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Autore: detoxIretox    24/12/2011    4 recensioni
Il Paese delle Meraviglie è un classico. Impossibile resistere ai colori vivaci, alle straordinarie creature, alla vita travolgente di un mondo così vivo.
Un mondo dei balocchi nel quale si sono perse tante persone, e dal quale nessuno ha fatto ritorno.
Per Haruna sarà un viaggio di sola andata nelle tenebre di un paese distorto, una favola a lieto fine mancato, dolce come lo zucchero e amara come la morte.
***
So che dovrei aggiornare tante altre cose, ma non ho saputo resistere.
[accenni Haruna/Fubuki, Endou/Kazemaru, la mia solita roba, yada yada yada]
Genere: Fantasy, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Celia/Haruna, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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“Raccattapalle!”
All’ennesima pallina spedita fuori dal giardinetto, Haruna non aspettò nemmeno che la Regina di Cuori la chiamasse per ricominciare a correre nella direzione in cui era scomparsa. L’aveva già raccolta e riportata indietro per quelle che sembravano centinaia di volte, di seguito - Natsumi non era una giocatrice così capace.  Riusciva a sentire persino lo sguardo pietoso del Re su di sé, della serie: ma chi ti ha portato qui?
La risposta a quella domanda era un nome.
Un nome che Haruna pronunciò decisamente sorpresa, quando ritrovò la pallina da croquet incastrata tra un cespugli di rovi. Si era rifiutata categoricamente di infilarvi il braccio, così qualcun altro lo aveva fatto al suo posto, facendola trasalire alla vista di una pelle tanto bianca.
“Shirou!” fece senza fiato.
Lui sorrise. Quando Haruna abbassò lo sguardo sul suo braccio, che aveva teso per porgergli la pallina disincastrata, lo vide coperto di graffi e non poté fare a meno di sentirsi un po’ in colpa.
“Mi dispiace che ti sia ridotto così” mormorò, togliendogliela di mano. “Non te l’avrei chiesto.”
“L’ho fatto di mia spontanea volontà. Non volevo che la tua pelle delicata si rovinasse, Haruna.”
Quel complimento tanto sfacciato le fece atteggiare le labbra in una risata di scherno. “Che dolce. Sei cortese come sempre, mio caro Shirou... ma non mi incanti più. Và a cercarti qualcun altro che cada ai tuoi piedi come un burattino.”
“Se non sbaglio” Shirou le si mise di fronte, un’espressione beata, “mia piccola Haruna, anche tu sei caduta ai miei piedi come un burattino, giusto?”
“Non aspettarti che succeda di nuovo” ringhiò lei.
Shirou sospirò. “Cavolo... Terumi non fa che rovinarmi gli affari. Ogni volta che una nuova Alice parla con lui, cambia radicalmente, e d’improvviso si mette in testa l’idea assurda di tornare a casa. Dei due, comunque, quello che illude di più è lui...”
Vedendo che Haruna non raccoglieva la provocazione, anzi continuava a fissarlo torva, continuò: “Non c’è modo di tornare indietro, Haruna. Mi sembrava abbastanza chiaro che se mi avessi seguito, non ci sarebbe stata la possibilità di rimediare!”
“Ti prego!” replicò acida Haruna. “Risparmia il fiato per la prossima Alice. Un umano in più o in meno, che differenza vuoi che faccia per questo sogno? Potrà continuare a vivere quanto più a lungo vuole, ha molte altre persone a disposizione...”
“Sì, ma, vedi... più umani ci sono, più il sogno diventa forte. E poi siete mortali. Se, per pura ipotesi, nell’istante in cui tu te ne vai qualche umano qui muore, noi tutti moriremo. E credi che la nostra venerabile sovrana lascerà che una cosa del genere accada?”
Haruna gli si avvicinò, gli occhi ridotti a due fessure. “Non sottovalutarmi come fanno tutti, Shirou.”
