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Autore: ColdFire    28/08/2006    1 recensioni
"Quando il Destino..." Tutti sanno che Dauko non era al tempio nel periodo del supposto tradimento di Aiolos, perchè sorvegliava il picco ove erano racchiuse le anime degli spectre, ma Mur?Ecco la mia versione...
Genere: Generale, Romantico, Avventura, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non ho un cuore…

Si svegliò con i versi dei gabbiani e il fruscio del mare che sbatteva contro la scogliera nelle orecchie, scoprendo quanto fosse presto.
Sbattè più volte le palpebre. Nonostante ogni giorno si svegliasse più o meno a quell’ora, non ne aveva proprio voglia. Chiuse ancora gli occhi, inspirando profondamente l’aria piena di salsedine che aveva imparato ad amare in quei quattro anni. Quell’odore le ricordava tantissimo la terra della madre, quell’ Italia che desiderava tanto conoscere, quel Paese con cui aveva in comune solo il luogo di nascita…Poca cosa se pensava a cosa aveva in comune con la Grecia, ancor di meno se pensava all’India, quel mondo bellissimo dove aveva passato i giorni migliori della sua vita. Tutti quei ricordi, troppi, lo sentiva, la stavano riportando indietro nel tempo…la prima partenza verso l’India, il volto sorridente del padre, la povertà di quel piccolo paesino dove lavoravano i suoi genitori, il tempio buddista, i monaci, lei da sola nel tempio davanti alla statua del Buddha…e poi…una strana figurina nella posa del loto…
Aprì gli occhi normalmente, come se quei ricordi non l’avessero per niente turbata, come se fossero passati su di lei come acqua, senza bagnarla, lasciandola indifferente. E invece, nonostante il suo aspetto dicesse il contrario, lei era riuscita a fermare quel flusso di ricordi giusto in tempo, prima che suscitassero in lei nostalgia e dolore.
Con un sorriso scacciò via quelle vecchie immagini.
Si alzò dalla poltrona di vimini sulla terrazza, dove aveva dormito quelle poche ore e si stiracchiò. Aveva ancora indosso il vestito della festa. Lo lisciò sulle cosce, inutilmente e voltò lo sguardo verso il mare.
Il sole doveva ancora farsi vedere e nel cielo azzurro tenue si vedeva qualche gabbiano. La ragazza si appoggiò alla ringhiera di legno, non facendo caso a quanto le desse fastidio quel gesto. Si sporse e guardò il mare sbattere dolcemente contro la scogliera. Sorrideva. Il mare era l’unica cosa che l’allietava in quel posto, dove tutto le ricordava i suoi nonni e il loro odio verso di lei, verso sua madre, verso quella che loro definivano “cultura sporca”, la vera cultura a cui sentiva di appartenere.
A quei pensieri il sorriso di Destino si cancellò. Rimase in bilico, con gran parte del busto al di là della ringhiera scolpita di legno. La strinse con forza, fissando duramente il mare.

-“Cultura sporca”…-mormorò severamente-“CULTURA SPORCA”!!!-gridò poi.

Le sue mani continuavano a stringere il legno, ora tremanti, scalfendo il legno, all’insaputa della ragazza.

-IO STESSA PER VOI NON SONO ALTRO CHE UNA STUPIDA RAGAZZINA….-urlò tremante di rabbia-…una stupida ragazzina che fingete di amare solo perché figlia di vostro figlio…-mormorò abbassando lo sguardo e ritornando al di qua della ringhiera.

Si portò le mani al viso, scoprendole screpolate, ma non ci diede peso.
Quello a cui pensava erano i suoi cuori: sua madre e suo fratello. Ed entrambi i suoi cuori erano morti. Lei non aveva un cuore. Aveva solo una strana mente. Niente di più. Solo una strana, intelligente mente, per cui i suoi nonni avrebbero fatto di tutto. Sarebbero anche arrivati a toglierle il cervello solo per avere quella mente così simile a quella del padre. E per quella mente l’avevano tolta all’ India, l’avevano portata via, per quella mente le avevano impedito di tornare in India alla morte del fratello, per quella mente l’avevano costretta a seguire una religione non sua, l’avevano isolata in una scuola per figliocci ricchi, lei che era sempre vissuta fra la povertà…Quanto male le avevano provocato, quanto odio avevano fatto accrescere in lei…tanto, troppo…quell’odio che lei aveva sempre evitato, che non voleva…

