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Autore: unleashedliebe    24/12/2011    6 recensioni
2008, il tour dei Tokio Hotel viene interrotto a causa dei problemi alla gola del cantante Bill Kaulitz.
“-Tu sei musica- sussurrai guardandolo negli occhi, mentre il suo viso si apriva in un sorriso innamorato.
-Sembri un’illusione- sussurrai. -Sono qua, al tuo fianco- mormorò caldo, rabbrividì.
-Sei bello, troppo. È normale domandarsi se esisti veramente, sai? Tanta perfezione in una persona non è ammessa. Tu, tu sei l’eccezione alla regola Bill-"

L’amore colpisce all’improvviso, non si è padroni di scegliere la persona di cui ci si innamora, succede e basta. Questo Bill e Mel lo sanno bene.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NdA: Sono sparita, di nuovo, lo so. Questo mese è stato davvero difficile e infinito, ho avuto delle settimane pienissime, con verifiche tutti i giorni.
Mi scuso per non aver postato, ma studiando tutto il pomeriggio arrivavo la sera esausta e non ho trovavo il tempo da passare al computer.
Adesso ci sono le vacanze! Mi servivano proprio, davvero! Cercherò di tornare a postare regolarmente, farò il possibile :)
Spero non abbandoniate la lettura di questa storia, nonostante i miei ritardi D: fatemi sapere quello che pensate!
Colgo l'occasione per farvi gli auguri di Natale, a voi e alle vostre famiglie!
Nel caso non postassi entro il 31, anche auguri di buon anno!
Vi voglio bene ragazze.
Unleashedliebe

adl


Capitolo XIII (H)

Non vedevo Bill da solamente ventiquattro ore e già mi mancava, era capitato di non incontrarci per una giornata, ma sapevo fosse a pochi passi da me, mentre ora si trovava ad Amburgo per un’importante visita medica, ed ero terribilmente in ansia per il risultato, sapevo aveva già fatto il controllo ma non sapevo ancora nulla, mi aveva inviato un laconico messaggio dicendo non c’erano complicazioni, ero contenta però.. volevo sapere altro, temevo mi nascondesse qualcosa. Mentre lui era via, avevo trascorso la mattinata facendo lezione di tedesco e storia – ultimamente per problemi vari avevo leggermente allentato il mio “rapporto” con lo studio – il pomeriggio invece avevo avuto la chemioterapia e la sera mi ero trovata ancora con Julia, fremeva d’agitazione: non vedeva l’ora di trascorrere del tempo con metà Tokio Hotel.

-Non ci posso credere, domani pomeriggio uscirò con te e i Kaulitz!- esclamò con aria sognante, facendomi ridacchiare.

-Credici, guarda che sono persone normalissime- scossi le spalle, non avevo mai avuto un idolo o un gruppo preferito, per questo probabilmente non riuscivo a capire tutta la sua agitazione, né il tono carico d’affetto che utilizzava quando si riferiva ai Tokio Hotel.

-Non sono persone normalissime per me, no. Insomma.. è difficile da spiegare, mi sento legata a quei quattro ragazzi, nonostante non li abbia mai visti di persona. La loro musica mi ha salvata la vita più di una volta- i suoi occhi si fecero più cupi e lontani, come se stesse ricordando qualcosa di doloroso. –C’è una canzone- continuò, -è una delle più belle che abbia mai sentito, ti consiglio vivamente di ascoltarla appena ti sarà possibile; si chiama “Spring nicht” – non saltare. Quando ero malata vivevo solo per vedermi sempre più magra, ogni giorno con qualche etto  in meno. Ogni settimana scomparivo di fronte allo specchio, la mia figura si faceva più opaca e apatica. Sono arrivata anche al punto di pensare al suicidio, successe quando ormai ero talmente magra che non avevo più chili da perdere, ma volevo sempre di più.. di più. Poi arrivò il loro cd, un pomeriggio lo misi nella radio e sentì per la prima volta quella melodia che mi permise di non mollare- prese fiato, sospirando, -Io grido nella notte per te, non abbandonarmi, non saltare. Questo diceva, in quel momento sembrava fosse un messaggio mandato apposta per me. Capisci perché, quando parlo di loro, sembra si tratti di miei amici? Ci sono stati quando nessuno badava a quello che mi stava succedendo, con la loro musica mi hanno sempre tirata su, è difficile da spiegare, potrà sembrarti una pazzia, ma è così- sorrise, -Sono sicura riuscirai a capirmi non appena sentirai una canzone dei Tokio Hotel, e beh.. sappi che il prossimo concerto lo affrontiamo insieme, me lo prometti?-

Ero leggermente sorpresa e stordita da quel fiume di parole, così mossi la testa annuendo quasi senza rendermene conto.

