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Autore: Shade Owl    23/12/2011    2 recensioni
Sei mesi dopo gli eventi della Fornace, Timothy Anderson è stato messo a capo di una squadra di apprendisti, gli stessi quattro ragazzi che ha protetto in precedenza. Ma la temibile Alleanza delle Ombre, servendosi di Julien Wings, ha dei piani da portare a termine, piani che lui deve contrastare. A complicare le cose, la sua collega Raven scompare all'improvviso. Cos'altro potrà andargli storto?
Genere: Avventura, Fantasy, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sangue di demone'
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Non appena entrarono tra gli alberi, ogni suono parve sparire: il rumore del vento cessò di colpo, l’erba smossa non frusciò più e le foglie delle fronde divennero perfettamente immobili. La luce del sole non riusciva a penetrare oltre i rami, che erano talmente fitti da far sembrare che fosse calata la notte. L’intero bosco pareva un mondo a parte, nettamente separato da ciò che si trovava al di fuori degli alberi. Qualsiasi cosa avesse fatto, Julien Wings era riuscito a rendere quel posto una sorta di roccaforte senza mura, su questo Nadine avrebbe potuto metterci la mano sul fuoco.
Qualche mese prima non avrebbe mai potuto rendersi conto di tutte queste cose, ma adesso era una strega, e di tutti i suoi amici aveva sviluppato capacità forse meno potenti in caso di scontro, ma decisamente superiori in campo sensoriale.
Se n’era accorta durante i corsi preparatori: riusciva a percepire le magie attorno a sé, non con i sensi quanto con la mente. Una sorta di istinto, che le diceva quando entrava in contatto con incantesimi potenti come quello che permeava il bosco. Secondo gli istruttori, avrebbe presto imparato ad usare questa capacità a comando.
- Tutto questo è inquietante…- commentò Nadine, a disagio, guardando i rami simili a scheletri secchi che le circondavano - Sento qualcosa, Raven… credo che questo posto sia stregato.-
- Deve esserci un Incantesimo di Isolamento, su questa selva.- rispose lei, continuando a camminare come se niente fosse - Ed immagino che la sensazione di inquietudine che provi sia voluta.-
- Cos’è un Incantesimo di Isolamento?-
- Una magia molto avanzata.- spiegò la Valchiria - Normalmente viene utilizzata per nascondere qualcosa, e quindi gli esperti di localizzazione come Julien e Skin la conoscono bene, ma è possibile adoperarla anche come strumento di difesa, per rendere un determinato luogo inaccessibile, o molto difficile da esplorare.-
- Sembri saperne molto.- osservò Nadine.
- Niente di più.- disse piattamente lei - Skin mi ha detto solo questo.-
Per circa dieci minuti non incontrarono niente che si muovesse o respirasse. Una tale assenza di animali selvatici non poté che rendere Nadine ancora più nervosa. La sua compagna, invece, era talmente determinata da non guardare né a destra né a sinistra, ma continuava a camminare con lo sguardo fisso davanti a sé, avanzando talmente in fretta che Nadine dovette quasi correre per non restare indietro.
A dire il vero, sperava di tutto cuore che stesse solo fingendo di ignorare quello che le circondava, visto che poteva esserci qualsiasi cosa acquattata dietro il prossimo albero o sotto il tappeto di erba alta fino alla vita, e che stesse procedendo speditamente senza guardarsi attorno solamente perché riusciva a scorgere ogni dettaglio dell’ambiente con una rapida occhiata.
- Sai dove stai andando?- le chiese infine.
- Sto seguendo la stessa strada che avrebbe seguito Skin.- rispose lei - Per quanto meticoloso e attento, lui opta sempre per il cammino più breve. Non gli piace perdere tempo, quando cerca cose o persone. Il tempismo è fondamentale, nelle situazione di emergenza. Se la prende più comoda solo con le informazioni, per raccoglierne di più e di miglior qualità.- rimase in silenzio per un istante, come se stesse riflettendo intensamente - Quando si renderà conto di ciò che abbiamo… di ciò che ho fatto, comincerà ad odiarmi.- aggiunse amaramente.
- Non dire sciocchezze.- replicò Nadine, anche se non era certa di cosa dire per tirarla su, visto che non conosceva molto bene né lei né lui - Insomma… mi è sembrato preoccupato per te, sì… ma non credo che possa odiarti davvero.-
Per qualche secondo regnò il silenzio, innaturale come prima.
- Lo conosci da tanto?- chiese alla fine Nadine, quantomeno per spezzare quello snervante mutismo che le avvolgeva - Skin, intendo.-
- Lui ed io ci siamo arruolati insieme.- disse Raven - E insieme abbiamo fatto l’addestramento. Eravamo insieme anche nella nostra prima missione da soli, come agenti abilitati.-
- Insomma, eravate sempre insieme.- commentò la ragazza.
- Sì.- rispose - È l’amico migliore che abbia mai avuto, e non saprei immaginarmi senza il suo aiuto. Lui mi avrebbe sostenuta di certo, se glielo avessi chiesto.-
Nadine non disse più niente: Raven sembrava veramente depressa, se le sue parole esprimevano proprio ciò che non dava a vedere con la sua espressione. Non sapeva come aiutarla, in quel preciso momento, e quindi scelse di cambiare argomento.
- Non trovi strano che non ci sia niente, qui dentro?- chiese - Non abbiamo ancora visto animali, e non sento nemmeno un fruscio.-
- Devono esserci dei licantropi.- disse la Valchiria, con un tono tanto indifferente da far venire i brividi - Terrorizzano tutto.-
- Ma che bella cosa…- borbottò Nadine.
 