Quando allontanò le mani dal volto le sentì bagnate. Si stupì. Nel giro di circa dodici ore aveva pianto di più che nei suoi anni di vita. Asciugò le lacrime e si voltò verso il balcone della sua stanza. Dai vetri chiusi vedeva il cavaliere disteso sul letto, ancora dormiente.
Un sospiro, la cui fine sciolse in un sorriso.
Ritornò nella sua stanza. Ancora gettò un’occhiata al ragazzo disteso, poi si tolse il maglioncino che aveva infilato la scorsa notte sul vestito. Lo poggiò sulla cassapanca ai piedi nel letto e si infilò in un’altra porta, affianco a quella in cui era entrata lo scorso pomeriggio. Ne uscì con un accappatoio indosso e una cambiata in mano.
Prima di entrare nella camera armadio della madre, che era collegata al bagno, guardò ancora il ragazzo. Non sapeva il perché, ma sentiva che lui l’avrebbe aiutata.
A far cosa? Neanche questo sapeva.

Quando rientrò nella stanza, il Cavaliere ancora non si era svegliato. S’avvicinò e constatò che la ferita non si fosse riaperta. Avrebbe dovuto cambiargli la medicatura, per mettere una pomata per le ustioni, ma si disse che poteva aspettare. Non aveva voglia di svegliarlo. Per lui, come per lei, era stata una vera e propria nottataccia, quella di Capodanno.

Era in cucina a sorseggiare una tisana, quando sentì il campanello di una bicicletta suonare. Intendendo già chi fosse, mollò la tisana sul tavolo e scese le scale, precipitandosi fuori.
Un’ allegra Mika la salutava con la mano. Destino andò ad aprire il cancelletto e Mika scese dalla bici, portandola nel giardino a mano.

-Mika! Che sorpresa! Sei qui di passaggio?-chiese Destino, sedendosi, imitata dalla sua amica, sui gradini della casa.

-Sì-rispose la ragazza-Di passaggio, ma anche di proposito. Ieri hai dimenticato lo scialle-lo porse alla ragazza-che già avevi dimenticato qualche giorno fa-scoppiò a ridere insieme a Destino.

-Accidenti, che sbadata!-disse Destino, non appena riuscì a calmarsi.

-Già-sorrise ancora Mika-E, a proposito, come ti senti?-chiese tenuemente.

Destino la guardò, poi voltò lo sguardo davanti a sé, nel vuoto.

-Vuoi sapere la verità?-chiese Destino.

Mika annuì.

Nonostante non avesse visto l’assenso dell’amica, la ragazza dai crini corvini cominciò a parlare, tranquillamente e fluidamente.
-Bene. Ieri sera penso di aver avuto un crollo, un crollo psicologico. In questi ultimi giorni ho pensato così tanto al mio fratellino…-

-Ne sono contenta. Ieri sera mi hai fatto preoccupare. Sembrava che i nostri ruoli si fossero invertiti-

-Ma dai, non scherzare!-

-Non sto scherzando-

Mika guardò Destino con aria falsamente seria. Destino la fissava scettica. Poi Mika non ce la fece più e scoppiò a ridere di nuovo.
Destino sorrise.
Quando la castana si fu calmata, guardò verso la meridiana, posta proprio a pochi passi da loro.

-Accidenti!!Ma è già mezzogiorno?-disse Mika.

-No-disse Destino. Si alzò e si diresse verso il quadrante bianco, con in mezzo un’asticella di ferro nero, inclinata di 60° gradi. Mika si avvicinò, con aria interrogativa, ancora stupita per il tardo orario. Vide la sua amica poggiare le mani sul quadrante e abbassare lo sguardo. Mika ebbe quasi paura, quando la voce di Destino le giunse alle orecchie stranamente profonda.

