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Autore: DK in a Madow    30/12/2011    9 recensioni
La storia di tre uomini che è stata raccontata a tutto il mondo. Ma come è stata vissuta da chi è stato accanto a loro? Come ci si sente a far parte della vita di quei tre uomini? Come ci si sente ad esser storia?
Recensite pure, non mangio mica! ^^
Genere: Malinconico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Billie J. Armstrong, Mike Dirnt, Tré Cool
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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In the end.

 

 

 

 

 

13 Febbraio 2005

- Perché vederti arrivare con un’ora di ritardo non mi sorprende?

- Senti chi parla! Nano, ricordati che sei sbrigativo solo perché non ti lavi mai e dei capelli non te ne fotte un cazzo. Hai dimenticato come ci si pettina, Bill? – disse Frank con calma e un sorriso abbagliante.

- Tu invece sei passata a restaurarti, dolcezza? – disse Billie con sarcasmo.

- Oooh si! – disse Frank sbattendo le ciglia velocemente.

- Ragazzi, basta, vi prego! Non è passata nemmeno un’ora e già mi avete sfracassato i coglioni!

- Sei nervoso, Mikey? – parlò ancora Frank con una vocina da perfetta puttanella – Se vuoi ti rilasso io!

Gli tirai un’occhiataccia e lui zittì senza dire altro. Cazzo se ero nervoso. I nervi pungevano nella carne come il freddo di quella serata invernale, così limpida eppure ventosa, di quel vento che taglia la faccia.

- Dai su Mikey, non fare così! È tutto ok!

Riconobbi subito quella parlantina veloce e acuta, mi voltai e incontrai il volto luminoso di Brit. Aveva indossato solo un paio di pantaloni e una giacca, eppure era bellissima, come sempre, i capelli biondi perfettamente lisci, come fili d’oro.

- Si, tutto ok! – risposi io – che sarà mai? Ci andiamo tutti gli anni a ritirare un Grammy, vero ragazzi? – ero ancora nervoso, ma la presenza di Brit sa sollevarmi sempre e comunque.

- No, ma questo potrebbe essere l’inizio di una lunga serie … spero! – disse Billie sognante, lo sguardo perso. Poi all’improvviso scattò con la testa e guardò l’orologio appeso nel suo salotto.

- ADIEEEE, AMOREEE?? SBRIGATI O FACCIAMO TARDI! – Strillava. Era nervoso anche lui, lo conosco troppo bene.

- Arrivo! – rispose lei per quella che doveva essere la quinta volta.

- Vengo a darti una mano Adie? – disse Frank con voce sensuale.

- Fatti una sega piuttosto, Wright! – rispose lei ed era in quei momenti che io capivo davvero che lei e Bill si completavano alla perfezione. Billie ed io scoppiammo a ridere, mentre Brit era impegnata a ricontrollare il trucco.

- Perché siete tutti cattivi con me oggi? –

- Perché stai rimediando da scopare da quando sei arrivato – dissi io.

- Beh, è il modo migliore per scaricare la tensione! Ma tu hai rifiutato, Adie pure, a Brit non oso chiedere … - disse cauto mentre lo scrutavo con attenzione – quindi nano, stasera tocca a te! – disse sorridente.

- Se permetti, il nano è mio! – la voce di Adie era più vicina. Ci voltammo verso le scale e la vedemmo lì, ferma e sorridente, fasciata in un bel vestito nero e corto, con delle bretelle a forma di gilet. Con le labbra increspate da un sorriso mi voltai verso Billie, che aveva spalancato la bocca, mentre il suo viso si era colorato di rosso. Passavano gli anni, eppure la sua reazione alla vista di Adrienne era la medesima.

- Wow! – fu l’unica cosa che seppe dire.

- Sei favolosa Adie! – cinguettò Brit correndo ad abbracciarla.

- Anche tu Brit! – sorrise lei.

