Together
Le Ojamajo hanno 17 anni. Aiko un giorno scopre di avere un nuovo compagno di classe:
Leon. Quest’ultimo le svela che le figure nere sono fuggite e vogliono
vendicarsi sulle ex-streghette. Lui e gli altri Flat hanno il compito di proteggerle ed imprigionare le
creature maligne.
Dove
eravamo rimasti? Scopriamo che gli aiutanti della Regina delle streghe non sono
altro che Yuri e Itsumi. Il primo convince Fujo a farsi coraggio e ad andare a salvare Hazuki insieme agli altri. La seconda corre in aiuto di Tetsuya e Doremi, nel momento in cui l’ex Re del mondo
della magia li tradisce e li consegna nelle mani delle figure nere e del loro
boss, che si scopre essere il Conte Ojijide e che si
impossessa del cristallo magico di Doremi. I tre riescono a fuggire da Ojijide, ma quest’ultimo svela loro il vero cognome di Itsumi: Kotake. Intanto la Regina
decide di lasciare Hana nelle mani di Akatsuki e di sacrificarsi per salvare il suo regno.
~
Capitolo 21
A jump in the time
~
‹‹We can’t be
oblivious, we are not ignorant,
blood in our
hearts, blood in our hands.
We’re human, we
reason, we’re breathing, protecting.
You’re living
and dying, surviving,
we’re trying to
breathe in safety,
come home
safely.››
Flyleaf, Justice
and Mercy
Correva
l’anno 2029* quando Ojijide prese coscienza di come realmente andava il mondo e
della legge naturale che lo caratterizzava: il più forte vince sempre sul più
debole.
Per
anni aveva pensato a come sarebbe stato se tutto
quello fosse stato suo, se quel grande mondo magico – ora del tutto
consolidato – fosse venuto in suo possesso e francamente Ojijide,
nei suoi piani di conquista, aveva sempre progettato in grande. Al suo seguito,
aveva sempre immaginato una schiera di seguaci, pronti a fare di tutto per
vedere realizzati i suoi eccellenti propositi, ad uccidere perfino purché ciò si
avverasse. Tuttavia non era mai riuscito a spingersi più in là della sola
immaginazione.
Dopo
che, a causa delle Ojamajo, lui era stato detratto
dal suo compito di fidato consigliere del Re dei Maghi e, contemporaneamente,
aveva smesso di essere un Conte, si era limitato a mangiarsi le unghie,
imprecando tra sé e sé per il destino che gli era stato riservato.
Esiliato!
Ecco la parola giusta per descriverlo. Non c’era più nessuno a considerarlo e
la sua vita era nient’altro che un tirare avanti con inerzia, senza possedere
più un obbiettivo. Aveva soltanto un passato sbiadito alle spalle dove,
nonostante i mille problemi del Regno presso cui era al servizio, riusciva a
dare un senso alle giornate.
Ma
no. Guardando il castello reale, si rendeva conto che la colpa non era
principalmente di quelle ragazzine, ormai adulte, ma solo di Hana e del suo immenso potere che scioccamente, in passato,
aveva pensato facesse gola al suo Re.
Infatti
lei, ora Regina di quell’incommensurabile Regno, che univa maghi e streghe
sotto uno stesso cielo, continuava a rappresentare un ostacolo per qualsiasi
progetto di conquista. E fu un giorno come gli altri che Ojijide
si stufò della sottomissione all’apatia che lo aveva inglobato per anni. Si
stufò del passato, di quella bambina con le codine bionde, delle streghette che lo avevano rovinato, del figlio del suo
Sovrano che lo aveva dimenticato e di quella miserabile vita.
I
suoi sogni si accesero quando, un giorno come gli altri, si ritrovò a voler
chiedere perdono al Re. Non gli bastava più quella misera vita, priva di
qualsiasi soddisfazione e, se strisciare con la coda tra le gambe dal Re Akatsuki significava riavere un posto dove stare e dove
gioire di qualcosa, allora doveva tentare ed intraprendere quella strada.
Ma
il destino volle che Ojijide udisse una certa
conversazione. Prima di bussare al portone che conduceva alla Sala Reale, sentì
la Regina parlare. Sembrava preoccupata riguardo qualcosa. Diceva al Re che,
prima o poi, qualcuno avrebbe sicuramente abusato del Bloody
Blossom, che era un posto troppo pericoloso per
rimanere ubicato in un luogo così poco nascosto.
Il
Bloody Blossom? Che diamine
era?
Ojijide continuò ad ascoltare,
immobile, cercando di non fare alcun rumore e, quando quella parlò delle figure
nere, tutto gli fu chiaro. Ricordava benissimo di aver sentito dal suo vecchio
Sovrano, che esse erano state relegate chissà dove, insieme ad altri personaggi
temuti dalle streghe.
E
così, esisteva davvero un posto del genere?