-No-ripetè la corvina-in tutti questi anni, ancora non hai capito-scosse la testa.

Mika fu certa di aver tremato.

-…come leggere una meridiana!!!!!-disse Destino sull’orlo delle risa, alzando il volto di scatto.

Mika saltò al veloce gesto dell’amica e le ci vollero almeno cinque minuti per capire cos’era successo, il tempo necessario a far calmare il suo cuore in corsa.

-Ma cosa ti è venuto in mente!!!-urlò-Avrei giurato che il diavolo ti avesse posseduta!-disse poi, ancora con una mano sul cuore.

Destino se la rideva di gusto. Era da tanto tempo che non si divertiva così. Da tantissimo…

-Allora, vuoi dirmi che ore sono, visto che non ho neanche l’orologio?-chiese Mika, un po’ scocciata.

-Sono le nove e mezza circa-disse Destino.

-Allora mi sa che devo tornare-riprese Mika, tornando seria e forse anche un po’ dispiaciuta.

-Di già?-chiese Destino.

-Sì. Avrò parecchio da fare, a quanto pare, in queste due settimane, prima di tornare a scuola-

-Ti riferisci al discorso di Shima?-

-Sì-Mika abbassò lo sguardo.

-Non prendertela. Sono sicura che nessuno riuscirà ad importi ciò che tu non vuoi. Sei una ragazza forte e testarda. E poi male che vada, vorrà dire che potrai vantarti di avere un bel ragazzo…-sorrise Destino a rincuorare l’amica-bello e intelligente-concluse.

-Già…e tu?-chiese maliziosamente Mika.

Destino fece le spallucce, chiudendo gli occhi.

-Prima o poi sarai costretta a dirmi chi ti piace, hai capito?-disse la castana, puntando l’indice destro contro Destino.

-Cioè mai…-disse Destino senza espressione.

-Come “mai”?-chiese Mika, fingendo quasi di non aver sentito.

-Mai-ribattè Destino.

-Sei davvero malefica, lo sai?-

-Come?-Destino finse di non aver sentito.

-Malefica!-

-Anemica? No, ti stai sbagliando-

-MALEFICA!-

-I fichi? Mi dispiace non ne ho-

-M-A-L-E-F-I-C-A!-urlò Mika.

-Come? Non ho capito-la rimbeccò ancora Destino.

-Ci rinuncio-s’arrese Mika-Sei impossibile quando vuoi evitare un argomento-

Prese la bici e la portò fuori al cancelletto, seguita a ruota da Destino.

-Allora ciao, ci vediamo a scuola!-esclamò Mika, salendo sulla bicicletta.

-Ciao!-salutò di rimando Destino, accompagnando il gesto con la mano. Rimase ferma finchè non vide la figura di Mika scomparire dietro una curva.

Rientrò in casa.
Aveva un mesto sorriso sulle labbra e le palpebre semi abbassate. Queste però si spalancarono di scatto, non appena la ragazza voltò lo sguardo in cima alle scale.
Lì, con una mano appoggiata alla ringhiera della scala, c’era il giovane Cavaliere.
Destino osservò il giovane sta lo stupore e la preoccupazione. Si ritrovò a fissare di nuovo quegli occhi, che lei aveva visti blu come l’universo, ma che ora le apparivano di quel colore indefinito tra il blu e il verde smeraldo. Il contatto visivo fra i due sembrava dovesse durare in eterno e invece una strana ombra oscurò quelli di lui, che si accasciò sulla ringhiera.
Sarebbe caduto forse per terra, se Destino non l’avesse raggiunto in tempo, in un tempo che sembrava forse troppo veloce per una semplice persona.

-Cavaliere!-lo chiamò Destino, preoccupata.

Il ragazzo non ebbe nessuna reazione.
Destino lo riportò nella sua stanza e lo fece stendere di nuovo. In quel momento i suoi occhi sembrarono risplendere nuovamente e il Cavaliere ritornò cosciente.

-Cavaliere!-lo chiamò ancora la ragazza.

-Deve…deve essere la ferita…la ferita brucia…-mormorò sommessamente.