- A me nessuno fa i complimenti, viene a darmi un abbraccio, una carezza … niente? – cantilenò Frank.

- Trè, ti supplico, stai zitto! – dissi io esasperato.

- Ma io … - non finì la frase perché Billie, molto delicatamente, si fiondò a tappargli la bocca con la sua.

- Che tu sia benedetto Billie! – dissi io, mentre Adie e Brit ridevano a crepapelle.

- Ora sei apposto! Non voglio sentirti per il resto della serata, chiaro? – Billie si staccò da Frank e lo ammonì con un tono di voce che non ammetteva repliche.

- Okeeey! – sospirò Frank, apparentemente più tranquillo.

- Perfetto, andiamo! – disse Billie con voce distesa, mi fece l’occhiolino e poi andò verso Adrienne, cingendole la vita con un braccio. Io mi diressi a grandi passi verso Brit e, dandole un bacio a fior di labbra, uscimmo da casa Armstrong diretti verso una serata imprevedibile. Verso i Grammy.

 

 

 

 

- ECCO LA 47^ EDIZIONE DEI GRAMMY AWARDS!!! PER VOI I … GREEN DAY!–

Attaccammo con “American Idiot”. La voce di Billie tremava dall’emozione e Frank batteva il tempo con forza. Io ero costretto a mantenere la calma, sia per loro che per me. Sotto di noi si ripeteva la stessa diapositiva: facce sorridenti, altre che piangono, mani che si tendono, sguardi languidi e grida eccitate.

Per noi, solo per noi, da sedici anni a quella parte. Ricordo ancora la prima volta che suonammo con Frank al Gilman. Cazzo, sembrava un’eternità fa! Per non parlare della volta in cui Billie mi annunciò che abbandonava la scuola. Il ricordo mi arricciò le labbra in una specie di sorriso. Non eravamo cambiati di molto. Certo, eravamo più incazzati e paranoici a vent’anni, ma adesso. Adesso? Siamo nei trenta, proprio Bill ne compie trentatré tra quattro giorni. Eppure ai miei occhi è sempre giovane, forse bambino. E Frank? È semplicemente insostituibile e non una ruota di scorta come in molti hanno pensato. No. Siamo una band e prima ancora siamo amici, fratelli, amanti. Tutto. E quella sera non calpestavamo un palco, ma coglievamo l’occasione per dimostrare che noi siamo una cosa sola, la vittoria non era importante. La nostra musica rispecchiava semplicemente il nostro crescere, la nostro voler fare ancora musica significava mantener fede a quella promessa che, silenziosamente, avevamo fatto a noi stessi e ai fan, cioè restare uniti. Sempre.

- We’re not the ones who mean to follow for that’s enough to argue!

Stavamo per finire, Billie ormai urlava davanti al microfono, gli occhi scintillanti d’eccitazione. Ok, è finita. Scendiamo giù e ci fiondiamo nei camerini per indossare di nuovo i nostri abiti da sera, ma io e Frank venimmo fermati nel corridoio da un Billie Joe in delirio.

- Ragazzi, io … ecco …

Io e Frank lo guardavamo con gli occhi sgranati in attesa che completasse la frase.

- Ecco, non so, vabbè … grazie! Davvero! Non ve lo dico mai abbastanza o forse non ve lo dico mai, ma sappiate che senza di voi io non sarei qui e la mia vita sarebbe probabilmente una merda. Io … vi amo, grazie!

Si sciolse in lacrime di commozione. Lui i sentimenti li incastra nelle canzoni, eppure con le parole non ci sa fare fino in fondo. Impacciato, come sempre, come da bambino, faceva il primo passo solo se qualcosa doveva farla il cuore al posto suo. Quando esprimeva i suoi sentimenti lo faceva davvero col cuore tra i denti.