In
un solo istante, tutti i suoi buoni propositi si dissolsero. Quel regno poteva
essere suo, con dei validi alleati al seguito. E chi meglio delle figure nere?
Eppure
i suoi conti ancora non tornavano. Per quanto le figure nere fossero temibili,
non avrebbero comunque potuto competere con la Regina Hana.
Fu così che decise che la mossa migliore doveva essere tornare nel passato,
farsi carico delle figure nere e, di conseguenza, stroncarla sul nascere.
~
Akatsuki si avvicinò lentamente
a sua moglie. Era immersa in chissà quali pensieri e guardava inespressiva il
mondo della magia, fuori dall’enorme finestra della Sala del Trono. Le poggiò
una mano su una spalla, coscio che nemmeno quel gesto potesse rincuorarla.
‹‹Lo
fermeremo›› le bisbigliò, ma lei non sembrò risollevarsi, anzi i suoi occhi si
fecero lucidi.
Abbassò
lo sguardo. Non voleva che lui la vedesse in quello stato, ma Akatsuki aveva già capito fino a che punto fosse in pena
per il suo regno ed, in particolare, per le sue mamme. Interruppe il tocco
sulla sua spalla e la avvolse in un caldo abbraccio, al che lei cercò la sua
mano per stringerla.
‹‹Non
ho detto nulla a loro›› gli rivelò
lei d’un tratto.
Da
tempo aveva sempre condiviso ogni sua decisione con Akatsuki.
Non si era mai sognata di fare qualcosa senza prima avvertirlo. Da quella volta, in realtà, aveva deciso
così. Si era convinta che era stato uno sbaglio, allora, cercare un modo per
unire i due Regni, tenendolo all’oscuro di tutto. Lo aveva visto soffrire, per
ovvi motivi, e si era detta che non avrebbe più voluto vederlo piangere. Da
allora era stata sincera con lui. Da allora non gli aveva più mentito su nulla.
Strinse
più forte la mano su quella di suo marito, come per rassicurarlo.
‹‹Itsumi e Yuri verranno qui da soli›› aggiunse.
‹‹Penso
sia meglio così. Mandare loro è la cosa più giusta. È più difficile che diano
nell’occhio›› rispose lui.
Hana scosse la testa ed una
lacrima sfuggì dai suoi occhi.
‹‹Sarei
dovuta andare io›› singhiozzò, mentre il suo corpo iniziava a tremare, ‹‹Lei lo
ha fatto per noi. Jou-sama lo ha fatto››.
Akatsuki la avvicinò di più a
sé e avrebbe voluto dirle qualcos’altro, ma si interruppe.
‹‹Majorin sta arrivando›› la avvisò, percependo l’imminente
avvento della strega.
Hana annuì e si asciugò le lacrime,
mentre suo marito scioglieva l’abbraccio per andare ad accomodarsi sul trono.
Lei seguì il suo esempio ed, in quello stesso istante, Majorin
apparve nel salone.
La
strega si chinò sulle ginocchia, una volta giunta al loro cospetto.
‹‹È
qui›› riferì.
‹‹Falla
entrare›› le ordinò la Regina Hana, senza esitazioni,
e quella con uno schiocco delle dita fece spalancare il grande portone.
‹‹Maestà,
mi avete fatta chiamare?››
La
ragazza, che aveva parlato, aveva dei capelli rosa un po’ scarmigliati, che le
sfioravano le spalle, ed indossava dei jeans semplici ed una felpa bianca.
Avanzò lentamente, osservando con curiosità l’espressione della Regina.
Quest’ultima non si era prodigata a spiegarle il motivo per cui l’aveva
invitata al castello, perciò la ragazza cercava di carpire ogni singola
informazione utile dal suo volto, senza alcun risultato però.
‹‹Finalmente
sei qui, Itsumi››.
‹‹Sì,
Maestà››.
Il
silenzio continuò a permeare inesorabile, dopo quello scambio di battute, e gli
occhi color ametista di Itsumi non abbandonarono
neanche un momento quelli nocciola di Hana, che la
fissava a sua volta in cerca delle parole giuste per iniziare. Akatsuki avrebbe voluto parlare al suo posto, ma sua moglie
gli aveva pregato di lasciar fare a lei. Era suo dovere e di nessun altro. In
fondo, Itsumi era quasi una sorella per lei. Spettava
a lei informarla.
Dopo
un paio di minuti, la ragazza dai capelli rosa perse tutta la sua buona volontà
di aspettare e domandò, impaziente: ‹‹Cosa doveva dirmi, Maestà? È successo
qualcosa?››.
Hana si disse che quella ragazza
aveva ereditato quella caratteristica da suo padre, costantemente irrequieto,
una peste da bambino. Per un momento, le venne da sorridere, sopraffatta dai
ricordi di quando aveva frequentato la stessa scuola della sua mamma, ma poi si
impose di darsi un contegno. Era bello fare un salto nel passato, ma quello non
era il momento giusto.