***
 
Il fiume di imprecazioni che uscì dalle labbra di Skin terrorizzò a morte Jo e Xander: era sempre un tipo affabile e piuttosto piacevole, che si mostrava il più delle volte di buon umore, ed infuriarsi in quel modo era qualcosa che si sarebbero aspettati da Timmi, ma di certo non da lui.
- Io stavolta la ammazzo!- gridò, rivolgendosi verso il bosco - HAI SENTITO, RAVEN? IO TI AMMAZZO!-
- Skin, cerca di controllarti!- esclamò Jo - Così ci fai paura!-
- Paura?- sbottò il Fantasma, voltandosi a guardarlo - È lei quella che deve avere paura! Ed ora ha anche trascinato Nadine con sé, accidenti a lei!- cominciò a stringersi convulsamente una mano nell’altra - La strozzo… giuro, la strozzo…-
L’aria attorno a lui cominciò a scurirsi e a tremolare leggermente, come se un’altra entità stesse uscendo dal suo stesso corpo. Quando anche lui se ne accorse, comunque, chiuse gli occhi e fece un respiro profondo. Dopo pochi secondi, il fenomeno svanì.
- Cos’era?- chiese Jo, ad occhi sgranati.
- Il motivo per cui mi chiamano Fantasma.- rispose con semplicità Skin, senza guardarli.
Rimase a fissare il bosco a braccia incrociate, serrando i pugni con forza. Sembrava fare di tutto per non esplodere.
- Se sei preoccupato, muoviamoci.- disse Xander - Gli altri ci raggiungeranno.-
- Non possiamo…- ringhiò lui - Non senza Trys e Darth. Già siamo in pochi… ho il terrore di quello che accadrebbe ad andare lì dentro da soli. Non posso cercare Raven e badare anche a voi.-
- Sì, ma “lì dentro” c’è anche Nadine!- esclamò Jo - Se le capita qualsiasi cosa Timmi ci ammazza tutti quanti come animali, Custodi dell'Eden compresi!-
- Non ha più poteri.- osservò Xander, il quale comunque dubitava che una simile sciocchezza potesse fermarlo.
- Ecco, bravo, perché questo lo farà calmare davvero…- grugnì l’amico, dando voce ai suoi inquietanti pensieri.
- Basta, adesso!- disse secco Skin - Tanto non abbiamo altra scelta, senza Darth e Trys non possiamo andare da nessuna parte comunque: voi siete solo due apprendisti, e per questa cosa ci vuole l’abilitazione. E poi, io non ho la destrezza che ha Trys in mezzo ai boschi.-
I due ragazzi si chiusero in un silenzio preoccupato e astioso al tempo stesso (astioso soprattutto per Jo). Tuttavia, entrambi sapevano di non poter fare altro che obbedire a Skin: era lui il capo, e a loro mancava l’esperienza necessaria per sapere come procedere senza i suoi ordini.
 