Lui sorrise. Sembrava l’immagine della serenità. “Tra tutte le Alici che ho avuto, devo dirlo, tu sei quella più testarda in assoluto. Ma tanto non cambierà nulla. Rimarrai con noi per sempre. Non sei contenta? Non è questo che hai sempre desiderato? Non è forse per questo che sei venuta qui?”
“Sai che c’è? Mi sono stancata di parlare con te, e una partita di croquet mi attende. Sarà meglio che tolga il disturbo.”
La ragazza gli lanciò un ultimo sguardo di sfida, prima di tornare da dove era venuta.
“Sei solo una ragazzina illusa” lo sentì dire, dietro di lei.
Haruna si voltò, con un movimento fluido: “E tu una creatura che non sa amare. Mi fai pena, Shirou. Tanta, tanta pena.”
Quelle furono le sue ultime parole per lui, e se ne andò dal boschetto con l’immagine piacevole di uno Shirou decisamente interdetto. Sorrise soddisfatta: e il meglio doveva ancora venire.
 
“Dimmi, cara” chiese ad un certo punto Natsumi, che stava prendendo la mira concentrata, “mia cara Alice, tu sai giocare a croquet?”
Certo che ne era capace. A tutti i ragazzi di un certo rango sociale era imposto di saper giocare a croquet, e lei di certo non era stata da meno. I suoi genitori avevano fatto prendere a lei e al fratello lezioni fin da quando erano solo dei bambini e la mazza quasi li superava in altezza.
La Regina guardò con occhi soddisfatti la sua ospite che annuiva.
Le tese la mazza scarlatta. “Ecco qua. Prova a fare un tiro!”
Haruna si avviò verso di lei un po’ intimorita, un po’ titubante. Avere lo sguardo di un’intera corte addosso non la aiutava certo a mantenere la lucidità. Tuttavia si impose di rimanere impassibile, mentre si disponeva al centro esatto del giardino.
Cercò di concentrarsi meglio che poteva, nel silenzio curioso che vi regnava, per prendere bene la mira e fare punto.
Non riuscì però a lasciarsi sfuggire lo sguardo del Re di Cuori.
Era terrore puro.
Haruna lo guardò di rimando, con una domanda implicita negli occhi grigi. Chiese con il labiale: “Che succede?”, e quello, controllando che la sua adorata moglie guardasse altrove, si alzò rapido e le si avvicinò, mormorandole: “Sbaglia. Per l’amor del cielo, sbaglia.” Tornò al trono così com’era arrivato, il sorriso stampato sul volto mentre quello con i capelli color pistacchio gli sussurrò qualcosa all’orecchio che lo fece sorridere.
Haruna rimase ferma, la mazza a mezz’aria. Il colpo che aveva caricato, sicura che avrebbe fatto punto, non partì; la ragazza guardava perplessa il Re e ogni tanto gettava qualche sguardo a Natsumi dietro di lei, che parlottava con altri cortigiani.
Cosa aveva voluto dire Hiroto? Davvero doveva sbagliare apposta?
Se aveva rischiato la pelle per avvertirla doveva pur esserci un motivo, decise. Così piegò esageratamente i gomiti, sbilanciandosi in avanti e colpendo la pallina con eccessiva forza. Non si avvicinò nemmeno al primo archetto.
Una risatina esitante si alzò dagli spettatori che assistevano in silenzio.
La risata più forte, di puro scherno, venne dalla schiena di Haruna, dove si trovava la Regina. Quel suono di palese presa in giro infastidì Haruna e non poco, ma un altro sguardo di ammonimento da parte di Hiroto le fece morire la protesta in gola.
“Che carina. A quanto pare non sei molto brava” ghignò la Regina, strappandole la mazza dalle mani. “Era ovvio, dopotutto. Come avrebbe potuto una semplice umana, una mocciosa per di più, tirare meglio di me?”