Io e Frank ci scambiammo un breve sguardo di intesa, probabilmente legati dagli stessi pensieri, e senza nemmeno parlare ci fiondammo su Billie stringendolo tra le braccia. Non c’erano i Grammy Awards, le signore potevano aspettare e così anche i nostri vestiti costosi di merda che mettiamo una volta l’anno. Cosa t’importa del mondo e del tempo che passa quando tutto ciò di cui hai bisogno si intreccia contro il tuo petto? Quando senti che tre cuori battono all’unisono, riusciresti a immaginare un concerto migliore? No! Quello era uno spettacolo che accadeva raramente e perderlo era un delitto.

Ci dividemmo dopo qualche minuto, mentre Billie iniziava a ridere senza motivo e ci contagiava in una risata ignorante senza precedenti.

- Credo sia ora di andare. – dissi dopo aver controllato l’orologio. Quindi corremmo verso i camerini, ci cambiammo il più velocemente possibile per poi uscire dieci minuti dopo vestiti da damerini.

- Pronti? – la tensione nella voce di Billie.

- Ovvio Armstrong, che è? Ti stai cagando addosso? – disse Frank con una mezza risata.

- Se è per questo, ti stai cagando anche tu! – risposi io con sarcasmo, mentre lui mi guardava con uno sguardo del tipo “Ti pare che Trè Cool si caghi sotto?”.

- Andiamo dai! – Bill era la tensione fatta persona, iniziò a camminare frettolosamente mentre io e Frank lo seguivamo a ruota. Io non ero da meno. Ero talmente teso che sentivo il cuore saltellarmi nello stomaco. Finalmente raggiungemmo la platea e quindi i nostri posti dove Adie e Brit ci aspettavano con ansia.

- Ce l’avete fatta! – esclamò Brit, contenta del nostro arrivo.

- Credevi ti avrei abbandonata qui? – dissi io, improvvisamente calmo.

- Oh, è probabile! – disse lei con un sorriso disteso, mentre le stampavo un bacio delicato sulle labbra. Mi voltai stranamente sereno verso il palco proprio mentre Penelope Cruz sfilava in completo bianco verso il microfono e annunciava le nomination per il Miglior Album Rock. Cazzo, addio serenità! Noi eravamo in nomination, ma insieme con noi c’erano quei figli di puttana dei Killers che in quel periodo andavano forti. Mentre riprendevo fiato, sul maxi schermo sfilavano i nomi dei candidati.

The Delivery Man – Elvis Costello & The Imposters”

Elvis porca troia, come avremmo fatto a vincere? Era stato un viaggio a vuoto, lo sapevo!

“American Idiot – Green Day”

Tuffo al cuore, mentre il pubblico urlava in risposta al nostro nome. Doveva venirmi proprio in quel momento un infarto? Istintivamente mi voltai verso Billie alla mia destra e, mentre stringeva la mano di Adie seduta accanto a me, incontrai i suoi occhi verdi. Un nanosecondo. Avrei potuto morire. Non avevo visto Billie, avevo visto solo la felicità e la speranza dentro le sue iridi.

“ The Reason – Hoobastank”

Alla mia sinistra, Frank, seduto di fianco a Brit, aveva gli occhi spalancati e i denti stretti mentre fissava lo schermo con l’affanno.

“Hot Fuss - The Killers”

I miei battiti acceleravano in maniera assurda. Tra poco avremmo saputo il vincitore.

“Contraband – Velvet Revolver”

Ecco i nomi. Vedevo Penelope muoversi a rallentatore mentre pronunciava la frase: “And the Grammy goes to …”. Aprì la busta e, senza aspettare un secondo di più, disse: “Green Day!”.

Gettai la testa indietro. Era fatta. Non potevo crederci davvero! Era tutto fin troppo perfetto quella sera. Comandato e trascinato dalle mie gambe, mi alzai dalla sedia e feci per andare verso Billie, ma quest’ultimo stava già festeggiando baciando Adie. Improvvisamente mi accorsi che la mia mano sinistra ne stringeva un’altra. Brit. Sorrideva raggiante.