Calciando una sedia dritta dritta contro un grosso lupo bruno che avanzava verso di lui sulle quattro zampe, Darth lo prese direttamente sul muso, strappandogli un guaito di dolore. Alle sue spalle, Trys cercava di tenere a distanza gli avversari che lo stavano puntando con una grossa trave che aveva strappato rapidamente dal soffitto.
- Ma perché cavolo non prendi la tua arma?- sbottò il Templare, impugnando saldamente la spada.
- Sei sicuro di voler conoscere la risposta?- chiese l’altro, menando una tremenda mazzata sul povero cranio indifeso di un licantropo che aveva commesso l’errore di avvicinarsi troppo - No, perché io posso anche dirtelo, ma poi tu non lamentarti.-
Darth scelse di non aggiungere altro e di concentrarsi sulla situazione attuale: qualcosa come una ventina di lupi mannari inferociti aveva riempito il locale, ognuno di essi intenzionato a far loro la festa. Due contro venti non era una situazione propriamente nuova, ma non era mai gradita.
- D’accordo…- disse lentamente, pensando in fretta - Io ho un po’ delle mie polveri dietro, ma non ho pensato a portare l’aconito… tu hai qualche idea?-
- Solo se poi mi compri il gelato.- rispose Trys, roteando la trave.
- Che c’entra il gelato?-
- Tu compramelo!- sbottò lui, tendendogli una mano - E dammi un po’ di polvere incendiaria.-
Mentre Darth portava una mano verso la tasca interna del giubbotto, tre diversi lupi si lanciarono contro di loro da destra, atterrandoli e facendoli sbattere contro un muro. Rialzandosi un po’ intontiti, si ritrovarono addosso praticamente tutto il branco, e il Templare fece appena in tempo a lanciare in aria una polvere che produsse una solida ma non duratura barriera. I lupi mannari si schiantarono contro lo schermo, ringhiando, sbavando e graffiando l’aria con ferocia animalesca, cercando di abbattere la protezione dei due combattenti.
- Non terrà a lungo…- constatò Darth.
- Allora, la polvere incendiaria?- sbottò Trys, ignorandolo.
Il Templare gli passò un piccolo sacchetto, internamente diviso in due sezioni da una fragile barriera che separava i due ingredienti. Se fossero stati mescolati insieme, sarebbe successo il finimondo.
- Stai attento!- lo ammonì - Quello da solo basta a far saltare questo posto.-
Si conoscevano da tempo ed erano molto amici, ma quella fu probabilmente la prima volta in cui Darth credette che Trys esistesse solo per fargli un dispetto: usando tutta la forza che aveva, il Folletto caricò indietro il braccio e lanciò il sacchetto oltre lo schermo, sopra le teste dei licantropi.
Darth desiderò improvvisamente dei pantaloni di ricambio e della nuova biancheria. Persino i loro aggressori si bloccarono per seguire la parabola della piccola borsa, che atterrò nel centro del gruppo, emettendo un lieve tonfo soffocato.
Misericordiosamente, non successe niente.
- Ma allora lo fai apposta!- sbottò Darth, furente - Cosa stai cercando di fa…?-
- Stai giù!- lo interruppe il Folletto, lanciando una sfera di fuoco contro il soffitto.
Inorridito, il Templare vide la magia rompere un paio di mattoni precisamente sopra il sacchetto, i quali caddero verso il pavimento. Un istante prima che toccassero terra, entrambi si gettarono dietro ad un tavolo rovesciato, erigendo anche una barriera magica mentre i lupi mannari cominciavano (ormai troppo tardi) a comprendere la natura esatta della sostanza magica e a darsi ad una fuga disordinata.
Lo scoppio fu tremendo, ed il tetto venne giù con una fiammata, mentre i licantropi guaivano per il dolore e la paura. La polvere ricoprì ogni cosa, sbiancando il poco che non venne distrutto dall’esplosione del sacchetto di polvere incendiaria. Il tavolo si polverizzò quasi completamente, la barriera s’incrinò e molti lupi vennero uccisi dal fuoco.
Quando il macello finì, i due compagni poterono alzarsi a sedere per osservare quanto avevano fatto… o meglio, quanto aveva fatto Trys: i muri attorno a loro erano ridotti alla metà di quanto erano all’origine, e il tetto era completamente sparito. Attorno al loro c’erano ancora alcuni corpi di licantropi mutilati ed ustionati; certi erano ancora vivi, ma in piena agonia e sulla buona strada per l’aldilà.
Alcuni passanti, impauriti e sgomenti, si erano radunati lì attorno per capire cosa fosse successo o cercare qualcuno ancora vivo, gridando ed avvicinandosi alle macerie.
- Bene.- disse Trys, balzando in piedi e spazzolandosi la polvere dalla giacca come se fosse tutto a posto - Ora, me lo compri o no il gelato?-
Darth, pallido come un cencio, si alzò molto più lentamente di lui e con le ginocchia che tremavano. La cosa che lo rendeva triste, tuttavia, non era il pericolo corso quanto il fatto che una parte di lui se l’era aspettato.
- Il… il gelato?- borbottò, scuotendosi i capelli per liberarli dalla polvere - Si… si può sapere… perché il gelato?
- Perché ho voglia di gelato.- spiegò il Folletto, stringendosi nelle spalle - Ma ho anche finito gli spicci, sai com’è…- poi aggrottò la fronte e lo guardò con aria preoccupata - Stai bene? Hai una faccia…-
Darth dovette fare un profondo respiro e ricordare una per una tutte le volte in cui l’amico gli aveva salvato la vita per non prenderlo a pugni. In ogni caso, preferì non rispondergli e si guardò meglio attorno.
- Guarda!- esclamò poi, indicando un punto alle sue spalle.
Trys si voltò, in tempo per vedere un enorme lupo leggermente bruciacchiato che scappava via di corsa, con la coda tra le zampe.
- Vlad!- sbottò Trys, facendo per andargli dietro.
- No, aspetta!- lo fermò Darth, prendendolo per un braccio - Lascia stare, quel verme non vale la fatica.-
Lui annuì, imbronciato.
- Sì, è vero…- concordò - E non ci basta il tempo… ma non finisce qui.- sbuffò.
- Certo, certo.- rispose Darth - Ma adesso andiamocene. Hanno bisogno di noi.-
L’altro sbuffò ancora.
- Fossimo almeno riusciti a levarci i licantropi di torno…-
- Ah, lascia stare…- sospirò Darth - Chiamate qualcuno che pulisca qui!- gridò alla gente in strada, che aveva cominciato a fissarli - Siamo agenti del Sommo Concilio, è tutto a posto…-
- Tranne l’intero edificio…- borbottò Trys.
- Piantala…- ringhiò lui - Vi preghiamo di mantenere la calma.- continuò con tono rassicurante ed autoritario - Mandate a chiamare qualcuno perché si prenda cura dei feriti. Noi andiamo.- aggiunse, prendendo per un braccio l’amico (ma desiderando di prenderlo per il collo).
Un attimo dopo, sparirono insieme.
 