La fissò con insistenza. “Shirou non ha fatto un bell’affare, stavolta. Almeno in passato le Alici che mi portava erano già adulte. Ma immagino che abbia preferito puntare sui bambini, che sono più facilmente attirabili. Specialmente i bambini che desiderano fuggire dalla loro vita. Era quello che volevi quando sei venuta qui, giusto? In fondo, è pur sempre quello che vogliono tutti gli umani che Shirou porta qui. E una volta arrivati, sono impotenti e non possono più sfuggire al sogno; come mosche in una ragnatela, attirate dalle gocce di rugiada e i giochi di luce, che alla fine diventano il gustoso pasto del ragno.”
Si rivolse ai presenti. “Ah, non sono incantevoli insetti, i ragni? Piccoli e silenziosi, dalle numerose zampe lunghe ed eleganti. Sono incarnazione della morte che si traveste da zucchero filato e profuma di rose. Colei che ti uccide dopo aver indossato una maschera invitante. E che non senti arrivare... è così leggera che non te ne accorgi nemmeno.”
Tutti i cortigiani sembravano terrorizzati dal discorso che stava facendo Natsumi, e tutto sommato non li si poteva biasimare. La ragazza parlava con un sorriso contento dipinto sul volto, e sembrava davvero felice di ciò che stava dicendo.
Alla fine si voltò verso Haruna. “Mia piccola Alice, sei venuta da me per tornare a casa, non è vero?” le chiese.
La ragazzina annuì.
“Vedi, non credo sia possibile, amica mia. Il perché è semplice, in effetti: il sogno non può lasciarti andare, e di conseguenza io, che sono sua fedele servitrice, devo tenerti qui insieme a noi. Io, che però sono sovrana di tutto ciò che vedi e che hai visto fino ad ora, sarò sovrana anche tua. Da oggi mi appartieni, Alice.  E io, le mie proprietà, me le tengo ben strette.”
“No, non tutte.”
La voce di Haruna interruppe il monologo inquietante della Regina.
“Vedete, vostra ammirabilissima maestà, pare che qualcosa sia sfuggito al vostro controllo. Un uccellino... o per meglio dire, un gatto, mi ha detto che qualcuno qui vi tradisce.”
Gli sguardi di tutti gli spettatori si spostarono dalla ragazza al Re di Cuori, che tentava di farsi piccolo sul suo trono vermiglio.
“Co... Come osi accusarmi di adulterio verso la mia adorabile moglie?” chiese stravolto. “Io che ti ho appena salvato la pelle, è questo il tuo ringraziamento? Infamando la mia fedeltà?”
“Ma questo non è possibile!”. La voce acuta di Natsumi coprì i brusii dei cortigiani. “Io e mio marito siamo nati sotto il seme di Cuori. Il nostro è l’amore più forte che possa esistere a questo ed altri mondi.”
A questa affermazione Haruna si bloccò, non sapendo bene come controbattere.
Ciò che la Regina aveva detto era la pura verità. Da come proprio Kazemaru le aveva spiegato, non era forse l’amore indissolubile, quello tra due nati sotto il seme di Cuori? E allora perché le aveva detto che Hiroto la tradiva? Le aveva mentito... ma a che scopo?
Hiroto si alzò. “La ragazzina ha passato il limite. Portatela via di qui, subito!” gridò.
Haruna ridusse gli occhi a due fessure. Non capisco...
“Come se non lo sapeste, Vostra Altezza.” La voce profonda e melliflua di Shirou fece trattenere il fiato a tutti gli astanti, sorpresi e interessati come non mai. Il ragazzo raggiunse Haruna e le si posizionò di fianco, cercando di evitare il suo sguardo interrogativo. “Vostra Altezza. Non siete forse a conoscenza del fatto che l’amore tra due del seme di Cuori è forte solo se ricambiato? Se il vostro Re prova vero amore per un’altra persona, non potrà essere fedele a Voi.” Alzò le mani. “Io ve lo dico perché sono onesto e la mia unica preoccupazione è che Vostra Altezza sia informata della reale situazione dei fatti.”
Gli occhi incandescenti di rabbia e vergogna della Regina bruciarono, una volta che si furono posati sul suo consorte. Lui tremò appena.
“Chi è... chi è...” cominciò a sussurrare Natsumi.
