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Autore: etienne86    14/01/2012    13 recensioni
Una fic introspettiva,poca azione, che si svolge in brevi capitoli, in un racconto corale dei protagonisti, dei loro diversi stati d'animo di fronte ai medesimi eventi. Alcuni momenti cruciali della storia originale capovolti come palle di vetro. Perchè a volte il cuore è un labirinto, in cui ci si può perdere.
Della serie: attento a ciò che desideri, potresti ottenerlo.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, André Grandier, Axel von Fersen, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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 21- Buio

Mi aggiro solo per i giardini di Palais Royal.
Alzo la testa al cielo. Piccoli fiocchi di neve, come impalpabili cristalli, scendono su di me. Chiudo gli occhi un istante, e lascio che si dissolvano sulla mia pelle.
Oscar. Oscar. Oscar.
Persisti ad occupare sempre i miei pensieri.
Chissà cosa stai facendo ora. Ti ho salutato prima che iniziasse la vostra serata,  i festeggiamenti per il tuo compleanno e per il tuo matrimonio, tra circa dieci giorni. Mi sei sembrata così bella e viva, stasera.
Nei tuoi occhi un tumulto, un fuoco, che vorrei fosse un po' legato anche a me.
So che avresti desiderato affiancarmi in questa impresa e che sei preoccupata, anche se non me lo hai detto.  E mi domando  se ti rendi conto che questa sarà la tua vita, d'ora in poi. Aspettare a casa mentre gli uomini agiscono, anche a nome tuo, ma senza di te.
Girodel mi ha scortato  fino alla tenuta dei Duchi d'Orleans, dopo avermi ripetuto allo sfinimento come entrare nel palazzo e dove trovare il forziere con i gioielli di famiglia.
Con l'aiuto di alcuni picchetti mi arrampico sulla torre di nord-ovest, per raggiungere lo studio privato del cugino del re, senza incontrare difficoltà.
"Avrei proprio voluto vedere il conte Girodel  a destreggiarsi come me..." mi dico a voce bassa, sorridendo.
Quando sto per arrivare alla finestra, noto le tende agitate dal vento sopra di me.
E' aperta. Qualcuno è già entrato da qui. Lui.
Rifletto un attimo su come agire, e sento il mio cuore accelerare.
Decido di raggiungere il tetto ed aspettare che esca con la refurtiva.
Voglio seguirlo, voglio solo sapere chi è.
Nel silenzio della notte, mentre in lontanaza si perde il chiassoso vociare degli ospiti, proveniente dal salone delle feste, percepisco con chiarezza i suoi spostamenti nella stanza, sotto di me. Guardo  nel giardino attorno alla torre per accertarmi che Girodel o qualcuno dei soldati che ha portato con sè non sia troppo vicino.
Non potrei dire quanto tempo sia trascorso prima di vedere finalmente  la sua sagoma stagliarsi sul profilo dell'abbaino e raggiungere il tetto, con un agile balzo.
Pochi passi di corsa nella mia direzione, mentre lentamente mi alzo in piedi, palesando la mia presenza.
Lo vedo fermarsi. Mi fissa, immobile.
Come tre mesi fa, al ballo dei conti Lamballe. Ma non può riconoscermi, non sa chi io sia e quali siano le mie intenzioni, stavolta. Punta gli occhi sul fioretto legato al mio fianco.
Prima che possa rassicurarlo in qualche modo, vedo baluginare davanti a me il freddo metallo della sua spada.
"E va bene, Cavaliere Nero!"
Estraggo a mia volta l' arma e lo affronto, in difesa.
E' veloce ma debole nei suoi affondi. Forse, come me, non ha intenzioni malevole.
Lascio che i suoi colpi mi spingano ad arretrare verso il limite del tetto, poi lo vedo voltarsi rapidamente e correre verso una corda legata ad un comignolo.
Lo seguo, mentre, calatosi per pochi metri, si lascia cadere pesantemente sull'erba. Avrà pensato che volessi tagliare la cima per farlo precipitare.
Lo imito e mi metto a correre per raggiungerlo.
Si inoltra nel boschetto di larici del giardino, e lo intravedo dirigersi verso il laghetto ghiacciato della tenuta.
Maledizione, è veloce!
Quando sento i suoi passi rapidi sulle assi di legno del ponticello, mi gioco il tutto per tutto.
"Aspetta! Non voglio farti del male! Dimmi solo chi sei!"
Si ferma improvvisamente e si volta, evidentemente sorpreso dalle mia parole.
Mi avvicino lentamente, con la stessa cautela che ho imparato ad impiegare di fronte ad un cavallo ancora indomito. Piccoli passi, molto lenti, ma costanti, senza staccare il mio sguardo dal suo, appena visibile nell'oscurità della notte.
Rimane immobile, ma alza la spada, portandosela con la mano proprio davanti al volto.
"Come fa Oscar" mi viene da pensare, mentre lo osservo.
Poi improvvisamente un boato, come un'esplosione, e il cielo si illumina di mille luci colorate, che si irradiano nel buio  e scendono in scie luminose, che si intrecciano e sovrappongono. Non mi lascio distrarre dallo spettacolo  dei fuochi d'artificio e compio un ennesimo, piccolo passo verso il fuggitivo, fermo nella sua posizione di difesa.
E mentre sto cercando di pensare cosa dire per non indurlo a scappare, perchè si fidi di me, vedo un particolare.
Il particolare.
Quello che cerco da giorni, quello che mi mancava per capire...
Sotto le luci artificiali dei festeggiamenti  risaltano,  sull'impugnatura della spada del mio avversario, tre gigli dorati.
Alzo gli occhi dallo stemma dei Valois e li punto in quelli nascosti dalla maschera nera.  E in un lampo il nome del Cavaliere Nero è sulle mie labbra.
Troppo tardi.
La lama della sua spada si avventa su di me ed io alzo la mia, con un gesto riflesso. Il rumore che segue è quello della staccionata di  legno che si rompe e del sottile strato di  ghiaccio sotto di noi che si infrange.
Poi è solo freddo, buio.   
  
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