Marcus fermò la macchina nei pressi del bosco di cui aveva parlato il suo informatore, ma non si avvicinò troppo. Quanto bastava da vedere gli alberi, ma non a sufficienza perché degli eventuali osservatori riuscissero a riconoscerlo: passando sulla strada aveva visto chiaramente, in lontananza, un gruppo di persone che sembravano attendere qualcosa, tra le quali aveva riconosciuto i due ragazzi incontrati in Francia con Timothy Anderson, e l’idea di incrociare il mezzodemone gli era assai poco gradita. Certo, non lo aveva visto con loro, ma poteva essere in arrivo o già nel bosco, e questo pensiero era sufficiente a fargli desiderare di rimettere in moto ed andarsene via.
Tuttavia, se loro erano lì, allora c’erano ottime possibilità che ci fosse anche la Valchiria, da qualche parte.
Scese dall’auto ed entrò nella selva, dal lato opposto rispetto al gruppo che aveva visto poco prima. Aveva tutta l’intenzione di intercettare Raven non appena se la fosse trovata davanti: il suo obbiettivo, naturalmente, restava il cristallo, ma aveva bisogno di lei per prenderlo, ed il suo fiuto gli diceva anche che quel bambino poteva essergli utile. In breve, gli serviva la Valchiria.
Non appena si fu inoltrato abbastanza tra gli alberi, si rese conto che quel bosco era decisamente anomalo: la luce calò di colpo, ed i rumori vennero praticamente assorbiti dai rami degli alberi. In più, non riusciva a sentire la presenza di nessun animale lì attorno, e questa non era una cosa normale.
A quanto pareva, gli Emissari delle Ombre che avevano preso possesso di quel luogo avevano anche lanciato qualcosa per proteggersi. Magari un qualche incantesimo disorientante, se non di peggio.
In ogni caso, non si preoccupò troppo: si era trovato spesso in situazioni labirintiche, dalle quali era difficile uscire senza aiuto. Il segreto era avere un punto di riferimento ben preciso da seguire.
La magia l’avrebbe costretto a girare in tondo, senza poter raggiungere la meta, ma se avesse segnato il percorso in qualche modo avrebbe potuto ritrovare la strada.
Tramite l'incantesimo di creazione fece comparire un gomitolo, legandone un capo all’albero più vicino. In quel modo sarebbe riuscito a ritrovare la strada.
 
