CAPITOLO VENTI
Stavano aspettando ancora Susan che sembrava non tornare più.
-Come ti senti?- le chiese Michele, cercando di capire se era ancora fumata o che cosa.
-Come una minoranza. Sia io che te siamo una minoranza. E non abbiamo bisogna l’autorità di qualcuno. Cause I wanna be the minority, I don’t need your authority.- arrangiò un pezzo di Minority, dei Green Day, Rachele.
-Già! Non vorresti avere degli amici, una compagnia, insomma, qualcuno? Non ti viene mai questo desiderio?- le chiese lui di rimando, accontentando il suo cambio repentino d’argomento.
Difatti quello che lei aveva detto non centrava nulla con il suo ‘come ti senti?’.
-A volte. Ma non me ne frega più di tanto, sai? Siamo noi quelli importanti, siamo noi che decidiamo chi vogliamo essere. E io voglio essere una fottuta minoranza. E’ quello che mi riesce meglio, alla fine, no?- disse lei, riflettendo nitidamente i propri pensieri.
 -Forse. Sono felice di averti incontrata. Perchè, restando in tema, tu sei come me. Sei diversa.- la stava fissando, era semplicemente quello che Siriana non sarebbe stata mai.
-Eh già. Susan non arriva più e ci sta sulle palle. Andiamocene.- propose lei, non in vena di fare la sdolcinata.
Che diabete!
-Ci sto. Perché l’abbiamo fatta rimanere con noi?- chiese, sapendo già la risposta.
-Per non farci denunciare.- rise cristallina lei.
-Che cosa stupida. Tanto non sa niente di noi, solo il nome.- annuì lui, convincendosi della propria opinione.
-E di dove siamo, anche. Cioè, solo Italia.- mise fine alla discussione Rachele.
Stavano camminando verso al fine di Lake Avenue, quando la macchina di Susan strombazzò il clacson.
I due ragazzi non volevano avere niente a che fare con lei così entrarono in un bar, lì vicino, fiondandosi verso i bagni. Per fortuna c’era una finestra ampia in quello in cui si chiusero.
Uno alla volta balzarono fuori da quella finestra, molto goffamente, e si ritrovarono in un vicolo cieco, che non dava sul Lake Avenue, ma su un’altra strada che presero a percorrere di corsa, ridendo.
-Tanto non ci troverà mai!- urlò lei come una voce rauca.
Alla fine decisero di aspettare l’autobus, quello che riconduceva a Berkeley e di tornare a casa.
Erano lì, alla banchina ad aspettare quando Rachele, senza un minimo di preavviso o segnale, si buttò sulle labbra di Michele.
Lui ci mise mezzo minuto buono ad assimilare quello che stava succedendo: la ragazza lo stava baciando ed era lucida, più che lucida.
In quel momento arrivò l’autobus e loro salirono, facendo finta di niente.
Quell’avventura era durata fin troppo e non volevano creare danni, anche se ne avevano già creati fin troppi.
Così tornarono, lasciando una Susan che voleva denunciarli a bocca asciutta e trascorrendo tutto il periodo di sospensione insieme.
In fin dei conti, erano amici, ma nulla di più in quanto nessuno dei due voleva tirar fuori la questione del bacio né fare il primo passo.
Ma entrambi sapevano che l’amicizia in quel caso non bastava.
Eppure quella vacanza o avventura che fosse era come non fosse mai accaduta: ne portavano le migliori memorie, ma alcune cose e alcuni fatti erano stati nascosti nelle loro menti, dimenticati.
Perché voler provare a cambiare le cose? Sentivano che sarebbe andata male e non volevano perdersi, così fecero un passo indietro, accontentandosi.


Note autrice.
Ebbene sì, è l'ultimo.
Primo perchè oramai non mi segue  nessuno, secondo perchè ho perso l'ispirazione.
O meglio, so cosa far succedere ma non riesco a metterlo giù per esteso.
Ora non prendetemi per quella 'se non legge nessuno non scrive' perchè io scrivo per me stessa.
Questa ff difatti la continuerò per conto mio.
Grazie a tutti quelli che hanno letto finora, vi voglio bene, y'know.
Se volete ho postato una shot, mi farebbe piacere avere un vostro parere.
La trovate qui: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=912804&i=1
Alla prossima!