo è meglio che qui. Dico, non parlo con Gabe da due giorni..-

Mi disse tutto ad un fiato, prima di aggiungere un “ciao May” alla fine.

-E come mai non gli parli? …Ciao Will.-

Sentii Brendon arrivare alla porta e bussare preoccupato.

-Parli con me, mia regina delle fatine?-

-No. Sono al telefono…-

Lui si zittii e si allontanò, così fissai la porta un po’ in preda ai sensi di colpa. Mi dispiaceva trattare così Bden per colpa di un’affermazione di Jill.

-Oh, guarda, lasciamo perdere il perchè. È un coglione che parla troppo e basta… Tu come mai sei giù di morale? L’orsetto ti ha trattato male?-

-No, è l’unico bravo con me qui… Mi dispiace per Gabe. …piuttosto, Beck… Volevo chiederti una cosa.-

Mormorai, fissandomi nervosa lo smalto giallo che Gwen mi aveva spalmato sulle unghie il giorno prima. Lui restò ad aspettare che parlassi per qualche istante prima di tossicchiare impaziente.

-Ho un live tra un po’… Devo portare il cellulare sul palco con me aspettando che tu mi faccia la domanda?-

Sorrisi sentendo che in tutta quell’indisposizione in verità era preoccupato per quello che avrei potuto chiedergli. Non riuscii ovviamente a domandargli se venivo considerata una nullità dai suoi amici, così come i miei lo pensavano di lui.

-…com’è la canzone?-

-Ho detto niente anticipazioni, McLean… Non mi convincerai.-

Io sospirai e mi raggomitolai su me stessa, sentendo una lacrima scivolare lungo la guancia. Oh… Piangevo perché ero triste per una volta e la cosa mi stupì abbastanza. Di solito lo facevo per l’ansia...

-William… Per favore. Provami che non siamo nullità…-

Lui rimase in silenzio un attimo e poi lo sentii prendere fiato.

-May, è davvero uno scazzo sentirti piangere al cellulare e non poter far nulla. Ma non siamo di certo nullità… che stupidaggine.-

Disse un po’ stizzito, prima di rilassarsi ed iniziare a cantare. Mi chiedo ancora oggi per chi siano state scritte quelle parole perché erano piene di una strana malinconia, certo, senza contare le metafore insensate.

-I’m not gentleman, I can be a prick… And I do regrets more than I admit…-

Canticchiò prima di bloccarsi e io tirai su col naso, asciugandomi gli occhi.

-Beck, continua… è bellissima…-

-Vorrei vederti sorridere per le mie parole. Non sentirti piangere. Quando torni, May?-

Mi domandò abbastanza triste, mentre io scuotevo la testa.

-Presto… Tornerò presto.-

Lo sentii sospirare pesantemente, mentre la voce di Sisky faceva da sottofondo dicendo di ricordarmi del regalo. Sorrisi appena immaginando la faccia completamente infastidita di William che gli rispondeva di comprarselo sul ebay.

-Devo andare adesso. Tu non fare la cogliona e non abbatterti. Ricorda che ci saranno i VMA ed è un bel momento per farti pubblicità vicino a Urie. Fatti fare tante foto, mi raccomando.-

E detto questo, riattaccò senza che potessi salutarlo o chiedergli cosa non andava con Saporta. Così decisi di alzarmi ed andare da Brendon, trovandolo a letto che mi aspettava sveglio. Lo raggiunsi e senza dire troppo lo abbracciai, affondando il viso nel suo collo e respirando il suo profumo. Lui mi baciò i capelli e sospirò rassicurato.

-Mi dispiace…-

-Tranquilla MayMoon.-

Mi rispose, facendo scivolare la mano sulla mia schiena. Restammo così e alla fine ci addormentammo… Avevo ancora in mente la melodia di Beckett, non gli avevo nemmeno chiesto il titolo della canzone.

Però mi era rimasta in mente quella frase, come se fosse l’azzardata risposta alle affermazioni di Jill. As bright as you wanted me to be…

 

La sera dopo scoprii il perchè Bill fosse così triste al telefono e non parlasse con Gabe. Me lo spiegò Ryan mentre ce ne stavamo da soli nella hall ad aspettare che i nostri corrispettivi ragazzi scendessero.

-William mi ha chiamato oggi…-

Mi disse con tono piatto, osservando attentamente il vaso di fiori davanti a noi.

-Ah sì? Anche io l’ho sentito ieri sera…-

Si voltò a guardarmi alzando un sopracciglio come se gli avessi appena detto una cosa talmente ovvia che potevo evitarla.

-Ti ha detto nulla sul fatto che Gabe gli ha raccontato di essere profondamente attratto dalla mia ragazza?-

-No. Ora capisco perché era un po’ giù.-

Lui fece un verso contrariato, piegandosi in avanti ed appoggiando i gomiti alle gambe sottili.

-Ho parlato con Gabe oggi… è meglio che capisca di tenersi lontano da Jill.-

Lo guardai sospettosa, capendo che la sua gelosia non gli permetteva di fidarsi degli altri. Eppure conoscendo Saporta non avrebbe mai portato via la bionda a Ryan, perché non era così egoista e prepotente. Figuriamoci…

-Spero solo che tu non gli abbia detto che non devono nemmeno essere amici. Quello sarebbe troppo… Anche se secondo me è sbagliato pure telefonare a Gabe per dirgli queste cose. Ognuno è libero di innamorarsi di chi vuole.-

Sbottai un po’ infastidita dal comportamento di Ross, dato che non mi piaceva affatto che si limitassero le libertà del proprio partner.

-Anche Beck ha sbagliato spifferando tutto…- Aggiunsi sbuffando. –Dico, okay che in amore tutto è lecito… Ma Gabe non lo prenderà mai in simpatia se continua ad essere così subdolo.-

-William ha fatto bene. Questa si chiama lealtà tra amici.-

Annuii lui, ritirando fuori la storia della lealtà che tanto aveva propinato a Brend. Più che lealtà però qui mi sembrava una specie di complotto strano, a William non importava nulla di Jill e Ryan, voleva solo che Gabe smettesse di pensare alla bassista. E Ryan come un cretino se la prendeva anche…

Evitai di rispondere a Ryan, anche perché Brend e Jilliahn si degnarono ad apparire nella hall. Mi limitai solo a scrivere un messaggio a Beckett dicendogli che Ross aveva parlato con Saporta, almeno si poteva rallegrare di essere riuscito nel suo infido piano. Sì, di certo stava festeggiando…

 

 

Continua…

 

…ecco qui anche la seconda parte.

 

 

Vi auguriamo Buon Natale e buone vacanze!!

Al prossimo capitolo!

 

 

xoxo

 

Jess & Miky

 

  
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