***
 
- Allora, abbiamo preso tutto, mi sembra…- disse Alis, controllando la lista della spesa, mentre Timmi sistemava tutto nelle mensole giuste - Uova, pasta, fettine, Coca Cola…-
- Se la smetto di rovesciarla…- grugnì lui pensando che, nell’ultima settimana, non era riuscito a bersene una sola in pace.
- E anche il detersivo, che era finito…-
- Sì, ho capito, siamo stati dei bravi casalinghi.- sospirò lui, afferrando un’altra busta - E ti ringrazio per l’aiuto, ma ora basta. Se manca qualcosa andrò a prenderla da solo. Non mi serve una segretaria, né una domestica.-
Lei aggrottò la fronte.
- Lo dice quello che dormiva tra gli avanzi della cena.- osservò.
Il ragazzo si sentì avvampare al pensiero di quella mattina.
- Quello era… un caso particolare…- sbottò, dirigendosi verso la cucina per mettere via la spesa fatta - Stavo male, d’accordo?-
- E ora stai bene?-
- Sto meglio.- rispose lui - Molto meglio.-
- Ma non ancora bene.- osservò lei, sedendosi al tavolo.
- Per quello potrebbe volerci un po’.- concesse Timmi, cupo, mentre metteva il latte al suo posto, tra gli scaffali - Almeno è un inizio, comunque. Insomma… un giorno è poco, no?-
Alis annuì.
- D’accordo.- disse - Su questo ti posso dare ragione. Comunque, perché non provi a chiamare Nadine?-
La cosa lo colse talmente di sorpresa che gli cadde di mano un intero pacco di lattine di Coca, le quali esplosero tutte insieme e gli inzupparono i pantaloni.
- Acci…- grugnì lui, saltellando per allontanarsi dalla pozza scura - Che stai dicendo?- sbottò, alzando lo sguardo - Non… non posso chiamarla!-
- Io credo che dovresti.- lo contraddisse la ragazza - Dopotutto, è colpa tua. Ora stai meglio, l’hai detto tu. Se le telefonassi per scusarti, sono certa che tornerebbe… sempre che tu non rifaccia una cosa tanto scema come scolarti tutta quella vodka.-
- Piantala!- sbuffò il ragazzo.
- Insomma, prova, almeno!- lo incitò lei.
Timmi esitò per un momento, ma poi andò a prendere il telefono e compose il numero di casa della ragazza. Alis, soddisfatta, lo guardò con un gran sorriso mentre lui aspettava che qualcuno rispondesse.
- Pronto… sì, sono Timmi… cerco Nadine… sua madre…- aggiunse pianissimo, rivolgendosi ad Alis - Come? Non è in casa?- attese qualche secondo, in ascolto - Ah… okay… no, non l’ho vista… cosa? Litigato? Eh…- si passò una mano dietro il collo, in imbarazzo - Bhè… chiamo per questo. Ah… sì, capisco… no, se la vedo glielo dico… certo. Arrivederci.- e riattaccò, un po’ perplesso.
- Allora?- chiese Alis.
- Allora dice che ieri è tornata quasi in lacrime.- rispose cupo il ragazzo, mettendo via il telefono e sedendosi accanto a lei - Ma non ha voluto dire niente ai suoi.-
Lei annuì, seria.
- Ti hanno detto dov’è?-
- No. Dopo essere usita non è più rientrata, aveva detto di dover sbrigare delle faccende. Mi ha chiesto di dirle di chiamarla, se la vedo. E mi ha avvertito di non farmi vedere dal signor Wilson.-
- Strano.- disse Alis, pensierosa - Cioè, che Nadine sia sparita. Non è da lei.-
- Ehi, stai cercando di farmi preoccupare?- sbottò lui.
- No… scusa…- rispose impacciata la ragazza.
Calò un breve silenzio imbarazzato, che cessò quando qualcuno bussò alla porta, e Timmi andò ad aprire. Una volta fatto si paralizzò di botto, irrigidendosi all’istante per la sorpresa.
- Che c’è?- chiese la ragazza, raggiungendolo - Chi…?-
Ma anche lei dovette fermarsi. Non poté fare altrimenti, tanta fu la sorpresa: oltre la soglia spalancata c’era un uomo.
Un uomo alto, leggermente pallido, di buona forma fisica e palesemente avanti con gli anni. I lunghi capelli bianchi, raccolti in una breve coda di cavallo, avevano ormai ritratto parecchio l’altezza della loro attaccatura, e una barba un po’ irsuta gli copriva le guance e il mento. Sopra ad un occhio portava una benda nera, come quelle dei pirati, coprendo un’orbita presumibilmente sfregiata visto che si intravedevano, sopra e sotto, l’inizio e la fine di una bianchissima e profonda cicatrice.
L’altro occhio, così azzurro da sembrare ghiaccio, era invece di una saggezza inquietante. Nonostante l’età chiaramente avanzata, stava perfettamente dritto sulle gambe e sulla schiena, senza appoggiarsi al bastone nero dal pomo dorato che teneva sottobraccio. Aveva un’aura, attorno a sé, che suggeriva una presenza di spirito non indifferente. La candida camicia, il completo scuro di sartoria, le scarpe lucidissime e l’orologio di marca erano tutte cose che sembravano fuori posto lì, in quel cottage rustico.
Ma non lui: il suo volto era talmente cangiante ed aveva una tanto palese capacità camaleontica che avrebbe potuto passare per uomo d’affari, con quel completo, quanto da anziano pirata o rude boscaiolo solo cambiandosi d’abito.
- Oh…- sussurrò Alis.
- Buona… buonasera.- disse Timmi - Non pensavo che l’avrei rivista ancora, signore. È un onore averla qui.-
- Chi è?- chiese pianissimo la ragazza, incapace di staccare gli occhi dall’uomo, il quale non mostrava alcuna emozione.
- Eh…- ridacchiò lui - Vedi… lui è… Odin Åström. Raven è sua figlia.-
 