‹‹Chiamami
Hana, per favore›› la pregò, con l’intento di
metterla a suo agio.
Itsumi annuì: ‹‹Va bene, Maes… Ehm, Hana››.
La
Regina fece una smorfia divertita, a seguito del balbettio della giovane, poi
quest’ultima si spense e la donna iniziò a parlare: ‹‹Tu sai delle figure nere
che tua madre e le sue amiche sconfissero tempo fa, rinchiudendole nel computer
di Oyajiide?››.
La
piccola Kotake aggrottò le sopracciglia e fece di
nuovo un gesto d’assenso: ‹‹Sì, la mamma me ne ha parlato››.
Hana esitò, costringendosi in un
lungo silenzio, poi disse, con un’espressione preoccupata sul volto: ‹‹Sono
fuggite››.
‹‹Cosa?
Com’è successo?›› domandò Itsumi.
‹‹Devi
sapere che, in seguito al loro esilio nel computer di Oyajiide,
le figure nere vennero sigillate in un mondo parallelo al nostro: il Bloody Blossom››.
La
Regina Hana allora le spiegò cosa fosse il Bloody Blossom e quali terribili
personaggi vi fossero rinchiusi, mentre Itsumi
apprendeva senza proferire parola.
‹‹Conosci
anche Ojijide, vero?›› continuò Hana
e la ragazza fece di sì con la testa, ‹‹È stato lui a farle fuggire. Ha rubato
la chiave che apre le porte di quel posto e temo che ora vi possa entrare e
uscire come e quando gli pare. Ho paura che lo userà come una sorta di base
segreta, ma non è questo il peggio››.
‹‹Cosa
c’è di peggio?›› chiese Itsumi, mentre le sue iridi
si dilatavano.
‹‹Lui
ha fatto tutto questo, tornando indietro nel tempo››.
E
in un attimo, tutto fu chiaro ad Itsumi, anche il
perché la Regina avesse chiamato lei
lì.
‹‹Vuole
uccidere i miei?›› fece, la gola secca e la voce un po’ roca.
‹‹In
realtà, vuole togliere di mezzo me e il Re, per accaparrarsi il Regno, ma per
farlo sa che dovrà stanare le mie mamme e sbarazzarsene. Sa che cercheranno di
difendermi e, dall’altro lato, spera che, tornando nel passato, i loro ed i
miei poteri risultino più alla sua portata››.
Quelle
rivelazioni fecero rimanere Itsumi di sasso, ma non
osava chiedere cosa avrebbe potuto fare per aiutare i suoi genitori ed i suoi
amici. Lei non era in grado di fare nulla. Era solo un’apprendista.
A
rispondere ai suoi quesiti ci pensò Hana: ‹‹Voglio
che torni nel passato. Non posso mandarci tua madre. Se la riconoscessero,
potremmo mettere a soqquadro il futuro. Potrebbe non sposare più l’uomo che ha
scelto. Rischieremmo di cambiare troppe cose››.
‹‹Ma
io… da sola… come posso?››
‹‹Ti
farò diventare una vera strega… adesso, a discapito degli esami che ti mancano››.
La
ragazza spalancò la bocca. Aveva la possibilità di diventare strega saltando
gli esami di secondo e primo livello, di tornare nel passato e vedere com’erano
i suoi all’epoca, e di diventare l’eroina del Mondo dei Maghi e delle Streghe.
Una stupenda prospettiva, a dirla tutta… E le sarebbe spuntata la bava alla
bocca dalla contentezza, se la Regina non avesse interrotto le sue fantasie.
‹‹Ovviamente
non andrai da sola››.
I
sogni di gloria andarono in frantumi. Avrebbe dovuto dividere il ruolo di eroe
con un’altra persona.
Fantastico!
La odiava già a pelle, senza nemmeno averla vista.
‹‹Forse
non ti ricorderai nemmeno di lui. Da
bambini giocavate spesso insieme, ma poi per forza di cose non vi siete più
visti›› le sorrise la Regina, ora decisamente più tranquilla.
Itsumi inarcò un
sopracciglio, domandandosi cosa volesse intendere la Regina con quel per forza di cose, tuttavia fu come se lei
le avesse letto nel pensiero, perché continuò dicendo: ‹‹Suo padre è un mago ed
anche lui lo è, per questo, non appena il piccolo Yuri ha manifestato per la
prima volta i suoi poteri, i genitori hanno deciso, di comune accordo, di
trasferirsi dal Mondo degli Umani al Mondo dei Maghi e delle Streghe››.
Yuri…
Aveva già sentito quel nome.
‹‹E
ora dov’è questo Yuri?›› domandò la ragazza, potendo finalmente dare un nome al
rovinatore dei suoi sogni idilliaci di fama e popolarità. Aveva già immaginato
sulle riviste delle streghe un titolo da prima pagina: Streghetta novellina salva il Mondo. E invece…
‹‹Vedrai
che sarà qui a momen…››
Puff!
