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Autore: Ariel88    28/12/2011    3 recensioni
E' la vigilia di Natale, la prima dopo la Seconda Guerra Magica e dopo la perdita di Fred Weasley.
Ma sopratutto, per Ron, la prima che trascorre insieme alla ragazza dei suoi sogni, da fidanzati, finalmente.
Ispirata da una breve ma intensa nevicata, è una piccola One-Shot Ron/Hermione senza pretese.
Buona Lettura!
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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                                                                   Emozioni di Neve
 


            La neve possiede questo segreto: ridare al cuore un alito di gioia infantile che gli anni hanno impietosamente strappato.

                                                                                                                                          


 

 
Neve.

Neve sui tetti, sulle strade, sugli alberi, ormai senza vita: scendeva violenta, aiutata dal vento, come una poesia. Una poesia dolce, fatta di giochi, di assonanze e rime che si trasformavano in fiocchi leggeri e compatti, e che si coloravano di un candore abbagliante.

Ma, soprattutto, sentiva la neve scendere dentro di lui.

Una neve che si mescolava con i ricordi d’infanzia, quando usciva in giardino, e giocava insieme ai suoi fratelli e a sua sorella , lanciandosi palle di neve e tormentando gli gnomi. Sentiva ancora le urla, le corse affannose e le risate di gioia con cui arricchivano quel paesaggio innevato.

Un’antica, remota felicità soffiò sul suo cuore un alito di gioia infantile, quella gioia che i lutti e le terribili esperienze dell’anno prima avevano, con la stessa facilità, portato via; che si depositò con grazia e leggerezza nell’anima, come la neve sui tetti di Dicembre. Vedeva, attraverso la finestra, la vallata tutta bianca, come un giglio fresco e innocente.

Neve.

Uscì dalla sua stanza, col sorriso sulle labbra e quella nuova ondata di euforia che gli aveva innescato la voglia di scherzare, di giocare, di ridere, come non faceva da tempo.  

Era la vigilia di Natale: la radio intonava le note di Celestina Warbeck mentre sua mamma eseguiva con la voce la sua canzone preferita, la stessa di ogni anno, Un calderone pieno di forte amor bollente. “Oh, Hermione, cara!” la sentì dire con emozione dalla cucina, interrompendo per un attimo il canto. “ Quando la ballavamo Arthur ed io avevamo la vostra stessa età, sai?La tua e di Ron, intendo!”.

Un silenzio imbarazzato si diffuse nell’aria, mentre scendeva le scale. La prima cosa che vide, una volta affacciatosi in cucina fu Hermione: gli sembrava ancora impossibile che fosse diventata la sua ragazza. Eppure, quel lieve rossore che le colorava le guancie in quel momento, per l’allusione a loro due appena detta da sua madre, gli faceva capire che era vero, così come quel suo sorriso luminoso non appena si accorse della sua presenza.

Non disse altro, non una parola: si limitò a guardarlo, con una lieve espressione sognante dipinta sul viso. Che buffo.  Quella era esattamente l’espressione con cui lui l’aveva sempre guardata in quegli ultimi anni, quando la ammirava di nascosto, senza poterla mai sentire realmente sua.

Le sorrise di rimando, con la stessa semplicità e lo stesso affetto.

Nel frattempo,sua madre, con tatto, si era rintanata in cucina, da dove proveniva un dolce profumo di pollo arrosto.
“Stiamo preparando gli addobbi per il pranzo della vigilia”. Lo informò Hermione, mentre era intenta ad annodare un grande fiocco rosso adagiato sul camino. “Tra qualche ora arriveranno tutti!” aggiunse, muovendo in senso orario la bacchetta.
 
Ron sorrise, vedendo tutte quelle luci che sprigionavano le candele, adagiate sulla tavola insieme a dei segnaposti con tutti i loro nomi e delle piccole miniature che li rappresentavano: Bill e Fleur erano vicini e si baciavano teneramente;Ginny,a tratti, lanciava sguardi languidi a Harry, mentre la piccola Hermione sorrideva imbarazzata in direzione della miniatura che lo rappresentava, che, di rimando, non faceva altro che guardarla imbambolato.

Guardando quelle figure, non poté fare altro che storcere il naso, pensando che nessuno li rappresentava nelle loro espressioni e nei loro gesti più comuni, quelle che facevano ogni giorno.