-Che bello! Ho sempre voluto andare a un loro concerto, ma nessuno veniva con me, così ho sempre rinunciato- disse malinconica. Mi accorsi troppo tardi a che cosa avevo accettato, ma vederla così entusiasta grazie alla mia risposta definitiva mi vietò di ritrattare ciò appena promesso.

-Allora sono contenta di renderti così felice- le sorrisi.

-Abbraccio?- ricambiò con un sorriso ancora maggiore, ridacchiai e l’abbracciai.

-Come stiamo diventando sentimentali, non trovi?- feci un poco imbarazzata, non ero una persona affettuosa.

-Oh, è merito della mia storia drammatica, ti ho sciolto il cuore!- sdrammatizzò.

-Piantala! Vuoi mettere la mia di storia?- la ripresi, mi guardò con un accenno di sfida.

-Oh dai, sono in clinica da quasi quattro anni, tu dall’anoressia puoi guarire, dalla leucemia invece è un po’ più complicato, sai? Per un periodo mi sono anche illusa tutto stesse andando per il meglio, la terapia sembrava funzionare, poi ho avuto una ricaduta e sono quasi morta, e ciò è successo un altro paio di volte. Poi, fammi pensare!- erano successe tante cose negative, quasi non ricordavo. –Ah, ho rotto tutti i rapporti con i miei amici e anche quelli con i miei genitori si sono allentati, è pesante avere una figlia come me, capita di pensare sarebbe meglio morissi, tuttavia non ho mai pensato a farla finita, non che valga la pena vivere una vita così, ma manco di coraggio per compiere un gesto del genere. Vuoi la ciliegina sulla torta?- annuì circospetta, -Mi sono innamorata in meno di un mese di un ragazzo, ma non uno qualunque, niente di meno che Bill Kaulitz, il cantante della famosissima band dei Tokio Hotel. Ecco, mi ha preso il cuore e fra poco me lo ritroverò a pezzi, perché lui tornerà alla sua vita e io lo lascerò. Non guardarmi così- la ammonì vedendo quello sguardo severo che assumeva durante quei discorsi. –Insomma, è meglio per tutti, punto! Se fossi in me, faresti lo stesso, non negare- Tentennò, poi annuì lentamente. –Ecco, vedi? Quando ami una persona vuoi il meglio, e il meglio per lui non sono io. Quindi mi metterò da parte, anche se sono consapevole di tutta la sofferenza proverò. Sono abituata! E poi posso sempre appendere la sua immagine in camera, no?- conclusi con tono menefreghista e allegro, per togliere la tensione che si era creata.

-Tu.. o lasciamo perdere! Piuttosto, cambiando argomento- sorrise maliziosa, spaventandomi. –Già deciso cosa metterti domani per l’appuntamento?- ammiccò.

-Oddio! Un solito banalissimo paio di jeans e una maglietta, cosa dovrei mettere? Insomma, non è un’uscita galante!- mi difesi io.

-Cosa? È il vostro primo appuntamento, non puoi vestirti così!- affermò scandalizzata.

-Non è un vero e proprio appuntamento, è un’uscita a quattro!- balbettai.

-No cara, adesso apri l’armadio e procediamo con un’accurata selezione del vestiario- fece lei con sguardo serio, facendomi scoppiare a ridere.

Si avvicinò al mio guardaroba, aprì le ante con foga e cominciò a frugare nervosamente alla ricerca di qualcosa di apprezzabile, nel frattempo io la fissavo immobile, anche un po’ spaventata a dire il vero.

