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Autore: Kimynaky    31/12/2011    2 recensioni
In una città futuristica in decadenza post guerra civile, una ragazza 17enne capo di una gang di strada ha dichiarato guerra alla mafia locale per via di vecchi rancori. Così organizza una "spedizione punitiva" mirata a derubare un locale in mano ai mafiosi, ma qualcosa va storto....
Genere: Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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NOOOOOOOOOOO!
L'urlo agghiacciante squarciò la notte. Gli agenti dell'Alto Comando, e Sole, si girarono verso Kim, che uscita allo scoperto guardò con orrore suo padre cadere nel vuoto oltre la ringhiera di protezione. Frastornata si voltò a guardare sua sorella, la sorella che aveva pianto credendola morta. Ma ora non sapeva più a cosa pensare. Si sentì strattonare un braccio:
 
"Kim, vieni via da qui, ci uccideranno!" , disse Ada con terrore.
 
In quel mentre, con una sgommata, una macchina nera sbucò dal vicoletto lungo il fiume e si fermò vicino a Kim; la portiera posteriore era aperta e nei sedili posteriori sedeva Brian, che con un gesto fulmineo sollevò Kim trascinandola a sé; anche Ada si buttò dentro la macchina senza pensarci due volte e chiuse dietro di sé la portiera. Con un'altra sgommata la macchina imboccò uno dei tanti vicoli bui mentre gli agenti dell'Alto Comando guardavano esterrefatti. Quello che sembrava il capo urlò:
 
"Ma che diavolo fate? Non lasciateli scappare! Inseguiteli!"
 
Nella confusione generale di uomini che si accalcavano nelle macchine e di portiere che si
chiudevano, Sole restò un attimo a fissare il punto in cui sua sorella era scomparsa. Senza
rendersene conto lasciò cadere a terra la pistola che ancora stringeva in mano. Kimberly....
 
-II-
 
La macchina scura seminò senza problemi la polizia segreta, il fattore sorpresa era stato un valido vantaggio. Kim scoppiò a piangere, mentre urlava:
 
"Carogna! Come hai potuto, come hai potuto...."
 
Brian guardò l'amica disperarsi, stupito perchè era da parecchio tempo che non la vedeva
piangere. Posandole una mano sulla spalla cercò di confortarla:
 
"Ehi, Kim, cos'è successo?"
"Ha visto ammazzare suo padre.... ed è stata sua sorella a farlo." disse Ada.
 
Brian strabuzzò gli occhi:
 
"Sole? Ma.... è ancora viva?"
 
Kim sbottò piena di rabbia:
 
"Non lo sarà ancora per molto, credimi! E non guardarmi in quel modo, non ho bisogno della compassione di nessuno!"
"Kim adesso calmati, Brian non ha colpa di quel che è successo!" la riprese Ada.
"Non fa niente, Ada" disse Brian conciliante "porca miseria mi spiace per il signor Arthur, mi era simpatico!"
 
Dopo una breve pausa, Ada prese la parola:
 
"Brian, mi spieghi una cosa?" chiese.
"Certo, dimmi tutto"
"Ma da dove viene questa macchina? E chi è che sta guidando?"
 
Il vetro scuro che isolava i sedili posteriori da quelli anteriori si abbassò, e Ada poté vedere chiaramente un giovane dai capelli scuri attraverso lo specchietto retrovisore:
 
"Sono Alan Dimitri, piacere di conoscervi", disse con un sorriso.
"L'ho trovato fuori dal fiume quando sono riemerso. È lui che mi ha aiutato a uscire dall'acqua”, replicò Brian “Cercava disperatamente la nostra Kim, quando abbiamo sentito l'urlo."
"Cercavi Kim?" Chiese Ada ad Alan, sospettosa.
"Mi sta alle costole da stamattina” disse Kim bruscamente “prima sulla transmetro, poi al bar.... Ma che vuoi da me?"
 
Alan rivolse un sorriso accattivante a Ada: "Alla vostra amica non sfugge niente, vero? È davvero un tipo in gamba"
 
Ada sorrise a sua volta e rispose: "No, proprio niente!"
 
Kim, invece, non mutò atteggiamento: “Non farti lisciare, Ada: non mi fido di questo qui. Intanto come ha fatto a trovarci?”
 
"Veramente il complimento era rivolto a te, eppoi ti ricordo che ci ha appena salvati la vita.", replicò Ada.
 
"Esatto” disse Alan. “sai chi erano quelli?"
 
"Lo so chi erano” rispose Kim, ”Agenti dell'Alto Comando. Ma che c'entra mio padre con la
Resistenza? Lui parlava sempre male di chi si immischiava in politica!"
 
