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Autore: Vincent91    11/08/2006    2 recensioni
Un finale alternativo, o meglio, come IO avrei voluto che finisse Final Fantasy X, partendo dall'introduzione del videogioco V91
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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la verità su auron Ci volle poco più di un ora per attraversare i 6 chilometri circa del duomo. Un’ora lunghissima e silenziosa, anche quando Yuna doveva “danzare” per dare pace ai non-trapassati che dimoravano fra le rovine. Ma poi successe qualcosa di incredibile: apparve mio padre! Cominciai ad urlargli contro, con imprecazioni ed offese, ma non si mosse. Invece si fermarono tutti i miei compagni e mi fissarono…
-Tidus… stai bene?- chiese affettuosamente Lulu – Con chi ce l’avevi?-
-Ma voi non avete visto nessuno?- chiesi perplesso…
-Di chi stai parlando?- domandò Wkka, che per me era come un fratello, anzi, lo era proprio!
A quel punto, mentre notavo nel volto di Yuna un’espressione malinconica e spaventata, intervenne Auron:
-Tidus, seguimi! Voi prendetevi cura di Yuna, ed aspettate qui!-.
Auron mi portò dentro al naos dell’intercessore, attraversammo il muro di luce, ed entrammo in un grande salone tondo e rosso, con delle tende bordeaux con degli scalini ricoperti da un tappeto anch’esso rosso che conducevano ad una porta misteriosa.
-Hai visto la sfera?- fu la domanda di Auron, e –Sì!- la mia risposta.
-Tutto ciò, è accaduto circa 25 anni fa…- 25 anni fa… 25 anni fa mio padre divenne Sin… ma come era potut... –E’ stata Yunalesca!!! La prima invocatrice che sconfisse Sin. Lei trasformò tuo padre nell’eone supremo, così che Braska potesse invocarlo per distruggere Sin. Ma Sin è soltanto una corazza vuota, al suo interno dimora Yu Yevon, lo spirito originatosi dall’odio della guerra di mille anni or sono!-
Rimasi allibito. Non riuscivo a capire. Perché mio padre si è sacrificato insieme a Brasa? Che sia Yunalesca la donna della sfera di mio padre? E come a fatto a rimanere in vita per più di mille anni? E Auron come faceva ad essere lì, con mio padre, 25 anni fa, ed ora è qui fra noi senza essersi invecchiato? Ero pieno di dubbi, di interrogatori di cui non trovavo la risposta. Dovevo salvare Yuna, non potevo farle invocare l’eone supremo che… sarei dovuto essere io?
-Andiamo!- pronunciò solenne Auron, chiamando il resto del gruppo. Entrarono nel salone uno dopo l’altro inesorabilmente, con lo sguardo assolto, confuso, non conoscendo il motivo del mio cambiamento improvviso.
Yuna non aprì bocca. Si limitò a fissarmi, e quando fu così vicina da potermi abbracciare, se scansò ed abbassò lo sguardo… che sapesse qualcosa? Tutti noi sapevamo che si sarebbe dovuta sacrificare, ma cercavamo di trovare un modo per poterla salvare, ma la sua espressione mi spaventava. Sembrava dovesse dirmi “non guardarmi morire!”.
Poi, tutti con estremo silenzio, salimmo le scale ed aprimmo la porta…
-Ci si rivede, Auron!- esclamò una donna bellissima, che però dava una sensazione sinistra.
-Già!- rispose Auron. –Ma questa volta andrà diversamente…-
Rikku, la più sensibile e spaventata nel vedere quell’oscura figura, chiese con voce fremente:
-Come “questa volta”?-
-Perché, non lo sapete? Non ditemi che ve lo ha tenuto nascosto per tutto questo tempo?-
domandò Yunalesca con fare saccente –Che cosa dovremmo sapere?- rispose Rikku.
Wakka e Lulu se ne rimanevano zitti, come Kimahri, del resto.
-Sono… un NON-TRAPASSATO!- sentenziò Auron lasciando pietrificati tutti i membri del nostro gruppo di guardiani, mentre io, accettai la realtà (avendo intuito qualcosa, essendo però incerto) e abbracciai stretta a me Yuna, che si stringeva a me con le lacrime agli occhi.
Dopo qualche minuto di silenzio, Auron si espresse ancora:
-Fui ucciso 25 anni fa dalla donna, o quel che ne rimane, che avete di fronte, nel tentativo di impedire il sacrificio invano di Jecht e Braska!-
Non sono in grado di descrivere il dolore che provammo Yuna ed io, ma posso dire che non era lo stesso dolore di quando vieni ferito da un nemico, o di quando apri un tesoro e invece trovi un mimic che ti morde. No. Non era un dolore fisico. Era come se fosse morta una parte di noi.
  
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