-Allora, pantaloni lunghi perché fa ancora un po’ freddo, mannaggia aprile che ritarda! Maglietta vediamo..-

-Niente di scollato- la interruppi.

-Perché?- domandò accigliata.

-Dimentichi che ho la cosa per il catetere sul torace? Non è bello da vedere, quindi evitiamo-

Sospirò e, arricciando il naso, si immerse nuovamente fra i vestiti.

-Senti, com’è che sei tanto esperta di moda?- chiesi curiosa.

-Oh, ho sempre desiderato lavorare in questo campo, però come sai ho lasciato la scuola in secondo piano per un po’! Una volta uscita da qui mi piacerebbe diventare truccatrice oppure personal stylist- 

-Mi è venuta un’idea..- si girò curiosa. –Se riuscirò a un pubblicare un libro, allora dovrò fare interviste o cose del genere no? Ecco, tu potresti essere la mia consulente d’immagine!-
Si illuminò esponendo un bellissimo sorriso e annuì prontamente, -sarebbe fantastico!-  ricambiò l’entusiasmo.
-Non vedo l’ora di leggere qualcosa di tuo, sai? Cosa scrivi? Hai già qualcosa di pronto?- domandò tornando a dedicare l’attenzione all’armadio.
-Storie d’amore, soprattutto. Ho già scritto qualcosa, ma voglio il mio libro sia perfetto, quindi ci devo riflettere e lavorare ancora un bel po’-

Rimanemmo il silenzio per qualche istante.
-Che ne dici di questi?- domandò mostrandomi un paio di leggings blu e una t-shirt lunga e bianca. Regalo di mia madre.
-Mi piacciono sì- annuì, lei assunse una posa soddisfatta. 
-Ti posso truccare domani? Hai degli occhi bellissimi, ora poi, sono sempre luminosi- grazie a lui, sarebbe stato da aggiungere.
-Niente di pesante, non voglio sembrare un’altra persona!- sbuffai. –Ora possiamo dormire? Ho avuto una giornata pesante-
-Perché? La professoressa è stata severa come sempre?-
-Anche, ormai mi sono abituata, mi ricordo all’inizio che neanche volevo andarci perché mi spaventava! Più che altro le terapie mi hanno affaticata, non vedo l’ora si sistemino un po’ le cose, sono stanca di stare qui-
-Vedrai, tutto andrà bene- sorrise incoraggiante, per un momento immaginai una mia possibile guarigione, la vita fuori dalla clinica, l’amore.. tutto fu però anestetizzato e rinchiuso in una parte della mia mente, meglio non sperare, troppo semplice rimanere delusi dopo.
-Che fai, dormi qui anche stasera?- le chiesi, lei scosse la testa.
-Non ti farei dormire, tanto sono agitata! Quindi è meglio che porti il mio nervosismo e me fuori da qui! Domani mattina hai da fare?-
-No, sono libera, quindi voglio dormire, loro arriveranno nel primo pomeriggio, voglio essere sveglia!- commentai.
-Okay.. però devo avere il tempo per truccarti e farti bella!- aggiunse lei minacciosa.
-Si, certo!- usai un tono poco convinto, -Buonanotte, ora rischio di addormentarmi in piedi se non mi stendo. Ci vediamo domani-
Ci salutammo e, dopo aver inviato il messaggio della buonanotte a Bill, mi addormentai.

****

I raggi del sole entravano caldi filtrando dai vetri della finestra, lasciata senza tende per una notte. Mi alzai piano dal letto, onde evitare giramenti di testa di prima mattinata; sentivo il mio corpo intorpidito dalla lunga dormita, infatti mi svegliai che erano le undici passate, un nuovo record per me! Posai i piedi a terra e rabbrividì per il contatto con il pavimento freddo, mi stiracchiai leggermente e rivolsi una sfuggevole occhiata allo specchio: le occhiaie, per una volta, erano stranamente assenti e avevo il viso rilassato, steso in un sorriso calmo.

Tutto perché sapevo che, da lì a poche ore, avrei rivisto il cantante.

Il solo pensiero mi fece scintillare gli occhi, non vedevo l’ora di riabbracciarlo, stringerlo e sentire quel profumo che tanto adoravo, vaniglia e menta. Dolce ma non troppo, perfetto.