"Tuo padre era un grand'uomo” disse Alan tornando serio. “Sebbene fosse una delle colonne della Resistenza, ha sempre voluto proteggerti da ogni coinvolgimento"
 
"Questo spiega perché io non riuscivo a entrare mai in contatto con agenti della Resistenza!"
 
"Esatto. Sei molto arguta" osservò Alan, con un altro sorriso.
 
"Ti ha incaricato mio padre di sorvegliarmi, non è così? Ha sfruttato la rivalsa dei
Sergeeagers per cercare di mandarmi lontano dalla città, non è vero?"
 
Alan fissò Kim attraverso lo specchietto per un secondo, prima di rispondere.
 
"Sì, è così"
 
"Ma perché si è lasciato uccidere così?"
 
il tono disperato della ragazza faceva stringere il cuore: un silenzio glaciale pervase l'auto, un silenzio rotto dai singhiozzi di Kimberly.
 
Quando infine la vettura rallentò e imboccò la rampa di un parcheggio interrato, Ada e Brian avevano perso l'orientamento già da un pezzo grazie ai vetri oscurati. Infine Alan Dimitri spense l'auto.
 
"Dove siamo?" chiese Brian
 
Alan si voltò un secondo verso i tre passeggeri e sorrise: "Ora lo vedrete"
 
-III-
 
I corridoi della base segreta erano così bianchi che in un primo momento i tre amici ne furono accecati. Inoltre rimasero stupiti dalla quantità di persone che si affaccendava avanti e indietro dai diversi uffici e camere. Una sorta di stato clandestino che svolgeva contro la dittatura un lavoro silenzioso e imperterrito. Con occhi luccicanti Brian si guardava intorno, esterrefatto ed entusiasta allo stesso tempo:
 
"Alan, posso diventare anch'io agente della Resistenza?"
 
Alan sorrise, un po' divertito nel vederlo così emozionato.
 
"Non tutti hanno i requisiti per diventarlo, dovrai superare un test difficilissimo. Ma ho saputo delle vostre imprese, siete persone in gamba, e lo farò presente alla commissione."
 
"Davvero? Grazie Alan!" esclamò Brian.
 
Ada seguiva Alan rimanendo un po' indietro rispetto a Brian, e pareva confusa e vagamente a disagio. Kim invece restava ultima, trascinandosi a fatica per stare dietro al passo degli amici, noncurante di quanto le capitava attorno.
Alan condusse per primo Brian al suo letto, una branda nel dormitorio delle reclute. gli spiegò dov'erano i bagni, a che ora veniva servita la colazione e dove, e cosa doveva fare per presentare domanda di adesione al Partito Liberale. Poi proseguì dritto per portare le ragazze alla loro stanza: una camera piuttosto piccola, fornita di due letti a castello, un tavolo, una sedia e un piccolo armadietto. Una volta lasciate sole, Kim si sedette
sul suo letto con faccia scura.
 
"Kim, come va?", chiese Ada premurosa, sedendosi al suo fianco.
 
"Stava andando tutto così bene... fino a ieri. Hai mai provato a svegliarti con una bomba sotto il letto? Intontita dal veleno? E poche ore dopo tutti i tuoi nemici vengono arrestati.... e poi vedi tuo padre che.... mi sembra di essere travolta da qualcosa più grande di me", disse Kim con sconforto.
Ada abbracciò l'amica, e siccome non sapeva che dire, restò in silenzio. Rimasero così per qualche minuto, poi Kim riprese a parlare:
 
“Se mio padre non mi avesse mandato via, a quest'ora i dragonflies starebbero bene e al sicuro!!!”
 
“e tu non avresti visto la sua morte agghiacciante”, commentò Ada.
 
“Già, ma forse invece avrebbero arrestato tutti compresa me.... forse in effetti mio padre mi ha salvato... ah no... tu Ada prima hai detto che loro non sapevano chi sono, non sapevano che non c'ero....” Kim si bloccò persa in un dubbio.
Ada si girò a guardarla, preoccupata.
 
“Kim? Tutto bene?”
 
“tu hai detto che i segugi hanno chiesto a gran voce del capo dei Dragonflies,
giusto?”
 
“Sì, Kim. Cercavano te.”
 
“Ma in teoria sanno persino dove abito: chi mi ha messo la bomba sotto il letto altrimenti? E perchè mettere una bomba che reagisce ai movimenti e contemporaneamente intorpidirmi con il Respiro di Saturno?”, le due ragazze si guardarono esterrefatte per un istante.
 
“NO! Ada la bomba non me l’hanno messa i Serge-eagers, ma MIO PADRE!”, Kim si alzò dal letto, e cominciò a camminare concitatamente avanti e indietro.
 
“Tuo padre?!?!?!”, ripeté Ada con gli occhi fuori dalle orbite.
 
“Forse non era neanche una vera bomba, infatti l'ha distrutta prima che potessi vederla!”
 
