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Autore: Strega96    11/01/2012    0 recensioni
Part1. Si poteva fidare del suo istinto, se gli diceva che era il momento giusto, doveva coglierlo al volo. Era quasi arrivato, mancavano pochi metri, la porta dell'antiquario si intravedeva all'incrocio fra le strade, non era un bel luogo dove passeggiare quello: non sapeva cosa aspettarsi; il palazzo, che aveva di fronte, sapeva di vecchio e malaffare, ma a lui non importava, in fondo doveva solo chiedere qualche informazione e poi se ne sarebbe andato da quel posto dimenticato da dio.
Part3. Pantaloni neri, camicia nera, giacca nera e occhiali da sole; il suo abbigliamento parlava da solo e di certo non lo aiutava a fare conoscenze, nonostante tutto passava inosservato anche così.
La mia prima ff, la più bella sicuro tra quelle che ho scritto (tutta farina del mio sacco). In questa storia non troverete il bene e il male o il buono e il cattivo, ogni personaggio ha i suoi lati bui e le sue luci. Probabilmente non sarà molto romantica, forse un po', ma sarà sicuro thriller (non troppo violenta, chiaro!). Spero vi piaccia, La Vostra Vivy
P.s. Piccola recensione pleaseee! (vanno bene pure negative) :D
Genere: Avventura, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo


Camminava, azione che solitamente compiva quando era agitato, per la strada coperta di foglie d'autunno, gialle e arancio, sparse confusamente: come i suoi pensieri in quell'istante. Era anche troppo adatto all'autunno; con i sui pensieri troppo tiepidi. Non faceva né freddo né caldo, come volevasi dimostrare ed era la temperatura adatta per il suo umore. Sembrava di stare proprio nel limbo; il silenzio, interrotto solo dal frusciare del vento, facilitava il suo riflettere. E soprattutto lui rifletteva spesso, troppo, insistentemente, inavvertitamente. Diciamo che: tutto sommato gli piaceva essere se stesso, non più di essere altri, però. Aveva una vera e propria passione per i travestimenti, era il più bravo, probabilmente anche più di lui; ma tanto lui non aveva bisogno di costumi, lui aveva il Denaro e anche ciò bastava per renderlo pericoloso... Oh no! si perdeva di nuovo nelle stupide riflessioni del pomeriggio. Ma oggi no, non poteva, aveva una cosa importante da fare. Bisognava prendere una decisione al più presto, ma, purtroppo, aveva comunque bisogno di riflettere, a lungo e sapeva che quel maledetto non l'avrebbe lasciato in pace per tanto. A lui importava solo dell'occhio perduto di Horus, ormai, perso da secoli. Ora aveva imparato dai suoi errori, non si sarebbe più fidato di lui, perfino il nome: Ben Pomlett, diceva di non abbassare la guardia; in quella zona di Londra, incuteva rispetto e timore a chiunque lo pronunciava. Forse, persino a lui...

Si poteva fidare del suo istinto, se gli diceva che era il momento giusto, doveva coglierlo al volo. Era quasi arrivato, mancavano pochi metri, la porta dell'antiquario si intravedeva all'incrocio fra le strade, non era un bel luogo dove passeggiare quello: non sapeva cosa aspettarsi; il palazzo, che aveva di fronte, sapeva di vecchio e malaffare, ma a lui non importava, in fondo doveva solo chiedere qualche informazione e poi se ne sarebbe andato da quel posto dimenticato da dio. Così si decise ad affrontare quell'incombenza. Aprì la porta e appena entrato nell'angusto locale venne ad accoglierlo un anziano signore dall'aria rattrappita e malandata, che lo salutò malamente. Rispose con un cenno del capo, mentre studiava l'ambiente circostante con occhio esperto, che si era guadagnato con anni di fatica.. Tra le molte cianfrusaglie si potevano scorgere anche oggetti di valore, ma, in quella stanza, non si vedevano manoscritti. Quindi domandò, imprudentemente, al vecchio se aveva qualche manoscritto egizio o se sapeva qualcosa dell'amuleto di Horus. La risposta che ebbe non fu affatto esauriente, il vecchio gli nascondeva qualcosa, anche se non avrebbe saputo dire di cosa si trattava; l'avrebbe comunque scoperto presto. Non avrebbe dovuto essere così diretto, avrebbe dovuto aspettarsi quella diffidenza, ma oramai il danno era fatto, bisognava rimediare. Mentre studiava la situazione vide passare un ragazzo, che identificò, sveltamente, come il garzone; così gli venne l'idea, avrebbe estorto informazioni al ragazzo e gli unici modi erano: o farselo amico o prendere le informazioni con la forza. Optò per la prima ed uscì dal negozio, entrò nel bar di fronte con l'intenzione di prendere un caffè ed attendere la chiusura del negozio. Ma non sapeva di non essere solo, qualcuno lo stava spiando e aveva seguito, attentamente, tutte le sue mosse.