Mi spogliai velocemente del pigiama e mi infilai nella doccia, facendo partire l’acqua calda che lenta scivolava sul mio corpo; mi appoggiai sulle mattonelle, venendo percorsa da una scossa di brividi, da quanto non mi sentivo così viva?

Spensi l’acqua e mi asciugai velocemente, uno degli aspetti “positivi” della malattia era che non dovevo perdere tempo ad asciugare i capelli. Presi i vestiti che Julia aveva lasciato sulla sedia e gli indossai velocemente, guardando il riflesso della mia figura non potei che apprezzare le sue scelte: i leggings neri fasciavano elegantemente le mie gambe lunghe e magre, la maglietta invece non era eccessivamente scollata e si sposava bene con la mia carnagione pallida e il colore degli occhi. Sorrisi soddisfatta, stranamente mi vedevo quasi.. bella, non ero più abituata a una sensazione così.

Quando terminai di vestirmi fui raggiunta per il pranzo da Julia, che non trattenne i complimenti vedendomi così raggiante.

-Sei bellissima Mel, vedrai che faccia farà Bill quando ti vedrà!-  arrossì.
-Vogliamo parlare di te? Non credevo volessi far strage di cuori!- commentai squadrandola meglio, non le avevo chiesto i suoi programmi per l’appuntamento, e devo dire si era preparata davvero bene: indossava un paio di jeans strappati e stretti, una maglietta che lasciava scoperta una spalla e evidenziava le sue curve, i capelli solitamente scompigliati ricadevano invece lisci sulle spalle, tenuti distanti dalla fronte con una graziosa molletta, aveva risaltato poi i colori degli occhi con un bell’ombretto color perla e tanto mascara. Era semplicemente stupenda.
-Grazie! Insomma, voglio essere meravigliosa quando incontrerò i miei idoli!- disse con aria trasognata.
-E sei meravigliosa!- esclamai.
-Bando alle chiacchiere, ora mangiamo e poi sistemo anche te!- affermò categorica, rifugiandosi nel piatto di pasta lì davanti, era bello vedere come le fosse tornato l’appetito, stava guarendo finalmente.
-Che idee hai?- domandai vedendola frugare nella trousse che aveva portato da camera sua.
-Non so ancora, voglio fare risaltare i tuoi occhi…- farfugliò concentrata.
-Ti ripeto, niente di esagerato!- annuì, tornandosene poco dopo con in mano tutto l’occorrente per ‘trasformarmi’.

Così, neanche mezz’ora dopo, i miei occhi furono coperti da uno strato di eye-liner nero, con sotto matita azzurra e ciglia lunghe grazie all’applicazione di una buona quantità di mascara. Il make-up era semplice, ma riusciva a farmi sembrare ancora più bella, se non fosse stato per i capelli, sarei sembrata sana.

-Sei perfetta ora!- esclamò soddisfatta. –Ora devo andare, ho l’incontro con il gruppo di supporto- sbuffò scocciata, si annoiava sempre a partecipare a quegli incontri.
-Va bene! Ci vediamo dopo allora- dissi.
-Mi raccomando, non rovinarti il trucco perché non ho tempo per rifarlo dopo!- si raccomandò.
-Ai suoi ordini, capitano!- ridacchiammo.
-Allora a presto, oddio non vedo l’ora! Spero di non morire d’agitazione nel frattempo!-

Le sorrisi, mi lasciò un bacio sulla guancia al sapore di fragola e corse via.

Mi rimanevano due ore da passare da sola, il che era sinonimo di noia, monotonia e tanti pensieri.
-Allora pensa un po’ cara Mel, cosa puoi fare di interessante?- chiesi a me stessa.

Vagai un po’ alla ricerca di qualche idea, alla fine rimasero le solite tre alternative: leggere un libro, ascoltare musica o scrivere qualcosa. Optai per la prima e, dopo aver frugato nella libreria, tirai fuori il libro “Emma” di Jane Austen, uno dei miei preferiti. Rileggendolo, feci caso a una frase su cui non m’ero mai soffermata particolarmente, ma ora aveva acquisito un significato diverso.