“Ma perché l'avrebbe fatto, scusa? ...mi stai dicendo che tuo padre aveva montato tutto perché sapeva già... che avrebbe dovuto morire?” disse Ada stupita.
 
“E' senza senso, lo so... ma non può essere altrimenti!!!”
 
Ada rimase un attimo a soppesare le parole di Kim, poi replicò:
 
“Ma allora tuo padre sapeva tutto dei Dragonflies!”
 
“Certo che lo sapeva, mi ha sempre tenuto d'occhio.... senza che me ne accorgessi... altrimenti non si spiega” Kim per l'agitazione continuava a camminare avanti e indietro nervosamente, mentre Ada restava seduta sul letto, perplessa.
 
“E come?”, chiese Ada
 
“Con una spia”
 
Le due amiche si guardarono negli occhi. E contemporaneamente dissero: “Patrick!”
 
-IV-
 
Ormai le ragazze avevano perso la cognizione del tempo. Troppa adrenalina, troppi pensieri, troppi intrighi per dormire. Insieme rivangavano episodi passati che ora rivelavano quasi ovunque il tocco sapiente e protettivo del padre di Kim.
 
“Io però non sono d'accordo con mio padre”, disse Kimberly. “Tu Ada dici che ha fatto tutto per il mio bene, per tenermi fuori da questa guerra. Ma non ha chiesto il mio parere. Io in questa guerra ci sono dal giorno in cui è morta mia madre. Dal giorno in cui Sole è scomparsa, dal giorno in cui Sole ci ha traditi servendo gli assassini di sua madre!!!”
 
Ada seguì perplessa il discorso.
 
“Kimberly, hai le tue ragioni ne sono convinta, ma sono sicura che manca ancora qualcosa.”
 
“Cosa scusa?”
 
Ada rimase un istante con lo sguardo fisso, cercando le parole.
 
“Questa guerra ha lacerato la tua famiglia... non solo la tua ma ora concentriamoci su questo: tuo padre forse sapeva di Sole, lui sapeva quindi che prima o poi avrebbe dovuto trovarsi di fronte a sua figlia e sapeva che si sarebbe lasciato morire, non pensi che forse voleva che almeno tu sopravvivessi a questa strage?”
 
Kimberly corrugò la fronte, determinata.
“Non m'importa Ada. La lotta contro questo sistema è l'unica cosa che ha sempre contato per me. Non voglio fare altro che cercare la mia vendetta!!!”
 
Ada sospirò.
 
“Ti capisco amica mia, forse anch'io farei la stessa cosa. Ma mi chiedo a dove porterà tutto questo odio.”
 
In quel momento qualcuno bussò alla porta: era Brian.
 
“Ciao ragazze!”, disse con un sorriso smagliante facendo capolino dalla porta. “Ho trovato
il modo di eludere la sorveglianza della cucina, e ho trovato quintalate di cioccolato!”, detto questo estrasse dalle tasche diverse barrette di cioccolata. Ada non poté fare a meno di ridere, mentre Kim, vedendo l'amico, provò il bisogno di abbracciarlo. La sua presenza gioviale, così in contrasto col suo stato d'animo, le aveva fatto tornare le lacrime agli occhi. Brian sorpreso arrossì, mentre Ada all'improvviso si sentì di troppo.
 
“Ragazzi vado un attimo in bagno”, disse lasciando la stanza.
 
Rimasti soli, Brian lasciò cadere la cioccolata sul letto e strinse kim a sé, che singhiozzava sulla sua spalla.
 
“Mi dispiace tanto Kim...”, disse lui. “Ma fai bene a sfogarti. Vieni, sediamoci”, disse facendola sedere accanto a sé sul letto.
Kim rimase abbracciata a lui, piangendo e dicendo frasi sconnesse, cioè tutto quello che le passava per la testa, come ormai non capitava più da tempo. Brian le carezzava i capelli e ogni tanto, con voce carezzevole, la consolava come meglio poteva. Dentro però, si sentiva un fuoco.
Piano piano, Kim si calmò. Oh per intenderci di rabbia ce n'era ancora molta, però almeno non piangeva più. Aveva esaurito le lacrime. Brian però la stringeva ancora a sé. Le baciò la fronte, dicendole:
 
“Sei una persona forte, Kim. E non sei sola. Ci sono io, insieme affronteremo qualsiasi cosa...”
 
All'improvviso, Kim si rese conto di essere abbracciata a Brian, sola, in una camera da letto, e avvampò di colpo.
 
“Ma... ma Ada??? Dov'è finita?”, disse alzandosi e voltandosi di spalle per nascondere il rossore.
 
“Non so, credo sia in bagno...”, farfugliò Brian colto alla sprovvista
 
“Si sarà persa, andiamo a cercarla”, disse lei fiondandosi fuori della camera.
A Brian non restò che seguirla.
   
 
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