Un
nuvolone apparve al fianco di Itsumi, che quasi pensò
che stesse andando a fuoco il castello, ma a destarla dalla sua fervida
immaginazione ci pensò il profumo di crema solare, che sostituiva il consueto
odore di bruciato caratteristico degli incendi.
‹‹Porc…›› fece la ragazza indietreggiando, mentre il nuvolone
iniziava a sparire.
Dopo
qualche secondo, al suo posto c’era un ragazzo biondo, che Itsumi
ritenne veramente affascinante, se non che il suo cervello le disse che doveva
essere un tipo davvero bizzarro, dato l’abbigliamento che ostentava. Per quanto
riguardava il paio di occhiali da sole che esibiva sul naso, uno se ne sarebbe
fatto volentieri una ragione, ma se poi si passava ad esaminare la camicia a
maniche corte – in pieno inverno poi – blu a fiori gialli, in stile hawaiano,
ed i pantaloncini corti bianchi, non
potevi fare altro che restare basito. Per non parlare poi delle infradito…
‹‹Salve!››
salutò lui allegro, squadrando la ragazza con ammirazione, ‹‹Cavoli, è da un sacco
che non ci vediamo››.
Itsumi non spiccicò parola.
Era ancora scioccata da quell’apparizione, neanche si fosse presentato un
alieno davanti a lei.
Il
biondo scrollò le spalle e si rivolse alla Regina: ‹‹Mi ha trovato appena in
tempo, Hana. Stavo tornando a casa dalla mia gita ai
Caraibi››.
A
quella frase, Itsumi cadde a terra, tramortita dalla
spontaneità delle parole del giovane.
E
quell’essere dannatamente superficiale avrebbe dovuto rubare parte della sua fama?!
Il mondo è davvero ingiusto.
‹‹Tutto
bene, piccola?›› domandò Yuri,
notando che Itsumi stava letteralmente accarezzando
il pavimento, depressa.
In
un secondo, quella riacquistò tutta la sua decenza e si rimise in piedi,
arrossendo leggermente per l’appellativo che aveva usato lui.
‹‹Benissimo,
ma… Scusa la domanda, cosa ci facevi ai Caraibi?››.
‹‹Mia
madre aveva voglia di Guanabana**›› rispose lui, senza scomporsi troppo.
‹‹Eh?››
fece Itsumi, domandandosi fino a che punto fosse
stupido quel ragazzo, ma soprattutto cosa cavolo fosse una Guanabana.
‹‹Ragazzi,
parlerete più tardi di queste cose›› intervenne, a quel punto, Akatsuki.
‹‹Il
Re ha ragione›› disse Hana, che aveva rischiato di
lasciarsi andare alle risate, data l’ilarità della scenetta, ‹‹Dobbiamo pensare
ad Ojijide adesso››.
‹‹Allora
è vero quel che ho sentito da mio padre?›› domandò Yuri.
‹‹Sì››
rispose il Re.
“Cosa-cosa-cosa?!”
pensò Itsumi, “Lui sapeva già tutto?!”.
Il
sogno della ragazza di diventare un’eroina si infranse ancora di più, resasi
conto che sarebbe diventata lei l’assistente di Yuri e non viceversa.
Il
biondo strinse i pugni ed esclamò con fermezza: ‹‹Dobbiamo fermarlo››, poi
schioccò le dita ed il suo abbigliamento cambiò totalmente: una maglietta a
maniche lunghe blu, un cardigan bianco, un paio di jeans e delle scarpe da ginnastica.
‹‹Sono
pronto per partire›› annunciò.
‹‹Perfetto››
disse Hana, mentre in una sua mano compariva un
cristallo rosa. La donna avanzò verso Itsumi e le
porse l’oggetto: ‹‹Da questo momento in poi, sei una vera strega››.
~
‹‹Che
figata! Che figata!››
Yuri
andava avanti da ore, ripetendo la medesima frase ad ogni edificio che gli
appariva davanti agli occhi. Itsumi si chiese più
volte come avesse fatto a trovarsi in una situazione del genere. Lei ed un
perfetto sconosciuto, o meglio un amico d’infanzia di cui non conservava il
minimo ricordo, tornati a circa vent’anni prima della loro nascita, per
sventare il piano di un mago malvagio e malato, che non trovava di meglio da
fare che rovinare le vite altrui. Ma la cosa più esilarante era che la suddetta
ragazza – non si sa con quale oscura forza di volontà – non aveva ancora posto
fine alla vita del suo compagno di viaggio. Era estremamente snervante,
considerando che ad ogni piccola cosa non magica che vedeva, Yuri dovesse fare
un remake spudorato di Cercando l’Eldorado.