“ Non perdonerei a un uomo di avere più musica che amore, più orecchio che occhio, una sensibilità più acuta per i bei suoni che per i bei sentimenti.”

Per quanto amassi la Austen, dovetti ammettere di essere in totale disaccordo con lei: quando ami un uomo, accetti di amare sia pregi che difetti, perché tutto contribuisce a rendere quella persona speciale ai tuoi occhi, perciò è necessario comprendere possano avere altre passioni al di fuori della “fidanzata”. Il mio pensiero volò ovviamente a Bill: lui era un cantante famoso, aveva lottato fin da piccolo per sfondare nel mondo della musica e vivere il sogno, dominando palchi in tutta Europa e conquistando l’amore di milioni di fans. Chi ero io per privarlo del suo sogno? La ragazza che amava, certo. Proprio per questo non avrei mai permesso una cosa del genere, sarebbe come cancellare una parte importante di lui, una parte che lo rendeva speciale e unico. Quando sarebbe arrivato il momento di scegliere, di andarsene, mi sarei messa in disparte. Il suo amore per la musica era immenso, magnifico, stupefacente. Io, in confronto a lei, ero nulla.

Mi persi nella lettura, ogni tanto la testa si distaccava e la mente vorticava attorno a una figura, un ragazzo bellissimo dagli occhi nocciola e capelli color pece, quello che, fra poco, avrei rivisto.

Non riuscendo a concentrarmi, presi il telefono e scrissi un messaggio a Bill.

“Mi manchi Bill! E non ci siamo visti per solo un giorno. È grave non trovi?”

“Sì. Mi manchi anche tu piccola. Dai, fra poco ci vediamo (:

Ho una sorpresa per te.”

“Sorpresa? Che sorpresa?”

“Vedrai.. vedrai.”

Inutile dire m’aveva resa curiosissima, adoravo le sorprese, nello stesso tempo però le temevo. Bill era andato ad Amburgo per la visita medica, magari era successo qualcosa.. Sbuffando mi risistemai sul letto, fissando il soffitto.

Sobbalzai sentendo il cellulare squillare, senza guardare chi chiamava risposi.

-Pronto?-

-…- nessuna risposta. Allontanai il telefono per vedere il mittente e fissai lo schermo stranita.

-Bill?- domandai con tono stranito e sospettoso.

-Si, sono qui- sentì qualcuno parlare. Era una voce che non avevo mai sentito prima, una voce terribilmente dolce e calda. Rimasi immobile, col cuore in gola. Era tornato, era tornato!

Spensi il telefono e corsi a mettermi le scarpe per andare in camera sua, aprì la porta di scatto e travolsi qualcuno, spingendolo addosso al muro.

Alzai lo sguardo verso la sfortunata persona travolta dalla mia foga e sentì il sangue raggelare trovandomi davanti lui. La mia espressione passò dall’essere sorpresa, scioccata a dolce.

Dio se mi era mancato..

Aprì la bocca per parlargli, ma fui bloccata dalle sue labbra che collisero sulle mie, senza foga, tranquille.
-Mi sei mancata- sussurrò sulla mia fronte, sentivo le mie guance arrossarsi e il sorriso espandersi.
Avevo provato più volte a immaginare che voce potesse avere, calda, fredda, dolce, profonda, acuta?

Ciò che usciva da quelle labbra era pura melodia, era magia.
-Tu..- dissi non appena si staccò da me, senza un vero discorso in testa.
- Sssh- mi fermò nuovamente con un bacio, abbracciandomi stretta.
Tra le sue braccia mi sentivo protetta, a casa. Era fottutamente perfetto, lì con me.
Lo presi per mano e lo portai in camera mia, ci sedemmo entrambi sul letto, vicini, in silenzio.
Cercavo di organizzare un discorso, ma avevo la gola secca e bloccata, il cervello in stand-by.
-Mel- interruppe lo strano silenzio che s’era creato. Mai adorai il mio nome come in quel momento, suonava così speciale.

Sentì una sensazione di calore pervadermi, gli occhi mi si fecero umidi per l’emozione.

-Ti ho preso di sorpresa eh?- ridacchiò, facendomi incantare. –Cosa ne pensi?-
Sbattei le ciglia e cercai qualche aggettivo adatto per descriverlo, non trovandone.

