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Autore: planet    23/12/2011    0 recensioni
I momenti più dolorosi della vita hanno piccole sfaccettature, a volte di speranza, altre di un ulteriore frustazione, altre ancora esprimono un dolore così lancinante che crederesti che la lama di una spada o di un coltello nella tua carne faccia meno male. Queste sfaccettature sono simili a quelle dei diamanti, ecco il perchè del titolo. Buona lettura!
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Cross-over, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Al fresco è meglio che al freddo

I fiocchi di neve si adagiavano con grazia a terra, la città era illuminata con mille luci splendenti, blu, gialle, bianche e rosse, il grande albero in piazza raggiungeva i tre metri ed anche se ad occhi maliziosi sarebbe potuto sembrare un cono di forma fallica, nel complesso risultava grazioso. Un vocio soffuso riempiva tutte le strade del centro storico, tutti erano felici ed avevano ragione di esserlo, era Natale, la festa più attesa, più bella, una festa che non ha, però, mezzi termini. A natale o si è estremamente felici o si è estremamente tristi, ma nessuno sembra pensare a questo lato “oscuro” del Natale. Perché mai una persona dovrebbe essere triste a Natale? Forse perché tanti non hanno una famiglia unita con cui passarlo, forse perché non hanno ricevuto il regalo sperato, forse perché non hanno nemmeno un tetto sulla testa. L’ultimo caso era proprio quello di Sergio, artista senza casa e senza famiglia, che era costretto a chiedere l’elemosina pur di poter continuare ad inseguire i suoi sogni.
-Per carità, mi aiuti non ho un posto dove andare, mi lasci qualcosa, almeno per mangiare! La prego!- Nulla da fare, la signora dopo averlo guardato come un pazzo maniaco aveva accelerato il passo con le buste dei dieci regali che aveva comprato per i suoi cari. “Bastardi, menomale che a Natale siamo tutti più buoni” pensò Sergio rabbrividendo per il freddo, aveva indosso solo una felpa a causa di due ragazzi che, per rendersi più desiderabili agli occhi delle loro ragazze, lo avevano pestato e poi derubato di cappotto e scarpe. Quando chiedeva l’elemosina, calpestando il suo orgoglio, tutti voltavano il capo dall’altra parte come se lui non esistesse, come se quelli come lui non esistessero. Era Natale non avevano tempo di pensare a loro, non che l’avessero mai voluto fare, ma quella malsana idea di aiutare gli altri durante quella festività mentre si è impegnati con compere all’ultimo minuto di certo non veniva in mente a nessuno. Una ragazza dall’apparenza dolce si avvicinò a Sergio vedendo le sue pietose condizioni.
-Ma scusa perché non vai a lavorare?- Disse con una voce incredibilmente odiosa.
-Ma scusa tu perché non ti fai gli affari tuoi? Secondo te mi diverto ad elemosinare?-
“Incredibile! Una ragazzina che vorrebbe farmi una predica, ma come osi? Ho vissuto trent’anni cercando un lavoro decente, lavoro che voi non mi avete dato e poi appena mi vedete in strada è come se io fossi invisibile” Ruggì con disperazione nella sua mente.
-Mia madre dice che voi chiedete dei soldi perché non volete lavorare, fate questo per guadagnare senza sforzo ed io concordo con lei, perché io vi ho visto. Oh si, io ho visto cosa fate, appena riuscite a raccogliere abbastanza soldi nel cappellino poi li mettete nella borsa, in questo modo le persone, vedendo il cappellino vuoto s’impietosiscono e vi danno altri soldi. Voi rovinate la società! Come dice mio padre il sindaco dovrebbe farvi arrestare tutti per intralcio alla pubblica decenza!-
- Matilde! Quante volte ti ho detto di non allontanarti?! Oh mio Dio! Lascia stare subito mia figlia!- Con sguardo preoccupato la signora prese la figlia che spaventata dalla reazione della mamma iniziò a piangere a dirotto.
-Cos’hai? Perché piangi?-
Matilde indicò Sergio che nel contempo si stava allontanando da quelle due che aveva definito non donne ma “esseri”, poiché erano qualcosa ma di certo non umane.
-Oh no! Piccola mia che ti ha fatto? Ti ha violentato! AIUTO!AIUTO! Quell’uomo ha violentato mia figlia! Fermatelo!- Una volante che pattugliava la zona prontamente sgommò verso l’uomo che era stato accusato di un simile atto e con la forza lo portarono al commissariato. Per tutto il tragitto Sergio aveva cercato di spiegare quello che veramente era successo ma nessuno gli diede ascolto, solo ingiurie gli erano rivolte contro dai due poliziotti nell’automobile. Dopo un lungo ed estenuante interrogatorio, nonostante tutto ciò che aveva detto Sergio e che sembrava corrispondere alla realtà, lo condussero in prigione.
“Beh, non mi è andata così male! Ora avrò vitto e alloggio gratuito e poi ogni artista che si rispetti è stato almeno una volta in carcere. Così passerò il Natale in compagnia!” Fondamentalmente Sergio era sempre stato un inguaribile ottimista, era felice poiché consapevole che la sua esperienza in prigione sarebbe durata poco, giusto il tempo di fare esami medici alla piccola peste e poi sarebbe stato rilasciato.
-Eh già, cosa volere di più dalla vita?- mormorò.
-Un lucano!- rispose il suo compagno di cella, Rocco.
-Quella battuta non fa più ridere da secoli- Disse Sergio con aria serena, in carcere non faceva affatto freddo, si stava proprio bene!
-Fa ridere se consideri che io sono lucano! E quindi eccomi qui… ora che hai anche un lucano non ti manca proprio nulla, no?-
Mentre Rocco e Sergio intavolavano una piacevole discussione, in una grandissima villa, con tanto di maggiordomi, una ragazzina molto soddisfatta di sé parlava con suo padre.
-Sai cos’è accaduto oggi?-
-No, dimmi, cosa?-
-Ho fatto un grande dono a tutta la società-
-Spiegati meglio, non comprendo-
-Ho fatto arrestare uno di quelli!- rispose gongolando
-Uno di quelli, chi?- Le sopracciglia sulla fronte del padre di Matilde assunsero una posizione interrogativa.
-Uno di quelli che inquinano il mondo respirando, uno di quelli che infamano il solo essere umano, uno di quelli che sono un affronto alla pubblica decenza. Visto come sono brava, papà?-


Buon Natale! (Scusate se vi ho rattristato =P)
  
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