Sembrava non avesse mai visto grattacieli, automobili o quanto di più comune potesse
esistere sulla faccia della Terra, e Itsumi, dal
canto suo, non riuscì a trattenere una frase del tipo: ‹‹Ma dove vivi?››
all’ennesima faccia estasiata del biondo.
‹‹È
da tanto che non venivo nel Mondo degli Umani›› rispose lui, non prendendo
affatto la domanda di Itsumi come sarcastica, o
quanto meno retorica.
‹‹Oh,
bene›› fece lei, fingendo interesse, ‹‹Beh, qual è il nostro piano?››.
Lui
sorrise radioso, distogliendo il suo sguardo da una sala giochi piena zeppa di
teenagers.
‹‹Vedrai››
replicò, poi afferrò una mano della ragazza e la trascinò tra la folla che
impegnava il marciapiede, fino a che, svoltando in un vicolo, non trovò un
posto che giudicò perfetto.
‹‹Qui
va benissimo››.
‹‹Benissimo
per fare cosa?›› domandò la ragazza, sfilando la sua mano da quella di lui, un
po’ imbarazzata; ma prima che potesse finire la frase, Yuri schioccò le dita e
sul terreno spoglio, che avevano davanti, comparve una casa.
Itsumi si mise le mani nei
capelli e lo strattonò per un braccio, colta dall’agitazione.
‹‹Sei
impazzito! Non puoi fare magie in un luogo pubblico!››.
Lui
la fissò, con un sopracciglio inarcato.
‹‹Ma
se non c’è nessuno››.
Itsumi si guardò intorno e, in
effetti sì, non c’era nessuno.
‹‹Okay,
ma sta’ più attento. Mi hai fatto venire un colpo›› sbottò.
‹‹Tranquilla…
Piuttosto entra e vedi se ti piace››.
Yuri
mosse una mano e la porta della villetta si aprì lentamente, lasciando passare
la sua compagna. Itsumi osservò incantata il salotto,
con tanto di caminetto e divano, ed al centro un tappeto color verde smeraldo;
poi passò alla cucina, con dei mobili antichi che le ricordavano molto quelli
di casa sua.
‹‹Ho
sottovalutato i tuoi gusti, Yuri. È veramente stupenda›› disse lei, e li aveva
sottovalutati per davvero dopo averlo visto indossare quella camicia ridicola,
ma quella casa era semplicemente meravigliosa.
‹‹E
non hai ancora visto la stanza da letto››.
La
ragazza non aspettò oltre e corse al piano di sopra. Intravide un letto da
lontano, oltre una porta, e si precipitò verso quella che sarebbe stata la sua stanza da letto.
Rimase
pietrificata quando entrò.
‹‹Che
ne pensi?›› domandò Yuri, ‹‹Questa è la stanza dove dormiremo››.
Un
letto a doppia piazza.
Gli
rivolse uno sguardo minaccioso.
‹‹PUOI
SCORDARTELO! Io non passerò tutta la missione a dividere le MIE meritate ore di
sonno con TE!›› gli urlò, mentre l’altro si tappava le orecchie e la guardava
terrorizzato.
Yuri
tirò su col naso.
‹‹Non
è giusto… Sei cattiva…››
Itsumi strinse i pugni e il
biondo temette di ricevere una tremenda botta in testa, dunque fece:
‹‹D’accordo, ho capito›› e schioccò di nuovo le dita, al che il letto divenne
singolo ed accanto a quella stanza ne apparve un’altra, ‹‹Così sei contenta?››.
La
ragazza annuì risoluta, ma poi si portò una mano sul mento.
‹‹Anche
se… Mi piacerebbe avere un bagno solo mio››.
Il
biondo aggrottò le sopracciglia.
‹‹Mi
hai preso per un architetto?››.
~
Una
figura nera apparve in una stanza impolverata, circondata da muri di pietra, e
si inchinò al cospetto del suo padrone. Quest’ultimo mosse una mano a mezz’aria,
per invitare il mostro a tirarsi in piedi, e quello obbedì.
‹‹Cos’è
successo?›› chiese Ojijide al suo servitore.
La
figura nera si tormentò le mani a lungo, senza dire nulla, poi trovò il coraggio
di informare il suo capo.
‹‹Conte…›› esitò per un momento, ‹‹Majo Doremi e l’umano erano nel Nulla e… li
ho attaccati››.
‹‹Spero
per te che abbiano fatto una dolorosa fine›› rispose il Mago, intuendo però il
fallimento dell’essere che aveva davanti.
‹‹Padrone, è apparsa sua figlia… Sono fuggito
per miracolo››.
‹‹Majo
Itsumi?›› chiese l’uomo, la rabbia che si faceva
strada dentro di sé. In verità, conosceva bene quella piccola peste di Itsumi Kotake. Mota e Motamota avevano diffuso la voce che quella ragazza fosse
una piccola apprendista-genio. Aveva passato brillantemente gli esami di magia
due per volta, arrivando fino al terzo livello. Con tutta probabilità era un
forte asso nella manica per Hana.