-Tu sei musica- sussurrai guardandolo negli occhi, mentre il suo viso si apriva in un sorriso innamorato.

-E tu sei meravigliosa oggi- disse avvicinandosi a me, circondandomi la vita con le braccia e posando la sua testa sulla mia spalla. Possibile morire d’amore?
-Sembri un’illusione- sussurrai.
Si scostò leggermente e mi fissò serio.
-Sono qua, al tuo fianco- mormorò caldo, rabbrividì.
-Sei bello, troppo. È normale domandarsi se esisti veramente, sai? Tanta perfezione in una persona non è ammessa. Tu, tu sei l’eccezione alla regola Bill-

Le sue guance si colorarono di rosso, la bocca si arricciò imbarazzata.
-E sei anche adorabile, sai? Dio quanto mi sei mancato?- dissi sprofondando sulla sua maglietta, sentendo chiaramente i battiti veloci del suo cuore sulla mia pelle. 

Rimasi così per non so quanti minuti, galleggiando sul suo profumo e respirando di lui.

-Quando potrò sentirti cantare?- mormorai piano, temendo di spezzare l’atmosfera creata.
-Presto.. devo fare esercizi per la voce, ma il dottore mi ha assicurato tornerà tutto come prima- disse con una nota di pura felicità.
-Te l’avevo detto no? Vedi, è andato tutto bene- sorrisi.
-Per fortuna, mi manca così tanto cantare-
-E io voglio sentirti presto, prima di subito- affermai, facendolo ridere.
-Come siamo impazienti!-
-..Sì. Sono troppo curiosa, è normale, no?- domandai retorica.
-Non dovrai aspettare troppo a lungo, non ti preoccupare- mi rassicurò. –Ora dimmi, che hai fatto mentre non c’ero?-
-Oltre a pensarti ogni minuto? Scuola, terapie,  tempo con Julia- risposi. –Tu?-
-Visita e poi sono stato un po’ con la mia famiglia ed Andreas, ha detto che è felice per noi- disse piano.
-Oh- arrossì, senza un perché.
Bill si tirò su a sedere sul letto, si mise a gambe incrociate e, dopo aver preso delicatamente la mia testa fra le sue mani, la poggiò sulle gambe, tutto questo mentre lo guardavo incantata.
-Bill Kaulitz, non guardarmi con quegli occhi o rischio di fondermi, sai? Morte per autocombustione- confessai.
Sbattè le ciglia nere e tornò a scrutarmi con quei pozzi nocciola.
-Mi piace specchiarmi nei tuoi occhi, vedo riflesso qualcosa di.. non so come spiegarlo, i tuoi occhi mi riflettono come se fossi la cosa più bella del mondo Mel- sussurrò.
-Perché è quello che sei, per me- sorrisi.
Non servirono altre parole, il ritmo dei nostri cuori in sintonia parlava per noi.

La sua mano si muoveva lenta percorrendo il mio viso, con estrema dolcezza, quasi ad aver paura potessi frantumarmi sotto il suo lieve tocco.

-Posso chiederti una cosa?- domandò. Annuì. –E’ una mia curiosità, ce l’ho dal primo giorno però volevo chiedertelo ‘a voce’. Qual è il tuo nome per intero?-  chiese.

Arricciai il naso, un poco in imbarazzo. Quasi nessuno sapeva il mio vero nome, tranne i dottori che lo leggevano nelle cartelle cliniche. Non che non mi piacesse, solamente lo trovavo un po’ particolare.

-E’ un nome strano, l’hanno pur sempre scelto i miei genitori, due attori di teatro- dissi, lui mi seguiva attento.
-Oggi è inteso come dea della tragedia. Beh..- presi un respiro.
-Mi chiamo Melpomene, nella mitologia greca era la musa del canto e dell'armonia musicale- confessai.
-Melpomene- ripetè. Le mie guance si imporporarono, detto da lui acquisiva musicalità e dolcezza, incredibile.
-E’ perfetto per te, mi piace. È unico, come te. E sai un’altra cosa? Sai perché è perfetto?- domandò.
Scossi la testa.
-Tu sei la mia musa-




   
 
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