Seduto in poltrona, il vecchio Odin Åström parlò a Timmi e ad Alis, che si erano seduti entrambi sul divano, e nel suo tono fermo fu possibile percepire una lieve nota di preoccupazione.
- Volevo parlare con lei di persona, signor Anderson.- disse con un lieve accento nordeuropeo. Aveva una voce incredibile, calda e ferma, che però poteva facilmente trasformarsi in un rombo tonante se avesse voluto urlare - Il Custode dell'Eden Daniel è venuto da me, poco meno di un’ora fa. Mi ha raccontato di ciò che è successo a mia figlia in questi ultimi tempi. So che ha violato molte delle vostre regole, e che la sua condotta ha messo in pericolo molte vite. Credo che abbia persino infranto qualche legge.-
- Lei…- cominciò Alis, ma Odin alzò una mano e la fece tacere.
- Non voglio dire che biasimo il suo operato, per quanto irresponsabile possa essere. Conosco molto bene Raven. Sua madre l’ha educata come si educavano le antiche valchirie, fin quando la vecchiaia non ha avuto la meglio sul suo corpo.-
- E… quindi?- chiese la ragazza.
- Raven è indecifrabile per chiunque non sappia vedere oltre ciò che mostra, e pochi possono comprendere ciò che sta sicuramente passando.- il suo occhio indugiò per un istante su Timmi - Lei ed i genitori del piccolo Flynn erano molto amici. Li conoscevo bene a mia volta. Non è poi così strano che abbia preso tanto sul serio la sua promessa. Io non mi sono mai preoccupato, perché so quanto è forte, sia come carattere che come fisico. Alcune settimane fa, purtroppo, devo ammettere che abbiamo avuto un breve ma intenso litigio sulla sua decisione di prendere Flynn con sé.-
- Dunque lo sapeva?- chiese Timmi.
- Sì, lo sapevo.- annuì l’uomo - Me l’ha confidato appena prima di partire. Lei voleva andare ad ogni costo, mentre io ero contrario. Ho molto insistito perché parlasse con il Sommo Concilio, ma non ha voluto sentire ragioni, e mi ha costretto a promettere di non immischiarmi. Fino a questo momento ho fatto del mio meglio per assecondarla ma adesso, tuttavia, temo per lei. Un Custode dell'Eden non cerca i familiari dei suoi collaboratori tutte le volte che fanno qualcosa di pericoloso, specialmente se si tratta di qualcuno del Pentacolo. Non prima che sia successo loro alcunché, almeno.-
- Sono certo che sta bene.- disse Timmi.
- Non ne dubito. Skin è con lei.- annuì il vecchio uomo - Ma non c’è quasi nessun altro.-
- Come?- chiese Alis - Perché?-
- Nessuno è in grado di portare aiuto.- spiegò lui - I vostri colleghi sono irraggiungibili. Gli unici che possano soccorrerla, insieme a Skin, sono il Templare Darth ed il Folletto Trys. Sono entrambi grandi guerrieri ed eroi magici di immensa levatura, ma il loro soccorso sarà inutile contro qualcuno che non può morire, e a ben poco serviranno i tre apprendisti che sono già lì.-
Timmi ed Alis sentirono un gelo entrare nelle ossa a quelle parole, siccome erano certi di conoscere i tre apprendisti a cui si riferiva, ma Odin parve non notarlo.
- Se sono qui, dunque, è perché non capisco come mai lei non è con loro.- continuò - Conosco la sua forza e le sue imprese, ed ho avuto l’onore di averla a bordo, quasi quattro anni fa, quando partimmo alla ricerca…-
- La missione è sotto segreto.- lo interruppe Timmi - Con tutto il rispetto, parlarne è proibito.-
Odin annuì ancora.
- Certo. Ne sono consapevole. Mi scuso.- giunse le punte delle dita e lo perforò con il suo occhio azzurro - Ad ogni modo, ho necessità di comprendere. Daniel non mi ha voluto, o potuto, spiegare molto.-
Timmi si passò una mano sulla nuca, distogliendo lo sguardo dall’uomo.
- Io… non ho più alcun potere.- rispose - Non sono più… un mezzodemone.-
- Perché?- chiese - Cosa ha provocato un tale cambiamento in lei?-
- Il… bambino.- spiegò Alis, quando Timmi si rivelò incapace di parlare ancora - Flynn ha offerto a Timmi la possibilità di una vita normale.-
- Ed ha accettato, evidentemente.- completò il vecchio.
Timmi sospirò.
- Sì.- ammise - Ora come ora, non posso proprio essere di aiuto. Mi dispiace.-
Odin scosse lentamente la testa, senza guardarlo.
- Non mi aspetto le sue scuse.- disse tranquillamente - Sono venuto solo perché mi era sembrato di capire qualcosa di spiacevole, dal tono di Daniel.-
- Per essere spiacevole lo è, dal suo punto di vista.- disse Alis - Comunque, ci dispiace davvero. Se potessimo fare qualcosa…-
- Non preoccupatevi.- disse lui - È naturale che sia andata così. Conosco la sua storia personale, signor Anderson, non mi sorprende che abbia fatto una tale scelta.- il suo sguardo divenne momentaneamente distante, come se fosse perso nei suoi pensieri - Vorrei solo essere giovane come lo ero una volta, e avere ancora i poteri di un tempo. Magari potrei andare io stesso.-
Rimasero tutti in silenzio per qualche minuto, traendo un profondo sospiro e fissando il pavimento.
- Molto bene.- disse alla fine Odin - Se le cose stanno così, mi scuso per il disturbo che vi ho arrecato.- si alzò in piedi - Non serve che mi accompagnate, conosco la strada.-
Nella sua voce non c’era biasimo o rancore, e nemmeno delusione, ma Timmi non riuscì lo stesso a guardarlo uscire. Sentì Alis alzarsi nonostante le sue parole ed accompagnarlo fuori, mentre lui si rendeva finalmente conto di ciò che gli rodeva sul serio: non era la magia attorno a sé a dargli davvero fastidio, né l’essersi allontanato dagli altri o l’essere diventato dipendente da altri.
Non aveva nemmeno gravi problemi con la lite avvenuta tra lui, Jo e Xander, perché sapeva che quei due si sarebbero calmati, alla fine. E neanche il fatto di aver deluso Daniel o Liz. In realtà, tutto ciò che non riusciva a sopportare cominciava e finiva con il momento in cui aveva egoisticamente scelto di non fermare chi invece andava fermato.
Ma adesso cosa poteva fare?
… desiderano tornare in un corpo umano…
Alzò di scatto la testa e spalancò gli occhi: ma certo… era talmente ovvio…
Sono un deficiente…
- Alis!- esclamò, balzando in piedi - Mi serve un ultimo favore. Poi voglio che tu vada di corsa a cerare gli altri, in qualsiasi modo ti venga in mente.-
 