Hiroto non la lasciò nemmeno finire. Tanto era l’amore che provava per il suo amante, quanta era la paura che la moglie potesse ripudiarlo... o peggio. “Ryuuji. Ryuuji mi ha ingannato e costretto a tradirti, mia Regina.”
Quello dai capelli verdi assunse un’espressione basita. “Come... come hai detto?” balbettò.
“Adesso basta! Fate silenzio! Tu” puntò la mazza rossa, minacciosa come mai prima di allora, contro Hiroto, “tu sei solo uno schifoso porco. Non mi interessa più nulla della tua vita; voglio vedere la tua testa appesa a un palo fuori dalla mia reggia. E tu, mocciosa insolente” rivolgendosi ad Haruna, che seguiva la scena con occhi spalancati, “al mio sogno serve che tu sia viva e solo per questo ti risparmio la vita; ma trovo che saresti molto più sicura nelle segrete fino alla morte.”
“Non ho intenzione di obbedire. Sei solo una bambina viziata” sputò tra i denti Haruna.
La Regina ringhiò di rabbia e le si avventò addosso; l’Alice si voltò e iniziò a correre in direzione dell’entrata del castello, lungo un sentiero ghiaioso che fiancheggiava un’aiuola. Inciampò in un sasso e cadde rovinosamente, ma non fece in tempo ad alzarsi che vide Natsumi troneggiare su di lei, un’espressione di vittoria e superiorità sul volto.
“Al sogno serve che tu sia viva, ma questo non mi impedisce di pestarti come si deve, giusto?”. Alzò la mazza, pronta a colpirla in volto, e Haruna chiuse gli occhi; in questo modo non vide ciò che impedì alla Regina di picchiarla.
Alzò le palpebre timorosa. Una spada aveva trafitto la vita magra della ragazza.
Natsumi abbassò gli occhi strabiliati sulla ferita. Una macchia di un rosso scuro aveva cominciato ad espandersi, ma era poco visibile a causa del corpetto dello stesso colore. Lasciò cadere la mazza e portò le dita incerte allo sterno, toccando la punta della spada che esordiva, sporca del suo sangue.
“Non è... un colore... bellissimo?” sillabò, prima di accasciarsi per terra senza vita.
E dietro di lei, vide Mamoru e Kazemaru che guardavano afflitti il cadavere della Regina che avevano ucciso...
Insieme.
Da quando quell’avventura era iniziata, Haruna non era mai stata così felice di vederli. Si gettò su di loro stringendogli forte il collo e avvicinandoli di conseguenza, cosa che li fece arrossire leggermente.
La ragazzina si separò e li guardò, sorpresa. “Oh, ma avete fatto pace o qualcosa del genere?”
“Qualcosa del genere” rispose Kazemaru, spostando lo sguardo altrove. “Diciamo che dopo la ramanzina che mi hai fatto ci ho riflettuto su, e...”
“E’ venuto a scusarsi” completò per lui Mamoru. Gli occhi gli scintillavano, ma Haruna non era del tutto sicura che fosse solamente a causa dello zucchero. O almeno, non completamente. “All’inizio non ho voluto ascoltarlo, ma poi mi sono ricordato di ciò che mi hai detto e ho deciso di dargli un’altra possibilità.”
“Già” sospirò Kazemaru, sollevato che la parte delle sue scuse fosse finita in fretta. “Poi siamo venuti qui per ringraziarti prima che tu te ne andassi, ma abbiamo visto tutta la scena e abbiamo deciso di rimandare i ringraziamenti e prima salvarti la pelle.” Il sorriso nel quale si esibì fu uno dei suoi soliti sorrisi stanchi, ma questa volta la malinconia e la solitudine sembravano essere state sostituite, o per lo meno alleggerite, da un nuovo affetto.
Haruna ricambiò. “Sono così felice per voi, ragazzi! Era ora che vi deste una mossa!”
“Voi... voi...” un’altra voce si intromise fra di loro: era quella del Re, che fissava insistentemente il corpo della moglie per terra. “Voi... l’avete... avete ucciso la Regina... come...?”