‹‹La
Regina ha mandato un’apprendista a stanarmi, pur di salvare sé stessa?››.
‹‹Credo che ora sia una vera strega››.
Ojijide non aggiunse altro, si
limitò a stringere gli occhi in due fessure.
Se
ne sarebbe occupato lui in persona.
~
♥ ~
‹‹Sei
davvero nostra figlia?›› domandò Doremi per l’ennesima volta, senza mai
togliere gli occhi di dosso ad Itsumi, dopo che
quest’ultima le ebbe raccontato parte degli eventi futuri. A guardarla bene, i
suoi atteggiamenti ricordavano molto quelli di Tetsuya:
testarda, senza peli sulla lingua e tremendamente casinista.
‹‹Cosa
devo fare? Portarvi le analisi del mio DNA per farmi credere?›› sbottò la
giovane Kotake, stufa delle facce da pesce lesso che
i suoi genitori non riuscivano ad abbandonare da più di mezz’ora, ‹‹Insomma,
sono un maschiaccio, calcio palloni praticamente da quando ho imparato a
camminare – tutta colpa di mio padre che ha preferito regalarmi una rete, al
posto di una bambola, per il mio primo compleanno – e delle volte sono talmente
sbadata da far concorrenza a mia madre. Esiste un mix migliore di questo?››.
Sia
Doremi che Tetsuya, a quelle parole, fissarono offesi
il frutto del loro amore, ma c’era
ancora una cosa che non erano riusciti a capire, perciò sorvolarono con tutte
le loro forze gli insulti che la loro
figlia non si era preoccupata di evitare di esprimere.
‹‹Non
ci hai ancora detto chi è lui, però›› disse Tetsuya,
indicando Yuri, a qualche metro da loro.
‹‹Uhm…››
fece Itsumi, fingendo di pensarci su, ‹‹Una
comparsa››.
‹‹Ehi!››
protestò Yuri, poi si fece largo fra di loro e si parò davanti a Tetsuya, ‹‹Sono Yuri Sokuryoku,
figlio di Aiko Senoo e Leon
Sokuryoku, e mi piacerebbe prendere la mano di sua
figlia, signor Kotake››.
Sbem!
Gli
arrivò un pugno in testa da parte di Itsumi.
‹‹Permettiti
di nuovo di adulare mio padre e ti stacco la testa a morsi!›› lo ammonì la
ragazza, al che l’amico la guardò impaurito.
‹‹Scusa››
piagnucolò.
‹‹Allora
avevo inteso bene›› disse, ad un tratto, Fujo,
riemergendo dal suo silenzio, ‹‹La tua somiglianza con Leon, sia fisica che
spirituale, è impressionante. Me ne sono accorto subito quando mi sei
apparso››.
Il
biondo sorrise con orgoglio, interpretando le parole del Mago dai capelli
arancioni come un complimento.
‹‹Sì,
bando alle ciance, però›› esclamò Itsumi,
avvicinandosi a sua madre, ‹‹C’è un problema che sussiste eccome››; a quel
punto, prese le mani di Doremi con le sue, come a volerla pregare di far
qualcosa per lei, ‹‹Mammina, lo so che lui››
ed indicò con un cenno della testa Tetsuya, ‹‹non
sembra un buon padre, dato che ha trasformato sua figlia in una piccola camionista, ma ti prego, ti supplico, ti
scongiuro, ti imploro con tutte le mie forze… Sposalo!››.
Doremi
a quella frase arrossì come un pomodoro, mentre Itsumi
la guardava con gli occhi più innocenti dell’universo, ai quali non riuscì a
resistere ed annuì con un paio di scatti rigidi della testa. Tetsuya nel vedere quella scenetta era passato dall’offeso
ad un vero e proprio “grazie di esistere,
Dio”, con tanto di guance color porpora ed occhi sbrilluccicanti.
‹‹Ragazzi!››
li chiamò qualcuno.
Quella
voce, in lontananza, distrasse i futuri coniugi Kotake,
che ripresero il loro normale colorito, mentre una Aiko
trafelata li raggiungeva di corsa, felice di vederli sani e salvi. Dietro di
lei stava Pop, che puntava ancora la mazza da baseball contro il vecchio Re, e
poi Leon, Tooru, Onpu e Momoko.
La
sportiva fece un balzo e gettò le braccia al collo di Doremi, mentre Yuri, in
preda al panico, si andava ad eclissare dietro alla sua collega Itsumi.
‹‹Nascondimi››
sussurrò.
‹‹No››
fece lei, spostandosi da davanti a lui, ‹‹Non è giusto che solo io sia stata
scoperta››.
‹‹Ma
sei scema? Dai, nascondimi››.