Destino rimase stupita da quelle parole. Com’era possibile?

Subito tolse le bende e ciò vide la lasciò di stucco. La ferita, che si andava rimarginando, era completamente rossa e tutt’ intorno l’ustione sembrava essersi estesa, anche se non aveva proprio l’aspetto di una vera ustione. Sembrava piuttosto, sembrava, somigliava…
Destino non sapeva neanche lei cosa fosse. L’ unica cosa che sapeva era che si diffondeva in fretta.
Cercò di lenire il dolore al ragazzo con impacchi di acqua fresca, mentre cercava di riordinare le idee.
Non riusciva a trovare una soluzione. Ma forse perché una vera soluzione non c’era.
Prese quasi meccanicamente la pomata contro le ustioni e cominciò a massaggiarla sulla pelle infuocata. La ragazza poteva sentire la pelle del ragazzo tremare dal dolore sotto il suo tocco, ma cercò di ignorare. Era strano come avesse a cuore le sorti di quello strano ragazzo di cui non conosceva neanche il nome.

Con questo strano pensiero nella testa, continuava a massaggiare la pelle attorno alla ferita, non accorgendosi che i tremolii dovuti al dolore stavano diminuendo, fino a finire del tutto.

Il ragazzo, in quel momento, sentì la mente libera dal dolore martellante e finalmente lucida. Cosa l’aveva liberato così facilmente da quel dolore lancinante?
Sentiva dentro di sé una strana sensazione. Era come se un cosmo leggero e fresco lo stesse attraversando, liberandolo dagli effetti malefici del colpo di quel cavaliere infuocato. Solo dopo diversi minuti sembrò accorgersi che quello strano cosmo proveniva dalla ragazza.

Destino vide la pelle del ragazzo diventare, pian ,piano, di nuovo chiara e se ne rallegrò.
Alzò il volto felice verso quello del Cavaliere, scoprendo che questi la stava fissando serio. Il sorriso di Destino presto scomparve. Le espressioni dei due sembravano una il riflesso dell’altra. Poi una si addolcì e, come era successo prima, s’addolcì anche l’altra.

-Tutto bene, Cavaliere?-chiese Destino.

-Sì-rispose lui-Grazie per quello che hai fatto per me-concluse, cerando di alzarsi, ma Destino lo fermò.

-Non fare movimenti bruschi, Cavaliere. La ferita potrebbe riaprirsi-lo avvisò la ragazza, senza durezza o rimprovero nella voce.

Lui fu dapprima contrario, ma poi annuì.

La ragazza si alzò e si diresse verso la porta della stanza. Sotto lo stipite si girò.

-A proposito, Cavaliere, desideri una tazza di tisana?-chiese.

-Il mio nome è Mur, Destino, non “Cavaliere”-disse sorridendo il ragazzo.

-Allora, Mur vuoi un po’ di tisana calda?-chiese ancora.

-L’accetto volentieri, grazie-rispose Mur.

-Bene-concluse Destino uscendo dalla sua stanza, diretta verso la cucina.

Stranamente Destino sentiva uno strano calore in tutto il corpo, che partiva da un punto nella parte sinistra del suo petto, dove una volta c’erano i suoi due cuori…

Salve ragazzi!!!Eccomi qui, di ritorno dalle vacanze bianca peggio di come ero partita, ma con un capitolo fresco, fresco! Avete visto? Cosa vi avevo detto? Siete riusciti ad individuare le prime anormalità? Spero di sì…Cmq sono molto contenta di essere tornata e spero che vogliate farmi ancora più felici recensendo in tanti!!

Per Kristi 87: ti ringrazio per avermi seguito fin qui e spero che continuerai. Bhe, sì Destino è la protagonista, almeno per adesso, ma penso che poi il suo ruolo verrà affibbiato anche ai Cavalieri D’Oro…

Allora vi saluto e rinnovo il mio invito a commentare…(è per di più una supplica…), ringraziando ancora Kristi 87 per il suo sostegno e coloro che leggono soltanto.
Ci vediamo al prossimo capitolo!!Yia su!!!!
Vostra ColdFire§

  
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