“Hermione, cara, verresti a darmi una mano con il pranzo?” la voce della mamma arrivava imperiosa dalla stanzetta adiacente,insieme al profumo del pollo.
Hermione non si fece ripetere la frase due volte, e si precipitò subito in cucina, lasciandolo solo.

Ron si voltò verso la finestra, a guardare fuori: non si vedeva ancora nessuno, la vallata era silenziosa,ovattata e protetta dall’aria natalizia.

Neve: non vedeva altro che neve.

Animato e ispirato da quel giocoso candore,con un gesto della mano prese la bacchetta, sciolse tutti i fiocchi che trovò nella stanza, che Hermione aveva annodato con pazienza e devozione; spense tutte candele natalizie, colorò di verde pistacchio la bella tovaglia rossa e oro, e, con un’ultima brillante idea, non solo invertì a suo piacimento i posti sul tavolo, disponendo i segnaposti che rappresentavano lui e Hermione a debita distanza, ma cambiò tutte le loro espressioni: ora Fleur tormentava Ginny, Ginny imprecava e accusava Harry di non essere indifferente al fascino della cognata, mentre lui e Hermione litigavano furiosamente, entrambi rossi in volto. L’ultimo colpo di bacchetta gli servì per rendere ancora più scarmigliata e cespugliosa la capigliatura di Hermione. Ora si, pensò soddisfatto, che quei segnaposti imitavano i loro abituali comportamenti.

Uscì subito fuori, all’aria aperta: aveva in mente un regalo per Hermione. Un regalo speciale, che avrebbe espresso con la soffice consistenza della neve, perché sapeva che sarebbe stata perfetta per rappresentare la dolcezza dei suoi sentimenti, per dimostrarle,una volta per tutte, che non aveva la varietà di emozioni di un cucchiaino.

Modellò le sue speranze, i suoi sogni, le sue paure e le sue certezze con le dita, che diventavano sempre più fredde e livide, mentre il viso si colorava di rosso, per via del freddo.

Certo, bisogna dire che tutti i suoi buoni propositi non riuscirono a rendere la figura sottile di Hermione, né la sua espressione saccente, tantomeno i delicati lineamenti del viso: davanti a lui prendeva forma un goffo pupazzo di neve, dall’espressione buffa e simpatica.

Gli mise, intorno a quello che doveva essere il collo, una sciarpa coi colori di Grifondoro e guardò con attenzione la figura scolpita con la neve: non assomigliava affatto a Hermione, in effetti. Non era ancora lei, mancava qualcosa.
 
E mancava anche qualcosa di lui in quello che aveva fatto, forse anche più importante di tutte le sue paure e delle sue certezze: il suo senso dell’umorismo. Senza di quello molto probabilmente non sarebbe nemmeno riuscito a conquistare la ragazza dei suoi sogni: semplicemente per questo non poteva mancare.

Quando, dopo pochi minuti, aveva completato l’opera con il tocco finale, non si accorse che proprio la ragazza in questione lo stava guardando dalla finestra con le sopracciglia aggrottate. Davanti a quel suo cipiglio minaccioso,Ron rimase a guardarla imbambolato, mentre lei apriva la porta e si precipitava verso di lui come una furia, urlando con quanto fiato aveva: “QUESTO E’ DAVVERO TROPPO RONALD WEASLEY!”. Aveva il respiro affannoso, e il suo viso si arrossava per l’indignazione e per la corsa appena conclusa, mentre con il dito indicava i ramoscelli sulla testa del pupazzo di neve, aggiunti da Ron,posti in posizione verticale, per rappresentare la chioma della ragazza.

“Ma cosa ti è preso, oggi?Prima distruggi i decori nella sala da pranzo e ora questo!” disse Hermione con la sua voce incredibilmente acuta, come sempre quando era arrabbiata. “Sarei io, non è vero?” esclamò guardando i ramoscelli intricati come se avesse appena visto uno Schiopodo Sparacoda particolarmente disgustoso.

Ron,da parte sua, non pronunciò una parola, mentre le orecchie gli prendevano fuoco, anche se questa volta, il freddo non c’entrava proprio nulla.

“Dì un po’ ” continuò Hermione, senza perdersi d’animo : “Credi di essere divertente?”. Ora il suo sguardo assassino era fisso su di lui.