Kazemaru lo guardò impassibile. “Fattene una ragione” disse solo.
“Già, e non esserne troppo triste. Se fosse per lei ora saresti morto” aggiunse Haruna.
Hiroto li guardò, non del tutto convinto. “Voi... dite?”
“Oh, sì.”
“Be’... senza di lei, questo regno sarebbe molto più sicuro e tutti gli abitanti vivrebbero senza il terrore di venire decapitati da un momento all’altro” considerò il Re. “Niente più rosso ovunque, niente più leggi dittatoriali... e niente più croquet. Grazie a Dio!” Sorrise. “In fondo non è un male. Credo che governerò io...”
“Sia chiaro,” sbottò Ryuuji comparendo da dietro le sue spalle, “non voglio essere la tua regina.”
Hiroto lo guardò con tristezza. “Già, non pretendo che tu mi perdoni per come ti ho trattato...”
“Ma quale perdono! Non mi interessa cos’hai fatto prima. Non voglio essere la tua Regina per il solo fatto che sono un maschio, ma per il resto potremmo continuare a stare insieme” spiegò quasi ovvio.
“Ah, bene!” disse sollevato Hiroto. Prese il suo ragazzo sottobraccio e scomparvero, con lo sguardo intenerito di Haruna che li osservava. Sarebbero stati dei bravi governanti. Forse un po’ strani... ma cosa, in quel mondo, non era strano?
“Ehi, Miss” chiamò Kazemaru. “Forse c’è qualcuno che vuole parlarti...” e le indicò Shirou, che la fissava.
La ragazza lo raggiunse. Quando si ritrovarono faccia a faccia, però, nessuno dei due seppe cosa dire. Sembravano entrambi un po’ imbarazzati.
“Come dire... ti ringrazio per avermi aiutata poco fa” iniziò Haruna.
“Figurati.”
“Come mai lo hai fatto?”
“Oh, forse perché... di solito suscito molte emozioni in quelli con cui parlo: fascino, attrazione, pensieri perversi e altre cose del genere...” ridacchiò, per poi tornare serio: “Ma nessuno mi aveva detto di provare pena per me. Ed è una cosa che mi ha infastidito e sbalordito, così ho voluto farti cambiare idea a tutti i costi.”
“Certo...” sospirò lei. “Non l’hai fatto per me, ma per il tuo egoismo. Mi pareva strano.”
Shirou assunse un’espressione esasperata. “Fammi capire bene! Anche dopo quello che ho fatto, non sono riuscito a farti innamorare di me seriamente neanche un po’?”
Haruna lo guardò, soppesando i sentimenti che provava per lui.
Pena? Be’, forse alla fine no. Per come si era comportato, aveva raggiunto la conclusione che Shirou fosse, in fondo, molto più di quel che sembrava.
Una sorta di strana simpatia? Poteva essere. In un’altra occasione, forse sarebbero potuto diventare amici.
...Appunto, amici.
L’amore era un’altra cosa, vero?
“No, mi spiace.” E detto questo gli voltò le spalle, raggiungendo Mamoru e Kazemaru con una strana sensazione nel petto...

 
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Da come si sarà capito, no, non è l’ultimo capitolo ^w^
Ma il prossimo lo sarà di certo. Garantito al limone.
(?)
Così alla fine vi sbarazzerete di questa storia xD sapete, questa sarebbe la seconda che riesco a portare a termine! Mi sento... be’, POTENTE *0*
*lasciamoperdereimieideliriperfavore*
Parliamo di voi, miei carissimi affezionati lettori (?).
Non potrò mai ringraziarvi abbastanza.
Ma credo che rimanderò i ringraziamenti specifici al prossimo capitolo.
Aspettatevi una specie di discorso per il ritiro di un Oscar D:
Comunque, un piccolo ringraziamento speciale a Alicchan e Mya, le loro recensioni-premio mi hanno fatta felicissima *w* grazie a tutti quanti.
Al prossimo capitolo. <3
  
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