***
 
Il sole si era ormai avviato verso il basso quando Darth e Trys si degnarono di farsi vivi.
- Dove diavolo eravate finiti?- sbottò Skin, vedendoli arrivare di corsa - Raven è già entrata da un pezzo!-
- Ci dispiace.- rispose il Templare, seccato - Ma abbiamo avuto dei problemi… Vlad ha avuto la pessima idea di schierarsi. E non dalla nostra parte, aggiungerei.-
- Ora però non dobbiamo preoccuparcene più… è scappato via di corsa, e non oserà farsi vivo.- disse Trys - Anche se ho il sospetto che non potremo contare su di lui, in caso di attacco.-
- Oh, grandioso!- grugnì Jo.
- Basta tergiversare e andiamo!- esclamò il Fantasma, avviandosi verso il bosco - Abbiamo perso abbastanza tempo!-
Tutti gli altri si affrettarono a seguirlo, ma Jo e Xander si scambiarono un’occhiata cupa: quante possibilità potevano avere loro cinque contro un immortale, un branco di lupi mannari e gli eventuali Emissari delle Ombre in un bosco stregato? Senza contare il fatto che nessuno di loro due era abilitato.
- Cosa pensi che succederà?- chiese Jo, così piano che lo sentì solo il suo amico.
- Niente di buono, se non stiamo attenti.- rispose lui - Una volta Timmi mi disse che in situazioni di inferiorità si può fare solo una cosa: andarsene e tornare quando si è più sicuri di vincere… a meno che tu non sia lui, perché in quel caso chi se ne frega…-
- E ti ha parlato di quello che si fa in situazioni di inferiorità in cui però si deve per forza andare avanti?-
Xander scosse la testa.
- Non ha fatto in tempo: sei arrivato tu, inseguito da una Manticora inferocita, e ci siamo distratti.-
- Ah…- fece lui - Quella lezione in Grecia…-
Dopodiché, nessuno aggiunse niente.
 
Raven e Nadine camminavano ormai da ore in quel bosco scuro ed inquietante, ma ancora non avevano trovato né Flynn, né Julien, né nient’altro che respirasse. Solo alberi, pietre, legnetti spezzati, foglie cadute e… altri alberi. I loro tronchi dritti si ergevano attorno a loro come sbarre d’acciaio di un’enorme gabbia, dando un senso di claustrofobia ed oppressione. Ovunque Nadine voltasse la testa vedeva solo altro legno, rami bassi, muschio ed erba alta.
In aggiunta a questo, i suoi poteri non la smettevano di urlare. Perché questo facevano: le strepitavano nella testa, agitati dalla magia che le circondava. Volevano che girasse sui tacchi e se ne andasse subito di lì. Le costò un certo sforzo di volontà non dar loro retta.
Dopo qualche tempo, inoltre, si rese conto di passare per tre volte accanto allo stesso sasso, o di trovarsi di fronte un albero fin troppo familiare, con il muschio sempre allo stesso punto del tronco e l’identico ramoscello spezzato.
- Stiamo girando in tondo.- disse lei, fermandosi.
- Hai ragione.- annuì Raven, ancora più seria del solito - E non riesco ad orientarmi. Il muschio cresce a nord, in questo emisfero, ma questi alberi lo hanno sulla destra. E sulla destra c’è l’ovest, se non ricordo male.-
- Ma come abbiamo fatto a perderci?- sbottò la ragazza - O  a cambiare direzione? Abbiamo sempre camminato in linea retta!-
- Magia.- commentò la valchiria - Questo bosco è un labirinto magico. Ecco perché ha voluto nascondersi qui. Dovresti averla percepita, sei una sensitiva, no?-
- Ed ora come ne usciamo?- chiese Nadine, ignorando l’ultima osservazione - Non possiamo Proiettarci, Skin ha detto che non è possibile.-
- E qualcosa mi dice che anche volare servirebbe a poco.- annuì l’altra. Mise una mano sul tronco dell’albero più vicino e chiuse gli occhi - Non mi resta che fare così.-
Nadine avrebbe volentieri chiesto “così come?”, ma ciò che successe un istante dopo le tolse ogni parola.
 