**********


Nello stesso momento in un importante ufficio di Londra c'era un uomo di mezza età, che fumava il sigaro; fumava quel pomeriggio, poiché aveva un grosso problema da risolvere e fumare lo rilassava. In quello studio era perfettamente a suo agio, la vetrata, che gli faceva vedere tutta la città illuminata e brulicante di gente, gli dava un senso di potere e lo faceva sentire al suo posto; sapeva che lui poteva tutto ma doveva comunque pensarci bene. Se voleva usare quell'uomo per i suoi scopi doveva stipulare un patto, che doveva essere, per necessità, a suo vantaggio. Non sarebbe stato per niente facile era un avversario temibile sia nella luce che nelle tenebre, infatti era in quest'ultime che si trovavano ora; per fortuna il governo aveva smesso di ficcanasare nei suoi affari tanto tempo fa. Ancora rideva quando pensava a come aveva fatto loro cambiare idea... Acceso il PC cominciò a studiare gli appunti e i disegni scannerizzati che aveva trovato sul ritrovamento dell'amuleto circa un secolo fa; era poca roba ma qualcosa se ne poteva ricavare. Trovò un sacco di cose inutili ma sfolgliando un documento lesse di un certo Carl Deawood che aveva studiato dei papiri sulla scoperta dell'amuleto, che erano poi andati persi negli anni. Fece una breve ricerca e apprese che Mr. Deawood, nato e vissuto ad Oxford, era morto di tubercolosi due anni prima. Scoprì anche che: aveva una figlia che, soprattutto negli ultimi anni, lo aveva seguito nei suoi studi sugli usi e la cultura dell'Egitto. Avrebbe a breve fatto una visita alla figlia per saperne di più sulla morte del padre, un suo “carissimo” amico. Però c'era un piccolo particolare che lo lasciava perplesso, le sue ricerche lo avevano portato a pensare che avesse una salute di ferro, infatti c'erano delle interviste in cui dichiarava di essere in ottima salute e non c'era nulla che facesse pensare all'immunodeficienza; ci doveva essere per forza qualcosa sotto, ma lui lo avrebbe scoperto di sicuro. Sulla tubercolosi si diceva che era una malattia molto diffusa in tutti i paesi poveri soprattutto, ancora oggi, in Egitto; ma che non era molto facile da trasmettere poiché bisognava averi problemi al sistema immunitario abbastanza gravi, che si potevano trovare nell'individuo, la maggior parte delle volte, sin dalla nascita dello, stesso. Prese una decisione: avrebbe indagato, si sarebbe diretto ad Oxford esattamente la mattina dopo. La via era: High street numero 221b. E lì avrebbe trovato ciò che cercava, ne era più che sicuro.


**********


Un' altro uomo si guardava intorno circospetto, come se avesse paura di essere riconosciuto. Anche questo aveva un preciso scopo, ma in pochi ne erano a conoscenza; il suo abbigliamento, però, non lasciva tracce al dubbio. Pantaloni neri, camicia nera, giacca nera e occhiali da sole; il suo abbigliamento parlava da solo e di certo non lo aiutava a fare conoscenze, nonostante tutto passava inosservato anche così. Infatti sedeva da solo in un bar con un giornale, di interesse nullo per lui, esattamente come lui per gli altri; era proprio di fronte al bar dove si trovava il suo obbiettivo. L'aveva seguito fino a quello squallido vicolo, ma non ne aveva ricavato molte informazioni, di fatto non si era potuto avvicinare. Sapeva di certo, che aspettando un poco e portando pazienza avrebbe trovato il suo informatore. Nessuno lo notava, nessuno lo ascoltava veramente, nessuno lo vedeva parlare, neanche qualcuno si accorgeva di essere spiato. Era lui l'ombra... la strisciante e infida macchia, che presto avrebbe avuto le sue ragioni, i suoi interessi, la sua ricchezza, il suo potere... il suo egoismo. Essendo l'unico che si considerava, doveva impegnarsi al massimo nel suo egocentrismo, reggersi da solo fin da piccolo era stato difficile; lui ne era uscito potenziato, indipendente e molto più pericoloso (oooooooooooh spaventosoooo! :D).

  
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