Ecco, quello proprio non ci voleva: Ron sapeva che avrebbe potuto prenderla male, ma non pensava che quel suo sguardo furibondo avrebbe avuto ancora la forza confondere la sua mente, in maniera così prepotente ed efficace da essere paragonato a un incantesimo Confundus ben riuscito.

“Ecco … io … volevo solo … insomma, sai, c’era la neve …” . Cominciò debolmente, ma le sue deboli e incomprensibili parole furono completamente inghiottite da quelle di Hermione, più forti e ancora sorprendentemente acute: “COSA STAI FARNETICANDO, RONALD?”.

Il fatto,poi, che per ben due volte lo avesse chiamato ‘Ronald’, di certo non aiutava.“Scusami!” non riuscì a dire altro, in un primo momento.Si sentiva ancora troppo stordito e punto sul vivo. Tuttavia, preso un po’ di coraggio, si schiarì la voce, e decise di non perdersi in scuse inutili, e di dire quella era la pura verità.

“Fred aveva ragione. Non sono per niente bravo con le romanticherie. Proprio non mi riescono. Ma, avevo visto che nevicava e tutta la neve qui fuori, e mi sono ricordato di quando ero piccolo. Sai, giocavamo sempre con la neve,io e i miei fratelli, e facevamo dei pupazzi di neve come questi per prenderci in giro e, non so, per noi era un po’ come dirsi ti voglio bene, perché mentre facevamo il pupazzo pensavamo a quella persona, per tutto il tempo. Un po’ come quando ci facevamo i dispetti. Erano la nostra dimostrazione d’affetto ed era questo che volevo dirti con quegli scherzi idioti e questo stupido pupazzo. Volevo dimostrarti che in ogni cosa che faccio,anche in quelle riuscite male, ci sei sempre tu, e che non faccio altro che pensare a te”. Dicendo queste parole, abbassò lo sguardo.

Sentiva ormai le orecchie prendere fuoco, e passarono molti minuti primi che trovasse il coraggio per voltarsi e riuscire a guardare il viso della ragazza a cui aveva appena detto quelle parole ,che forse sarebbero risultate banali e un po’ infantili, ma che per lui erano davvero molto importanti. Aveva fatto uno sforzo enorme contro la vergogna e la paura di sbagliare per dire tutto quello che sentiva, ma, nel vedere il viso di Hermione rasserenarsi, sentì una nuova emozione nascergli dentro il petto, scandita dal battito impazzito del suo cuore.

Era così strano, eppure, allora stesso tempo così meraviglioso vedere come i suoi sforzi per lei erano sempre ben ripagati dal suo meraviglioso sorriso.

“ Oh, Ron! (l’aveva chiamato ‘Ron’!) Ma come fai?”disse Hermione, non nascondendo la sua commozione.

Ron rimase un po’ sorpreso.

Che cosa voleva dire?

“Come faccio cosa?” chiese ingenuamente, con lo sguardo fisso ai suoi piedi.

“A mandarmi in bestia prima e a farmi emozionare così tanto solo un attimo dopo!”.Lo aveva detto con un filo di voce, eppure, a Ron era sembrato come se l’avesse urlato al mondo intero, perché sapeva che anche per Hermione era difficile mostrare quello che provava. Notò i suoi occhi lucidi, e,d’istinto, l’abbracciò avvolgendole la vita con le braccia, come a volerla proteggere, mentre poggiava la testa sulla sua spalla.

Faceva freddo, eppure, in quel momento, non lo sentiva neppure, il freddo. Si scambiarono un tenero bacio a fior di labbra. “Questo però non vuol dire che ti ho perdonato!” disse Hermione decisa, mentre si liberava con un balzo dal suo abbraccio, e, presa un po’ di neve, la lanciò proprio sul suo viso .
 
Ben presto, palle di neve volarono di qua e di là,impegnando i due ragazzi in una lotta scherzosa, mentre la neve continuava a cadere fitta, tanto che, guardando la scena da lontano, nessuno avrebbe notato i due ragazzi.

Neve.

Sulla tana, sul giardino, sulle loro teste, nei loro cuori, non c’era altro che neve. 



 

***
 

Nota  dell'autrice:

Spero che vi sia piaciuta e che vi abbia fatto sorridere!
Inutile dire che sarei felicissima di leggere le vostre recensioni!

Buone Feste a tutti!

E un grazie, di cuore, a chiunque la leggerà!
Ariel

 

 

  
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