Leon
si fermò a qualche passo dai due litiganti, le sopracciglia aggrottate e
l’espressione concentrata.
‹‹Tu
mi ricordi qualcuno›› disse, al che Itsumi si sfracellò
a terra, sbigottita.
Ecco
perché Yuri era così stupido! Tale padre, tale figlio.
‹‹Forse
ti ricorda te stesso›› replicò Fujo, con un
sorrisino, in aiuto del suo migliore amico, mentre Yuri agitava le mani
all’impazzata facendo segno di no con
la testa.
‹‹Hai
ragione›› rispose Leon, facendosi sempre più pensieroso.
‹‹Leon,
che cavolo stai facendo?!›› sbottò Aiko, mollando
Doremi e andando ad afferrare il suo ragazzo per le orecchie, trascinandolo via
da Itsumi e Yuri, ‹‹Solo perché non ti ho dedicato
abbastanza tempo, non devi metterti per forza a fissare altre ragazze››.
‹‹Ma
io stavo guardando lui… ahia!›› si
giustificò il biondo.
Lei,
allora, si chinò verso di lui e gli sussurrò, in modo che nessun altro potesse
sentire: ‹‹Ho chiuso un occhio quando ti sei finto la fidanzata di Akatsuki, ma a questo punto mi chiedo se non sia un altro
il tuo problema. Non che io sia omofoba, ma sai com’è…››.
‹‹Ma
no, ma no!›› fece lui, ‹‹Insomma non pensi che mi somigli?››.
Aiko quindi scrutò suo figlio
curiosa, ma poi sbottò sadicamente: ‹‹Pff… Non hai
nemmeno la metà della bellezza di quel ragazzo››, al che il suo fidanzato
spalancò le labbra incredulo e Yuri si lasciò andare ad una risata sommessa.
‹‹Vogliamo
finirla con i convenevoli?›› disse Pop.
‹‹Right›› concordò
Momoko, ‹‹Explain us what’s happened, Doremi››.
‹‹Abbiamo
saputo che c’è Ojijide dietro questa storia›› esclamò
Onpu.
La
ragazza dai capelli rossi annuì.
‹‹Sì,
proprio lui›› assentì Doremi, ‹‹Ora vi dirò tutto, ragazzi››.
~
È
sempre difficile dire la cruda verità ad una persona importante, nonostante
essere sinceri risulti l’unica strada percorribile. Akatsuki
si rese conto di ciò quel giorno quando, entrando nella stanza della piccola Hana, la trovò ad osservare, con espressione vuota, oltre
la finestra della sua camera, Jou-sama che si
allontanava dal castello reale. Probabilmente aveva capito tutto, altrimenti
non si spiegava la smorfia triste che le deturpava il viso.
Il
Principe doveva dirle la verità, sebbene vederla morire di dolore non rientrava
certo nei suoi piani. Tuttavia Hana doveva sapere.
Vedersi abbandonata senza una spiegazione valida non era concepibile. Hana doveva capire che la Regina preferiva di gran lunga
buttare via la sua vita, invece di veder sciupato il suo Regno e quelli
circostanti. Hana doveva capire quali erano le cose
veramente importanti, affinché potesse prendere il posto di Jou-sama.
Anche lui era maturato da quel punto di vista, in pochi giorni, perché era
riuscito a comprendere che il dovere veniva ancor prima del proprio benessere.
Purtroppo
Akatsuki non era preparato a quell’avvenimento. Non
riusciva a pensare che stavolta sarebbe stata lei a soffrire, e non per un
capriccio, come era capitato a lui nel rifiutare il loro matrimonio, bensì per
amore, poiché, nel bene o nel male, Jou-sama era l’unica
persona che fosse rimasta al suo fianco, durante l’assenza di Doremi e le
altre.
Dovette
farsi coraggio ed ignorare la morsa allo stomaco che si era impadronita di lui,
per riuscire ad avvicinarsi alla ragazzina ed accomodarsi al suo fianco, sul
letto. Osservò per interminabili minuti gli occhi spenti di Hana,
senza riuscire a trovare un modo per iniziare a parlarle; poi inaspettatamente
fu lei ad iniziare: ‹‹Dove sta andando Jou-sama?››
chiese.
Akatsuki stette in silenzio per
un po’, poi poggiò una mano sulla spalla della ragazzina e disse: ‹‹Ascoltami, Hana…››.
‹‹Dove
sta andando?›› lo interruppe lei, bruscamente, stringendo i pugni con rabbia.
‹‹Ha
deciso di sacrificarsi per la salvezza di tutti quanti›› rispose Akatsuki tutto d’un fiato, e le lacrime, che Hana aveva trattenuto fino a quel momento, scivolarono
sulle sue guance.
In
quel momento, passarono milioni di ricordi nella sua mente e la nostalgia prese
il sopravvento. La ragazzina si alzò e fece apparire con la magia una scopa
volante. Ci balzò in groppa e partì all’inseguimento della Regina.