- Congratulazioni amore! – disse, mentre mi stampava un bacio sulla guancia. Ero completamente intontito, mi muovevo come in un sogno, il sorriso stampato sulle labbra. Abbracciai Rob, Trè, diedi un bacio sulla guancia a Adie. Mentre seguivo Billie verso il palco, due mani afferrarono le mie e mi ritrovai faccia a faccia con Stevie Tyler che si complimentava con me. Lo ricambiai con un sorriso per poi saltare sul palco, raggiungendo Billie, Penelope, Mark McGrath e Williams Pharrell.

Billie si avvicinò con mani tremanti a Pharrell che gli porgeva il premio, lo prese saldamente e lo alzò al pubblico annuendo in segno di vittoria, mentre Frank salutava gli altri tre. Billie mi farfugliò qualcosa e poi prese a parlare al microfono.

- Oh, mio Dio. Bene, ci sono davvero tante persone da ringraziare e spero ricordarle tutte! Ehm, Rob Cavallo per aver prodotto l’album insieme a noi! Ti ringraziamo! E’ da molto tempo che sei insieme a noi e ti amiamo per questo. Poi … Pat Magnarella, tutte le persone della Reprise ehm… - disse guardandomi e dandomi un colpetto sul braccio – Mike Dirnt!

- Beh, voglio ringraziare tutti coloro che hanno lavorato con noi! – cazzo, stavo blaterando -  Tutti i fans, tutti quelli delle radio che continuano a mandare musica rock’n roll ehm…-

Oh cazzo, cazzo, cazzo.

- EBPM – Billie suggeriva alle mie spalle.

Cazzo, vero, la East Bay Punk Mafia!

- I componenti della EBPM e tutti coloro che hanno lavorato per tutto il tempo al 880 Studios ehm … -

Lei non poteva mancare.

- E il mio amore, Estelle. Ti amo, Estelle!

Fu la volta di Frank.

- Ramona, Frankito, Billie, Mike. Tutti i fans. Grazie!

Sintetico come sempre, complimenti Frank. Billie tornò a parlare.

- Adrienne, Joey e Jakob, grazie davvero! Ehm…

Ecco che spara qualche cazzata. Quando riflette ne dice sempre una!

- Ehm, sapete, il rock’n roll può essere divertente e pericoloso allo stesso tempo! Grazie mille!

Beh, ero d’accordo. Si era salvato in calcio d’angolo.

 

 

 

 

Uscimmo fuori dal Staples Center di Los Angeles, stretti nei nostri cappotti. Si tornava a casa.

- Ehm, scusate? –

Una voce femminile ci chiamò alle nostre spalle.

- Si? – disse Billie con voce stanca.

Ci voltammo e incontrammo, sull’uscio dell’edificio, una donna sulla trentina, i capelli rossi raccolti in una coda e un paio di occhiali troppo grandi per il suo visino minuto.

- Ehm … ecco, sono una giornalista, vorrei solo farvi due domande! – disse timidamente, mentre tremava dal freddo … o dall’emozione?

- Va bene, ma in fretta, la prego! – disse Billie supplicando.

- D’accordo! Ok, come ci si sente a vincere un Grammy?

Cazzo, originalità da vendere, eh? Era tutta una perdita di tempo e mentre Frank blaterava cose sul sesso, soldi e droga, io iniziai a sbuffare fissando il cielo.

- Ma, scusi, non prende appunti? – la voce di Adie mi riportò alla realtà.

- Oh, ecco, ho dimenticato il mio Moleskine in macchina, ma ho una buona memoria. A proposito, signor Armstrong. Lei ha buona memoria?

- Che razza di domande sono? Vuole farci perdere tempo? – dissi io irritato.

- Calmo Mike, non c’è bisogno di agitarsi. – mi disse Brit stringendomi un braccio.