Due ululati gemelli si levarono ai loro fianchi, acuti e poderosi. Istintivamente la ragazza alzò una mano, facendovi comparire una palla di fuoco, pronta a difendersi. Tuttavia, Raven le fece cenno di non muoversi.
- Non sono licantropi.- disse semplicemente - A dire il vero, un lupo mannaro potresti anche affrontarlo.-
- Chi sono?- chiese Nadine, mentre un rumore di passi affrettati si avvicinava costantemente, da due parti diverse.
Raven abbassò la mano, guardandosi attorno.
- I miei cuccioli.- rispose.
Il suono di zampe che battevano il terreno si fece sempre più forte, fino a diventare vicinissimo. Poi, all’improvviso, due grossi lupi comparvero dal sottobosco.
Erano entrambi grigi, dal manto folto e lucente, anche con la scarsa luce che c’era là dentro, e così alti da terra che arrivavano oltre la cintola di Raven.
- Nadine…- disse la Valchiria, accarezzando lentamente il più vicino dei due - Questi sono Geri e Freki. I lupi di mio padre.-
La ragazza annuì meccanicamente, spegnendo la palla di fuoco.
- Sono addomesticati.- le garantì - Non averne paura.-
Si inginocchiò e cinse i colli dei due animali con le braccia. Loro chinarono il capo, fino a posare i musi pelosi sulle sue spalle. Disse qualche parola che Nadine non capì, e che non sembrava neanche inglese. Subito dopo si alzò in piedi, mentre i due lupi scattavano in avanti.
- Andiamo. Ci condurranno da Flynn.-
- E l’incantesimo?-
- Su di loro non funzionerà.- rispose Raven, avviandosi.
Vedendo che partiva in quarta senza voltarsi per guardare se lei stava al passo, Nadine ricominciò a seguirla, affrettandosi per non restare indietro.
- Quindi… puoi parlare con gli animali?- chiese.
- No.- rispose - Solo con alcuni, e solo con quelli di mio padre.-
- E tuo padre sarebbe…?-
- Un dio.- rispose piatta - Una volta.- aggiunse poi.
Nadine comprese che insistere sarebbe stato inutile, così non replicò.
 
- Ci sono degli intrusi.- disse Rawlyn, osservando la piccola sfera avuta in prestito da Julien, che stringeva nel pugno - E gli alberi non li stanno più fermando. Stanno seguendo… dei lupi, credo.-
La sua compagna, Kendra, sbirciò per qualche istante la piccola palla, poi si ritrasse, tornando ad appoggiarsi all’albero.
- La Valchiria.- commentò - Tanto ha ordinato di lasciarla passare, che ti frega?-
- C’è anche qualcun altro.- rispose l’uomo - Sembra la ragazza che era con lei e l’Artiglio Nero in Francia.-
Al sentirlo nominare, Kendra sputò.
- Bah… ci penserà Julien. Sai quanto mi importa di lei.-
- E proprio ora…- continuò l’altro - … sono entrati anche altri.-
Adesso la donna si alzò di scatto, sorpresa.
- Altri? Chi?-
- Due sono ragazzini, non li ho mai visti prima, ma riconosco gli altri: uno è il Templare, e come al solito c’è il Folletto, con lui. L’ultimo, invece, non l’ho mai visto, ma scommetto che è il Fantasma.- guardò per qualche altro istante, pensieroso - Mmmh… e quest’altro qui, invece?- mormorò tra sé, quando vide un nuovo sconosciuto fare capolino nel campo visivo dell’oggetto magico.
Ancora, Kendra osservò la sfera, e poi lanciò un’esclamazione di sorpresa.
- Ma guarda… Marcus.-
- Chi?-
- Un cacciatore di tesori e un mercenario.- spiegò lei - L’ho conosciuto sei anni fa. Deve essere sulle tracce del cristallo, come noi.-
- Lo ammazziamo?-
Ma lei scosse la testa.
- No. Potrebbe esserci utile, basta pagarlo bene e ci aiuterà. Non è una cima, ma sa tenere in mano un’arma.-
- Okay.- disse Rawlyn, raccogliendo la grossa ascia - Allora io andrò a prendere il Folletto, quando si saranno separati, e manderò i lupi dai mocciosi. Tu e Marcus spartitevi il Fantasma e il Templare.-
- Nessun problema.- annuì lei, alzandosi a sua volta.
Dopo aver preso le loro cose si salutarono brevemente, per poi Proiettarsi via, ignorando l’incantesimo che lo impediva agli intrusi.

Altro capitolo un po' lunghetto, eh? Bhè, questo fa onore a chi lo legge tutto, specialmente a Ely79, che recensisce sempre!

   
 
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