Dopo
una decina di minuti, giunse di fronte all’ingresso del Bloody
Blossom, saltando giù dalla scopa ancor prima che
questa si fosse fermata e rovinando a terra. Un bruciore al ginocchio la
costrinse a fermarsi ed a respirare affannosamente, poi riacquistò tutta la sua
volontà e si avvicinò alla Regina, che era rimasta a fissare la giovane, senza
muoversi. In quello stesso istante, si materializzò anche Akatsuki
lì. Quest’ultimo raggiunse Hana e la strinse in un
abbraccio, per fermarla, facendo poi un cenno d’assenso alla Regina.
‹‹No,
lasciami andare!›› gridò la Principessa, dimenandosi senza però riuscire a
liberarsi da quella stretta, perciò si rivolse alla donna, non potendo
raggiungerla: ‹‹Jou-sama!›› la chiamò, ma quella di
tutta risposta le diede le spalle e fece qualche passo verso il tunnel che
portava al Bloody Blossom.
‹‹Jou-sama, non mi lasciare! Non puoi andartene anche tu!!››
urlò Hana e la Regina si fermò.
‹‹Non
sarai da sola›› disse quella con voce ferma, senza però voltarsi, poi sembrò
rivolgersi ad Akatsuki: ‹‹Resta con lei, te ne prego››.
A
quel punto, varcò definitivamente il portone e scomparve nell’oscurità, mentre
la piccola Hana si lasciava sopraffare dai
singhiozzi. L’ingresso del Bloody Blossom
si sigillò di nuovo ed Hana smise di far resistenza
ad Akatsuki, che la strinse più forte a sé.
La
ragazzina continuò a piangere pregando di continuo la Regina, ormai scomparsa,
di non andare, fino a che la sua voce si affievolì stanca e le sue braccia si
ritrovarono a cercare conforto attorno al busto del Principe.
‹‹Non
piangere più›› le sussurrò quest’ultimo, ‹‹Resterò io con te››.
To
be continued…
Note:
*2029:
Mi sono ritrovata a
fare una sottospecie di conto. Allora Ojamajo Doremi è
stato proiettato in tv (in Italia) nel 2001, quindi mi sono detta: ‹‹Doremi nel
2001 aveva undici anni››. Ergo la nostra storia è ambientata tipo nel 2007,
quando Doremi ha diciassette anni. Poi mi sono detta ‹‹Per avere una figlia di
diciassette anni, Doremi doveva avere come minimo una ventina d’anni, ventidue
va’››. Facendo due conticini mi è uscito questo 2029. Avete visto che
elucubrazioni che faccio io per una data?
**Voglia
di Guanabana: Innanzitutto quella scena ce l’avevo in testa da quando ho
iniziato a scrivere Together. Immaginavo che Aiko fosse incinta e che il suo dolce figliolo avesse
girato il mondo per trovare una Guanabana. Ora la Guanabana è un frutto caraibico. Cercavo qualcosa che non
si vendesse nei supermercati ed io non l’ho mai sentito questo frutto. Quindi,
miei prodi, Aiko è in attesa. u_u
~
In diretta dal Polo Nord
da casa di Vale-chan
I’m back, miei pargoli.
Beh,
l’avevo promesso. Entro Natale avreste dovuto avere il Capitolo… e ce l’ho
fatta!
Merry Christmas everybody! (Momoko mi ha contagiata)
Comunque,
parliamo un po’ del Capitolo 21. Dopo un paio di scene lacrimevoli, sono quasi
tornata al vecchio Together, dove se non c’erano scene estremamente demenziali, alla Ojamajo
Doremi vero e proprio, non ero io a scrivere, ma il mio alter ego depresso.
Solo che poi ci voleva una conclusione altresì lacrimevole. Perché, lo dico qui
e lo giuro su ciò che ho di più caro, sto iniziando a shippare
Hana/Aka *lolla
tremendamente*.
Dunque
che mi dite? Itsumi e Yuri vi sono piaciuti? Il salto
nel futuro è stato di vostro gradimento? Ora shippate
anche voi Hana/Aka? ♥
Ditemi
la vostra in una recensione, se vi va.
Come
ultima cosa, voglio ringraziare voi che continuate a seguirmi e che mi avete
sostenuta in tutti i miei periodi esami (da restarci secca quest’anno) e
periodi no. In particolare, una certa persona che mi informa costantemente
sulle novità di Ojamajo Doremi 16 portandomi tanta ispirazione
e tanto loveloveKotaDore *delirio*. Grazie Elena! :3
Ora
vi lascio. Ancora Buon Natale!
Ci
si legge al prossimo ed ultimo (forse) capitolo.
Baci.
Vale
P.S.:
Regalino di Natale:
Loro perché ora li
shippo!