- Beh, diciamo che non ricordo quante volte vado a pisciare, ma le cose importanti le ricordo, perché? – disse Bill sarcastico. Lui si stava divertendo come un matto. Beato lui.

- Perché volevo chiederle se ricorda cosa accadde il 16 febbraio del 1980. – disse lei, accesa da una strana gioia. Ma che cazzo stava succedendo? Cosa sapeva quella lì? Il giorno a cui si riferiva era quello in cui Bill aveva lasciato la scuola e in cui avemmo la nostra …

- … prima volta che ebbi il coraggio di prendere per mano la mia vita e mandare a cagare la scuola! Ma cosa cazzo c’entra? – si stava irritando e mi lanciò un’occhiata di supplica.

- Se le dicessi, signor Armstrong, che la differenza tra lei e me è che lei ha un sogno, qualcosa in cui credere, da coltivare giorno per giorno e che io, invece, mi faccio riempire il cervello di merda, lei cosa mi risponderebbe?

Sentivo quelle parole nel mio cervello come una eco. I ricordi si rincorrevano nella mia mente, eppure ricordavo quelle parole sulla bocca di Bill e di nessun altro. Lui, intanto, aveva arricciato la fronte, probabilmente investito anche lui dalla memoria. Poi, improvvisamente, si illuminò, il sorriso di chi rivede se stesso da piccolo.

- Frances? – disse con un filo di voce, mentre Adie lo guardava interrogativo.

- Si, Bill, sono io! – disse la rossa, col sorriso sulle labbra.

- Oh, porca puttana, da dove salti fuori, secchiona?? – disse Bill andandole incontro e abbracciando la sua vecchia compagna di classe. Io tornai a guardare Adie, mi avvicinai e le accennai un “compagna di scuola”. Lei rilassò i nervi e si avvicinò anche lei a Frances e Bill che chiacchieravano a ruota.

- Ehm, piacere, io sono Adie.

- E chi non ti riconoscerebbe? – rispose Frances sorridente e stringendole una mano.

- Vedi tesoro? Lei è quella che mi ha salvato da un coglione che tentava di insegnare storia e mi ha aperto gli occhi sul mondo e su me stesso!

- Addirittura! … ciao Mike! – disse, rivolgendosi a me.

- Ciao Frances, ricordo ancora quel giorno sai? Il nostro amico aveva iniziato a farsi seghe mentali e mi son dovuto impegnare parecchio per consolarlo.

Bill mi gettò un’occhiataccia per poi mettersi a ridere. Quel ricordo era intenso per entrambi.

- Beh? Qui non si fanno presentazioni? – urlò Frank, spingendo via Billie e prendendo la mano destra di Frances, ci schioccò un bacio sopra dicendo: - Enchante!

Frances rise, facendo scivolare via la mano destra, sostituendola con quella sinistra dove scintillava una fede.

- Oh cazzo! – disse Frank ridendo – Beh, fortunato lui!

Si, Frances era davvero una bella donna, totalmente diversa dalla ragazzina brutta e impacciata del liceo. Mi allontanai dal gruppo pensando, fin quando una mano non mi ridestò. Brit.

- Tesoro, io chiamo un taxi e vado in albergo. Sto crollando. Ti raggiungo domani a Berkeley, ok?

- Va bene amore! A domani – la baciai a lungo, prima che lei se ne andasse via lasciandomi da solo con i miei pensieri ingarbugliati. Tornai alla realtà dopo molti minuti, quando sentì la voce di Frances che annunciava la propria partenza verso casa. Mi avvicinai giusto in tempo per salutarla e vederla andar via.

- Dov’è Brittney, Mike? – chiese Adie.

- In albergo, cadeva giù dal sonno. Mi raggiungerà domani.

- Oh capisco. Beh, allora vado a farle compagnia. Per voi tre c’è una notte di festeggiamenti che vi aspetta! Ora è meglio che io vada! – e così dicendo fece l’occhiolino a Billie e schioccandogli un bacio a stampo. Ci salutò e si allontanò velocemente dirigendosi verso la strada. Billie rimase imbambolato a guardarla per qualche secondo, poi tornò a guardare me e Frank.

- Cazzo, che serata! – disse.

- Fottutamente bella! – esclamò Frank.

- Fottutamente stancante! – aggiunsi io.

Durante la serata avevo tentato di capire cosa cazzo mi aveva reso teso come una corda di violino, eppure dopo la vittoria non ero riuscito a controllarmi o a trovare una risposta. Senza un motivo ben preciso, guardai l’orologio che avevo al polso.

02.01

Era passato un altro giorno.

Momento, ma quel giorno era San Valentino. Cazzo, non avevo nemmeno pensato a un regalo per Brit. Facevo schifo.

- Beh, andiamo a festeggiare? – disse Frank con una luce particolare negli occhi, come un’insegna luminosa con su scritto “Adesso ci si ubriaca”.

- Si, andiamo. Anche perché dobbiamo tirare il morale al nostro bassista. – disse Bill sarcastico.

- Ma sto bene!

- Vai a raccontarle a qualcun altro le puttanate, Dirnt!

Tacqui. Non potevo fare altro.

- Va bene, aspettatemi qui voi due! Io vado a recuperare l’auto.

- Okeeey – rispondemmo in coro io e Bill.

- Che hai?

- Niente.

- Forza parla!

- Solo un po’ di stanchezza e scoraggiamento perché oggi andrò a zonzo per San Francisco per rimediare un cazzo di regalo per Brit. E’ già San Valentino.

- Oh … è vero! Cazzo, nemmeno io ho niente per Adie …

- Ma non farmi ridere nano, dove le metti le montagne di canzoni scritte per lei?

- E chi lo dice che siano tutte per lei?

Mi guardava con uno di quei sguardi accesi di passione e timidezza al tempo stesso. Distolsi lo sguardo, fissandomi le punte delle scarpe accennando un sorriso. Nel frattempo sentii uno scatto, alzai lo sguardo e una nuvola di fumo mi incipriò il volto.

- Che fai? Non offri? – dissi io, strappando la sigaretta dalle labbra carnose di Bill e portandola alle mie sottili e lunghe. Feci un tiro, poi lui si avvicinò e sostituì la sigaretta con le sue labbra, calde nonostante il freddo polare. Era un bacio casto, di quelli teneri. Alla fine, mi cinse con le sue braccia e appoggiò il mento sulla mia spalla sinistra.

- I don't wanna go back home, I don't wanna kiss goodnight! Let us paralyze this moment til it dies! – sussurrò le parole di “Cigarettes and Valentines” nel mio orecchio, mentre alle mie spalle si avvicinava un’auto.

- HEEEEY PICCIONCINI. GUARDATE CHE FUORI FA FREDDO E COMUNQUE IN TRE CI SI SCALDA DI PIU’, SAPETE?? – urlò Frank dopo aver abbassato il finestrino.

Io e Bill ci staccammo ridendo e raggiungemmo l’auto sollevati e sereni. Appena fummo dentro, Frank ci rivolse un sorriso a tremila denti e, prima di mettere a moto, disse: - Pronti?

- Cazzo, si! – rispondemmo in coro io e Billie.

E così partimmo, verso quella serata che prometteva sbronze e qualche pazzia. O, chissà, magari qualche canzone improvvisata o qualche gesto di troppo nasceranno nella penombra di quest’auto che viaggia veloce sotto la guida di Frank.

Sotto i miei pensieri che hanno la voce di Billie, o forse è proprio la sua voce che, dal sedile posteriore o in qualche angolo nascosto continua a cantare …

So come away with me tonight with cigarettes and Valentines! Cigarettes and Valentines!

   
 
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